A causa delle avarie frequenti della
piattaforma IlCannocchiale, dove - in
4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko
ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente.
O, meglio, di tenermi
pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di
5 al giorno) con quelli nuovi.
Post n. 538 del 28-02-15 (trasmigrato da
IlCannocchiale.it)
Dialogo sul
surplus commerciale eccessivo e il taglio dei salari
Introduzione
Nel
2013, cioè prima del decreto Poletti, contrariamente
all'opinione corrente, la flessibilità del lavoro in Italia era in linea
con la media OCSE.
L'Italia
presenta da vent'anni (ad eccezione di un paio d’anni) un avanzo primario (al
netto degli interessi) ed ha una spesa primaria che è in linea con la media
UE28 e che andrebbe soltanto riqualificata.
Quando
nel 2003-2005 la Germania (in crisi, era definita il malato d’Europa) ha varato
la riforma del lavoro, ha ottenuto di sforare per 3 anni consecutivi il limite
del 3% del rapporto deficit/Pil,
beneficiando così di alcune decine di miliardi supplementari per finanziare le misure
connesse; all’Italia, invece, la Commissione europea, dominata dalla
Germania, non lo permette, ed anzi applica in maniera più che rigorosa la
formula che essa stessa ha giudicato inaffidabile del pareggio strutturale, che
secondo alcuni analisti l’Italia avrebbe già conseguito.
In Germania, i mini job sono
integrati dal Rmg e dal sussidio all’affitto, che sono aiuti surrettizi di
Stato, vietati dal trattato UE; e che, in assenza di meccanismi compensativi
del sistema strutturale Euro, costituiscono concorrenza sleale rispetto ai partner dell’Eurozona, stante una moneta
comune - l'Euro - che impedisce sia la rivalutazione della moneta del Paese in
avanzo commerciale, la Germania, come avverrebbe se ci fosse ancora il Marco,
sia ai Paesi in disavanzo di poter svalutare, come avverrebbe se avessero
ancora la loro moneta.
La situazione infrastrutturale della Germania è molto inferiore a quella
della Francia, quindi ci sarebbe necessità e spazio per gli investimenti
pubblici; superiore invece la crescita delle disuguaglianze, a causa della
deflazione dei salari.
Infine,
c’è il macigno esiziale del surplus commerciale eccessivo, poiché: a) la
Germania viola da anni il limite del 6%, già di per sé sovradimensionato e
fatto su misura della Germania dalla prona Commissione europea; b) si rifiuta
di ridurlo, attraverso misure interne di reflazione (aumento dei salari e degli
investimenti pubblici in infrastrutture), che produrrebbe un aumento del suo
benessere nazionale; c) rifiuta non solo le sanzioni ma persino le critiche,
facendo finta di non sapere che un’unione valutaria non ottimale (cioè tra
economie disomogenee) può sopravvivere soltanto se contempla anche
trasferimenti fiscali o, in loro mancanza, sanzioni severe dei surplus delle
partite correnti; e d) impone quindi alla Commissione europea di perseguire e
attuare il riequilibrio solo a spese dei Paesi in disavanzo commerciale,
attraverso le asserite salvifiche riforme strutturali (deflazione dei costi, in
particolare dei salari).
***
Dialogo
Riporto
uno stralcio di una discussione sul surplus commerciale eccessivo, che è il
vero macigno sulla strada accidentata dell’Eurozona, e sul taglio dei salari,
tra me e il sedicente ingegnere elettrico Gorby7,
un tagliatore compulsivo dei salari (degli altri), su cui in modo maniacale scrive da (almeno) quattro anni,
purtroppo gli utili idioti dei ricchi sono milioni o forse miliardi, svoltasi
nel mese di dicembre 2014, nel blog di Carlo Clericetti su Repubblica, in calce al post
seguente:
Carlo Clericetti
- 13 DIC 2014


magnagrecia7 17 dicembre
2014 alle 15:34
@vincenzoaversa (16 dicembre 2014 alle 17:21)
Citazione: “la scelta della Commissione è quella di continuare con le politiche di austerità, volte a comprimere ulteriormente la domanda interna, spingendo i Paesi ad inseguire una illusoria "export-led growth".”
Citazione: “la scelta della Commissione è quella di continuare con le politiche di austerità, volte a comprimere ulteriormente la domanda interna, spingendo i Paesi ad inseguire una illusoria "export-led growth".”
