La
polemica politica di questi ultimi giorni investe il povero On. Luigi Di Maio, candidato premier di M5S, colpevole
di un nuovo strafalcione, questa volta sulle pensioni d’oro, le quali, secondo lui, potrebbero dare un
risparmio di 12 miliardi, da utilizzare per finanziare una correzione degli
effetti severi della riforma delle pensioni Fornero, che avrebbe allungato
troppo l’età di pensionamento. Poi, dopo le critiche che gli sono piovute addosso, un portavoce del suo
Movimento ha corretto il tiro sulle pensioni da colpire e ha precisato che l’importo
di 12 mld è il risparmio su più anni. Ma non ha corretto nulla sul riferimento alla sola riforma
Fornero.
Il caso di Di Maio (evidentemente, egli continua a non leggere le email, poiché è tra i destinatari delle mie recenti precisazioni sulle pensioni) è paradigmatico della
generale ignoranza sul tema pensioni. Egli ha commesso non uno ma due errori: il primo, sull’ammontare del
risparmio dalle cosiddette pensioni d’oro, in ordine al quale c'è già un'eccellente proposta de LaVoce.info, che darebbe un introito annuo di 4 miliardi; il secondo, sulla colpa attribuita alla riforma
Fornero, alla quale andrebbe sostituito il nome Sacconi.
Perché è stata la riforma SACCONI che ha
provocato l’allungamento maggiore dell’età di pensionamento, soprattutto con l’introduzione
dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita, che quasi tutti i 60
milioni di Italiani pensano sia stato deciso dalla riforma Fornero.[1 o 2]
La
responsabilità della generale DISINFORMAZIONE è sia, in primo luogo, del
potentissimo sistema propagandistico berlusconiano e del Centrodestra, sia dei media
che “dimenticano” quanto avevano scritto e detto appena un anno prima a
proposito degli effetti della riforma delle pensioni SACCONI[1], sia di giornalisti che copiano le
notizie errate ampliandone la diffusione o ignorano le notizie corrette scritte
dal collega accanto o titolano tradendo il contenuto dell’articolo[1
o 2]; o direttori che omettono di passare ai
redattori le segnalazioni rettificative di lettori, a meno che – forse - non si
usino toni duri e l’accortezza di diffondere la notizia, inviandola per conoscenza a molti destinatari
importanti.[1
o 2]
In questo
articolo, tratterò dello strano fenomeno costituito dalla reale o fittizia
ignoranza delle norme pensionistiche da parte di sette noti esperti di previdenza, accomunati dalla
commissione di un errore grave, involontario o intenzionale (essendo essi degli esperti, io propendo
nettamente per la seconda ipotesi), ossia l’attribuzione alla riforma delle pensioni Fornero, in loro articoli e
documenti, di norme incisive decise dalla riforma delle pensioni SACCONI un anno
e mezzo prima che arrivasse il Governo Monti e già in vigore dall’1.1.2011, sulla quale sembrano aver deciso tacitamente una congiura del silenzio.
Si tratta di Giuliano Cazzola, Oscar Giannino, Tito Boeri, Pietro Garibaldi, Pietro Ichino e Cesare Damiano, più il Sen. Maurizio Sacconi, che ha prima per sei anni peccato di omissione, non
rivendicando la paternità delle sue norme, e poi, assieme all’On. Cesare
Damiano, che lo aveva fino a poco tempo prima contrastato e criticato duramente
(mai nella forma, ché l’On. Damiano è un gentiluomo piemontese, e si sa come
sono i Piemontesi…), peccato per commissione.
Questi sette
esperti appaiono inevitabilmente e oggettivamente - se si deve obbligatoriamente
escludere che siano degli ignoranti in materia di pensioni, se non altro perché
ho scritto loro e ad alcuni più volte - come dei ‘congiurati’ contro la professoressa Elsa Fornero e, quel che è peggio, la verità.
La professoressa Fornero, dal
canto suo, apparentemente in maniera autolesionistica visti gli insulti e le
maledizioni di cui è oggetto da sei anni, in particolare dall'On. Matteo Salvini che votò la riforma SACCONI,[1 o 2] [rectius: la votò il suo partito, la Lega Nord, egli aveva nel 2009 optato per il seggio di parlamentare europeo, ndr] ma più probabilmente per albagìa
accademica e, soprattutto, per passare
come la salvatrice
dell’Italia dal default [1 o 2], ha favorito fin
dall’inizio e favorisce ancora la ‘congiura’, millantando coraggiosamente e ostinatamente (anche a lei ho scritto più volte) – implicitamente
nelle sue innumerevoli interviste, come da ultimo nel
caso dell'adeguamento triennale dell'età di pensionamento all'aspettativa di vita deciso dalla riforma SACCONI, che ella accetta
di rilasciare senza mai rinviare l’intervistatore al vero autore delle norme -
la maternità di misure pensionistiche importanti varate nel maggio 2010
dall’attuale senatore Maurizio Sacconi, cioè – ripeto - un
anno e mezzo prima che arrivasse il Governo Monti-Fornero.
Di ciascuno dei
sette esperti, riporto, qui di seguito, quelle che in gergo giuridico si chiamano prove documentali plurime, concordanti e inoppugnabili perché sottoscritte dagli autori,
con il mio commento.
1. Giuliano Cazzola
Citazioni:
Pubblicato il mercoledì, 18 gennaio 2012 da Cesare
Damiano
“Ho presentato una proposta di parere
alternativo in Commissione Lavoro perche’ non condivido il progetto, a mio
avviso palese, di prendere, sul piano politico, le distanze dalla riforma
Fornero e di modificarla. […] Credo anch’io – aggiunge Cazzola – che il
Governo, oltre a quanto gia’ fatto, debba compiere prioritariamente ogni
possibile sforzo – come promesso dal presidente Monti nella conferenza stampa
di fine d’anno – per impedire che dei lavoratori rischino di trovarsi senza
stipendio e senza tutele sociali in attesa di un accesso alla pensione che si
sposta avanti nel tempo (e a tal proposito ho presentato anch’io un emendamento).
Ma nel parere del relatore Damiano i rilievi critici sono di gran lunga
superiori agli apprezzamenti, che, a mio avviso, la riforma Fornero merita nel
suo insieme, soprattutto dopo i correttivi suggeriti dalla Commissione Lavoro e
accolti in sede di conversione del decreto Salva-Italia”.
b. ESODATI, PAGANO LE AZIENDE
“[…] Per Giuliano Cazzola, deputato Pdl e grande esperto di previdenza,
«dimenticare» il problema degli esodati fu una scelta esplicita del governo.
«Probabilmente si voleva dare un segnale forte e di grande rigore nei confronti
dei mercati e dell’Europa – spiega – ma è stata una scelta del tutto
irragionevole. Bisognava pensare una transizione più graduale». […]”
“E’ vero che nella passata
legislatura il governo Berlusconi aveva adottato una misura importante di
stabilizzazione del sistema attraverso l’adeguamento automatico dell’età di
pensionamento all’evoluzione dell’attesa di vita, misura confermata dalla
riforma Fornero”.
d. Inps, come saranno le pensioni alla Boeri
08-03–2015 Giuliano Cazzola
“Partendo dal 14% circa prima della
crisi, il dato attuale è al 16,3% del Pil. Sarebbe arrivato oltre il 18% senza
le recenti riforme, grazie alle quali si arriverà al 13,9% nel 2060. Tra il
2010 ed il 2060 nell’area euro il rapporto peggiora di 2 punti percentuali (di
1,5 per la UE27), mentre per l’Italia migliora di 0,9”.
Sono
affermazioni – del 2014 – di Vittorio Conti, ex Commissario straordinario dell’Inps. In
sostanza, la spesa pensionistica negli ultimi anni è cresciuta di 2,3 punti di
Pil; senza la riforma Monti-Fornero, oggi il Paese, in conseguenza del crollo
del prodotto, avrebbe cancellato in un solo colpo gli effetti di un ventennio
di interventi di risanamento. Ecco perché sarebbe sbagliato manomettere, nel
parametro-chiave dell’età pensionabile, la riforma del 2011 come propone (al di
là delle provocazioni di Matteo Salvini) il ministro Giuliano Poletti
insieme al “partito trasversale” del c.d. pensionamento flessibile.
