mercoledì 20 dicembre 2017

Replica alla seconda risposta della BCE alla petizione sulla BCE




Dopo la mia istanza al Segretariato della Commissione PETI,[1 o 2] pubblico la mia replica alla seconda risposta della BCE, la cui brevità giustifica – come sanno i giuristi – una replica ampia.

Spett. Segretariato Commissione PETI,
Vi ringrazio della Vostra cortese risposta,[1] alla quale mi permetto di osservare quanto segue, scusandomi della lunghezza.
1. Mi scuso dell’imprecisione, ma quel che volevo scrivere è riportato nell’oggetto: “Istanza relativa alla Vostra richiesta di archiviazione della petizione 2401/2014”. Poiché la decisione era preannunciata per il 28.11 u.s., ho presunto che la proposta fosse già stata trasformata in decisione. Mi fa piacere, ovviamente, che questo non sia avvenuto.
2. Non ho trovato in allegato la risposta della Commissione Europea, che comunque è marginale nel contesto della petizione 2401/2014, e le cui carenze informative trovano comunque una conferma documentale nella descrizione attuale gravemente errata della missione della Banca Centrale Europea presente nel sito della Commissione Europea e che ho riportato nella mia e-mail iniziale.
3. Per quanto riguarda, invece, la BCE, preliminarmente osservo (i) che sarebbe stato molto strano se la BCE avesse dato una risposta positiva alle contestazioni mossele nella mia petizione; e (ii) che in un caso similgiudiziario come questo, non rileva affatto che l’imputato si dichiari innocente: emettere la sentenza non tocca all’imputato ma al giudice, cioè, nel caso di specie, a Voi Commissione PETI del Parlamento Europeo, unico Organo democratico direttamente elettivo dell’Unione Europea e col potere di mettere in stato d’accusa la BCE, per il giudizio affidato alla Corte di Giustizia Europea, unico Organo ad essa sovraordinato (art. 35 Statuto BCE).
Inoltre, attenendoci ad un criterio similgiurisdizionale, ciò che rileva non sono le autoassoluzioni o le affermazioni apodittiche dei rappresentanti della BCE, organo strumentale al benessere del popolo europeo, segnatamente del popolo dell’Eurozona, ma la fondatezza e l’oggettività delle prove: testimoniali, documentali e logiche.
Sotto questo riguardo, anche la seconda risposta della BCE presta il fianco a numerose critiche, le principali delle quali sono le seguenti.
(a) - In primo luogo, di ordine quantitativo: non si può sostenere di aver risposto esaurientemente ad una replica di 4 (quattro) pagine, contenente contestazioni puntuali, argomentate e suffragate da prove, se ci si limita – come ha fatto l’esponente della BCE – a richiamare, in una mezza paginetta, per l'esattezza 10 (dieci) righe, le affermazioni fatte nella precedente risposta, ritenendole soggettivamente fondate ed esaustive. E per di più se si spendono quasi 4 (quattro) delle dieci righe per rispondere - ed in maniera minimizzatrice - sulla contestazione meno importante. E’ offensivo per il Parlamento Europeo e indizio di arroganza e/o di debolezza argomentativa e fattuale. 
(b) - In secondo luogo, di ordine qualitativo: in sintesi, le affermazioni contenute nella prima risposta della BCE sono – ripeto ciò che ho scritto e dimostrato puntualmente nella mia replica – pleonastiche su aspetti non contestati (la prevalenza gerarchica dell’obiettivo della stabilità dei prezzi), elusive ed omissive, invece, sul punto dirimente: l’obliterazione e l’inosservanza del secondo obiettivo statutario, subordinato al primo (“fatto salvo l'obiettivo della stabilità dei prezzi”; “without prejudice”, nella versione inglese), ma che in deflazione o con tasso d’inflazione sensibilmente inferiore al target (poco sotto il 2%) ha la stessa dignità e cogenza del primo, poiché non lo pregiudica ma anzi è concordante, convergente e complementare (come è dimostrato dal periodo post Quantitative Easing).
Le regole statutarie della BCE sono mutuate dai Trattati (ad esempio, gli obiettivi, art. 2, dagli artt. 127 e 282 del TFUE), perciò hanno valore cogente sia per la BCE che per tutti gli altri membri e organi dell’UE. Esse sono, storicamente, il frutto di un compromesso sull’adozione della moneta unica, prima politico tra la Francia e la Germania, e poi tecnico, impostato abilmente dalla Commissione Europea Delors, gestito dal Comitato dei governatori delle banche centrali, che suggerirono di adottare le regole più severe, quelle della Bundesbank (vedi l’interessante ricostruzione fatta dal politico ed economista Giorgio La Malfa “Deficit – Il punto sull’Europa tra sogno e realtà” - Seconda parte) [Attenzione: il video comincia a 52’51”, portare il cursore all’inizio del video].
L’obliterazione risale a quel peccato originale. Bisogna, però, anche dire che per fortuna non riuscirono del tutto a copiare il testo dello statuto della Bundesbank e a incollarlo su quello della BCE. Ancor meno ciò avvenne nei Trattati se la stabilità dei prezzi – con buona pace degli esponenti della BCE - vi entra soltanto con il Trattato di Lisbona, finalizzato grazie al forte impegno e sotto la presidenza tedesca del Consiglio Europeo (2007, con decorrenza dicembre 2009).
Obliterazione della quale Freud rinvenirebbe una prova indiretta nella stessa striminzita e ripetitiva seconda risposta della BCE laddove l’estensore scrive: “Permettetemi inoltre di sottolineare che, nell'ultimo anno, il Presidente della BCE, così come altri membri del Comitato esecutivo, hanno avuto l'opportunità di spiegare dettagliatamente al Parlamento europeo in che modo le misure di politica monetaria adottate dalla BCE sono state progettate e attuate per soddisfare l'obiettivo statutario della BCE”: al singolare.
Ma questo lapsus freudiano di un funzionario della BCE è ben poca cosa di fronte alla prova regina, fornita – come già specificato nella mia replica, rilevandone la contraddittorietà (peccato grave) con un’affermazione precedente fatta dall’estensore della prima risposta, citando una risposta data da Mario Draghi proprio in occasione di un’audizione al Parlamento Europeo - dal presidente Draghi in persona; in effetti, egli in precedenza, per quanto mi consta, non ha mai menzionato il secondo obiettivo statutario e quindi l’obliterazione l’ha fatta per omissione, ma in un’occasione solenne, se non altro per il luogo, l’ha fatta per commissione, esplicitamente, ossia in occasione della sua audizione al Parlamento italiano in data 26.3.2015. Il relativo video e un resoconto sintetico degli interventi sono riportati in questo post (Tasso di cambio: a 1h 37’ 35” fa la dichiarazione su obiettivi differenti BCE e FED: “Quindi, nel nostro caso, a raggiungere un certo tasso di inflazione, nel caso degli Stati Uniti a raggiungere un certo tasso di inflazione e di disoccupazione”): Mario Draghi confessa che la BCE vìola il suo statuto[1 o 2]
Obiettivi. In realtà, lo statuto della Bce stabilisce due obiettivi, non uno soltanto, ma, a differenza della FED, essi sono in rapporto duale-gerarchico tra loro (tale clausola fu imposta dalla Germania come condizione per aderire all’Euro, si veda il punto b), però, in ogni caso, secondo alcuni studiosi tale rapporto non andrebbe applicato meccanicamente ma distinguendo tra target inflazionistico nel breve o nel lungo periodo. Il primo è la stabilità dei prezzi, “sotto, ma vicino, al 2%”. Il secondo obiettivo è stabilito nello stesso articolo 2 dello statuto: “Fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi”, la Bce “sostiene le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea”. Tra questi, i principali sono una “crescita economica equilibrata” e la “piena occupazione” (cfr. Allegato alla petizione[1 o 2]).
(c) - In terzo luogo, di ordine logico: le spiegazioni dell’esponente della BCE (già sentite o lette, immutabili, decine di volte dalla bocca o dalla penna del presidente e dei dirigenti della BCE) rivelano anch’esse la stessa illogicità (peccato grave) della prima risposta, poiché esse si riferiscono al periodo successivo alla presentazione della petizione 2401/2014, avvenuta il 3.11.2014. Il periodo che, invece, rileva ai fini del presente giudizio è ovviamente quello ante QE (deciso nel gennaio 2015 e varato nel marzo successivo); e che, anzi, portare a discarico della BCE la politica monetaria fortemente espansiva da essa attuata dal 2015 – come scrivevo nella mia replica – equivale a portare una prova a carico poiché conferma le contestazioni contenute nella petizione 2401/2014.
Qui la spiegazione diventa molto tecnica, e per chi fosse interessato rinvio a questo link, che comprende anche una istruttiva e impietosa analisi comparativa tra le rispettive politiche monetarie della BCE e della FED contro la crisi economica:
Essa è riassumibile così: la BCE o è intervenuta nel modo sbagliato (aumento duplice del tasso di sconto in piena crisi economica, per paura della fantomatica inflazione, unica banca centrale a farlo!) o è intervenuta in maniera insufficiente (SMP, Gli acquisti sono stati effettuati tra il maggio 2010 e il marzo 2011 [Grecia, Irlanda e Portogallo, ndr] e tra l’agosto 2011 e il febbraio 2012 [Spagna e Italia, ndr]) e sbagliata (contestuale sterilizzazione, cioè una riduzione, per un ammontare uguale, della massa monetaria) o è intervenuta tardi (“whatever it takes”) o troppo tardi (QE) e, dato il ritardo, in maniera insufficiente (Athanasios Orphanides, 2015, si veda la sua intervista nell’Allegato alla Petizione contro la BCE,[1 o 2], aggiornamenti). Ed ha influenzato i decisori politici in senso recessivo, aggravando e prolungando la crisi. Mentre una banca centrale, anche al di là della lettera dello statuto, deve avere come stella polare il benessere del popolo (come è scritto nel sito della Bank of England: “Promoting the good of the people”), che include in primo luogo la difesa dei titoli sovrani dagli attacchi della speculazione finanziaria, che perciò non è una gentile concessione o peggio ancora una moneta di scambio o ancor peggio un’arma di ricatto (vedi Governo Berlusconi, citato nella mia email iniziale, che ha dovuto adempiere prescrizioni dettagliate della Commissione Europea (sic!) e della BCE (sic!!) in contropartita del suo aiuto (sic!!!), per giunta insufficiente (lo spread BTP-Bund raggiunse in novembre 2011 un picco di 574 punti base), e varare manovre finanziarie correttive, recessive e procicliche, per ben 267 mld cumulati, da esso distribuiti in maniera molto iniqua, seguito dal Governo Monti con “appena” 63 mld cumulati, ripartiti in modo molto più equo, per un totale di 330 mld, cfr. [1 o 2]), ma un obbligo consustanziale al suo ruolo.
(d) - In quarto luogo, ho con piacere riconosciuto nella email iniziale che il sito della BCE ora dà informazioni corrette, molto più del sito della Commissione Europea, ma i rilievi sulle vecchie disfunzioni del sito della BCE sono più gravi di semplici inconvenienti tecnici, se rendono difficile la fruizione conoscitiva di un documento fondamentale come lo statuto della BCE alle centinaia di milioni di cittadini dell’Eurozona e non solo, tra i quali coloro che hanno letto la versione del protocollo 4 dello statuto BCE, inclusi i docenti universitari e perfino premi Nobel, si contano forse in poche centinaia (ma forse esagero…), con le conseguenze descritte nell’Allegato alla petizione. [1 o 2]
(e) - In quinto luogo, infine, tale ignoranza annovera un’altra vittima: lo stesso esponente della BCE che ha redatto la seconda risposta, laddove scrive che “garantire la stabilità dei prezzi è il contributo più importante che la politica monetaria può dare per ottenere un ambiente economico favorevole e un alto livello di occupazione”, che era la vecchia locuzione – presente anche nel sito della BCE (cfr. Allegato alla petizione) – dell’art. 2-Obiettivi dello statuto BCE, protocollo 2, desunto dal fondamentale art. 2 del TUE, poi sostituito dall’altrettanto fondamentale art. 3 del TUE dopo il Trattato di Lisbona, che definisce ed esplicita la missione dell’Unione Europea e che parla invece di “piena occupazione” (cfr., ancora, l’Allegato alla petizione); obiettivo, assieme al “progresso sociale”, al quale tutti i sub-obiettivi, inclusa la stabilità dei prezzi, sono subordinati “3. L'Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell'Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un'economia sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della qualità dell'ambiente”. Ma è un obiettivo, purtroppo, che la tardiva, insufficiente e prociclica politica monetaria della BCE ha contribuito ad allontanare anziché avvicinare, se dall’inizio della crisi e fino al 2014, come scrive la CGIA di Mestre, che non è un covo di estremisti, la disoccupazione nell’Eurozona è aumentata enormemente (tranne, guarda caso, in Germania) UE. Dall’inizio della crisi ci sono 8,5 milioni di disoccupati in più.
Conclusione. Da più parti si alzano voci che è necessaria una riforma dei Trattati in senso più rispondente ai bisogni dei cittadini europei, ma se li si legge e li si confronta con le decisioni concrete della Commissione Europea e della BCE ci si accorge che è in parte, più o meno grande a seconda della materia, anche un problema di interpretazione e di applicazione delle norme e delle regole, in cui l’influenza della Germania, portatrice dell’ideologia neo-liberista in salsa ordoliberista, è diventata via via oggettivamente abnorme (si veda, da ultimo, la soluzione data alla questione dell'inserimento del nefasto fiscal compact, con annessa formula di calcolo del Pil strutturale giudicata inaffidabile sia dalla stessa Commissione Europea, che però continua ad applicarla, che dalla BCE, nei Trattati). Dispiace affermarlo, ma io penso da tempo – come conferma il Prof. Daniele Ciravegna dell’Università di Torino - che siano la Commissione Europea e la BCE a non rispettare i Trattati. La speranza di tanti è in un accrescimento ulteriore del peso del Parlamento Europeo, che però già adesso ha in parte gli strumenti per affermare la sua primazìa. Anche rispetto alla BCE.
Spero di essere stato congruamente comprensibile, obiettivo, circostanziato, utile ed esauriente. Chiedo ora a Voi Commissione PETI di valutare obiettivamente le prove (testimoniali, documentali e logiche) e di emettere un giudizio esclusivamente ispirato all’equanimità. Vi auguro buon lavoro.
Distinti saluti,
V.