Vincenzo, Adam Smith è
d’accordo con te, anzi rincara la dose:
ISPI-Istituto per gli
studi di politica internazionale
Se la Germania impoverisce i suoi vicini
Giovedì, 14 Novembre 2013 - Antonio Villafranca
In economia si afferma che le politiche economiche di un paese “impoveriscono il proprio vicino” quando mirano a rilanciare la crescita e l’occupazione interna attraverso una riduzione delle importazioni e il rilancio delle esportazioni. Tradizionalmente questo avviene soprattutto attraverso barriere - tariffarie o non - all’ingresso di prodotti stranieri o mediante una svalutazione competitiva. Già Adam Smith aveva messo in guardia sul pericolo di un approccio mercantilista che può condurre a guerre commerciali o se si preferisce, in termini di teoria dei giochi, a una strategia “lose-lose” in cui anche lo stesso paese che inizia la “guerra” prima o poi è destinato a rimetterci.
Si tratta quindi di un fatto grave a livello di commercio internazionale. E lo diventa ancora di più quando si realizza all’interno di un mercato unico, soprattutto se in esso circola la stessa moneta. In quest’ultimo caso non si possono certo utilizzare né la svalutazione competitiva, né tanto meno le barriere all’entrata, ma ci sono altri strumenti. Si può agire sui fattori che incidono maggiormente sulla competitività, ovvero la produttività del lavoro e il livello dei salari/prezzi. È quello che ha fatto con matematica precisione la Germania negli ultimi 10 anni, e quello che non hanno saputo fare i paesi “periferici” dell’Eurozona, Italia ovviamente inclusa.
Va detto che l’utilizzo di questi strumenti non comporta di per sé una nota di demerito. Anzi, il miglioramento della competitività dovrebbe essere non “un” ma “il” fine ultimo della politica economica di un paese, perché è proprio da questo che dipende la sostenibilità della crescita futura e il raggiungimento di adeguati livelli occupazionali. Il problema non è quindi la politica in sé, certamente meritoria, quanto piuttosto la dimensione che questa può assumere. Se si esagera, la propria crescita risulta sbilanciata e i vicini, anche per loro demeriti, ne risultano schiacciati.
Tutto ciò è tanto peggiore quanto più deboli sono i propri vicini, soprattutto in un’unica area monetaria. Il rischio è che prima o poi queste tensioni portino al crollo dell’area stessa. In questa logica l’”Alert Mechanism Report 2014” pubblicato dalla Commissione il 13 novembre ha formalizzato quello che si sapeva da tempo: la divergenza economica nell’Eurozona è eccessiva. A lungo andare ciò potrebbe infatti risultare incompatibile con l’esistenza stessa della moneta unica, soprattutto se non esistono efficaci sistemi redistributivi che compensino in qualche misura i paesi perdenti. Il Report è frutto delle direttive e regolamenti del cosiddetto “Six Pack” che nel novembre del 2011 ha introdotto la “Macroeconomic Imbalance Procedure” (MIP), ovvero un insieme di 11 indicatori (dal saldo delle partite correnti al costo della forza lavoro, dal debito pubblico a quello dei privati) che guardano all’intero quadro macroeconomico di un paese. Prendendo lo specifico indicatore per cui la Germania è oggi sotto accusa - il saldo delle partite correnti - va rilevato che nella MIP i saldi negativi non vengono, giustamente, considerati alla stregua di quelli positivi. Un paese è infatti in deficit commerciale eccessivo se - in media negli ultimi tre anni - questo supera il 4% rispetto al Pil, mentre deve spingersi oltre il 6% per essere accusato di surplus eccessivo.
Quando in Europa si fissano dei target percentuali, si è sempre tentati di chiedersi perché sia stato scelto proprio quel valore. La questione della “stupidità” o meno del famoso target del 3% del rapporto deficit/Pil è ormai un vero e proprio “ever-green”. Nel caso invece del 6% del surplus commerciale, la risposta appare decisamente più chiara. Quando nel 2011 è stata approvato il “Six Pack”, la Germania presentava un surplus pari al 5,9% in media per il triennio 2009-2011; è bastato un leggerissimo arrotondamento del target per confermare la potente Germania quale paese “virtuoso”. Ma Berlino non ha saputo resistere alla tentazione di esagerare e quest’anno toccherà quota 7%, spingendo la media a tre anni al 6,5% e rendendo così inevitabile l’avvio di una “in-depth review” da parte della Commissione. Quindi entro la prossima primavera la Commissione dovrà verificare se tale squilibrio è davvero grave, pena il possibile avvio di una procedura per squilibrio eccessivo, che può anche portare ad un deposito cauzionale dello 0,1% del Pil e, come extrema ratio, a una sanzione.