Commento:
Giuliano Cazzola, sedicente socialista ed ex esponente del partito di
destra PDL (poi di Forza Civica, poi di NCD) è uno dei principali agit-prop
della DISINFORMAZIONE sistematica della destra sulle pensioni, oltre che sulle
manovre finanziarie della scorsa legislatura, “dimenticandosi” che è stato uno
dei protagonisti (era vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera) sia delle
manovre correttive molto inique del governo Berlusconi (fu uno dei
rappresentanti del PDL che motivò in Aula il voto favorevole del PDL, lo
ricordo bene poiché gli inviai una lettera di severa critica (cfr. [1 o 2 ], appendice) che della
riforma Sacconi (2010 e 2011). Ma come capita ai finti smemorati si contraddice
spesso.
(a1) Il professor Cazzola ha fatto la stessa cosa, che
ora critica severamente, quando era parlamentare, approvando il DL 78/2010 (L. 122/2010), che reca all'art. 12 la riforma delle pensioni SACCONI, che ha
avuto i suoi ‘esodati’, sia col limite delle 10.000 unità in mobilità ai quali
non si applicavano le nuove norme della riforma Sacconi, sia non prevedendo eccezioni per i
disoccupati e gli inattivi, a reddito zero (decine o forse centinaia di migliaia di persone). E per giunta ha difeso il DL a
spada tratta sia nel suo intervento alla
Camera, sia in risposta ad una mia lettera di critica.
(b1) Poi, nonostante la sua stazza, fa una piroetta e accusa Monti-Fornero in
maniera esagerata, ignorando che ogni affermazione esagerata è indizio infallibile
di coda di paglia: infatti, primo, il Governo Berlusconi ha varato il quadruplo
delle manovre correttive approvate dal Governo Monti (267 mld cumulati contro
63, distribuendoli in maniera molto iniqua); secondo, la riforma SACCONI è molto più severa della riforma Fornero.
(c1) Naturalmente, il Prof. Cazzola conosce bene la normativa, come risulta da
questa sua dichiarazione riportata sopra, resa nel corso di un dibattito con Matteo Salvini.
(c2) Però, quasi per una sorta di riflesso condizionato e di damnatio memoriae che ha deciso di
infliggere alla riforma Sacconi, la fa precedere da questa mezza verità (che
equivale a bugia intera): “Abolire la
legge Fornero realizzerebbe un solo obiettivo, che è poi quello a cui aspirano
i «padani»: ripristinare l’istituto dell’anzianità”.
(c3) Commettendo un altro errore voluto, essendo lui un esperto, poiché fa finta di dimenticare che la
riforma Fornero non ha affatto abolito le pensioni di anzianità (a Giuliano Cazzola particolarmente invise), di cui ha solo cambiato il nome in
“pensioni anticipate”, ma soltanto
le c.d. “quote” (somma di età
anagrafica e anzianità contributiva).
(c4) E, in cauda venenum, per
scaricare la colpa del senatore Sacconi e sua del meccanismo infernale dell’adeguamento
automatico dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita sulla professoressa Fornero, aggiunge
una sorprendente e pleonastica notazione, da fintissimo asino saccente del diritto (come se ne
trovano spesso in Rete di veri): “misura
confermata dalla riforma Fornero”. Ma una legge in vigore, né abrogata, né
dichiarata incostituzionale (nel caso di specie la legge Sacconi), non ha
affatto bisogno di essere confermata (sic!) da un’altra legge successiva (nel
caso di specie la legge Fornero).
(d1) Infine, sapendo di mentire, poiché è un esperto, attribuisce tutto alla legge Fornero. E
addirittura lo fa affermare anche a Vittorio Conti, ex Commissario
straordinario dell’Inps, che invece correttamente parla di “recenti riforme”, al
plurale. Inclusa evidentemente la severa riforma SACCONI, che è la penultima ed
è di un anno e mezzo prima (DL 78 del 31.5.2010), resa ancor più severa nell’estate del
2011, cioè tre mesi prima che arrivasse il Governo Monti-Fornero.
2. Oscar Giannino
Oscar Giannino
Commento
Vincesko
Sorprende che Oscar Giannino non sappia
e/o ometta:
1. che l’innalzamento dell’età pensionabile di vecchiaia, pari (inclusa la
“finestra” di 12 mesi) nel 2012 a 66 anni per tutti i lavoratori/trici
dipendenti pubblici e per i lavoratori dipendenti privati, in forza, in parte,
della L. 247/2007 (ministro Damiano) e soprattutto della L.122/2010 (ministro
Sacconi) preceda la riforma Fornero, che ha solo adeguato gradualmente quella
delle lavoratrici dipendenti private; peraltro, è stato Sacconi a introdurre –
dal 2013 – anche l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita.
2. che, perciò, le riforme di Sacconi (2010 e 2011, oltre a Damiano, 2007) sono
molto più corpose, immediate e recessive (finestra di 12 o 18 mesi per tutti,
allungamento di 5 anni (+ finestra) dell’età di pensionamento per le
lavoratrici pubbliche, adeguamento triennale all’aspettativa di vita), di
quella Fornero (2011) (metodo contributivo pro-rata per tutti, aumento di 1
anno delle pensioni di anzianità (ridenominate “anticipate”) e allungamento
graduale dell’età di pensionamento delle dipendenti private, per allinearle a
tutti gli altri), i cui effetti si avranno soprattutto a partire dal 2020;
3. che l’importo di quasi 270 mld della spesa pensionistica è al lordo, oltre a
un 8% circa di trattamenti assistenziali, di quasi 50 mld di imposte, che per
lo Stato è una partita di giro.
Lettera a Oscar Giannino[1
o 2]
3. Tito Boeri e Pietro Garibaldi
Citazione:
Uno studio di Boeri per l’Inps rivela che c’è un under trenta
occupato in meno per ogni cinquantacinquenne che rimane al lavoro 5 anni in più
ALESSANDRO BARBERA - Pubblicato il 22/04/2016
Il dato non è esaustivo ma è comunque indicativo del
disastro: per ogni 55enne costretto a restare a lavoro per 5 anni in più, c’è
un under trenta occupato in meno.
Secondo
Garibaldi la forza empirica del lavoro è nella velocità con cui la legge
Fornero è entrata in vigore: «Se avessimo applicato il modello sulle riforme
precedenti, i cui tempi di attuazione furono molto più lunghi, i risultati non
sarebbero stati così evidenti».
Dalle
parole pronunciate da Padoan nell’ultima audizione parlamentare si intuisce che
il ministro è d’accordo sulle conclusioni di Boeri e Garibaldi.
Commento (lungo e articolato)
Il principale contributo di questo lavoro consiste
nel valutare gli effetti sulle assunzioni di giovani della legge 214 del 2011 [riforma Fornero, ndr] che, nel mezzo di una drammatica crisi finanziaria, ha bruscamente innalzato i
requisiti anagrafici e contributivi per l’accesso alle pensioni.
Dal 2010 ci sono in Italia 800.000 occupati in meno
tra chi è sotto i 30 anni di età e 800.000 occupati in più al di sopra dei 55
anni.
Nel dicembre 2011, al culmine di una crisi
finanziaria drammatica, il Parlamento italiano ha approvato una riforma
pensionistica che, nel mezzo di una pesante recessione, ha bruscamente
innalzato i requisiti anagrafici e contributivi per andare in pensione,
allontanando la pensione fino a 5 anni per alcune categorie di lavoratori.
Per compiere la valutazione, abbiamo raccolto
informazioni sull’universo delle imprese private con più di 15 dipendenti in
Italia, utilizzando i dati dei flussi Uniemens sulle dichiarazioni contributive
delle aziende. Dato che ci interessava analizzare l’andamento delle assunzioni
di giovani prima e dopo la riforma, oltre che fra imprese che sono state
investite in modo più o meno intenso dall’ innalzamento dei requisiti, ci siamo
concentrati su imprese che sono rimaste attive per l’intero periodo 2008-14. Si
tratta di circa 80.000 imprese con una dimensione media di 70 addetti. In
ciascuna impresa abbiamo potuto ricostruire se c’erano dei lavoratori bloccati
dalla riforma e per quanti anni.