[1] RE: Istanza relativa alla Vostra richiesta di archiviazione della petizione 2401/2014.
PETI Secretariat (peti-secretariat@europarl.europa.eu)
14/12/2017 17:07
A  v  
Egregio signor V.,
 Ringraziandola per il suo messaggio di posta elettronica in cui le rileva un'apparente vizio della procedura di trattazione della sua petizione, teniamo a rassicurarla che alcuna decisione è stata adottata finora dalla commissione PETI in merito a un'eventuale chiusura della stessa. La notizia riportata sull'ultima newsletter è corretta nel senso che il segretariato ha proposto, e non deciso la conclusione del esame sulla base sia della risposta della Commissione europea in data del 22.09.2017 sia della risposta della Banca centrale europea pervenuta al segretariato nel corso del estate per porta elettronica (e purtroppo di contenuto negativo). Troverà in allegato la relativa corrispondenza.
 Per quanto riguarda l'iter della procedura relativa alla sua petizione, tuttora pendente, la informiamo che l'ufficio dei coordinatori dei Membri della commissione PETI, dovrà prendere una decisione nel corso di una delle prossime riunioni se dar seguito alla proposta del segretariato o invece tenere aperta la petizione come da lei sollecitato.
 Cordiali saluti
 La segreteria
Commissione per le petizioni

Allegati:
1.      email della Commissione PETI alla BCE
2.      seconda risposta della BCE (in inglese, che ho provveduto a tradurre).

1. Email della Commissione PETI alla BCE
From: PETI Secretariat [peti-secretariat@europarl.europa.eu]
Sent: 30 June 2017 16:36
To: Noblet, Gilles
Subject: Petition 2401/2014
 Dear Mr Noblet,
 We contact you again on behalf of Mr V., author of the petition 2401/2014.
On 6 June 2016, we sent you Mr Battipaglia's observations about your reply of 13.04.2016 on his original petition.
Recently Mr V. has addressed us a new e-mail by asking us for an update of your reply about the list of his observations.
 We would be grateful if you could let us know your comments in order to be able to possibly close the petition.
 Yours sincerely,
 The Secretariat
Commission on petitions

2. Seconda risposta della BCE:
Dear Madame/Sir,
Thanks for your email to Mr Noblet.
We believe that the ECB’s stance on the issues raised in the petition was clarified to your Committee and to the petitioner in our letter dated 14 March 2016 (which I attach to this email for your convenience).  Our reply extensively discussed the effects of the ECB monetary policy measures, their rationale, and the consistency with the ECB's statutory objective. Moreover, it elaborated on the Treaty provisions on the ECB’s objectives, which establish a clear hierarchy of objectives, making clear that ensuring price stability is the most important contribution that monetary policy can make to achieve a favourable economic environment and a high level of employment.
Let me also emphasise that over the past year, the ECB President, as well as other members of the Executive Board, have had the opportunity to explain in detail before the European Parliament how the monetary policy measures adopted by the ECB were designed and implemented in order to meet the ECB's statutory objective. In these occasion they also answered to direct questions by Members of the European Parliament on the ECB’s actions, some of which discussed the points raised by the petitioner.
In relation to the petitioner’s comments on the ECB’s website, I cannot exclude that in the past sporadical technical incidents may have caused the malfunctioning of some website links. Nevertheless, I can assure you that our website correctly reports all the information on the ECB’s Statute, the Treaty and other relevant information on the legal framework of the ECB – and that these are also available in Italian. We stand ready to continue our fruitful cooperation with the European Parliament and to react in case of further specific request from your side.
Best regards,
Johannes Lindner – on behalf of Gilles Noblet
Head of Division, EU Institutions and Fora
Directorate General International & European Relations

(traduzione
Cara signora / signore,
Grazie per la sua email a Mr Noblet.
Crediamo che la posizione della BCE sulle questioni sollevate nella petizione sia stata chiarita alla vostra commissione e al firmatario nella nostra lettera del 14 marzo 2016 (che allego a questa email per vostra comodità). La nostra risposta ha ampiamente discusso gli effetti delle misure di politica monetaria della BCE, la loro motivazione e la coerenza con l'obiettivo statutario della BCE. Inoltre, ha elaborato le disposizioni del trattato sugli obiettivi della BCE, che stabiliscono una chiara gerarchia di obiettivi, chiarendo che garantire la stabilità dei prezzi è il contributo più importante che la politica monetaria può dare per ottenere un ambiente economico favorevole e un alto livello di occupazione.
Permettetemi inoltre di sottolineare che, nell'ultimo anno, il Presidente della BCE, così come altri membri del Comitato esecutivo, hanno avuto l'opportunità di spiegare dettagliatamente al Parlamento europeo in che modo le misure di politica monetaria adottate dalla BCE sono state progettate e attuate per soddisfare l'obiettivo statutario della BCE. In questa occasione hanno anche risposto alle domande dirette dei membri del Parlamento europeo sulle azioni della BCE, alcune delle quali hanno discusso i punti sollevati dal firmatario.
In relazione ai commenti del firmatario sul sito Internet della BCE, non posso escludere che in passato incidenti tecnici sporadici possano aver causato il malfunzionamento di alcuni collegamenti a siti Web. Tuttavia, posso assicurarvi che il nostro sito web riporta correttamente tutte le informazioni sullo statuto della BCE, il trattato e altre informazioni pertinenti sul quadro giuridico della BCE - e che queste sono disponibili anche in italiano. Siamo pronti a continuare la fruttuosa cooperazione con il Parlamento europeo e a reagire in caso di ulteriori richieste specifiche da parte vostra.
I migliori saluti,
Johannes Lindner - per conto di Gilles Noblet
Capo divisione, istituzioni dell'UE e Fora
Direzione generale internazionale e relazioni europee).


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martedì 19 dicembre 2017

Istanza al Segretariato della Commissione PETI relativa alla proposta di archiviazione della petizione sulla BCE


Cecilia WIKSTRÖM                            Presidente

















Poiché ricevo periodicamente la newsletter dal Parlamento Europeo, ho scoperto che il Segretariato della Commissione PETI aveva proposto l’archiviazione  “aumm aumm” (espressione napoletana che sta per fare di nascosto un qualcosa di poco corretto) la mia petizione del 3/11/2014 contro la BCE, dopo aver ricevuto la seconda risposta della BCE – appena dieci righe, che in sostanza richiamava la sua precedente risposta - alla mia replica argomentata di quattro pagine alla loro prima risposta, illogica perché si riferiva alla politica monetaria attuata dalla BCE dal 2015, quindi posteriormente alla mia petizione, e contraddittoria, poiché prima afferma più volte che l’obiettivo della BCE è la stabilità dei prezzi, poi cita un intervento – peraltro del tutto isolato - di Draghi al Parlamento Europeo, il quale, a domanda, risponde che egli tiene presente anche il problema della disoccupazione; che è però in contrasto con ciò che lo stesso Draghi ha affermato in un'audizione al Parlamento italiano, spiegando la differenza tra FED e BCE, che la BCE ha un unico obiettivo: la stabilità dei prezzi.
Dopo averne chiesto notizie all’unica parlamentare europea, membro della Commissione PETI, che aveva riscontrata la mia email quando inviai, nel 2014, la petizione a tutti i parlamentari europei italiani, e saputo che il Segretariato non aveva mai trasmesso la documentazione ai Membri della Commissione, ho inviato al Segretariato, e p.c. ai Membri italiani effettivi e supplenti della Commissione PETI e ai presidenti Tajani e Pittella, un’istanza con la quale ho chiesto di trasmettere i documenti e di affidare la decisione ai Membri della Commissione.
Dopodiché, il Segretariato mi ha assicurato che la sua era solo una proposta e che la decisione sarebbe stata presa dalla Commissione. Mi ha anche trasmesso la seconda risposta della BCE, come dicevo di appena 10 righe, che nella mia seconda replica, inviata p.c. a tutti i parlamentari europei italiani, ho definito per la brevità e il contenuto un’offesa al Parlamento Europeo.
Comincio col pubblicare la mia istanza, poi in un successivo post pubblicherò la mia replica.