La prima reazione tedesca non è delle più promettenti. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha sottolineato che non si può criticare la Germania per aver fatto troppo bene i compiti a casa, anche perché molti paesi europei forniscono semilavorati all’industria tedesca, beneficiando così del suo successo commerciale. Una reazione in parte condivisibile dal punto di vista economico, ma anche comprensibile da quello politico tenuto conto del delicato passaggio istituzionale tedesco, con la Merkel impegnata a far quadrare il cerchio nella negoziazione con la SPD sulla nuova Grosse Koalition. Cionondimeno, si tratta di una reazione che riflette una leadership tedesca a corrente alternata ed esercitata di malavoglia. Probabilmente l’impatto peggiore di questa situazione è quello che tocca i cittadini, tedeschi e non, che sono destinatari di informazioni tanto sbandierate quanto incomplete e imprecise. Un rischio non da poco in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo che daranno libero sfogo al sentimento euroscettico che dilaga in Europa.
È compito della Commissione contribuire a disinnescare questo meccanismo facendo chiarezza una volta per tutte sull’impatto che le politiche interne dei singoli stati membri stanno avendo sugli altri. Ed è evidente che la quantificazione di tutti i possibili impatti risulterà estremamente difficile, se non addirittura impossibile. Si pensi, ad esempio, a come il rapporto privilegiato che da anni la Germania ha stretto con la Russia (soprattutto mediante il Nord Stream) influenzi la sicurezza di approvvigionamento del gas in Europa. Sarebbe opportuno, quantomeno, una chiara elencazione di tutte le possibili “esternalità”, quantificabili o meno, positive o negative che siano. Le “in-depth reviews” che la Commissione presenterà il prossimo aprile dovrebbero essere costruite proprio a partire da questa esigenza.
In quest’ottica vale infine la pena ricordare che sbaglierebbe chi in Italia - o in altri paesi in difficoltà - cantasse vittoria per lo sforamento tedesco. Approfittarne, ad esempio, per richiedere un ammorbidimento della stretta sui conti pubblici rischierebbe di essere una strategia inefficace e fuorviante. Non farebbe altro che rafforzare l’alibi dei paesi “virtuosi” sulla inaffidabilità dei paesi periferici. La questione va invece affrontata per quella che è. Non è possibile avere un’unione monetaria con economie sempre più divergenti e meccanismi anti-shock ancora inadeguati. La Germania è chiamata a spiegare chiaramente - ancor di più se riuscirà ad esprimere il prossimo presidente della Commissione - in che modo intende porvi rimedio.
Antonio Villafranca, ISPI Senior Research Fellow.
http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/se-la-germania-impoverisce-i-suoi-vicini-9425
Se la Germania impoverisce i suoi vicini
Giovedì, 14 Novembre 2013 - Antonio Villafranca
In economia si afferma che le politiche economiche di un paese “impoveriscono il proprio vicino” quando mirano a rilanciare la crescita e l’occupazione interna attraverso una riduzione delle importazioni e il rilancio delle esportazioni. Tradizionalmente questo avviene soprattutto attraverso barriere - tariffarie o non - all’ingresso di prodotti stranieri o mediante una svalutazione competitiva. Già Adam Smith aveva messo in guardia sul pericolo di un approccio mercantilista che può condurre a guerre commerciali o se si preferisce, in termini di teoria dei giochi, a una strategia “lose-lose” in cui anche lo stesso paese che inizia la “guerra” prima o poi è destinato a rimetterci.
Si tratta quindi di un fatto grave a livello di commercio internazionale. E lo diventa ancora di più quando si realizza all’interno di un mercato unico, soprattutto se in esso circola la stessa moneta. In quest’ultimo caso non si possono certo utilizzare né la svalutazione competitiva, né tanto meno le barriere all’entrata, ma ci sono altri strumenti. Si può agire sui fattori che incidono maggiormente sulla competitività, ovvero la produttività del lavoro e il livello dei salari/prezzi. È quello che ha fatto con matematica precisione la Germania negli ultimi 10 anni, e quello che non hanno saputo fare i paesi “periferici” dell’Eurozona, Italia ovviamente inclusa.
Va detto che l’utilizzo di questi strumenti non comporta di per sé una nota di demerito. Anzi, il miglioramento della competitività dovrebbe essere non “un” ma “il” fine ultimo della politica economica di un paese, perché è proprio da questo che dipende la sostenibilità della crescita futura e il raggiungimento di adeguati livelli occupazionali. Il problema non è quindi la politica in sé, certamente meritoria, quanto piuttosto la dimensione che questa può assumere. Se si esagera, la propria crescita risulta sbilanciata e i vicini, anche per loro demeriti, ne risultano schiacciati.