C’è un’evidente
distanza tra quanto essi scrivono e la realtà delle norme e dei loro effetti.
(a1) Rammento che il presidente dell’INPS
Mastrapasqua faceva decorrere gli effetti della riforma Fornero dal 2013.[1]
(a2) Come riporta il Corriere della Sera, lo studio dell’Ufficio parlamentare di Bilancio[2] “mette in evidenza l’effetto delle riforme delle pensioni
sull’occupazione dei giovani e dei senior con il grafico qui pubblicato. Come
si vede, l’origine della separazione dei destini di giovani e anziani nel
mercato del lavoro andrebbe collocata nella riforma Maroni del 2004 che ha
elevato l’età per il pensionamento di anzianità dal 2008 con il cosiddetto
scalone. I successivi interventi non hanno fatto che inasprire la tendenza. In
particolare, dopo la riforma Fornero si assiste a una vera impennata dei tassi
di occupazione degli italiani con un’età compresa tra i 15 e i 64 anni mentre
l’occupazione dei 15-24enni continua inesorabilmente a scendere”.
Lo studio include le riforme dal 2004, che sono
quattro (Maroni, 2004, il cui ‘scalone’ fu abrogato da Damiano; Damiano, 2007;
Sacconi, 2010 e 2011, e Fornero, 2011), ma - partecipando inconsapevolmente alla congiura del silenzio -, oblitera anch’esso completamente la
riforma Sacconi, semplicemente chiamandola Fornero (cfr. nota 2). Anche la Ragioneria Generale dello Stato (RGS) calcola il risparmio delle quattro riforme delle pensioni dal 2004 e lo stima in ben 900 mld al 2060, ma correttamente ne attribuisce soltanto meno di un terzo alla riforma Fornero.[4]
(a3) D’acchito mi viene da commentare: ma i
professori Tito Boeri e Pietro Garibaldi, esperti di previdenza, non hanno
letto attentamente e non conoscono approfonditamente la riforma delle pensioni
Fornero e soprattutto quella precedente Sacconi e quindi non parlano con
cognizione di causa e obliterano anch’essi la riforma Sacconi con la riforma
Fornero o la conoscono bene e allora congiurano contro la professoressa
Fornero e contro la verità?
Dall’analisi dei dati emerge la conferma del trend
decrescente degli ultimi anni che vede passare le prestazioni erogate ad inizio
anno da 18.363.760 nel 2012 a 18.044.221 nel 2015; una decrescita media annua
dello 0,6% frenata dall’andamento inverso delle prestazioni assistenziali che
nello stesso periodo passano da 3.560.179 nel 2012 a 3.731.626 nel 2015.
Il fenomeno è da attribuirsi sia all’esaurimento del
collettivo delle pensioni di invalidità liquidate ante Legge 222/1984, sia
all’inasprimento dei requisiti di accesso alla pensione di vecchiaia e di
anzianità determinato dalla Legge 214/2011 [riforma Fornero, ndr].
(a5) Alert da me ribadito e
ampliato nel post del 2015 Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo
Cottarelli[1 o 2] che gli inviai
l’1/6/2015.
(a6) Debbo aggiungere che mi sono sempre meravigliato del
fatto che il professor Tito Boeri, nonostante le mie due comunicazioni e la sua
indubbia competenza in materia previdenziale, continuasse ad attribuire
erroneamente alla riforma Fornero (che citava sempre) misure importanti della
riforma SACCONI (che non menzionava mai), e perciò, da una parte, ho
ipotizzato – logicamente - che non
le avesse lette; dall’altra, che avesse un motivo “particolare” per perseverare nell’errore.
Da ciò che ora ho trovato in Internet, in particolare questo lungo
studio da lui svolto e redatto a 6 mani col professor Garibaldi e il professor
Moen, poi presentato in pompa magna, mi fa dedurre che egli abbia preferito, anche forse per qualche ragione di antipatia personale e di rivalità
professionale (diffusissime anche tra i professori), continuare a farsi
“catturare” dalla erronea o falsa attribuzione alla riforma delle pensioni
della professoressa Fornero di importanti misure di altre riforme (Dini,
Damiano e, soprattutto, SACCONI), piuttosto che buttare a mare o smentire il
lungo lavoro fatto, che a me pare avesse una ipotesi di base preconfezionata,
per scelta consapevole, frutto di una specie di damnatio memoriae a
danno della riforma SACCONI; che fanno anche sia EUROSTAT che il nostro Ufficio
parlamentare di Bilancio.[2]
(a.7) Perché mi sembra estremamente difficile
che i due professori non sapessero affatto:
(i) che la riforma SACCONI, essa sì, ha
aumentato di botto, quasi senza gradualità, l’età di pensionamento delle lavoratrici dipendenti
pubbliche da 60 a 65 anni (+ ‘finestra’ di 12 mesi), cioè di ben 6 (sei) anni,
per allinearle, in adesione alla sentenza della Corte di Giustizia Europea del
2008, ai lavoratori
dipendenti pubblici, considerando che tale allineamento poteva avvenire a
qualunque età compresa tra i 60 e i 65 anni (+ ‘finestra’) e per giunta che tale
misura era stata oggetto di un articolo de LaVoce.info, noto sito del professor
Boeri (cfr. ''LA SENTENZA EUROPEA E LA RIFORMA DELLE PENSIONI'' 10.02.09
- Leonello Tronti ); o
(ii) che la riforma SACCONI ha aumentato di
un anno (o di 18 mesi per i lavoratori autonomi) sia l’età di pensionamento di
vecchiaia che quella di anzianità; o
(iv) che l’età delle pensioni
anticipate delle donne del settore privato è aumentata di 1 anno e 6 mesi (da
40 a 41 anni e 6 mesi) e 1 anno e 3 mesi sono dovuti alla riforma Sacconi; o
(v) che la riforma Fornero ha allineato l’età
di pensionamento dei lavoratori e delle lavoratrici autonomi (differenziati
dalla riforma SACCONI) a tutti gli altri, diminuendola di 6 (sei) mesi; o
(vii) che la sentenza n.
70/2015 della Corte Cost. ha dichiarato incostituzionale il blocco della
contingenza per le pensioni superiori a 3 volte il minimo deciso dal DL
201/2011 Salva-Italia (Governo Monti-Fornero), ma lo stesso DL abrogò un
analogo provvedimento di blocco della perequazione recato dal DL 98/2011 (L. 111/2011) del governo
Berlusconi-Sacconi, meno severo, poiché il blocco riguardava le pensioni
superiori a 5 volte il minimo, che forse avrebbe superato il vaglio della Corte
Cost., com’era successo in passato per provvedimenti analoghi. Come dire? chi
troppo vuole nulla stringe, ma se non fosse stato deciso il blocco dal Governo
Monti-Fornero per fare cassa (come chiedevano insistentemente l'UE e la BCE per
evitare il default, che era una
balla, smentita dalle cifre, per tacitare la loro coscienza sporca[1 o 2]), poi
giudicato incostituzionale e quindi abrogato, con conseguente restituzione
(parziale) di quanto non erogato, sarebbe stato vigente ed efficace quello
SACCONI.
b. Per concludere,
osservo che il sospetto che il professor Boeri coltivasse un motivo
“particolare” è corroborato dal fatto che egli si è comportato nello stesso
modo in un caso analogo, però speculare: il suo giudizio positivo incongruo sul
governo Monti (“Il Governo Monti in un
solo anno ha fatto molto di più degli esecutivi che l’hanno preceduto,
governando per intere legislature. Ci ha allontanato dal baratro e ha ridato
credibilità internazionale al nostro Paese, fermando una crisi di fiducia sul
debito italiano e sulla moneta unica i cui effetti avrebbero potuto essere
devastanti.”), espresso in un e-book
pubblicato nel sito de LaVoce.info, con
la censura di un mio commento pubblicato in calce che dimostrava sulla base dei
dati (sostanzialmente in un equivalente lasso di tempo, il governo Monti ha implementato
soltanto un quinto – esattamente il 19% - delle manovre finanziarie correttive
della scorsa legislatura, contro i quattro quinti – cioè l’81% - del governo
Berlusconi,[1 o 2] in grandissima parte dal maggio 2010) l’infondatezza
del suo giudizio.
c. Come si può notare leggendo l’e-book, infine, anche le due redattrici
del testo del capitolo Pensioni attribuiscono erroneamente alla riforma
delle pensioni Fornero l’allungamento dell’età di pensionamento per
vecchiaia a 66 anni anche per i lavoratori pubblici e privati e le lavoratrici
del settore pubblico, cui aveva già
provveduto la riforma Sacconi del 2010.