Istanza relativa alla Vostra richiesta di archiviazione della petizione 2401/2014.
Da:  v
Data:  14/12/2017  00:30
A  peti-secretariat@europarl.europa.eu   CC alberto.cirio@europarl.europa.eu,    andrea.cozzolino@europarl.europa.eu,    eleonora.evi@europarl.europa.eu,    laura.agea@europarl.europa.eu,    mara.bizzotto@europarl.europa.eu,    elisabetta.gardini@europarl.europa.eu,    michela.giuffrida@europarl.europa.eu   CCN antonio.tajani@europarl.europa.eu,    gianni.pittella@europarl.europa.eu  

Spett. Segretariato Commissione PETI,
Dalla newsletter del Parlamento europeo, che ricevo periodicamente, ho ricavato la seguente informazione:
Petitions which it is proposed to close in the light of the Commission's written reply or other documents received
 24.
Petition 2401/2014 by V. (Italian) on the European Central Bank
CM-PE 610,830 FdR 1135287
LT ECB
In effetti, io ero rimasto alla Vostra comunicazione del 30 giugno 2017, nella quale mi informavate che, dopo la mia replica alla risposta della BCE (a mio avviso molto insoddisfacente, si vedano le motivazioni dettagliate nella mia replica), avevate inoltrato un'ulteriore richiesta di chiarimenti alla BCE (ed alla Commissione Europea).
Trovate tutto qui:
Replica alla risposta della BCE alla petizione sulla BCE
Ora, da quel che ho capito, la decisione di archiviazione è stata presa direttamente dal Segretariato della Commissione PETI, senza aver coinvolto finora i Membri della Commissione PETI e dopo aver ricevuto ulteriori documenti non dalla BCE ma soltanto dalla Commissione Europea, che è coinvolta esclusivamente per quanto concerne carenze informative circa le funzioni della BCE (cfr. ad esempio questa vecchia descrizione, dove viene menzionato erroneamente un obiettivo unico, il che contrasta già con la semplice denominazione dell’art. 2-Obiettivi (al plurale) dello Statuto della BCE ); carenze gravi, peraltro, che sono presenti tuttora, poiché nel sito della Commissione Europea attualmente viene attribuita alla BCE addirittura la missione di definire ed attuare la politica economica (sic!), che invece - come dovrebbe essere noto - le è assolutamente vietata dai Trattati (cfr. “La Banca centrale europea (BCE) gestisce l'euro e definisce e attua la politica economica e monetaria dell'UE”. Unione Europea - Banca centrale europea (BCE) https://europa.eu/european-union/about-eu/institutions-bodies/european-central-bank_it), in contrasto, peraltro, con ciò che è riportato nel link alla BCE presente nel sito della Commissione Europea, dove è invece scritto correttamente: “definire e attuare la politica monetaria per l’area dell’euro”.
Vi chiedo, pertanto, vagliando esclusivamente il merito della questione da me posta con la petizione 2401/2014, antecedente alle decisioni non convenzionali di politica monetaria adottate dalla BCE dal 2015, di valutare l'opportunità di:
1.      riconsiderare la decisione presa di archiviare la mia petizione 2401/2014;
2.     trasmettere ai Membri della Commissione PETI l’intera documentazione relativa alla petizione 2401/2014, in modo che
3.     sia demandata ai Membri della Commissione PETI ogni ulteriore decisione.

Aggiungo una notazione che ritengo importante e che non ho inserito nell'Allegato alla petizione.
Secondo l'art. 130 del Trattato, travasato nell'art. 7-Indipendenza, Statuto BCE, le istituzioni e gli organi dell’UE nonché i governi degli Stati membri sono tenuti a rispettare l'indipendenza della BCE e a non cercare di influenzare i membri degli organi decisionali della BCE, ma questo è reciproco.
Senza voler citare il caso eclatante della Grecia e per restare all'Italia, la BCE - come è accennato nell'Allegato alla petizione - ha sconfinato spesso nel terreno propriamente politico che le dovrebbe in teoria essere proibito, ma ha fatto anche peggio: oltre a chiedere le cosiddette riforme strutturali (che poi riguardano soprattutto la riduzione dei salari, dei diritti del lavoro e del welfare), ha anche condizionato il suo aiuto alla loro implementazione, vedasi la sua lettera del 5/8/2011 al Governo italiano, con una serie di prescrizioni dettagliate, come contropartita del suo aiuto, che si tradusse, nell’ambito del programma SMP, per cercare di raffreddare lo spread, [Gli acquisti sono stati effettuati tra il maggio 2010 e il marzo 2011 e tra l’agosto 2011 e il febbraio 2012”, già attivo, in acquisti di titoli di Stato italiani (circa 100 mld complessivamente), che ebbero inizio il 22 agosto 2011,  a distanza di soli 9 giorni dall’approvazione della seconda, mastodontica manovra finanziaria estiva da parte del governo Berlusconi, il DL 138 del 13/8/2011, di 60 mld cumulati, che faceva seguito al DL 98 del 6/7/2011 (cioè di appena 38 giorni prima), di 80 mld cumulati, nonché al DL 78 del 31/5/2010, di 62 mld cumulati (il primo dopo la crisi della Grecia), che però non bastarono, per vari motivi, in parte reali e in buona parte insussistenti, alla severa UE e soprattutto alla bulimica speculazione finanziaria internazionale, che aveva scommesso sulla rottura dell’Euro ed aveva fatto risalire lo spread BTP-Bund, agevolata dalla quasi latitanza della BCE fino al famoso “whatever it takes” del 26 luglio 2012, che stoppò “miracolosamente” la speculazione, come da più parti era stato previsto.
Vi ringrazio dell'attenzione e resto in attesa di ricevere, se possibile, la risposta della Commissione Europea di cui sopra e di essere informato per iscritto al mio indirizzo e-mail dell'esito di questa mia istanza e di ogni altra decisione concernente la petizione 2401/2014.
Distinti saluti,
V.

PS: Segnalo che la petizione 2401/2014 ha 87 cofirmatari.

*** 

Il giorno dopo, ho inviato l’istanza, per conoscenza, a tutti i parlamentari europei italiani.

Buongiorno,
Vi inoltro, per opportuna conoscenza, l'istanza di cui all'oggetto, che ho inviato ieri al Segretariato della Commissione PETI.
Cordiali saluti,
V.


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domenica 17 dicembre 2017

Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero








La polemica politica di questi ultimi giorni investe il povero On. Luigi Di Maio, candidato premier di M5S, colpevole di un nuovo strafalcione, questa volta sulle pensioni d’orole quali, secondo lui, potrebbero dare un risparmio di 12 miliardi, da utilizzare per finanziare una correzione degli effetti severi della riforma delle pensioni Fornero, che avrebbe allungato troppo l’età di pensionamento. Poi, dopo le critiche che gli sono piovute addosso, un portavoce del suo Movimento ha corretto il tiro sulle pensioni da colpire e ha precisato che l’importo di 12 mld è il risparmio su più anni. Ma non ha corretto nulla sul riferimento alla sola riforma Fornero.
Il caso di Di Maio (evidentemente, egli continua a non leggere le email, poiché è tra i destinatari delle mie recenti precisazioni sulle pensioni) è paradigmatico della generale ignoranza sul tema pensioni. Egli ha commesso non uno ma due errori: il primo, sull’ammontare del risparmio dalle cosiddette pensioni d’oro, in ordine al quale c'è già un'eccellente proposta de LaVoce.info, che darebbe un introito annuo di 4 miliardi; il secondo, sulla colpa attribuita alla riforma Fornero, alla quale andrebbe sostituito il nome Sacconi.
Perché è stata la riforma SACCONI che ha provocato l’allungamento maggiore dell’età di pensionamento, soprattutto con l’introduzione dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita, che quasi tutti i 60 milioni di Italiani pensano sia stato deciso dalla riforma Fornero.[1 o 2
La responsabilità della generale DISINFORMAZIONE è sia, in primo luogo, del potentissimo sistema propagandistico berlusconiano e del Centrodestra, sia dei media che “dimenticano” quanto avevano scritto e detto appena un anno prima a proposito degli effetti della riforma delle pensioni SACCONI[1], sia di giornalisti che copiano le notizie errate ampliandone la diffusione o ignorano le notizie corrette scritte dal collega accanto o titolano tradendo il contenuto dell’articolo[1 o 2]; o direttori che omettono di passare ai redattori le segnalazioni rettificative di lettori, a meno che – forse - non si usino toni duri e l’accortezza di diffondere la notizia, inviandola per conoscenza a molti destinatari importanti.[1 o 2]
In questo articolo, tratterò dello strano fenomeno costituito dalla reale o fittizia ignoranza delle norme pensionistiche da parte di sette noti esperti di previdenza, accomunati dalla commissione di un errore grave, involontario o intenzionale (essendo essi degli esperti, io propendo nettamente per la seconda ipotesi), ossia l’attribuzione alla riforma delle pensioni Fornero, in loro articoli e documenti, di norme incisive decise dalla riforma delle pensioni SACCONI un anno e mezzo prima che arrivasse il Governo Monti e già in vigore dall’1.1.2011, sulla quale sembrano aver deciso tacitamente una congiura del silenzio.
Si tratta di Giuliano CazzolaOscar GianninoTito BoeriPietro GaribaldiPietro Ichino e Cesare Damiano, più il Sen. Maurizio Sacconi, che ha prima per sei anni peccato di omissione, non rivendicando la paternità delle sue norme, e poi, assieme all’On. Cesare Damiano, che lo aveva fino a poco tempo prima contrastato e criticato duramente (mai nella forma, ché l’On. Damiano è un gentiluomo piemontese, e si sa come sono i Piemontesi…), peccato per commissione.
Questi sette esperti appaiono inevitabilmente e oggettivamente - se si deve obbligatoriamente escludere che siano degli ignoranti in materia di pensioni, se non altro perché ho scritto loro e ad alcuni più volte - come dei ‘congiurati’ contro la professoressa Elsa Fornero e, quel che è peggio, la verità.
La professoressa Fornero, dal canto suo, apparentemente in maniera autolesionistica visti gli insulti e le maledizioni di cui è oggetto da sei anni, in particolare dall'On. Matteo Salvini che votò la riforma SACCONI,[1 o 2] [rectius: la votò il suo partito, la Lega Nord, egli aveva nel 2009 optato per il seggio di parlamentare europeo, ndr] ma più probabilmente per albagìa accademica  e, soprattutto, per passare come la salvatrice dell’Italia dal default [1 o 2]ha favorito fin dall’inizio e favorisce ancora la ‘congiura’, millantando coraggiosamente e ostinatamente (anche a lei ho scritto più volte) – implicitamente nelle sue innumerevoli interviste, come da ultimo nel caso dell'adeguamento triennale dell'età di pensionamento all'aspettativa di vita deciso dalla riforma SACCONI, che ella accetta di rilasciare senza mai rinviare l’intervistatore al vero autore delle norme - la maternità di misure pensionistiche importanti varate nel maggio 2010 dall’attuale senatore Maurizio Sacconi, cioè – ripeto - un anno e mezzo prima che arrivasse il Governo Monti-Fornero.
Alla congiura del silenzio, danno un contributo anche l'Ufficio parlamentare di Bilancio,[2] Eurostat e Wikipedia.[3]   
Di ciascuno dei sette esperti, riporto, qui di seguito, quelle che in gergo giuridico si chiamano prove documentali plurime, concordanti e inoppugnabili perché sottoscritte dagli autori, con il mio commento.