Tutto ciò è tanto peggiore quanto più deboli sono i propri vicini, soprattutto in un’unica area monetaria. Il rischio è che prima o poi queste tensioni portino al crollo dell’area stessa. In questa logica l’”Alert Mechanism Report 2014” pubblicato dalla Commissione il 13 novembre ha formalizzato quello che si sapeva da tempo: la divergenza economica nell’Eurozona è eccessiva. A lungo andare ciò potrebbe infatti risultare incompatibile con l’esistenza stessa della moneta unica, soprattutto se non esistono efficaci sistemi redistributivi che compensino in qualche misura i paesi perdenti. Il Report è frutto delle direttive e regolamenti del cosiddetto “Six Pack” che nel novembre del 2011 ha introdotto la “Macroeconomic Imbalance Procedure” (MIP), ovvero un insieme di 11 indicatori (dal saldo delle partite correnti al costo della forza lavoro, dal debito pubblico a quello dei privati) che guardano all’intero quadro macroeconomico di un paese. Prendendo lo specifico indicatore per cui la Germania è oggi sotto accusa - il saldo delle partite correnti - va rilevato che nella MIP i saldi negativi non vengono, giustamente, considerati alla stregua di quelli positivi. Un paese è infatti in deficit commerciale eccessivo se - in media negli ultimi tre anni - questo supera il 4% rispetto al Pil, mentre deve spingersi oltre il 6% per essere accusato di surplus eccessivo.
Quando in Europa si fissano dei target percentuali, si è sempre tentati di chiedersi perché sia stato scelto proprio quel valore. La questione della “stupidità” o meno del famoso target del 3% del rapporto deficit/Pil è ormai un vero e proprio “ever-green”. Nel caso invece del 6% del surplus commerciale, la risposta appare decisamente più chiara. Quando nel 2011 è stata approvato il “Six Pack”, la Germania presentava un surplus pari al 5,9% in media per il triennio 2009-2011; è bastato un leggerissimo arrotondamento del target per confermare la potente Germania quale paese “virtuoso”. Ma Berlino non ha saputo resistere alla tentazione di esagerare e quest’anno toccherà quota 7%, spingendo la media a tre anni al 6,5% e rendendo così inevitabile l’avvio di una “in-depth review” da parte della Commissione. Quindi entro la prossima primavera la Commissione dovrà verificare se tale squilibrio è davvero grave, pena il possibile avvio di una procedura per squilibrio eccessivo, che può anche portare ad un deposito cauzionale dello 0,1% del Pil e, come extrema ratio, a una sanzione.
La prima reazione tedesca non è delle più promettenti. Il ministro delle Finanze Wolfgang Schäuble ha sottolineato che non si può criticare la Germania per aver fatto troppo bene i compiti a casa, anche perché molti paesi europei forniscono semilavorati all’industria tedesca, beneficiando così del suo successo commerciale. Una reazione in parte condivisibile dal punto di vista economico, ma anche comprensibile da quello politico tenuto conto del delicato passaggio istituzionale tedesco, con la Merkel impegnata a far quadrare il cerchio nella negoziazione con la SPD sulla nuova Grosse Koalition. Cionondimeno, si tratta di una reazione che riflette una leadership tedesca a corrente alternata ed esercitata di malavoglia. Probabilmente l’impatto peggiore di questa situazione è quello che tocca i cittadini, tedeschi e non, che sono destinatari di informazioni tanto sbandierate quanto incomplete e imprecise. Un rischio non da poco in vista delle prossime elezioni del Parlamento europeo che daranno libero sfogo al sentimento euroscettico che dilaga in Europa.
È compito della Commissione contribuire a disinnescare questo meccanismo facendo chiarezza una volta per tutte sull’impatto che le politiche interne dei singoli stati membri stanno avendo sugli altri. Ed è evidente che la quantificazione di tutti i possibili impatti risulterà estremamente difficile, se non addirittura impossibile. Si pensi, ad esempio, a come il rapporto privilegiato che da anni la Germania ha stretto con la Russia (soprattutto mediante il Nord Stream) influenzi la sicurezza di approvvigionamento del gas in Europa. Sarebbe opportuno, quantomeno, una chiara elencazione di tutte le possibili “esternalità”, quantificabili o meno, positive o negative che siano. Le “in-depth reviews” che la Commissione presenterà il prossimo aprile dovrebbero essere costruite proprio a partire da questa esigenza.
In quest’ottica vale infine la pena ricordare che sbaglierebbe chi in Italia - o in altri paesi in difficoltà - cantasse vittoria per lo sforamento tedesco. Approfittarne, ad esempio, per richiedere un ammorbidimento della stretta sui conti pubblici rischierebbe di essere una strategia inefficace e fuorviante. Non farebbe altro che rafforzare l’alibi dei paesi “virtuosi” sulla inaffidabilità dei paesi periferici. La questione va invece affrontata per quella che è. Non è possibile avere un’unione monetaria con economie sempre più divergenti e meccanismi anti-shock ancora inadeguati. La Germania è chiamata a spiegare chiaramente - ancor di più se riuscirà ad esprimere il prossimo presidente della Commissione - in che modo intende porvi rimedio.