“2.
Pensione di vecchiaia ordinaria. Già a partire dal 1° gennaio le categorie di
lavoratori e per le lavoratrici del settore pubblico l’età minima viene elevata
a 66 anni, in luogo di 65 anni. Per le lavoratrici del settore privato l’età
sale a 62 anni (invece di 60 anni) per il requisito della vecchiaia, o in
alternativa 60 o 61 anni con il sistema delle quote (se gli anni di contributi
sono sufficienti). Il requisito minimo sale a 63 anni + 6 mesi nel 2014, a 65 anni
nel 2016, a 66 anni nel 2018. Analoghe modifiche valgono per le lavoratrici
autonome”. (pag.
13) (cfr. BILANCIO DEL GOVERNO MONTI a cura di La redazione
11.12.2012, già riportato nel
post Anche gli economisti sono stati
vittime del pifferaio magico Berlusconi[1 o 2]).
4. Pietro Ichino
Citazione:
a. PARADOSSI DI FINE LEGISLATURA – 2 Cesare Damiano, sinistra Pd, e Maurizio
Sacconi, rientrato in FI, convergono su di un grande obiettivo bi-partisan:
smontare la riforma Fornero delle pensioni “Eppure qual è
la questione sociale considerata più grave e urgente dai presidenti delle
Commissioni Lavoro di Camera e Senato, Damiano e Sacconi? Bloccare urgentemente il meccanismo di adeguamento dell’età del
pensionamento alle aspettative di vita degli italiani, che la legge Fornero ha molto opportunamente
istituito sei anni fa”.
Commento
Dopo averlo
letto, ho
inviato al Sen. Ichino una lettera.[1 o 2]
Gli ho dovuto, perciò, scrivere una seconda
lettera,[1 o 2] che riporto in parte:
Mi meraviglia molto che,
anziché ammettere l’errore che Le ho segnalato[1] (cfr.
l’articolo della Sua newsletter
n. 456, 28 ottobre 2017, “Cesare Damiano, sinistra Pd, e
Maurizio Sacconi, rientrato in FI, convergono su di un grande obiettivo
bi-partisan: smontare la riforma Fornero delle pensioni”, scusarsi e pubblicare
un comunicato di rettifica, Lei rincari la dose (cfr. nella Nwsl n. 459, 20 novembre 2017 L’OSSESSIONE
PENSIONISTICA DI CGIL E UIL http://www.pietroichino.it/?p=47304).
E non solo, richiamando il
precedente articolo, riattribuisca erroneamente e scientemente alla riforma
Fornero l’introduzione del meccanismo dell’adeguamento periodico dell’età di
pensionamento all’aspettativa di vita, ma aggiunga una seconda BUFALA che
circola anch’essa da sei anni, in un crescendo di DISINFORMAZIONE generale
sulle pensioni (e non solo), che ha fatto in Italia quasi 60 milioni di
vittime.
Si tratta di una
DISINFORMAZIONE alimentata dal potentissimo sistema (dis)informativo
berlusconiano e del centrodestra, da tutti i media e da DISINFORMATORI, esperti
di previdenza, in servizio permanente effettivo.
I primi nomi che mi vengono in mente sono: Giuliano Cazzola, Oscar
Giannino, Tito Boeri, Cesare Damiano e Lei (sto preparando uno scritto con le
prove documentali), oltre a Matteo Salvini, che votò la severissima riforma
SACCONI e, invece di andarsene in esilio, minaccia di esilio la professoressa
Fornero perché manderebbe – lei, non SACCONI (sic!) - in pensione a 67 anni e
poi a 70 gli Italiani; la stessa Elsa Fornero; tra i sindacalisti Annamaria
Furlan, Carmelo Barbagallo e, molto stranamente, Susanna Camusso e Maurizio Landini,[1 o 2] duri oppositori nel 2010 della riforma
SACCONI; e, infine, Maurizio Sacconi, per il suo lunghissimo e colpevole
silenzio, che hanno obliterato completamente la severissima riforma delle
pensioni SACCONI, una sorta di damnatio memoriae, un vero caso di scuola.
Una seconda BUFALA,
dicevo, che “Il nostro sistema pensionistico [è stato] rimesso in sesto dalla
legge Fornero del 2011”, affermazione smentita da un esame comparativo puntuale delle
norme pensionistiche e dai dati
economici ufficiali. […]
Dopo questa seconda
lettera, inviata per conoscenza a 49 destinatari, il Sen. Ichino l’ha pubblicata
nel suo sito, ma vi ha posposto questa “strana” risposta:
“A me sembra di non avere proprio
nulla da rettificare: non mi sembra di avere mai affermato il contrario di quel
che V.B. vibratamente ribadisce (se mi è sfuggito qualche cosa di diverso, sono
pronto a fare ammenda)”. Che
mi ha costretto ad un’ulteriore replica, rimasta finora senza risposta.[1
o 2]
5. Cesare Damiano e Maurizio Sacconi
Citazioni:
a. Ricavo dalla newsletter dell’On. Damiano:
(AGI) – Roma, 11 lug. – Un appello al governo
e ai parlamentari per evitare che l’età pensionabile venga ulteriormente
alzata, modificando strutturalmente la normativa. A lanciarlo è “la strana
coppia” composta da Cesare Damiano, presidente della Commisisone Lavoro della
Camera (Pd), e Maurizio Sacconi, presidente della Commissione Lavoro del Senato
(Ap). “La nostra comune convinzione è lanciare un appello al governo e ai
colleghi e alle colleghe di tutti i gruppi parlamentari al fine di arrivare al
rinvio strutturale dell’adeguamento”, ha affermato Damiano nel corso di una
conferenza stampa. “Abbiamo ritenuto che si stesse producendo una vera
situazione emergenziale – ha dichiarato Sacconi – e pensato che fosse giunto il
momento di porci come strana coppia con un appello ai colleghi e al governo
affinché si assumano alcune decisioni tempestive”.
In
base alla normativa attuale, risalente al governo Monti e alla ministra del
Lavoro Fornero – hanno spiegato i due parlamentari – a partire dal primo gennaio 2019 si
dovrà andare in pensione a 67 anni, nel 2021 a 67 anni e 3 mesi, nel 2031 a 68
e 1 mese, nel 2041 a 68 anni e 11 mesi e nel 2051 a 69 e 9 mesi. L’innalzamento
dell’età avviene in modo automatico in base alle aspettative di vita rilasciate
dall’Istat, ed è sufficiente una nota congiunta dei direttori dei ministeri
dell’Economia e del Lavoro. […] “Realizzare un ulteriore allungamento – ha
dichiarato Sacconi – ci sembra un atto di affievolimento del patto tra Stato e
cittadino: quando è troppo, è troppo”. In passato si è parlato di “scale,
scalini e scaloni – ha aggiunto – ma qui c’è solo un salto”. A essere
penalizzate sono soprattutto le donne, “più degli uomini condannate alla
pensione di vecchiaia mentre molti uomini possono cogliere l’opportunità
dell’anzianità contributiva maturata”. […] Le soluzioni sono diverse, ha spiegato
l’ex ministro del Lavoro: l’adeguamento potrebbe avvenire a 5 anni, “oppure si
può decidere che si salta un giro e si riprende più avanti”. In ogni caso,
l’innalzamento in questo momento non appare “accettabile”. Oggi pomeriggio, ha
concluso Sacconi, governo e sindacati “rifletteranno di questo e altri
aspetti”; “occorrono regole per tutti che devono essere rimesse alla logica
umana, la logica tecnocratica ci ha portato oltre: ripeto, quando è troppo è
troppo.”.
b.