1. Giuliano Cazzola
Citazioni:
Pubblicato il mercoledì, 18 gennaio 2012 da Cesare Damiano
“Ho presentato una proposta di parere alternativo in Commissione Lavoro perche’ non condivido il progetto, a mio avviso palese, di prendere, sul piano politico, le distanze dalla riforma Fornero e di modificarla. […] Credo anch’io – aggiunge Cazzola – che il Governo, oltre a quanto gia’ fatto, debba compiere prioritariamente ogni possibile sforzo – come promesso dal presidente Monti nella conferenza stampa di fine d’anno – per impedire che dei lavoratori rischino di trovarsi senza stipendio e senza tutele sociali in attesa di un accesso alla pensione che si sposta avanti nel tempo (e a tal proposito ho presentato anch’io un emendamento). Ma nel parere del relatore Damiano i rilievi critici sono di gran lunga superiori agli apprezzamenti, che, a mio avviso, la riforma Fornero merita nel suo insieme, soprattutto dopo i correttivi suggeriti dalla Commissione Lavoro e accolti in sede di conversione del decreto Salva-Italia”.
b. ESODATI, PAGANO LE AZIENDE
“[…] Per Giuliano Cazzola, deputato Pdl e grande esperto di previdenza, «dimenticare» il problema degli esodati fu una scelta esplicita del governo. «Probabilmente si voleva dare un segnale forte e di grande rigore nei confronti dei mercati e dell’Europa – spiega – ma è stata una scelta del tutto irragionevole. Bisognava pensare una transizione più graduale». […]”
 
E’ vero che nella passata legislatura il governo Berlusconi aveva adottato una misura importante di stabilizzazione del sistema attraverso l’adeguamento automatico dell’età di pensionamento all’evoluzione dell’attesa di vita, misura confermata dalla riforma Fornero”.  
d. Inps, come saranno le pensioni alla Boeri
08-03–2015 Giuliano Cazzola

Partendo dal 14% circa prima della crisi, il dato attuale è al 16,3%  del Pil. Sarebbe arrivato oltre il 18% senza le recenti riforme, grazie alle quali si arriverà al 13,9% nel 2060. Tra il 2010 ed il 2060 nell’area euro il rapporto peggiora di 2 punti percentuali (di 1,5 per la UE27), mentre per l’Italia migliora di 0,9”.
Sono affermazioni – del 2014 – di Vittorio Conti, ex Commissario straordinario dell’Inps. In sostanza, la spesa pensionistica negli ultimi anni è cresciuta di 2,3 punti di Pil; senza la riforma Monti-Fornero, oggi il Paese, in conseguenza del crollo del prodotto, avrebbe cancellato in un solo colpo gli effetti di un ventennio di interventi di risanamento. Ecco perché sarebbe sbagliato manomettere, nel parametro-chiave dell’età pensionabile, la riforma del 2011 come propone (al di là delle provocazioni di Matteo Salvini) il ministro Giuliano Poletti insieme al “partito trasversale” del c.d. pensionamento flessibile.  
Commento:
Giuliano Cazzola, sedicente socialista ed ex esponente del partito di destra PDL (poi di Forza Civica, poi di NCD) è uno dei principali agit-prop della DISINFORMAZIONE sistematica della destra sulle pensioni, oltre che sulle manovre finanziarie della scorsa legislatura, “dimenticandosi” che è stato uno dei protagonisti (era vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera) sia delle manovre correttive molto inique del governo Berlusconi (fu uno dei rappresentanti del PDL che motivò in Aula il voto favorevole del PDL, lo ricordo bene poiché gli inviai una lettera di severa critica (cfr. [1 o 2 ], appendice) che della riforma Sacconi (2010 e 2011). Ma come capita ai finti smemorati si contraddice spesso.
(a1) Il professor Cazzola ha fatto la stessa cosa, che ora critica severamente, quando era parlamentare, approvando il DL 78/2010 (L. 122/2010), che reca all'art. 12 la riforma delle pensioni SACCONI, che ha avuto i suoi ‘esodati’, sia col limite delle 10.000 unità in mobilità ai quali non si applicavano le nuove norme della riforma Sacconi, sia non prevedendo eccezioni per i disoccupati e gli inattivi, a reddito zero (decine o forse centinaia di migliaia di persone). E per giunta ha difeso il DL a spada tratta sia nel suo intervento alla Camera, sia in risposta ad una mia lettera di critica.
(b1) Poi, nonostante la sua stazza, fa una piroetta e accusa Monti-Fornero in maniera esagerata, ignorando che ogni affermazione esagerata è indizio infallibile di coda di paglia: infatti, primo, il Governo Berlusconi ha varato il quadruplo delle manovre correttive approvate dal Governo Monti (267 mld cumulati contro 63, distribuendoli in maniera molto iniqua); secondo, la riforma SACCONI è molto più severa della riforma Fornero.
(c1) Naturalmente, il Prof. Cazzola conosce bene la normativa, come risulta da questa sua dichiarazione riportata sopra, resa nel corso di un dibattito con Matteo Salvini.
(c2) Però, quasi per una sorta di riflesso condizionato e di damnatio memoriae che ha deciso di infliggere alla riforma Sacconi, la fa precedere da questa mezza verità (che equivale a bugia intera): “Abolire la legge Fornero realizzerebbe un solo obiettivo, che è poi quello a cui aspirano i «padani»: ripristinare l’istituto dell’anzianità”.
(c3) Commettendo un altro errore voluto, essendo lui un esperto, poiché fa finta di dimenticare che la riforma Fornero non ha affatto abolito le pensioni di anzianità (a Giuliano Cazzola particolarmente invise), di cui ha solo cambiato il nome in “pensioni anticipate”, ma soltanto le c.d. “quote” (somma di età anagrafica e anzianità contributiva).
(c4) E, in cauda venenum, per scaricare la colpa del senatore Sacconi e sua del meccanismo infernale dell’adeguamento automatico dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita sulla professoressa Fornero, aggiunge una sorprendente e pleonastica notazione, da fintissimo asino saccente del diritto (come se ne trovano spesso in Rete di veri): “misura confermata dalla riforma Fornero”. Ma una legge in vigore, né abrogata, né dichiarata incostituzionale (nel caso di specie la legge Sacconi), non ha affatto bisogno di essere confermata (sic!) da un’altra legge successiva (nel caso di specie la legge Fornero).
(d1) Infine, sapendo di mentire, poiché è un esperto, attribuisce tutto alla legge Fornero. E addirittura lo fa affermare anche a Vittorio Conti, ex Commissario straordinario dell’Inps, che invece correttamente parla di “recenti riforme”, al plurale. Inclusa evidentemente la severa riforma SACCONI, che è la penultima ed è di un anno e mezzo prima (DL 78 del 31.5.2010), resa ancor più severa nell’estate del 2011, cioè tre mesi prima che arrivasse il Governo Monti-Fornero.

2. Oscar Giannino
Oscar Giannino

Commento
Vincesko
Sorprende che Oscar Giannino non sappia e/o ometta:
1. che l’innalzamento dell’età pensionabile di vecchiaia, pari (inclusa la “finestra” di 12 mesi) nel 2012 a 66 anni per tutti i lavoratori/trici dipendenti pubblici e per i lavoratori dipendenti privati, in forza, in parte, della L. 247/2007 (ministro Damiano) e soprattutto della L.122/2010 (ministro Sacconi) preceda la riforma Fornero, che ha solo adeguato gradualmente quella delle lavoratrici dipendenti private; peraltro, è stato Sacconi a introdurre – dal 2013 – anche l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita.
2. che, perciò, le riforme di Sacconi (2010 e 2011, oltre a Damiano, 2007) sono molto più corpose, immediate e recessive (finestra di 12 o 18 mesi per tutti, allungamento di 5 anni (+ finestra) dell’età di pensionamento per le lavoratrici pubbliche, adeguamento triennale all’aspettativa di vita), di quella Fornero (2011) (metodo contributivo pro-rata per tutti, aumento di 1 anno delle pensioni di anzianità (ridenominate “anticipate”) e allungamento graduale dell’età di pensionamento delle dipendenti private, per allinearle a tutti gli altri), i cui effetti si avranno soprattutto a partire dal 2020;
3. che l’importo di quasi 270 mld della spesa pensionistica è al lordo, oltre a un 8% circa di trattamenti assistenziali, di quasi 50 mld di imposte, che per lo Stato è una partita di giro.
Lettera a Oscar Giannino[1 o 2]

3. Tito Boeri e Pietro Garibaldi
Citazione:
Uno studio di Boeri per l’Inps rivela che c’è un under trenta occupato in meno per ogni cinquantacinquenne che rimane al lavoro 5 anni in più
ALESSANDRO BARBERA  -  Pubblicato il 22/04/2016
Il dato non è esaustivo ma è comunque indicativo del disastro: per ogni 55enne costretto a restare a lavoro per 5 anni in più, c’è un under trenta occupato in meno.
Secondo Garibaldi la forza empirica del lavoro è nella velocità con cui la legge Fornero è entrata in vigore: «Se avessimo applicato il modello sulle riforme precedenti, i cui tempi di attuazione furono molto più lunghi, i risultati non sarebbero stati così evidenti».
Dalle parole pronunciate da Padoan nell’ultima audizione parlamentare si intuisce che il ministro è d’accordo sulle conclusioni di Boeri e Garibaldi.
  