Antonio Villafranca, ISPI Senior Research Fellow.
http://www.ispionline.it/it/pubblicazione/se-la-germania-impoverisce-i-suoi-vicini-9425
Vincesko


magnagrecia7 17 dicembre
2014 alle 15:36
Ed anche John Maynard
Keynes:
Disoccupazione e
squilibri commerciali nella zona euro
Pubblicato da keynesblog il 4 luglio 2012 in Economia, eurobancor, Europa
Nel progetto di Keynes una camera di compensazione avrebbe reso costosi i surplus e avrebbe costretto i paesi esportatori a compensarli con maggiori importazioni. Questo tipo di meccanismo sarebbe oggi vitale per l’area dell’euro. Tuttavia a differenza di come lo espone l’articolo di Richard, il progetto keynesiano per Bretton Woods non era basato su dazi, ma su una moneta unica internazionale per il commercio, il bancor, e su meccanismi di punizione, fino alla possibilità di requisire tutti i bancor di un paese in sistematico surplus commerciale. Un meccanismo che non sarebbe quindi difficile applicare alla zona euro, dove una moneta unica c’è già, e di cui abbiamo già parlato. In ogni caso lo scopo è il medesimo: regolare i commerci per evitare squilibri.
http://keynesblog.com/2012/07/04/disoccupazione-e-squilibri-commerciali-nella-zona-euro/
Pubblicato da keynesblog il 4 luglio 2012 in Economia, eurobancor, Europa
Nel progetto di Keynes una camera di compensazione avrebbe reso costosi i surplus e avrebbe costretto i paesi esportatori a compensarli con maggiori importazioni. Questo tipo di meccanismo sarebbe oggi vitale per l’area dell’euro. Tuttavia a differenza di come lo espone l’articolo di Richard, il progetto keynesiano per Bretton Woods non era basato su dazi, ma su una moneta unica internazionale per il commercio, il bancor, e su meccanismi di punizione, fino alla possibilità di requisire tutti i bancor di un paese in sistematico surplus commerciale. Un meccanismo che non sarebbe quindi difficile applicare alla zona euro, dove una moneta unica c’è già, e di cui abbiamo già parlato. In ogni caso lo scopo è il medesimo: regolare i commerci per evitare squilibri.
http://keynesblog.com/2012/07/04/disoccupazione-e-squilibri-commerciali-nella-zona-euro/
Vincesko


gorby07 17 dicembre
2014 alle 16:16
@ Magnagrecia7
>>> Berlino
non ha saputo resistere alla tentazione di esagerare e quest’anno toccherà
quota 7%, spingendo la media a tre anni al 6,5% e rendendo così inevitabile
l’avvio di una “in-depth review” da parte della Commissione>>>......
Io credo che il limite
del 6% del pil sul surplus commerciale valga solo all'interno della zona Euro.
O al massimo verso i paesi UE. Non verso i paesi extra UE.
O al massimo verso i paesi UE. Non verso i paesi extra UE.
Ed io non credo che il
surplus commerciale tedesco verso i paesi dell'Euro superi quel 6%.
Soprattutto negli ultimi anni, nei quali i paesi in difficoltà hanno fortemente contratto le importazioni. […]
Soprattutto negli ultimi anni, nei quali i paesi in difficoltà hanno fortemente contratto le importazioni. […]


magnagrecia7 17 dicembre
2014 alle 20:12
@gorby07 (17 dicembre
2014 alle 16:16)
Le soglie del +6% e -4% sono in totale.
Le soglie del +6% e -4% sono in totale.
Scoreboard Indicators
The headline indicators consist of the following eleven indicators and indicative thresholds, covering the major sources of macroeconomic imbalances:
3 year backward moving average of the current account balance as percent of GDP, with thresholds of +6% and -4% ;
http://ec.europa.eu/economy_finance/economic_governance/macroeconomic_imbalance_procedure/mip_scoreboard/index_en.htm
The headline indicators consist of the following eleven indicators and indicative thresholds, covering the major sources of macroeconomic imbalances:
3 year backward moving average of the current account balance as percent of GDP, with thresholds of +6% and -4% ;
http://ec.europa.eu/economy_finance/economic_governance/macroeconomic_imbalance_procedure/mip_scoreboard/index_en.htm
E’ inutile che tu
furbescamente cambi la pizza. Temo che dopo che la tua teoria ha ricevuto la
solenne, sonora, definitiva bocciatura di Adam Smith e John Maynard Keynes, tu
non possa più aspirare ad ottenere il premio Nobel. Ti conviene tornare a fare
l’elettricista.