Ricavo
dalla newsletter dell’On. Damiano:
[…]
ci unisce la ferma convinzione che si vada determinando una situazione insostenibile
per la generazione già adulta all’atto dell’approvazione della manovra
Monti-Fornero […].
c. Ricavo dalla newsletter dell’On. Damiano:
(ANSA)
– ROMA, 16 LUG – “L’intervista del Presidente dell’Inps Tito Boeri, apparsa
oggi su Il Sole 24 Ore, è mossa da un presupposto inesistente che la rende
totalmente inutile. Non abbiamo proposto la cancellazione del collegamento tra
età di pensione ed aspettativa di vita ma solo la sua rimodulazione temporale
per alleggerire l’allungamento dell’età lavorativa, di circa sei anni, sulla
generazione già adulta all’atto dell’approvazione della riforma
Fornero
e per aprire, nel frattempo, una più generale riflessione su un sistema
previdenziale disegnato nel presupposto del vecchio mercato del lavoro che
garantiva stabilità e continuità nei percorsi occupazionali”. Lo dichiarano
Cesare Damiano e Maurizio Sacconi, Presidenti delle Commissioni Lavoro di
Camera e Senato. “Il sistema oggi – proseguono – penalizza soprattutto le
giovani generazioni che avranno la certezza di andare in pensione a quasi 70
anni”. “Siamo ben consapevoli delle esigenze di sostenibilità nel lungo periodo
per cui ci confronteremo, numeri alla mano, con il governo nelle sedi
parlamentari”, concludono i Presidenti. (ANSA).
d.
Ricavo
dalla newsletter dell’On. Damiano:
(ANSA)
– ROMA, 18 LUG – “La discussione sulle pensioni si sta surriscaldando: oggi
sono intervenuti Renzi e Poletti per denunciare la mancanza di gradualità nel
sistema pensionistico targato Monti-Fornero. Queste prese
di posizione aiutano la scelta di chi, come noi, si batte da anni per passare
da un sistema pensionistico rigido a uno flessibile”. Lo dichiara Cesare Damiano,
Presidente della Commissione Lavoro alla Camera.
e.
Altri
casi in:
Lettera
all’On. Cesare Damiano e al Sen. Maurizio Sacconi[1 o 2]
Lettera
n. 6 all’On. Cesare Damiano sulle sue notizie false sulle pensioni[1 o 2]
Commento
Il Sen. Sacconi ha assecondato per vari anni la vulgata che è tutta colpa della riforma Fornero col suo lungo e un po’ crudele silenzio, crudeltà – parrebbe – in cui
cade ogni tanto (vedi il caso di Eluana Englaro o la spietatezza e iniquità delle misure
anticrisi. [1
o 2]).
Un silenzio da lui interrotto solo
recentemente nella conferenza stampa da lui tenuta assieme all’On. Cesare
Damiano (si vedano i punti 5a e 5b) in una sala della Camera dei
Deputati, preceduta dalla diffusione di un appello che attribuisce in maniera
volutamente erronea – fatto molto grave
e per il luogo e per la provenienza – al Governo Monti-Fornero l’importante
misura dell’adeguamento periodico dell’età di pensionamento all’aspettativa di
vita, in realtà introdotto – ripeto ancora una volta - dal ministro del Lavoro
Sacconi nel 2010 con la legge 122/2010, art. 12, comma 12bis.
L’On. Damiano, a sua
volta, aggiungendo colpa a colpa, ne dà ugualmente un resoconto omissivo e
volutamente erroneo nella sua newsletter.
In conclusione
del paragrafo ‘Damiano-Sacconi’, last but
not least, evidenzio che il Sen. Sacconi, autore della riforma delle
pensioni più severa tra le sette riforme varate dal 1992, dissociandosi da se stesso come
estensore del manifesto scritto riportato sopra, ha dichiarato verbalmente
nel corso della conferenza stampa congiunta Damiano-Sacconi: “Non voglio
negare di essere stato il padre del collegamento tra l'età pensionabile e
l'aspettativa di vita, ma lo immaginavo in un contesto diverso dalla riforma Fornero.
Quel che è troppo è troppo” (cfr.
Pensioni, Damiano e Sacconi contro gli adeguamenti automatici: "Serve
gradualità", su Repubblica.it).
Vale la pena di sottolineare che il
“contesto diverso” è, sulla base delle norme, solo un diversivo: gli effetti della riforma delle pensioni della invero troppo zelante professoressa Fornero (evidentemente vittima anch’ella della propaganda berlusconiana, che non erano state messe le mani nelle tasche degli Italiani: una balla cosmica!), che doveva essere soltanto il completamento della riforma SACCONI ‘ordinato’, assieme ad altre misure, dalla BCE al Governo Berlusconi (come contropartita degli acquisti di titoli di
Stato italiani per raffreddare lo spread) limitatamente alla revisione delle pensioni di anzianità e all’allineamento delle lavoratrici private a tutti gli altri (si veda la lettera del 5/8/2011 al Governo italiano “È possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico,
rendendo più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità
e riportando l'età del ritiro delle donne nel settore privato
rapidamente in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così
ottenendo dei risparmi già nel 2012.”), e impedito dal veto del Ministro Bossi (le pensioni di anzianità sono concentrate
prevalentemente al Nord), sono stati in gran parte determinati e poi via via aggravati – come ho dimostrato al punto 3
- dalla riforma SACCONI, in particolare dall’adeguamento automatico
all’aspettativa di vita introdotto dalla legge 122/2010, art. 12, comma 12bis.
Spero di essere stato congruamente
comprensibile, obiettivo, circostanziato, utile ed esauriente. Mi auguro di essere imitato dal maggior numero di lettori, inclusi i sette esperti (del professor Cazzola, purtroppo, non ho l'indirizzo e-mail), poiché è dura, da solo, far cambiare idea sulle riforme delle pensioni SACCONI e Fornero a quasi 60 milioni di Italiani...
________________________________
Note:
[1] Ecco vari esempi:
Pensioni,
effetto Sacconi Tremonti: calo del 27,4%
Inps: nei primi tre mesi dell'anno numeri dimezzati
rispetto al 2011.
15 Aprile 2012
Inps,
l'età media in aumento: promossa la riforma Sacconi
28/07/2012
Pensioni, l’annuncio dell’Inps: «Nei
primi 3 mesi del 2012 assegni dimezzati»
Nei primi 3 mesi
del 2012 le nuove pensioni sono state 43.870, erano 93.552 nel 2011
14 aprile 2012
Pensioni: effetto finestre e stretta
anzianità
Dimezzati
assegni primi tre mesi
Alessia
tagliacozzo - 15 aprile, 20:40
Pensioni, il tracollo delle uscite. Gli
effetti delle riforme Damiano e Sacconi: in 3 mesi -32% nel pubblico
Data: 26/04/2012
L'ETA MEDIA È SUPERIORE DI DUE ANNI
RISPETTO ALLA FRANCIA E VICINA A QUELLA TEDESCA
Pensioni,« il
sistema (ora) è in sicurezza» Mastrapasqua, la riforma e il bilancio dell'Inps
Nei primi sei
mesi del 2012 l'età media per l'accesso alla pensione nel privato è stata di
61,3 anni
28 luglio 2012 | 20:45
Il dato sull'aumento dell'età media di
pensionamento risente soprattutto dell'effetto combinato dello scalino per la
pensione di anzianità e dell'introduzione della finestra mobile mentre non
tiene ancora conto della riforma Monti-Fornero che dispiegherà i suoi effetti a
partire dal 2013.
Crollano le nuove pensioni. Nei primi
nove mesi il 35,5% in meno (e la riforma Fornero non c'entra)
PD. DAMIANO
“-35,5% di assegni pensionistici nel 2012: i risparmi vadano agli esodati”
Posted
on domenica, 21 ottobre 2012 by Cesare Damiano Il presidente dell’Inps, Antonio
Mastrapasqua, ha fatto importanti e positive dichiarazioni sulla situazione del
cosiddetto “superinps” . tra queste, vale la pena sottolineare il dato relativo
al calo di pensionamenti nel 2012:
un -35,5% dei nuovi assegni
registrato nei primi nove mesi di quest’anno, rispetto allo stesso periodo del
2011. Un risultato degno di nota che è il frutto, secondo il Presidente
dell’Inps, del combinato disposto della riforma Damiano del 2007 (che
introdusse quota 96) e di quella Sacconi del 2011 (che introdusse la finestra
mobile di un anno). Questi risultati non sono
da collegare all’ultima riforma del ministro Fornero, che farà sentire
successivamente i suoi effetti.
http://cesaredamiano.wordpress.com/2012/10/21/pensioni-risparmi-vadano-a-esodati/
[2]
Chi disinforma chi?