Commento (lungo e articolato)
Traggo direttamente dallo studio Boeri-Garibaldi-Moen “WorkINPS Papers A clash of generations? Increase in Retirement Age and Labor Demand for Youth” 
Il principale contributo di questo lavoro consiste nel valutare gli effetti sulle assunzioni di giovani della legge 214 del 2011 [riforma Fornero, ndr] che, nel mezzo di una drammatica crisi finanziaria, ha bruscamente innalzato i requisiti anagrafici e contributivi per l’accesso alle pensioni.
Dal 2010 ci sono in Italia 800.000 occupati in meno tra chi è sotto i 30 anni di età e 800.000 occupati in più al di sopra dei 55 anni.
Nel dicembre 2011, al culmine di una crisi finanziaria drammatica, il Parlamento italiano ha approvato una riforma pensionistica che, nel mezzo di una pesante recessione, ha bruscamente innalzato i requisiti anagrafici e contributivi per andare in pensione, allontanando la pensione fino a 5 anni per alcune categorie di lavoratori.
Per compiere la valutazione, abbiamo raccolto informazioni sull’universo delle imprese private con più di 15 dipendenti in Italia, utilizzando i dati dei flussi Uniemens sulle dichiarazioni contributive delle aziende. Dato che ci interessava analizzare l’andamento delle assunzioni di giovani prima e dopo la riforma, oltre che fra imprese che sono state investite in modo più o meno intenso dall’ innalzamento dei requisiti, ci siamo concentrati su imprese che sono rimaste attive per l’intero periodo 2008-14. Si tratta di circa 80.000 imprese con una dimensione media di 70 addetti. In ciascuna impresa abbiamo potuto ricostruire se c’erano dei lavoratori bloccati dalla riforma e per quanti anni.
C’è un’evidente distanza tra quanto essi scrivono e la realtà delle norme e dei loro effetti.
(a1) Rammento che il presidente dell’INPS Mastrapasqua faceva decorrere gli effetti della riforma Fornero dal 2013.[1]
(a2) Come riporta il Corriere della Sera, lo studio dell’Ufficio parlamentare di Bilancio[2] mette in evidenza l’effetto delle riforme delle pensioni sull’occupazione dei giovani e dei senior con il grafico qui pubblicato. Come si vede, l’origine della separazione dei destini di giovani e anziani nel mercato del lavoro andrebbe collocata nella riforma Maroni del 2004 che ha elevato l’età per il pensionamento di anzianità dal 2008 con il cosiddetto scalone. I successivi interventi non hanno fatto che inasprire la tendenza. In particolare, dopo la riforma Fornero si assiste a una vera impennata dei tassi di occupazione degli italiani con un’età compresa tra i 15 e i 64 anni mentre l’occupazione dei 15-24enni continua inesorabilmente a scendere”. 
Lo studio include le riforme dal 2004, che sono quattro (Maroni, 2004, il cui ‘scalone’ fu abrogato da Damiano; Damiano, 2007; Sacconi, 2010 e 2011, e Fornero, 2011), ma - partecipando inconsapevolmente alla congiura del silenzio -, oblitera anch’esso completamente la riforma Sacconi, semplicemente chiamandola Fornero (cfr. nota 2). Anche la Ragioneria Generale dello Stato (RGS) calcola il risparmio delle quattro riforme delle pensioni dal 2004 e lo stima in ben 900 mld al 2060, ma correttamente ne attribuisce soltanto meno di un terzo alla riforma Fornero.[4]
(a3) D’acchito mi viene da commentare: ma i professori Tito Boeri e Pietro Garibaldi, esperti di previdenza, non hanno letto attentamente e non conoscono approfonditamente la riforma delle pensioni Fornero e soprattutto quella precedente Sacconi e quindi non parlano con cognizione di causa e obliterano anch’essi la riforma Sacconi con la riforma Fornero o la conoscono bene e allora congiurano contro la professoressa Fornero e contro la verità?
(a4) Una risposta forse la si può dedurre dalla lettera del 5/5/2015 che inviai al professor Boeri,[1 o 2] nella quale gli evidenziai l’errata e per me sorprendente attribuzione fatta dall’INPS degli effetti della riforma Sacconi alla riforma Fornero, alla quale, nell’Osservatorio INPS sulle pensioni del 30/04/2015, [link sostituito da https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemdir=49075, link disattivato anch'esso, sostituire con quest'altro (di IPSOA) http://www.ipsoa.it/documents/lavoro-e-previdenza/pensioni/quotidiano/2015/05/04/pensioni-dall-inps-l-aggiornamento-dell-andamento-al-2014?p=1] venivano ascritti quasi per intero gli effetti del calo del numero delle pensioni, e in ogni caso veniva menzionata essa sola come riforma delle pensioni (appunto come fa anche lo studio citato sopra):
Dall’analisi dei dati emerge la conferma del trend decrescente degli ultimi anni che vede passare le prestazioni erogate ad inizio anno da 18.363.760 nel 2012 a 18.044.221 nel 2015; una decrescita media annua dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni assistenziali che nello stesso periodo passano da 3.560.179 nel 2012 a 3.731.626 nel 2015.
Il fenomeno è da attribuirsi sia all’esaurimento del collettivo delle pensioni di invalidità liquidate ante Legge 222/1984, sia all’inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e di anzianità determinato dalla Legge 214/2011 [riforma Fornero, ndr].
(a5) Alert da me ribadito e ampliato nel post del 2015 Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli[1 o 2]  che gli inviai l’1/6/2015.
(a6) Debbo aggiungere che mi sono sempre meravigliato del fatto che il professor Tito Boeri, nonostante le mie due comunicazioni e la sua indubbia competenza in materia previdenziale, continuasse ad attribuire erroneamente alla riforma Fornero (che citava sempre) misure importanti della riforma SACCONI (che non menzionava mai), e perciò, da una parte, ho ipotizzato – logicamente - che non le avesse lette; dall’altra, che avesse un motivo “particolare” per perseverare nell’errore.
Da ciò che ora ho trovato in Internet, in particolare questo lungo studio da lui svolto e redatto a 6 mani col professor Garibaldi e il professor Moen, poi presentato in pompa magna, mi fa dedurre che egli abbia preferito, anche forse per qualche ragione di antipatia personale e di rivalità professionale (diffusissime anche tra i professori), continuare a farsi “catturare” dalla erronea o falsa attribuzione alla riforma delle pensioni della professoressa Fornero di importanti misure di altre riforme (Dini, Damiano e, soprattutto, SACCONI), piuttosto che buttare a mare o smentire il lungo lavoro fatto, che a me pare avesse una ipotesi di base preconfezionata, per scelta consapevole, frutto di una specie di damnatio memoriae a danno della riforma SACCONI; che fanno anche sia EUROSTAT che il nostro Ufficio parlamentare di Bilancio.[2]     
(a.7) Perché mi sembra estremamente difficile che i due professori non sapessero affatto:
(i) che la riforma SACCONI, essa sì, ha aumentato di botto, quasi senza gradualità, l’età di pensionamento delle lavoratrici dipendenti pubbliche da 60 a 65 anni (+ ‘finestra’ di 12 mesi), cioè di ben 6 (sei) anni, per allinearle, in adesione alla sentenza della Corte di Giustizia Europea del 2008, ai lavoratori dipendenti pubblici, considerando che tale allineamento poteva avvenire a qualunque età compresa tra i 60 e i 65 anni (+ ‘finestra’) e per giunta che tale misura era stata oggetto di un articolo de LaVoce.info, noto sito del professor Boeri (cfr. ''LA SENTENZA EUROPEA E LA RIFORMA DELLE PENSIONI'' 10.02.09  -  Leonello Tronti ); o
(ii) che la riforma SACCONI ha aumentato di un anno (o di 18 mesi per i lavoratori autonomi) sia l’età di pensionamento di vecchiaia che quella di anzianità; o
(iii) che l’età delle pensioni anticipate (ex anzianità) degli uomini è aumentata dall’1.1.2011 al 31.12.2015 di 2 anni e 6 mesi (da 40 anni a 42 anni e 6 mesi), ma di questi 1 anno e 3 mesi sono dovuti alla riforma SACCONI (+ 1 mese se i requisiti maturano nel 2012 o 2 mesi se i requisiti maturano nel 2013 o 3 mesi se i requisiti maturano nel 2014) e 1 anno e 3 mesi alla riforma Fornero (senza voler considerare il suo taglio di 6 mesi della «finestra» per gli autonomi); o 
(iv) che l’età delle pensioni anticipate delle donne del settore privato è aumentata di 1 anno e 6 mesi (da 40 a 41 anni e 6 mesi) e 1 anno e 3 mesi sono dovuti alla riforma Sacconi; o 
(v) che la riforma Fornero ha allineato l’età di pensionamento dei lavoratori e delle lavoratrici autonomi (differenziati dalla riforma SACCONI) a tutti gli altri, diminuendola di 6 (sei) mesi; o
(vi) che il numero dei cosiddetti esodati, di cui tanto si parla, nell’arco di 6 anni e su 8 salvaguardie, ascende a 153.389 soggetti, contro una stima iniziale di 389.200, cioè a meno della metà della stima iniziale, determinata erroneamente (come dichiarò la professoressa Elsa Fornero a “In mezz’ora”) dalla burocrazia (RGS e INPS); o, infine, a voler essere esaustivi,
(vii) che la sentenza n. 70/2015 della Corte Cost. ha dichiarato incostituzionale il blocco della contingenza per le pensioni superiori a 3 volte il minimo deciso dal DL 201/2011 Salva-Italia (Governo Monti-Fornero), ma lo stesso DL abrogò un analogo provvedimento di blocco della perequazione recato dal DL 98/2011 (L. 111/2011)  del governo Berlusconi-Sacconi, meno severo, poiché il blocco riguardava le pensioni superiori a 5 volte il minimo, che forse avrebbe superato il vaglio della Corte Cost., com’era successo in passato per provvedimenti analoghi. Come dire? chi troppo vuole nulla stringe, ma se non fosse stato deciso il blocco dal Governo Monti-Fornero per fare cassa (come chiedevano insistentemente l'UE e la BCE per evitare il default, che era una balla, smentita dalle cifre, per tacitare la loro coscienza sporca[1 o 2]), poi giudicato incostituzionale e quindi abrogato, con conseguente restituzione (parziale) di quanto non erogato, sarebbe stato vigente ed efficace quello SACCONI.
b. Per concludere, osservo che il sospetto che il professor Boeri coltivasse un motivo “particolare” è corroborato dal fatto che egli si è comportato nello stesso modo in un caso analogo, però speculare: il suo giudizio positivo incongruo sul governo Monti (“Il Governo Monti in un solo anno ha fatto molto di più degli esecutivi che l’hanno preceduto, governando per intere legislature. Ci ha allontanato dal baratro e ha ridato credibilità internazionale al nostro Paese, fermando una crisi di fiducia sul debito italiano e sulla moneta unica i cui effetti avrebbero potuto essere devastanti.”), espresso in un e-book pubblicato nel sito de LaVoce.info, con la censura di un mio commento pubblicato in calce che dimostrava sulla base dei dati (sostanzialmente in un equivalente lasso di tempo, il governo Monti ha implementato soltanto un quinto – esattamente il 19% - delle manovre finanziarie correttive della scorsa legislatura, contro i quattro quinti – cioè l’81% - del governo Berlusconi,[1 o 2] in grandissima parte dal maggio 2010) l’infondatezza del suo giudizio. 
c. Come si può notare leggendo l’e-book, infine, anche le due redattrici del testo del capitolo Pensioni attribuiscono erroneamente alla riforma delle pensioni Fornero l’allungamento dell’età di pensionamento per vecchiaia a 66 anni anche per i lavoratori pubblici e privati e le lavoratrici del settore pubblico, cui aveva già provveduto la riforma Sacconi del 2010.
“2. Pensione di vecchiaia ordinaria. Già a partire dal 1° gennaio le categorie di lavoratori e per le lavoratrici del settore pubblico l’età minima viene elevata a 66 anni, in luogo di 65 anni. Per le lavoratrici del settore privato l’età sale a 62 anni (invece di 60 anni) per il requisito della vecchiaia, o in alternativa 60 o 61 anni con il sistema delle quote (se gli anni di contributi sono sufficienti). Il requisito minimo sale a 63 anni + 6 mesi nel 2014, a 65 anni nel 2016, a 66 anni nel 2018. Analoghe modifiche valgono per le lavoratrici autonome”. (pag. 13) (cfr. BILANCIO DEL GOVERNO MONTI a cura di La redazione 11.12.2012, già riportato nel post Anche gli economisti sono stati vittime del pifferaio magico Berlusconi[1 o 2]).

4. Pietro Ichino
Citazione:
a. PARADOSSI DI FINE LEGISLATURA – 2 Cesare Damiano, sinistra Pd, e Maurizio Sacconi, rientrato in FI, convergono su di un grande obiettivo bi-partisan: smontare la riforma Fornero delle pensioniEppure qual è la questione sociale considerata più grave e urgente dai presidenti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato, Damiano e Sacconi? Bloccare urgentemente il meccanismo di adeguamento dell’età del pensionamento alle aspettative di vita degli italiani, che la legge Fornero ha molto opportunamente istituito sei anni fa.

Commento
Dopo averlo letto, ho inviato al Sen. Ichino una lettera.[1 o 2]
Ma egli non se ne è dato per inteso e ha raddoppiato la dose (cfr. Nwsl n. 459, 20 novembre 2017 L’OSSESSIONE PENSIONISTICA DI CGIL E UIL).
Gli ho dovuto, perciò, scrivere una seconda lettera,[1 o 2] che riporto in parte:
Mi meraviglia molto che, anziché ammettere l’errore che Le ho segnalato[1] (cfr. l’articolo della Sua newsletter n. 456, 28 ottobre 2017, “Cesare Damiano, sinistra Pd, e Maurizio Sacconi, rientrato in FI, convergono su di un grande obiettivo bi-partisan: smontare la riforma Fornero delle pensioni”, scusarsi e pubblicare un comunicato di rettifica, Lei rincari la dose (cfr. nella Nwsl n. 459, 20 novembre 2017 L’OSSESSIONE PENSIONISTICA DI CGIL E UIL http://www.pietroichino.it/?p=47304).
E non solo, richiamando il precedente articolo, riattribuisca erroneamente e scientemente alla riforma Fornero l’introduzione del meccanismo dell’adeguamento periodico dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita, ma aggiunga una seconda BUFALA che circola anch’essa da sei anni, in un crescendo di DISINFORMAZIONE generale sulle pensioni (e non solo), che ha fatto in Italia quasi 60 milioni di vittime.
Si tratta di una DISINFORMAZIONE alimentata dal potentissimo sistema (dis)informativo berlusconiano e del centrodestra, da tutti i media e da DISINFORMATORI, esperti di previdenza, in servizio permanente effettivo.
I primi nomi che mi vengono in mente sono: Giuliano Cazzola, Oscar Giannino, Tito Boeri, Cesare Damiano e Lei (sto preparando uno scritto con le prove documentali), oltre a Matteo Salvini, che votò la severissima riforma SACCONI e, invece di andarsene in esilio, minaccia di esilio la professoressa Fornero perché manderebbe – lei, non SACCONI (sic!) - in pensione a 67 anni e poi a 70 gli Italiani; la stessa Elsa Fornero; tra i sindacalisti Annamaria Furlan, Carmelo Barbagallo e, molto stranamente, Susanna Camusso e Maurizio Landini,[1 o 2duri oppositori nel 2010 della riforma SACCONI; e, infine, Maurizio Sacconi, per il suo lunghissimo e colpevole silenzio, che hanno obliterato completamente la severissima riforma delle pensioni SACCONI, una sorta di damnatio memoriae, un vero caso di scuola.
Una seconda BUFALA, dicevo, che “Il nostro sistema pensionistico [è stato] rimesso in sesto dalla legge Fornero del 2011”, affermazione smentita da un esame comparativo puntuale delle norme pensionistiche e dai dati economici ufficiali. […]
Dopo questa seconda lettera, inviata per conoscenza a 49 destinatari, il Sen. Ichino l’ha pubblicata nel suo sito, ma vi ha posposto questa “strana” risposta:
“A me sembra di non avere proprio nulla da rettificare: non mi sembra di avere mai affermato il contrario di quel che V.B. vibratamente ribadisce (se mi è sfuggito qualche cosa di diverso, sono pronto a fare ammenda)”. Che mi ha costretto ad un’ulteriore replica, rimasta finora senza risposta.[1 o 2]