Vincesko
PS:
Ad integrazione, per chi fosse interessato:
http://ec.europa.eu/economy_finance/economic_governance/macroeconomic_imbalance_procedure/index_en.htm
Vincesko
Ad integrazione, per chi fosse interessato:
http://ec.europa.eu/economy_finance/economic_governance/macroeconomic_imbalance_procedure/index_en.htm
Vincesko


domenicobasile 17 dicembre
2014 alle 23:04
Gorby07
Ciao,
Hai perfettamente
ragione nella prima parte del tuo post concernente le quote intra e extra UE del
surplus commerciale tedesco. […]


gorby07 18 dicembre
2014 alle 15:30
@ Magnagrecia7
>>> E’
inutile che tu furbescamente cambi la pizza. Temo che dopo che la tua teoria ha
ricevuto la solenne, sonora, definitiva bocciatura di Adam Smith e John Maynard
Keynes, tu non possa più aspirare ad ottenere il premio Nobel. Ti conviene
tornare a fare l’elettricista>>>
Ti ringrazio per
l'invito......
Ma non ho capito quale mia teoria sarebbe stata bocciata.
Ma non ho capito quale mia teoria sarebbe stata bocciata.
Io ho solo detto che,
soprattutto adesso, con il crollo della domanda interna dei paesi in crisi, è
molto improbabile che il surplus commerciale tra la Germania e gli altri paesi
dell'Euro superi il 6% del pil tedesco.
E dubito che questo sia confutabile.
E dubito che questo sia confutabile.
Quanto al fatto se il
tetto del 6% sul surplus valga solo tra i paesi dell'Euro, o
"worldwide", il tuo contributo non ha dipanato il dubbio.
Ed anche Domenicobasile la pensa come me.
Ed anche Domenicobasile la pensa come me.
Ah ma tu forse ti
riferivi alle mei teorie sulla relazione tra domanda interna ed export......
Beh ma quelle teorie sono confermate dalle politiche suggerite da tutti i piani alti.
Ed anche da Krugman (Neokeynesiano), il quale, a Corradino Mineo, disse esplicitamente......
I SALARI ITALIAN E SPAGNOLI SONO PIU' ALTI DI QUELLI TEDSCHI, E DEVONO CALARE.
(Specificando qualche minuto dopo che i salari italiani e spagnoli sono più alti di quelli tedeschi...... tenuto conto delle rispettive produttività)
Beh ma quelle teorie sono confermate dalle politiche suggerite da tutti i piani alti.
Ed anche da Krugman (Neokeynesiano), il quale, a Corradino Mineo, disse esplicitamente......
I SALARI ITALIAN E SPAGNOLI SONO PIU' ALTI DI QUELLI TEDSCHI, E DEVONO CALARE.
(Specificando qualche minuto dopo che i salari italiani e spagnoli sono più alti di quelli tedeschi...... tenuto conto delle rispettive produttività)
Quindi, io direi che
le mie teorie hanno parecchie conferme.


magnagrecia7 18 dicembre
2014 alle 21:08
@gorby07 (18 dicembre
2014 alle 15:30)
Quando ero piccolo si diceva: “Chi non riconosce la propria scrittura è un
asino di natura”. Tu sei un asino… naturale quintuplo: 1. perché – da povero
salariato quale sei - hai sposato la teoria cretina e autolesionistica che
(anche ) in recessione si devono tagliare i salari; 2. perché hai sposato la
teoria cretina e dannosa del surplus delle partire correnti come soluzione
valida per tutti i Paesi insieme (ma questo – si sa - è solo un alibi per
tagliare i salari italiani, che sappiamo essere la tua ossessione); 3. perché, sebbene io abbia linkato le
prove che dimostrano il contrario, hai sposato la tesi cretina e falsa che la
soglia del 6% valga solo per l’Eurozona o l’UE; 4. perché accampi la tesi
cretina e falsa che la Germania non abbia sforato il limite – peraltro
sopravvalutato ad arte per non dar fastidio all’egemone Germania - del 6% come
media del triennio precedente (come ti sarebbe stato noto se tu fossi stato
capace di leggere i link da me prodotti), contraddetta palesemente dalla… mera
minaccia di alert della Commissione Barroso, di cui dettero notizia tutti i
media (e che fece ridere tutti, poiché di fronte allo sforamento oggettivo, che
anche un ragazzino era stato in grado di calcolare, il fantoccio Barroso disse
che avrebbero fatto “un’analisi approfondita”, cfr.
qui, dove è anche scritto che la soglia vale per le esportazioni totali, http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2013-11-13/la-ue-apre-indagine-surplus-bilancio-germania-barroso-italia-ancora-sotto-analisi-132234.shtml); e 5. perché, ammesso e non concesso, visto che non sei in grado di
linkarne la prova (dalla quale si possa capire almeno in quale contesto egli ha
inserito questa scelta, ad esempio nel caso fossero state precluse – per
volontà dell’UE - tutte le altre alternative) che Krugman abbia detto che “i
salari italiani devono calare”, non sono parecchi ma uno solo.