Vale la pena di
evidenziare che lo studio elaborato dall’Ufficio parlamentare di bilancio (UPB)
Il
dibattito sulla flessibilità pensionistica usa dati di
EUROSTAT, oblitera completamente la riforma SACCONI con la riforma Fornero,
analizza gli andamenti divergenti degli occupati anziani e degli occupati
giovani individuando tre “rotture” in corrispondenza delle riforme
pensionistiche “Maroni” (Berlusconi-Maroni) del 2004, “Prodi” (Prodi-Damiano)
del 2007 e “Fornero” (Monti-Fornero) del 2011, e l’autore Nicola Salerno non
avverte neppure un campanello d’allarme quando cita la “terza rottura” legandola
alla riforma Fornero e scrive di “2011-2012”, quando si sa bene che il governo
Monti è arrivato nel novembre 2011 e la riforma Fornero, decisa in dicembre,
viene applicata dall’1 gennaio 2012 (ma i suoi effetti, secondo il precedente
presidente dell’INPS, Antonio Mastrapasqua, si dispiegano dal 2013[cfr. nota 1]),
e quindi nel 2011 gli effetti non possono che essere quelli prodotti dalla severa
riforma Sacconi (DL 78 del 31 maggio 2010, L. 122/2010, art.12), completamente
obliterata (almeno formalmente, visto che egli dichiara a Carlo Clericetti, su
mia sollecitazione, che ha considerato la riforma SACCONI) per effetto di una specie
di ingiustificabile damnatio memoriae.[1
o 2]
Di chi è la colpa della totale
obliterazione? Di EUROSTAT o dell’UPB? In ogni caso, di chiunque sia la colpa,
è preoccupante che due importanti Organi pubblici, deputati a diffondere
informazioni corrette, veicolino notizie false, fake news, bufale. Ancor più preoccupante se lo schema errato
appena descritto è il medesimo contenuto nello studio Boeri-Garibaldi-Moen “WorkINPS
Papers A clash of generations? Increase in
Retirement Age and Labor Demand for Youth”.
UPB - Il dibattito sulla flessibilità pensionistica
[3] Anche
Wikipedia partecipa alla congiura del silenzio: non contempla la
voce “Riforma delle pensioni Sacconi”. Intendevo crearla, ma per impratichirmi
sul particolare programma di scrittura Wikipedia ho prima provveduto a
modificare la voce Wikipedia esistente “Riforma delle pensioni Fornero”, che
era molto carente, introducendo il capitolo 4 Legislazione pensionistica dal 2010: Riforme Sacconi e
Fornero, ma tale modifica è stata in buona parte eliminata da un
volontario-amministratore piuttosto maleducato e arrogante - che sta lì da anni
ma del quale non esiste neppure un profilo -, poiché, a suo avviso, i paragrafi
Analisi comparativa riforma Sacconi vs riforma Fornero
e l’istruttivo Comunicazioni tra il Governo italiano e
l'Unione Europea (circa il quale sto elaborando un altro documento con
notizie e soprattutto nessi molto difficilmente reperibili in Rete, per
smentire false convinzioni su ciò che è avvenuto nella scorsa legislatura,
fatte proprie da quasi 60 milioni di Italiani) non erano conformi alle “strane”
regole di Wikipedia, che non ammettono la parola “analisi” (“Wikipedia non fa
analisi!” è il ritornello di tutti i volontari-amministratori), né contributi
originali, ma soltanto di seconda o, ancor meglio, di terza mano, né verità se
condivise da una minoranza, ed invece – incredibile ma vero - bugie se
condivise dalla maggioranza. Allora ho rinunciato (per ora).
[4]
Risparmi dalle riforme pensionistiche dal 2004
Per quanto attiene alla
spesa pensionistica, (i) l’importo ufficiale che costituisce il numeratore del
rapporto con il Pil include 90 mld di voci spurie: spesa assistenziale, TFR e
50 mld di imposte, che è una partita di giro; al netto di tali voci, il
rapporto spesa pensionistica/Pil scende dal 16% al 12%; e (ii) i risparmi di
spesa dopo le varie riforme dal 2004 (Maroni, il cui ‘scalone’ è stato abolito
da Damiano, Damiano, Sacconi e Fornero) sono stati dalla Ragioneria Generale
dello Stato (RGS) quantificati in 900 mld fino al 2060 e ascritti, tagliando
istituzionalmente la testa al toro della disinformazione sulle pensioni, solo
per circa un terzo del totale alle riforme dal 2011 (modifiche della riforma
Sacconi e riforma Fornero) e quindi per meno di un terzo ascrivibili alla
riforma Fornero.[1 o 2]
Nota
in calce
Ho inviato
l’articolo anche al Prof. Alberto Brambilla, esperto di previdenza, dopo aver
letto un suo articolo pubblicato sul Corriere
della Sera e riportato dal sito di cui è presidente, Itinerari Previdenziali. Da esso, ho scoperto una cosa che non
sapevo esattamente: che EUROSTAT riporta pari pari i dati forniti dall’ISTAT,
per cui avrei dovuto scrivere ISTAT e non EUROSTAT.
Pensioni, la congiura del silenzio di
sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero
Da: v
Data: 19/12/2017
23:49
A: flavia.brambilla@itinerariprevidenziali.it
ALLA C.A. DEL
PROF. ALBERTO BRAMBILLA E DI DOMENICO COLMEGNA
Ho letto l'articolo “Numeri corretti all’Europa per tutelare i veri pensionati”: sono d'accordo, tranne che sulla riforma Fornero.
Finora, ho solo ascoltato il Prof. Brambilla una sola volta, recentemente, alla
radio, non vorrei includerlo come ennesimo esperto "amico" che
sopravvaluta gli effetti della riforma Fornero (pochi giorni fa ho dovuto
scrivere anche al Prof. Pizzuti[1]). Allego l'ultimo mio post sulle pensioni,
ma nel testo ce ne sono altri.
[1] Email
al Prof. Felice Roberto Pizzuti_Pensioni
Pensioni: SACCONI molto più di Fornero
Da: v
Data: 13/12/2017 20:37
A: feliceroberto.pizzuti@uniroma1.it
Egr.
Prof. Pizzuti,
Ho
letto con grande sorpresa questo passo del Suo ultimo articolo su
Sbilanciamoci, intitolato “La ‘bomba sociale’ delle
pensioni”:
“Il forte e
crescente aumento dell’età di pensionamento deciso con la riforma Fornero –
aggravato dal suo incongruo adeguamento automatico alla vita media attesa che
la porterà a 67 anni dal 2019”.
Constato
con costernazione che anche Lei è tra i quasi 60 milioni di vittime della damnatio memoriae della riforma SACCONI,
poiché a portare l’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni dal 2019 è la
riforma SACCONI. E a introdurre l’adeguamento automatico dell’età di
pensionamento all’aspettativa di vita è sempre la riforma SACCONI, col comma
12bis dell’art. 12 della legge 122/2010.
Mi
permetto, pertanto, di trasmettere anche a Lei:
Pensioni: notizie false (fake news)
Spero
che anche Lei voglia contribuire a fare chiarezza sulla paternità delle norme
pensionistiche.
Cordiali
saluti,
V.
***
Destinatari
17/12/2017 23:48
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18/12/2017 00:11
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(n.
48)
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(n. 50)
18/12/2017 14:52 - Commissione Lavoro Senato
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(n.