5. Cesare Damiano e Maurizio Sacconi
Citazioni:
a. Ricavo dalla newsletter dell’On. Damiano:
Pubblicato il 11 luglio 2017
 (AGI) – Roma, 11 lug. – Un appello al governo e ai parlamentari per evitare che l’età pensionabile venga ulteriormente alzata, modificando strutturalmente la normativa. A lanciarlo è “la strana coppia” composta da Cesare Damiano, presidente della Commisisone Lavoro della Camera (Pd), e Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato (Ap). “La nostra comune convinzione è lanciare un appello al governo e ai colleghi e alle colleghe di tutti i gruppi parlamentari al fine di arrivare al rinvio strutturale dell’adeguamento”, ha affermato Damiano nel corso di una conferenza stampa. “Abbiamo ritenuto che si stesse producendo una vera situazione emergenziale – ha dichiarato Sacconi – e pensato che fosse giunto il momento di porci come strana coppia con un appello ai colleghi e al governo affinché si assumano alcune decisioni tempestive”.
In base alla normativa attuale, risalente al governo Monti e alla ministra del Lavoro Fornero – hanno spiegato i due parlamentari – a partire dal primo gennaio 2019 si dovrà andare in pensione a 67 anni, nel 2021 a 67 anni e 3 mesi, nel 2031 a 68 e 1 mese, nel 2041 a 68 anni e 11 mesi e nel 2051 a 69 e 9 mesi. L’innalzamento dell’età avviene in modo automatico in base alle aspettative di vita rilasciate dall’Istat, ed è sufficiente una nota congiunta dei direttori dei ministeri dell’Economia e del Lavoro. […] “Realizzare un ulteriore allungamento – ha dichiarato Sacconi – ci sembra un atto di affievolimento del patto tra Stato e cittadino: quando è troppo, è troppo”. In passato si è parlato di “scale, scalini e scaloni – ha aggiunto – ma qui c’è solo un salto”. A essere penalizzate sono soprattutto le donne, “più degli uomini condannate alla pensione di vecchiaia mentre molti uomini possono cogliere l’opportunità dell’anzianità contributiva maturata”. […] Le soluzioni sono diverse, ha spiegato l’ex ministro del Lavoro: l’adeguamento potrebbe avvenire a 5 anni, “oppure si può decidere che si salta un giro e si riprende più avanti”. In ogni caso, l’innalzamento in questo momento non appare “accettabile”. Oggi pomeriggio, ha concluso Sacconi, governo e sindacati “rifletteranno di questo e altri aspetti”; “occorrono regole per tutti che devono essere rimesse alla logica umana, la logica tecnocratica ci ha portato oltre: ripeto, quando è troppo è troppo.”.
b. Ricavo dalla newsletter dell’On. Damiano:
Pubblicato il 14 luglio 2017
[…] ci unisce la ferma convinzione che si vada determinando una situazione insostenibile per la generazione già adulta all’atto dell’approvazione della manovra Monti-Fornero […].

  
c. Ricavo dalla newsletter dell’On. Damiano:
Pubblicato il 16 luglio 2017
(ANSA) – ROMA, 16 LUG – “L’intervista del Presidente dell’Inps Tito Boeri, apparsa oggi su Il Sole 24 Ore, è mossa da un presupposto inesistente che la rende totalmente inutile. Non abbiamo proposto la cancellazione del collegamento tra età di pensione ed aspettativa di vita ma solo la sua rimodulazione temporale per alleggerire l’allungamento dell’età lavorativa, di circa sei anni, sulla generazione già adulta all’atto dell’approvazione della riforma Fornero e per aprire, nel frattempo, una più generale riflessione su un sistema previdenziale disegnato nel presupposto del vecchio mercato del lavoro che garantiva stabilità e continuità nei percorsi occupazionali”. Lo dichiarano Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, Presidenti delle Commissioni Lavoro di Camera e Senato. “Il sistema oggi – proseguono – penalizza soprattutto le giovani generazioni che avranno la certezza di andare in pensione a quasi 70 anni”. “Siamo ben consapevoli delle esigenze di sostenibilità nel lungo periodo per cui ci confronteremo, numeri alla mano, con il governo nelle sedi parlamentari”, concludono i Presidenti. (ANSA). 
d. Ricavo dalla newsletter dell’On. Damiano:
(ANSA) – ROMA, 18 LUG – “La discussione sulle pensioni si sta surriscaldando: oggi sono intervenuti Renzi e Poletti per denunciare la mancanza di gradualità nel sistema pensionistico targato Monti-Fornero. Queste prese di posizione aiutano la scelta di chi, come noi, si batte da anni per passare da un sistema pensionistico rigido a uno flessibile”. Lo dichiara Cesare Damiano, Presidente della Commissione Lavoro alla Camera. 
e. Altri casi in:
Lettera all’On. Cesare Damiano e al Sen. Maurizio Sacconi[1 o 2]
Lettera n. 6 all’On. Cesare Damiano sulle sue notizie false sulle pensioni[1 o 2]

Commento
Il Sen. Sacconi ha assecondato per vari anni la vulgata che è tutta colpa della riforma Fornero col suo lungo e un po’ crudele silenzio, crudeltà – parrebbe – in cui cade ogni tanto (vedi il caso di Eluana Englaro o la spietatezza e iniquità delle misure anticrisi. [1 o 2]). 
  
Un silenzio da lui interrotto solo recentemente nella conferenza stampa da lui tenuta assieme all’On. Cesare Damiano (si vedano i punti 5a e 5b) in una sala della Camera dei Deputati, preceduta dalla diffusione di un appello che attribuisce in maniera volutamente erronea – fatto molto grave e per il luogo e per la provenienza – al Governo Monti-Fornero l’importante misura dell’adeguamento periodico dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita, in realtà introdotto – ripeto ancora una volta - dal ministro del Lavoro Sacconi nel 2010 con la legge 122/2010, art. 12, comma 12bis.
L’On. Damiano, a sua volta, aggiungendo colpa a colpa, ne dà ugualmente un resoconto omissivo e volutamente erroneo nella sua newsletter. 
In conclusione del paragrafo ‘Damiano-Sacconi’, last but not least, evidenzio che il Sen. Sacconi, autore della riforma delle pensioni più severa tra le sette riforme varate dal 1992, dissociandosi da se stesso come estensore del manifesto scritto riportato sopra, ha dichiarato verbalmente nel corso della conferenza stampa congiunta Damiano-Sacconi: “Non voglio negare di essere stato il padre del collegamento tra l'età pensionabile e l'aspettativa di vita, ma lo immaginavo in un contesto diverso dalla riforma Fornero. Quel che è troppo è troppo (cfr. Pensioni, Damiano e Sacconi contro gli adeguamenti automatici: "Serve gradualità"su Repubblica.it).  
Vale la pena di sottolineare che il “contesto diverso” è, sulla base delle norme, solo un diversivo: gli effetti della riforma delle pensioni della invero troppo zelante professoressa Fornero (evidentemente vittima anch’ella della propaganda berlusconiana, che non erano state messe le mani nelle tasche degli Italiani: una balla cosmica!), che doveva essere soltanto il completamento della riforma SACCONI ‘ordinato’, assieme ad altre misure, dalla BCE al Governo Berlusconi (come contropartita degli acquisti di titoli di Stato italiani per raffreddare lo spread) limitatamente alla revisione delle pensioni di anzianità e all’allineamento delle lavoratrici private a tutti gli altri (si veda la lettera del 5/8/2011 al Governo italiano È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei risparmi già nel 2012.”), e impedito dal veto del Ministro Bossi (le pensioni di anzianità sono concentrate prevalentemente al Nord), sono stati in gran parte determinati e poi via via aggravati – come ho dimostrato al punto 3 - dalla riforma SACCONI, in particolare dall’adeguamento automatico all’aspettativa di vita introdotto dalla legge 122/2010, art. 12, comma 12bis.
Spero di essere stato congruamente comprensibile, obiettivo, circostanziato, utile ed esauriente. Mi auguro di essere imitato dal maggior numero di lettori, inclusi i sette esperti (del professor Cazzola, purtroppo, non ho l'indirizzo e-mail), poiché è dura, da solo, far cambiare idea sulle riforme delle pensioni SACCONI e Fornero a quasi 60 milioni di Italiani... 

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Note:
[1] Ecco vari esempi:
Pensioni, effetto Sacconi Tremonti: calo del 27,4%
Inps: nei primi tre mesi dell'anno numeri dimezzati rispetto al 2011.
15 Aprile 2012
Inps, l'età media in aumento: promossa la riforma Sacconi
28/07/2012
Pensioni, l’annuncio dell’Inps: «Nei primi 3 mesi del 2012 assegni dimezzati»
Nei primi 3 mesi del 2012 le nuove pensioni sono state 43.870, erano 93.552 nel 2011
14 aprile 2012
Pensioni: effetto finestre e stretta anzianità
Dimezzati assegni primi tre mesi
Alessia tagliacozzo - 15 aprile, 20:40
Pensioni, il tracollo delle uscite. Gli effetti delle riforme Damiano e Sacconi: in 3 mesi -32% nel pubblico
Data: 26/04/2012
L'ETA MEDIA È SUPERIORE DI DUE ANNI RISPETTO ALLA FRANCIA E VICINA A QUELLA TEDESCA
Pensioni,« il sistema (ora) è in sicurezza» Mastrapasqua, la riforma e il bilancio dell'Inps
Nei primi sei mesi del 2012 l'età media per l'accesso alla pensione nel privato è stata di 61,3 anni
28 luglio 2012 | 20:45
Il dato sull'aumento dell'età media di pensionamento risente soprattutto dell'effetto combinato dello scalino per la pensione di anzianità e dell'introduzione della finestra mobile mentre non tiene ancora conto della riforma Monti-Fornero che dispiegherà i suoi effetti a partire dal 2013.
Crollano le nuove pensioni. Nei primi nove mesi il 35,5% in meno (e la riforma Fornero non c'entra)
PD. DAMIANO “-35,5% di assegni pensionistici nel 2012: i risparmi vadano agli esodati”
Posted on domenica, 21 ottobre 2012 by Cesare Damiano Il presidente dell’Inps, Antonio Mastrapasqua, ha fatto importanti e positive dichiarazioni sulla situazione del cosiddetto “superinps” . tra queste, vale la pena sottolineare il dato relativo al calo di pensionamenti nel 2012: un -35,5% dei nuovi assegni registrato nei primi nove mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del 2011. Un risultato degno di nota che è il frutto, secondo il Presidente dell’Inps, del combinato disposto della riforma Damiano del 2007 (che introdusse quota 96) e di quella Sacconi del 2011 (che introdusse la finestra mobile di un anno). Questi risultati non sono da collegare all’ultima riforma del ministro Fornero, che farà sentire successivamente i suoi effetti.
http://cesaredamiano.wordpress.com/2012/10/21/pensioni-risparmi-vadano-a-esodati/
NB: Vedi il mio commento col nickname Vincesko del 21.10.2012  22:21 in calce all'articolo, che fa rilevare all’On. Damiano che 4 mesi (in media) dei 12 della “finestra” erano stati già previsti dalla L. 247/2007 - Riforma delle pensioni Damiano. https://cesaredamiano.wordpress.com/2012/10/21/pensioni-risparmi-vadano-a-esodati/#comment-18334.    