O non sai manco contare? Nel qual caso saresti un asino sestuplo.
Vincesko


magnagrecia7 18 dicembre
2014 alle 21:47
Sul limite del surplus
commerciale eccessivo, segnalo questo articolo che ho trovato interessante,
poiché avvalora ciò che vado affermando da un paio d’anni: che i Tedeschi hanno
imparato bene il detto napoletano del “Chiagne e fotte”, e Der Spiegel, col suo
doppio standard, ne è il vessillifero:
Economic Doghouse:
Complaints about German Exports Unfounded
By Alexander Jung, Christian Reiermann and Gregor Peter Schmitz
November 05, 2013 – 12:00 PM
http://www.spiegel.de/international/business/complaints-about-export-surplus-of-germany-unfounded-a-931607.html
By Alexander Jung, Christian Reiermann and Gregor Peter Schmitz
November 05, 2013 – 12:00 PM
http://www.spiegel.de/international/business/complaints-about-export-surplus-of-germany-unfounded-a-931607.html
Vincesko


gorby07 19 dicembre
2014 alle 01:15
@ Magnagrecia7
Gradirei che evitassi
di aggettivare le mie tesi e teorie come "cretine", cosa che hai
ripetutamente fatto, nel tuo post delle 21,08.
Giusto per non far degenerare la discussione.
Non penserai di essere l'unico a saper usare certe parole.
Le so usare anch'io.
Ma se cominciamo ad usare reciprocamente certi appellativi, certi aggettivi, questo blog diventa un pollaio.
Se pensi che le mie tesi e le mie teorie siano "cretine", allora, faresti meglio a non rispondere affatto ai miei post.
Giusto per non far degenerare la discussione.
Non penserai di essere l'unico a saper usare certe parole.
Le so usare anch'io.
Ma se cominciamo ad usare reciprocamente certi appellativi, certi aggettivi, questo blog diventa un pollaio.
Se pensi che le mie tesi e le mie teorie siano "cretine", allora, faresti meglio a non rispondere affatto ai miei post.
>>> hai sposato
la teoria cretina e autolesionistica che (anche ) in recessione si devono
tagliare i salari>>>......
La mia teoria è
talmente "cretina" che i salari "nominali" li hanno ridotti
in mezza Europa, ed in tutti i piigs tranne l'Italia.
E nel resto d'Europa li hanno congelati.
Allora ?...... Tutti cretini ?
E nel resto d'Europa li hanno congelati.
Allora ?...... Tutti cretini ?
E ti rammento che
certi salari (Per esempio nel settore automotive) li hanno ridotti anche negli
USA.
Negli USA, dove i lavoratori già devono scontare la forte svalutazione del Dollaro, con conseguente forte erosione dei salari reali.
In America è finita l'epoca d'oro del pieno alla macchina che veniva via con pochi Dollari.
Adesso, anche negli USA hanno scoperto l'importanza di avere auto che consumino poco.
Negli USA, dove i lavoratori già devono scontare la forte svalutazione del Dollaro, con conseguente forte erosione dei salari reali.
In America è finita l'epoca d'oro del pieno alla macchina che veniva via con pochi Dollari.
Adesso, anche negli USA hanno scoperto l'importanza di avere auto che consumino poco.
Cretini anche negli
USA ?
>>> accampi
la tesi cretina e falsa che la Germania non abbia sforato il
limite>>>......
Non ho "la
certezza". La mia è solo "una ragionevole ipotesi.
D'altronde, ripeto, adesso, lo scambio commerciale Italia-Germania è a favore dell'Italia per qualche miliardo all'anno.
D'altronde, ripeto, adesso, lo scambio commerciale Italia-Germania è a favore dell'Italia per qualche miliardo all'anno.
>>> non sei
in grado di linkarne la prova (Delle cose dette da Krugman)>>>......
Su questo hai ragione.
Ma non è colpa mia. Io, a suo tempo, salvai il link in archivio. Purtroppo,
hanno tolto dalla rete il video dell'intervista di Mineo a Krugman.
Però, l'ho fatto vedere a tutti sul blog di Stefania Rossini, sulla homepage dell'Espresso.
E l'ha visto anche Sergionero, che frequenta questo blog. Se glielo chiedi, vedrai che confermerà le cose che ha detto Krugman.