50)
18/12/2017 20:24
- Commissione Lavoro Camera dei
Deputati
damiano_c@camera.it, polverini_r@camera.it,
rizzetto_w@camera.it, bosco_a@camera.it, simonetti_r@camera.it, airaudo_g@camera.it, albanella_l@camera.it, arlotti_t@camera.it, auci_e@camera.it, baldassarre_m@camera.it, baldelli_s@camera.it, baruffi_d@camera.it, boccuzzi_a@camera.it, casellato_f@camera.it, catalano_i@camera.it, chimienti_s@camera.it, ciprini_t@camera.it, cominardi_c@camera.it, dallosso_m@camera.it, dellai_l@camera.it, disalvo_t@camera.it, fedriga_m@camera.it, fontana_c@camera.it, garnerosantanche_d@camera.it, giacobbe_a@camera.it, gnecchi_m@camera.it, gribaudo_c@camera.it, incerti_a@camera.it, laboccetta_a@camera.it, lavagno_f@camera.it, lombardi_roberta@camera.it, maestri_p@camera.it, martelli_g@camera.it, miccoli_m@camera.it, mottola_g@camera.it, paris_v@camera.it, piccolo_giorgio@camera.it, pizzolante_s@camera.it, prataviera_e@camera.it, rostellato_g@camera.it, rotta_a@camera.it, tinagli_i@camera.it, tripiedi_d@camera.it, zappulla_g@camera.it
(n.
44)
19/12/2017 20:57
segreteria.landini@cgil.it, segreteria.bascotto@cgil.it, segreteria.colla@cgil.it, segreteria.dettori@cgil.it, segreteria.fracassi@cgil.it, segreteria.ghiselli@cgil.it, segreteria.martini@cgil.it, segreteria.massafra@cgil.it, segreteria.scacchetti@cgil.it, posta@filcams.cgil.it, nazionale@filctemcgil.it, ufficiostampa@filleacgil.it, segr.gen@filtcgil.it, organizzazione@filtcgil.it, ufficio.stampa@filtcgil.it, organizzazione@fiom.cgil.it, g.polo@fiom.cgil.it, c.scarcelli@fiom.cgil.it, quadri@fisac.it, portale@fisac.it, organizzazione@fisac.it, flai-nazionale@flai.it, organizzazione@flcgil.it, federconsumatori@federconsumatori.it, nidil@nidil.cgil.it, comunicazione@nidil.cgil.it, organizzazione@uil.it, contrattazione.polsettoriali@uil.it, politicheeconomiche@uil.it, polterritoriali@uil.it, fiscoprevidenza@uil.it, nuovowelfare@uil.it, bilancio@uil.it, ufficio.stampa@cisl.it, redazione.sito@cisl.it, labortv@cisl.it, conquiste_lavoro@cisl.it, femca.nazionale@cisl.it, femca.comunicazione@cisl.it, nazionale@flaeicisl.org, federazione.filca@cisl.it, federazione.fistel@cisl.it, federazione.fai@cisl.it, fp@cisl.it, cisl.scuola@cisl.it, segrge.slp@cisl.it, segrag.slp@cisl.it, pierangelo.raineri@fistcisl.it, rosetta.raso@fistcisl.it, mattia.pirulli@fistcisl.it
(n. 50)
19/12/2017 23:49
flavia.brambilla@itinerariprevidenziali.it,
alla c.a. del Prof. Alberto Brambilla e di Domenico
Colmegna
20/12/2017
23:45
giorgio.tonini@senato.it, pietro.langella@senato.it, barbara.lezzi@senato.it, andrea.mandelli@senato.it, antonio.dali@senato.it, riccardo.villari@senato.it, simona.vicari@senato.it, boccia_f@camera.it, fanucci_e@camera.it, palese_r@camera.it, galli_g@camera.it, giorgetti_a@camera.it, prestigiacomo_s@camera.it, tabacci_b@camera.it, federazione_fit@cisl.it, g.dellepiane@cisl.it, info@firstcisl.it, cisl.ricerca@mclink.it, info@cisluniversita.it, fns@cisl.it, cislmedici@cisl.it, fondazionedivittorio@fdv.cgil.it, segreteria@fdv.cgil.it, info@fondazionebrodolini.it, redazione@ingenere.it, info@fondazioneconilsud.it, salesisaia@libero.it,
feliceroberto.pizzuti@uniroma1.it,
mario.deaglio@unito.it, paolo.pini@unife.it, francesco.daveri@unicatt.it, giulio.sapelli@unimi.it, andrea.terzi@unicatt.it, emiliano.brancaccio@unisannio.it,
realfonzo@unisannio.it, gustavo.piga@uniroma2.it, leonardo.becchetti@uniroma2.it,
giorgio.lunghini@iusspavia.it, stefano.lucarelli@unibg.it, alessandra.rossi@unisi.it, federico.losurdo@uniurb.it, daniele.manacorda@uniroma3.it, giovanniandrea.cornia@unifi.it, alberto.cassone@unipmn.it, pagano@unisi.it, eluezza@liuc.it, veronica.canalella@sp.unipmn.it, lia.fubini@unito.it, info@finansol.it, luini@unisi.it
(n. 50)
24/12/2017 18:30
grr@rai.it
Alla
c.a. di Noemi Giunta, Massimo Giacomini, Amerigo Mancini, Stefano Marcucci
p.c.
Direttore Gerardo Greco
25/12/2017
michele.reitano@uniroma.it,
carlo.cottarelli@unicatt.it
30/12/2017 00:56
confcommercio@confcommercio.it, redazione@confcommercio.it, inapa@inapa.it,
caaf@mail.confartigianato.it, ancos@confartigianato.it, anap@confartigianato.it, cna@cna.it,
associazione@acu.it, adiconsum@adiconsum.it, aduc@aduc.it, info@adusbef.it,
mail@cittadinanzattiva.it, info@codacons.it, segreteria@confconsumatori.it,
federconsumatori@federconsumatori.it, utenza@legaconsumatori.it,
info@movimentoconsumatori.it, info@mdc.it, info@consumatori.it, redazione@roars.it,
info@lacittafutura.it, italia@attac.org, redazione@doppiozero.com,
vocidallagermania@gmail.com, info@materialismostorico.it, ondarossa@ondarossa.info,
lalentesulfisco@alservizi.it, info@eutekne.it, ilariabifarini@gmail.com,
amministrazione@istitutoonoratodamen.it, redazione@lentepubblica.it, tonino@sinistrainrete.info,
fusaro@filosofico.net, redazione@minimaetmoralia.it
02/01/2018 21:02
galli_giampaolo@camera.it, gnecchi_m@camera.it, democratica@partitodemocratico.it, nicola.salerno@upbilancio.it, stefano.syloslabini@enea.it, biagio.bossone@gmail.com, info@neodemos.it, info@comune-info.net
03/01/2018 15:22
info.baec@unisi.it, michelangelo.vasta@unisi.it, didattica.sem@unisi.it, urp@unisi.it, dipartimento.deps@unisi.it, massimo.dantoni@unisi.it, salvatore.bimonte@unisi.it, carlo.zappia@unisi.it, stefano.vannucci@unisi.it, nicola.dimitri@unisi.it, mauro.caminati@unisi.it, federico.crudu@unisi.it, roberto.dipietra@unisi.it, luigi.bosco@unisi.it, federico.barnabe@unisi.it, caterina.pisani@unisi.it, giuseppe.grossi@unisi.it, massimo.defrancesco@unisi.it, stefano.bartolini@unisi.it, tania.groppi@unisi.it, riccardo.mussari@unisi.it, antonia.irace@unisi.it, alberto.battistini@unisi.it, martina.cioni@unisi.it, maurizio.pompella@unisi.it, tiziano.razzolini@unisi.it, claudio.boido@unisi.it, antonella.brozzetti@unisi.it, franco.fineschi@unisi.it, ruggero.bertelli@unisi.it, sergio.cesaratto@unisi.it, mauro.camelia@unisi.it, mariapia.maraghini@unisi.it, claudia.faleri@unisi.it, massimiliano.montini@unisi.it, ruggiero@unisi.it, anna.paris@unisi.it, lorenzo.zanni@unisi.it, franca.borgogelli@unisi.it, ugo.pagano@unisi.it, roberto.dipietra@unisi.it, angelo.riccaboni@unisi.it, alessandro.giovannini@unisi.it, ernesto.screpanti@unisi.it, daniele.ciravegna@unito.it, jerome.adda@unibocconi.it, barbara.alemanni@unibocconi.it, anna.arcari@unibocconi.it, giuseppe.attanasi@unibocconi.it, andrea.beltratti@unibocconi.it