[2] Chi disinforma chi?
Vale la pena di evidenziare che lo studio elaborato dall’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB) Il dibattito sulla flessibilità pensionistica usa dati di EUROSTAT, oblitera completamente la riforma SACCONI con la riforma Fornero, analizza gli andamenti divergenti degli occupati anziani e degli occupati giovani individuando tre “rotture” in corrispondenza delle riforme pensionistiche “Maroni” (Berlusconi-Maroni) del 2004, “Prodi” (Prodi-Damiano) del 2007 e “Fornero” (Monti-Fornero) del 2011, e l’autore Nicola Salerno non avverte neppure un campanello d’allarme quando cita la “terza rottura” legandola alla riforma Fornero e scrive di “2011-2012”, quando si sa bene che il governo Monti è arrivato nel novembre 2011 e la riforma Fornero, decisa in dicembre, viene applicata dall’1 gennaio 2012 (ma i suoi effetti, secondo il precedente presidente dell’INPS, Antonio Mastrapasqua, si dispiegano dal 2013[cfr. nota 1]), e quindi nel 2011 gli effetti non possono che essere quelli prodotti dalla severa riforma Sacconi (DL 78 del 31 maggio 2010, L. 122/2010, art.12), completamente obliterata (almeno formalmente, visto che egli dichiara a Carlo Clericetti, su mia sollecitazione, che ha considerato la riforma SACCONI) per effetto di una specie di ingiustificabile damnatio memoriae.[1 o 2]   
Di chi è la colpa della totale obliterazione? Di EUROSTAT o dell’UPB? In ogni caso, di chiunque sia la colpa, è preoccupante che due importanti Organi pubblici, deputati a diffondere informazioni corrette, veicolino notizie false, fake news, bufale. Ancor più preoccupante se lo schema errato appena descritto è il medesimo contenuto nello studio Boeri-Garibaldi-Moen “WorkINPS Papers A clash of generations? Increase in Retirement Age and Labor Demand for Youth”.
UPB - Il dibattito sulla flessibilità pensionistica

[3] Anche Wikipedia partecipa alla congiura del silenzio: non contempla la voce “Riforma delle pensioni Sacconi”. Intendevo crearla, ma per impratichirmi sul particolare programma di scrittura Wikipedia ho prima provveduto a modificare la voce Wikipedia esistente “Riforma delle pensioni Fornero”, che era molto carente, introducendo il capitolo 4 Legislazione pensionistica dal 2010: Riforme Sacconi e Fornero, ma tale modifica è stata in buona parte eliminata da un volontario-amministratore piuttosto maleducato e arrogante - che sta lì da anni ma del quale non esiste neppure un profilo -, poiché, a suo avviso, i paragrafi Analisi comparativa riforma Sacconi vs riforma Fornero e l’istruttivo Comunicazioni tra il Governo italiano e l'Unione Europea (circa il quale sto elaborando un altro documento con notizie e soprattutto nessi molto difficilmente reperibili in Rete, per smentire false convinzioni su ciò che è avvenuto nella scorsa legislatura, fatte proprie da quasi 60 milioni di Italiani) non erano conformi alle “strane” regole di Wikipedia, che non ammettono la parola “analisi” (“Wikipedia non fa analisi!” è il ritornello di tutti i volontari-amministratori), né contributi originali, ma soltanto di seconda o, ancor meglio, di terza mano, né verità se condivise da una minoranza, ed invece – incredibile ma vero - bugie se condivise dalla maggioranza. Allora ho rinunciato (per ora).  

[4] Risparmi dalle riforme pensionistiche dal 2004
Per quanto attiene alla spesa pensionistica, (i) l’importo ufficiale che costituisce il numeratore del rapporto con il Pil include 90 mld di voci spurie: spesa assistenziale, TFR e 50 mld di imposte, che è una partita di giro; al netto di tali voci, il rapporto spesa pensionistica/Pil scende dal 16% al 12%; e (ii) i risparmi di spesa dopo le varie riforme dal 2004 (Maroni, il cui ‘scalone’ è stato abolito da Damiano, Damiano, Sacconi e Fornero) sono stati dalla Ragioneria Generale dello Stato (RGS) quantificati in 900 mld fino al 2060 e ascritti, tagliando istituzionalmente la testa al toro della disinformazione sulle pensioni, solo per circa un terzo del totale alle riforme dal 2011 (modifiche della riforma Sacconi e riforma Fornero) e quindi per meno di un terzo ascrivibili alla riforma Fornero.[1 o 2]           

***

Nota in calce
Ho inviato l’articolo anche al Prof. Alberto Brambilla, esperto di previdenza, dopo aver letto un suo articolo pubblicato sul Corriere della Sera e riportato dal sito di cui è presidente, Itinerari Previdenziali. Da esso, ho scoperto una cosa che non sapevo esattamente: che EUROSTAT riporta pari pari i dati forniti dall’ISTAT, per cui avrei dovuto scrivere ISTAT e non EUROSTAT.
Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero
Da:  v
Data: 19/12/2017 23:49
A:  flavia.brambilla@itinerariprevidenziali.it  
ALLA C.A. DEL PROF. ALBERTO BRAMBILLA E DI DOMENICO COLMEGNA
Ho letto l'articolo “Numeri corretti all’Europa per tutelare i veri pensionati”: sono d'accordo, tranne che sulla riforma Fornero. Finora, ho solo ascoltato il Prof. Brambilla una sola volta, recentemente, alla radio, non vorrei includerlo come ennesimo esperto "amico" che sopravvaluta gli effetti della riforma Fornero (pochi giorni fa ho dovuto scrivere anche al Prof. Pizzuti[1]). Allego l'ultimo mio post sulle pensioni, ma nel testo ce ne sono altri.

[1] Email al Prof. Felice Roberto Pizzuti_Pensioni
Pensioni: SACCONI molto più di Fornero
Da:  v
Data:  13/12/2017  20:37
A:  feliceroberto.pizzuti@uniroma1.it  
Egr. Prof. Pizzuti,
Ho letto con grande sorpresa questo passo del Suo ultimo articolo su Sbilanciamoci, intitolato “La ‘bomba sociale’ delle pensioni”:
Il forte e crescente aumento dell’età di pensionamento deciso con la riforma Fornero – aggravato dal suo incongruo adeguamento automatico alla vita media attesa che la porterà a 67 anni dal 2019”.
Constato con costernazione che anche Lei è tra i quasi 60 milioni di vittime della damnatio memoriae della riforma SACCONI, poiché a portare l’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni dal 2019 è la riforma SACCONI. E a introdurre l’adeguamento automatico dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita è sempre la riforma SACCONI, col comma 12bis dell’art. 12 della legge 122/2010.
Mi permetto, pertanto, di trasmettere anche a Lei:
Pensioni: notizie false (fake news)
Spero che anche Lei voglia contribuire a fare chiarezza sulla paternità delle norme pensionistiche.
Cordiali saluti,
V.

***

Destinatari

17/12/2017  23:48
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18/12/2017  00:11
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18/12/2017  14:31
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18/12/2017  14:52 - Commissione Lavoro Senato
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(n. 50)

18/12/2017  20:24  -  Commissione Lavoro Camera dei Deputati
damiano_c@camera.it, polverini_r@camera.it, rizzetto_w@camera.it, bosco_a@camera.it, simonetti_r@camera.it, airaudo_g@camera.it, albanella_l@camera.it, arlotti_t@camera.it, auci_e@camera.it, baldassarre_m@camera.it, baldelli_s@camera.it, baruffi_d@camera.it, boccuzzi_a@camera.it, casellato_f@camera.it, catalano_i@camera.it, chimienti_s@camera.it, ciprini_t@camera.it, cominardi_c@camera.it, dallosso_m@camera.it, dellai_l@camera.it, disalvo_t@camera.it, fedriga_m@camera.it, fontana_c@camera.it, garnerosantanche_d@camera.it, giacobbe_a@camera.it, gnecchi_m@camera.it, gribaudo_c@camera.it, incerti_a@camera.it, laboccetta_a@camera.it, lavagno_f@camera.it, lombardi_roberta@camera.it, maestri_p@camera.it, martelli_g@camera.it, miccoli_m@camera.it, mottola_g@camera.it, paris_v@camera.it, piccolo_giorgio@camera.it, pizzolante_s@camera.it, prataviera_e@camera.it, rostellato_g@camera.it, rotta_a@camera.it, tinagli_i@camera.it, tripiedi_d@camera.it, zappulla_g@camera.it 
(n. 44)

19/12/2017  20:57 
segreteria.landini@cgil.it, segreteria.bascotto@cgil.it, segreteria.colla@cgil.it, segreteria.dettori@cgil.it, segreteria.fracassi@cgil.it, segreteria.ghiselli@cgil.it, segreteria.martini@cgil.it, segreteria.massafra@cgil.it, segreteria.scacchetti@cgil.it, posta@filcams.cgil.it, nazionale@filctemcgil.it, ufficiostampa@filleacgil.it, segr.gen@filtcgil.it, organizzazione@filtcgil.it, ufficio.stampa@filtcgil.it, organizzazione@fiom.cgil.it, g.polo@fiom.cgil.it, c.scarcelli@fiom.cgil.it, quadri@fisac.it, portale@fisac.it, organizzazione@fisac.it, flai-nazionale@flai.it, organizzazione@flcgil.it, federconsumatori@federconsumatori.it, nidil@nidil.cgil.it, comunicazione@nidil.cgil.it, organizzazione@uil.it, contrattazione.polsettoriali@uil.it, politicheeconomiche@uil.it, polterritoriali@uil.it, fiscoprevidenza@uil.it, nuovowelfare@uil.it, bilancio@uil.it, ufficio.stampa@cisl.it, redazione.sito@cisl.it, labortv@cisl.it, conquiste_lavoro@cisl.it, femca.nazionale@cisl.it, femca.comunicazione@cisl.it, nazionale@flaeicisl.org, federazione.filca@cisl.it, federazione.fistel@cisl.it, federazione.fai@cisl.it, fp@cisl.it, cisl.scuola@cisl.it, segrge.slp@cisl.it, segrag.slp@cisl.it, pierangelo.raineri@fistcisl.it, rosetta.raso@fistcisl.it, mattia.pirulli@fistcisl.it
(n. 50)

19/12/2017 23:49
flavia.brambilla@itinerariprevidenziali.it, alla c.a. del Prof. Alberto Brambilla e di Domenico Colmegna

20/12/2017  23:45
giorgio.tonini@senato.it, pietro.langella@senato.it, barbara.lezzi@senato.it, andrea.mandelli@senato.it, antonio.dali@senato.it, riccardo.villari@senato.it, simona.vicari@senato.it, boccia_f@camera.it, fanucci_e@camera.it, palese_r@camera.it, galli_g@camera.it, giorgetti_a@camera.it, prestigiacomo_s@camera.it, tabacci_b@camera.it, federazione_fit@cisl.it, g.dellepiane@cisl.it, info@firstcisl.it, cisl.ricerca@mclink.it, info@cisluniversita.it, fns@cisl.it, cislmedici@cisl.it, fondazionedivittorio@fdv.cgil.it, segreteria@fdv.cgil.it, info@fondazionebrodolini.it, redazione@ingenere.it, info@fondazioneconilsud.it, salesisaia@libero.it, feliceroberto.pizzuti@uniroma1.it, mario.deaglio@unito.it, paolo.pini@unife.it, francesco.daveri@unicatt.it, giulio.sapelli@unimi.it, andrea.terzi@unicatt.it, emiliano.brancaccio@unisannio.it, realfonzo@unisannio.it, gustavo.piga@uniroma2.it, leonardo.becchetti@uniroma2.it, giorgio.lunghini@iusspavia.it, stefano.lucarelli@unibg.it, alessandra.rossi@unisi.it, federico.losurdo@uniurb.it, daniele.manacorda@uniroma3.it, giovanniandrea.cornia@unifi.it, alberto.cassone@unipmn.it, pagano@unisi.it, eluezza@liuc.it, veronica.canalella@sp.unipmn.it, lia.fubini@unito.it, info@finansol.it, luini@unisi.it
(n. 50)

24/12/2017  18:30
grr@rai.it
Alla c.a. di Noemi Giunta, Massimo Giacomini, Amerigo Mancini, Stefano Marcucci 
p.c. Direttore Gerardo Greco

25/12/2017 
michele.reitano@uniroma.it, carlo.cottarelli@unicatt.it

30/12/2017  00:56
confcommercio@confcommercio.itredazione@confcommercio.itinapa@inapa.it, 
caaf@mail.confartigianato.it, ancos@confartigianato.it, anap@confartigianato.it, cna@cna.it, 
associazione@acu.it, adiconsum@adiconsum.it, aduc@aduc.itinfo@adusbef.it, 
mail@cittadinanzattiva.it, info@codacons.it, segreteria@confconsumatori.it, 
federconsumatori@federconsumatori.itutenza@legaconsumatori.it
info@movimentoconsumatori.itinfo@mdc.itinfo@consumatori.itredazione@roars.it
info@lacittafutura.ititalia@attac.orgredazione@doppiozero.com
vocidallagermania@gmail.cominfo@materialismostorico.itondarossa@ondarossa.info
lalentesulfisco@alservizi.itinfo@eutekne.itilariabifarini@gmail.com
amministrazione@istitutoonoratodamen.itredazione@lentepubblica.ittonino@sinistrainrete.info
fusaro@filosofico.netredazione@minimaetmoralia.it

02/01/2018  21:02
galli_giampaolo@camera.it, gnecchi_m@camera.it, democratica@partitodemocratico.it, nicola.salerno@upbilancio.it, stefano.syloslabini@enea.it, biagio.bossone@gmail.com, info@neodemos.it, info@comune-info.net

03/01/2018  15:22
info.baec@unisi.it, michelangelo.vasta@unisi.it, didattica.sem@unisi.it, urp@unisi.it, dipartimento.deps@unisi.it, massimo.dantoni@unisi.it, salvatore.bimonte@unisi.it, carlo.zappia@unisi.it, stefano.vannucci@unisi.it, nicola.dimitri@unisi.it, mauro.caminati@unisi.it, federico.crudu@unisi.it, roberto.dipietra@unisi.it, luigi.bosco@unisi.it, federico.barnabe@unisi.it, caterina.pisani@unisi.it, giuseppe.grossi@unisi.it, massimo.defrancesco@unisi.it, stefano.bartolini@unisi.it, tania.groppi@unisi.it, riccardo.mussari@unisi.it, antonia.irace@unisi.it, alberto.battistini@unisi.it, martina.cioni@unisi.it, maurizio.pompella@unisi.it, tiziano.razzolini@unisi.it, claudio.boido@unisi.it, antonella.brozzetti@unisi.it, franco.fineschi@unisi.it, ruggero.bertelli@unisi.it, sergio.cesaratto@unisi.it, mauro.camelia@unisi.it, mariapia.maraghini@unisi.it, claudia.faleri@unisi.it, massimiliano.montini@unisi.it, ruggiero@unisi.it, anna.paris@unisi.it, lorenzo.zanni@unisi.it, franca.borgogelli@unisi.it, ugo.pagano@unisi.it, roberto.dipietra@unisi.it, angelo.riccaboni@unisi.it, alessandro.giovannini@unisi.it, ernesto.screpanti@unisi.it, daniele.ciravegna@unito.it, jerome.adda@unibocconi.it, barbara.alemanni@unibocconi.it, anna.arcari@unibocconi.it, giuseppe.attanasi@unibocconi.it, andrea.beltratti@unibocconi.it
(n. 44+1+5)

03/01/2018  15:30
sergio.beretta@unibocconi.it, mauro.bini@unibocconi.it, valentina.bosetti@unibocconi.it, laura.bottazzi@unibocconi.it, maristella.botticini@unibocconi.it, franco.bruni@unibocconi.it, elena.carletti@unibocconi.it, stefano.caselli@unibocconi.it, silvano.corbella@unibocconi.it, paoloantonio.cucurachi@unibocconi.it, maurizio.dallocchio@sdabocconi.it, giacomo.delaurentis@unibocconi.it, pierluigi.fabrizi@unibocconi.it, michael.faveremarchesi@unibocconi.it, carlo.favero@unibocconi.it, pierpaolo.ferrari@unibocconi.it, sandro.frova@unibocconi.it, gianluca.fusai@unibocconi.it, giampaolo.gabbi@sdabocconi.it, giovanni.garegnani@unibocconi.it, nicola.gennaioli@unibocconi.it, francesco.giavazzi@unibocconi.it, miles.gietzmann@unibocconi.it, mario.gilli@unibocconi.it, massimo.guidolin@unibocconi.it, giuliano.iannotta@unibocconi.it, eliana.laferrara@unibocconi.it, massimiliano.marcellino@unibocconi.it, mario.massari@unibocconi.it, pietro.mazzola@unibocconi.it, tommaso.monacelli@unibocconi.it, fulvio.ortu@unibocconi.it, marco.ottaviani@unibocconi.it, gianmarco.ottaviano@unibocconi.it, sergio.paci@unibocconi.it, fausto.panunzi@unibocconi.it, nicola.pavoni@unibocconi.it, roberto.perotti@unibocconi.it, michele.polo@unibocconi.it, ugo.pomante@unibocconi.it, angelo.porta@unibocconi.it, annalisa.prencipe@unibocconi.it, enrico.rettore@unibocconi.it, roncoroni.andrea@unibocconi.it, rossi.stefano@unibocconi.it, francesco.saita@unibocconi.it, antonio.salvi@unibocconi.it, fabiano.schivardi@unibocconi.it, andrea.sironi@unibocconi.it, guido.tabellini@unibocconi.it
(n. 50)

03/01/2018  15:33
vincenzo.acciaro@unich.it, stefano.agostinone@unich.it, simona.alberici@unich.it, e.angelini@unich.it, d.angelozzi@unich.it, flavia.antonacci@unich.it, paola.antonelli@unich.it, i.arzoumanidis@unich.it, bagnai@unich.it, nbasilico@virgilio.it, giulia.bellante@unich.it, f.belloc@unich.it, benedett@unich.it, l.berardi@unich.it, marianna.cappucci@unich.it, c.costantini@unich.it, s.carpi@unich.it, alfredo.cartone@unich.it, cavuta@unich.it, c.ceci@unich.it, carloalberto.ciaralli@unich.it, eleonora.ciccone@unich.it, cichelli@unich.it, katia.colaneri@unich.it, france.desposito@tin.it, dario.dingiullo@unich.it, emanuele.deangelis@unich.idifabio@unich.it, simone.dinardo@unich.it, f.divincenzo@unich.it, b.falzago@unich.it, maura.fancello@unich.it, fabrizio.ferrari@unich.it, fioravanti@unich.it, matteo.foglia@unich.it, fuschitdecrist@unich.itm.delgatto@unich.itfausto.dibiase@unich.itsilvia.dicesare@unich.itangela.@unich.it, serena.galeazzi@unich.it, oscar.genovesi@unich.it, serena.giampietro@unich.it, fabrizio.giulimondi@unich.it, ippoliti@unich.it, l.liberatore@unich.it
(n. 46)

03/01/2018  15:34
carlo.mancini16@gmail.com, flaminia.marasa@unich.it, carlo.mari@unich.it, amarra@unich.it, smarzioni@luiss.it, cmeo@unich.it, daniele.mezzapelle@unich.it, morgante@unich.it, r.mosca@unich.it, luca.moscardelli@unich.it, nissi@unich.it, alessandra.ortolano@unich.it, giuseppina.pagliuca@unich.it, a.pandimiglio@unich.it, parton@unich.it, claudiopattara1@gmail.com, l.petti@unich.it, laura.pincione@unich.it, postigli@unich.it, francescapucci3@gmail.com, d.quaglione@unich.it, a.raggi@unich.it, d.raucci@unich.it, m.rea@unich.it, antonio.rinaldi@unich.it, marco.rubino@unich.it, nicolino.salvatorelli@unich.it, salvioni@unich.it, sarra@unich.it, asarra@dmqte.unich.it, ernesto@unich.it, carla.scaglione@unich.it, mariaelena.sciarra@unich.it, d.sciulli@unich.it, fscozzari@unich.it, a.simboli@unich.it, m.spallone@unich.it, r.taddeo@unich.it, anna.tambascia@unich.it, l.tarquinio@unich.it, luca.tomassini@unich.it, d.valentinetti@unich.it, valentin@unich.it, yllka.velaj@unich.it, p.vitale@unich.it, lucazarrilli@iol.it
(n. 45)

03/01/2018  16:56
mauro.sciarelli@unina.it,  mauro.calise@unina.it, donata.mussolino@unina.it, antonella.miletti@unina.it, antonio.blandini@unina.it, cristiana.fiengo@unina.it, luigi.fiorillo@unina.it, mariorosario.lamberti@unina.it, paola.coppola@unina.it, alberto.mula@unina.it, marco.maffei@unina.it, alberto.kunz@unina.it, alessandra.allini@unina.it, roberto.vona@unina.it, cristina.mele@unina.it, tiziana.russospena@unina.it, pierpaolo.testa@unina.it, concettamaria.pontecorvo@unina.it, ernesto.briganti@unina.it, consiglia.botta@unina.it, roberta.marino@unina.it, renato.briganti@unina.it, nadia.netti@unina.it, giancarlo.devivo@unina.it, luigi.cantone@unina.it, paolo.calvosa@unina.it, giovanna.dilorenzo@unina.it, domenico.curcio@unina.it, isabellamaria.declemente@unina.it, vincenzo.scalzo@unina.it, marialaura.pesce@unina.it, ciro.tarantino@unina.it, antonio.acconcia@unina.it, ornellawanda.maietta@unina.it, edoardo.diporto@unina.it, luigimaria.sicca@unina.it, stefano.consiglio@unina.it, gianluigi.mangia@unina.it, adele.caldarelli@unina.it, riccardo.vigano@unina.it, roberto.maglio@unina.it, raffaele.sibilio@unina.it, luigi.dambra@unina.it, roberta.siciliano@unina.it, alessandra.bulgarelli@unina.it, mariacarmela.schisani@unina.it  
(n. 46)

04/01/2018  21:40
direttore.desp@uniurb.it, mary.braga@uniurb.it, alessandro.berti@uniurb.it, gian.bischi@uniurb.it, viviana.bonazzoli@uniurb.it, giorgio.calcagnini@uniurb.it, francesca.cesaroni@uniurb.it, massimo.ciambotti@uniurb.it, mara.delbaldo@uniurb.itilvo.diamanti@uniurb.it, laura.gardini@uniurb.it, fabio.musso@uniurb.it, alessandro.pagano@uniurb.it, tonino.pencarelli@uniurb.it, mario.pianta@uniurb.it, laerte.sorini@uniurb.it, luciano.stefanini@uniurb.it, giuseppe.travaglini@uniurb.it, elena.vigano@uniurb.it, antonello.zanfei@uniurb.it, s.azzara@uniurb.it, giuseppe-pisauro@upbilancio.it, chiara.goretti@upbilancio.it, alberto.zanardi@upbilancio.it, ,  luca.rizzuto@upbilancio.it, sergio.denardis@upbilancio.it, flavio.padrini@upbilancio.it, mariarosaria.marino@upbilancio.it, stella.caporale@upbilancio.it, pasquale.ciocia@upbilancio.it, cecilia.frale@upbilancio.it, stefania.gabriele@upbilancio.it, francesca.gastaldi@upbilancio.it, lucio.landi@upbilancio.it, mariacristina.mercuri@upbilancio.it, carmine.pappalardo@upbilancio.it, corrado.pollastri@upbilancio.it, nicola.salerno@upbilancio.it
(n. 38)


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