(n. 44+1+5)
03/01/2018 15:30
sergio.beretta@unibocconi.it, mauro.bini@unibocconi.it, valentina.bosetti@unibocconi.it, laura.bottazzi@unibocconi.it, maristella.botticini@unibocconi.it, franco.bruni@unibocconi.it, elena.carletti@unibocconi.it, stefano.caselli@unibocconi.it, silvano.corbella@unibocconi.it, paoloantonio.cucurachi@unibocconi.it, maurizio.dallocchio@sdabocconi.it, giacomo.delaurentis@unibocconi.it, pierluigi.fabrizi@unibocconi.it, michael.faveremarchesi@unibocconi.it, carlo.favero@unibocconi.it, pierpaolo.ferrari@unibocconi.it, sandro.frova@unibocconi.it, gianluca.fusai@unibocconi.it, giampaolo.gabbi@sdabocconi.it, giovanni.garegnani@unibocconi.it, nicola.gennaioli@unibocconi.it, francesco.giavazzi@unibocconi.it, miles.gietzmann@unibocconi.it, mario.gilli@unibocconi.it, massimo.guidolin@unibocconi.it, giuliano.iannotta@unibocconi.it, eliana.laferrara@unibocconi.it, massimiliano.marcellino@unibocconi.it, mario.massari@unibocconi.it, pietro.mazzola@unibocconi.it, tommaso.monacelli@unibocconi.it, fulvio.ortu@unibocconi.it, marco.ottaviani@unibocconi.it, gianmarco.ottaviano@unibocconi.it, sergio.paci@unibocconi.it, fausto.panunzi@unibocconi.it, nicola.pavoni@unibocconi.it, roberto.perotti@unibocconi.it, michele.polo@unibocconi.it, ugo.pomante@unibocconi.it, angelo.porta@unibocconi.it, annalisa.prencipe@unibocconi.it, enrico.rettore@unibocconi.it, roncoroni.andrea@unibocconi.it, rossi.stefano@unibocconi.it, francesco.saita@unibocconi.it, antonio.salvi@unibocconi.it, fabiano.schivardi@unibocconi.it, andrea.sironi@unibocconi.it, guido.tabellini@unibocconi.it
(n. 50)
03/01/2018 15:33
vincenzo.acciaro@unich.it, stefano.agostinone@unich.it, simona.alberici@unich.it, e.angelini@unich.it, d.angelozzi@unich.it, flavia.antonacci@unich.it, paola.antonelli@unich.it, i.arzoumanidis@unich.it, bagnai@unich.it, nbasilico@virgilio.it, giulia.bellante@unich.it, f.belloc@unich.it, benedett@unich.it, l.berardi@unich.it, marianna.cappucci@unich.it, c.costantini@unich.it, s.carpi@unich.it, alfredo.cartone@unich.it, cavuta@unich.it, c.ceci@unich.it, carloalberto.ciaralli@unich.it,
eleonora.ciccone@unich.it, cichelli@unich.it, katia.colaneri@unich.it, france.desposito@tin.it, dario.dingiullo@unich.it, emanuele.deangelis@unich.idifabio@unich.it, simone.dinardo@unich.it, f.divincenzo@unich.it, b.falzago@unich.it, maura.fancello@unich.it, fabrizio.ferrari@unich.it, fioravanti@unich.it, matteo.foglia@unich.it, fuschit, decrist@unich.it, m.delgatto@unich.it, fausto.dibiase@unich.it, silvia.dicesare@unich.it, angela.@unich.it, serena.galeazzi@unich.it, oscar.genovesi@unich.it, serena.giampietro@unich.it, fabrizio.giulimondi@unich.it, ippoliti@unich.it, l.liberatore@unich.it
(n.
46)
03/01/2018 15:34
carlo.mancini16@gmail.com, flaminia.marasa@unich.it, carlo.mari@unich.it, amarra@unich.it, smarzioni@luiss.it, cmeo@unich.it, daniele.mezzapelle@unich.it, morgante@unich.it, r.mosca@unich.it, luca.moscardelli@unich.it, nissi@unich.it, alessandra.ortolano@unich.it, giuseppina.pagliuca@unich.it, a.pandimiglio@unich.it, parton@unich.it, claudiopattara1@gmail.com, l.petti@unich.it, laura.pincione@unich.it, postigli@unich.it, francescapucci3@gmail.com, d.quaglione@unich.it, a.raggi@unich.it, d.raucci@unich.it, m.rea@unich.it, antonio.rinaldi@unich.it, marco.rubino@unich.it, nicolino.salvatorelli@unich.it,
salvioni@unich.it, sarra@unich.it, asarra@dmqte.unich.it, ernesto@unich.it, carla.scaglione@unich.it, mariaelena.sciarra@unich.it, d.sciulli@unich.it, fscozzari@unich.it, a.simboli@unich.it, m.spallone@unich.it, r.taddeo@unich.it, anna.tambascia@unich.it, l.tarquinio@unich.it, luca.tomassini@unich.it, d.valentinetti@unich.it, valentin@unich.it, yllka.velaj@unich.it, p.vitale@unich.it, lucazarrilli@iol.it
(n.
45)
03/01/2018 16:56
mauro.sciarelli@unina.it,
mauro.calise@unina.it, donata.mussolino@unina.it,
antonella.miletti@unina.it, antonio.blandini@unina.it, cristiana.fiengo@unina.it, luigi.fiorillo@unina.it, mariorosario.lamberti@unina.it,
paola.coppola@unina.it, alberto.mula@unina.it, marco.maffei@unina.it, alberto.kunz@unina.it, alessandra.allini@unina.it, roberto.vona@unina.it, cristina.mele@unina.it, tiziana.russospena@unina.it, pierpaolo.testa@unina.it, concettamaria.pontecorvo@unina.it,
ernesto.briganti@unina.it, consiglia.botta@unina.it, roberta.marino@unina.it, renato.briganti@unina.it, nadia.netti@unina.it, giancarlo.devivo@unina.it, luigi.cantone@unina.it, paolo.calvosa@unina.it, giovanna.dilorenzo@unina.it, domenico.curcio@unina.it, isabellamaria.declemente@unina.it,
vincenzo.scalzo@unina.it, marialaura.pesce@unina.it, ciro.tarantino@unina.it, antonio.acconcia@unina.it, ornellawanda.maietta@unina.it, edoardo.diporto@unina.it, luigimaria.sicca@unina.it, stefano.consiglio@unina.it, gianluigi.mangia@unina.it, adele.caldarelli@unina.it, riccardo.vigano@unina.it, roberto.maglio@unina.it, raffaele.sibilio@unina.it, luigi.dambra@unina.it, roberta.siciliano@unina.it, alessandra.bulgarelli@unina.it,
mariacarmela.schisani@unina.it
(n. 46)
04/01/2018 21:40
direttore.desp@uniurb.it, mary.braga@uniurb.it, alessandro.berti@uniurb.it, gian.bischi@uniurb.it, viviana.bonazzoli@uniurb.it, giorgio.calcagnini@uniurb.it, francesca.cesaroni@uniurb.it, massimo.ciambotti@uniurb.it, mara.delbaldo@uniurb.it, ilvo.diamanti@uniurb.it, laura.gardini@uniurb.it, fabio.musso@uniurb.it, alessandro.pagano@uniurb.it, tonino.pencarelli@uniurb.it, mario.pianta@uniurb.it, laerte.sorini@uniurb.it, luciano.stefanini@uniurb.it, giuseppe.travaglini@uniurb.it, elena.vigano@uniurb.it, antonello.zanfei@uniurb.it, s.azzara@uniurb.it, giuseppe-pisauro@upbilancio.it,
chiara.goretti@upbilancio.it,
alberto.zanardi@upbilancio.it,
, luca.rizzuto@upbilancio.it, sergio.denardis@upbilancio.it, flavio.padrini@upbilancio.it, mariarosaria.marino@upbilancio.it,
stella.caporale@upbilancio.it, pasquale.ciocia@upbilancio.it, cecilia.frale@upbilancio.it, stefania.gabriele@upbilancio.it,
francesca.gastaldi@upbilancio.it,
lucio.landi@upbilancio.it, mariacristina.mercuri@upbilancio.it,
carmine.pappalardo@upbilancio.it,
corrado.pollastri@upbilancio.it,
nicola.salerno@upbilancio.it
(n. 38)
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