Però, l'ho fatto vedere a tutti sul blog di Stefania Rossini, sulla homepage dell'Espresso.
E l'ha visto anche Sergionero, che frequenta questo blog. Se glielo chiedi, vedrai che confermerà le cose che ha detto Krugman.
Purtroppo, Sergionero
ti darà una interpretazione diversa, delle parole di Krugman, di quella che do
io alle stesse parole.
Diciamo che io do a quelle parole una interpretazione "letterale", mentre Sergionero dà a quelle parole una interpretazione che (stranamente) ne ribalta il significato "letterale".
Diciamo che io do a quelle parole una interpretazione "letterale", mentre Sergionero dà a quelle parole una interpretazione che (stranamente) ne ribalta il significato "letterale".
Ma comunque, a parte
le divergenze di interpretazione, Sergionero ti confermerà le parole testuali
di Krugman da me riferite.
>>> non sono
parecchi ma uno solo>>>......
Uno solo.... ma di
peso.
E poi, non è vero che
Krugman è "uno solo".
Hanno ridotto i salari nominali in mezza Europa, ed in tutti i piigs tranne l'Italia......
Mi sembra evidente che Krugman non sia il solo a pensarla in quel modo.
Altrimenti non si spiegherebbero tutte quelle riduzioni dei salari in Europa.
Hanno ridotto i salari nominali in mezza Europa, ed in tutti i piigs tranne l'Italia......
Mi sembra evidente che Krugman non sia il solo a pensarla in quel modo.
Altrimenti non si spiegherebbero tutte quelle riduzioni dei salari in Europa.
La verità è che
Krugman non è affatto "uno solo".
Ai piani alti, ai vertici della UE, della BCE, del FMI, delle principali banche centrali, la pensano tutti come lui.
Ed infatti, dai piani alti, per i paesi in difficoltà, sono venute indicazioni e suggerimenti tutti nella direzione di una riduzione dei salari.
Suggerimenti puntualmente seguiti, in mezza Europa, ed in tutti i piigs tranne l'Italia.
E guarda caso l'Italia è praticamente l'unico paese ad essere ancora in recessione.
Ai piani alti, ai vertici della UE, della BCE, del FMI, delle principali banche centrali, la pensano tutti come lui.
Ed infatti, dai piani alti, per i paesi in difficoltà, sono venute indicazioni e suggerimenti tutti nella direzione di una riduzione dei salari.
Suggerimenti puntualmente seguiti, in mezza Europa, ed in tutti i piigs tranne l'Italia.
E guarda caso l'Italia è praticamente l'unico paese ad essere ancora in recessione.
Quindi, Krugman non è
affatto "uno solo".
Anche perché, se fosse "uno solo", se non fosse altamente accreditato a livello mondiale, non gli avrebbero dato il premio Nobel.
Anche perché, se fosse "uno solo", se non fosse altamente accreditato a livello mondiale, non gli avrebbero dato il premio Nobel.


magnagrecia7 19 dicembre
2014 alle 12:41
@gorby07 (19 dicembre 2014 alle 01:15)
Innanzitutto rilevo che io stavo parlando con vincenzoaversa, sei stato tu che ti sei intromesso, ripetendo anche con me tesi bugiarde e cretine, avversate da economisti del calibro di Adam Smith - liberista - e John Maynard Keynes.
Poi, non penserai mica di essere l'unico a propalare tesi cretine, di averne l'esclusiva. L'UE è piena di cretini furbi, al soldo dei ricchi, che propalano e riescono ad imporre, purtroppo con l'aiuto di milioni di poveri come te - autolesionisti -, e la connivenza di tanti sedicenti di sinistra, misure a favore dei ricchi e contro i ceti popolari.
Tesi cretine come quella ripetuta tignosamente (è un vizio, eh?) che la Germania non abbia sforato il limite (sovradimensionato!) del 6%, confermata dal Sole 24 ore e perfino dal piagnone Der Spiegel, vessillifero del "chiagne e fotte". Ma tu non sai neppure leggere, vero? Sei un asino settuplo, allora, molto ostinato e molto maleducato, perché irrispettoso dell'intelligenza altrui. Ed anche bugiardo, perché continui a scrivere "parecchi" quando è uno. Ma neppure uno, visto che Krugman non è certamente ascrivibile al campo dei cretini.
Torna a fare l'elettricista, anziché diffondere qui il tuo irrispettoso credo ossessivo, maleducato e cretino del taglio dei salari a prescindere.
Vincesko
Innanzitutto rilevo che io stavo parlando con vincenzoaversa, sei stato tu che ti sei intromesso, ripetendo anche con me tesi bugiarde e cretine, avversate da economisti del calibro di Adam Smith - liberista - e John Maynard Keynes.
Poi, non penserai mica di essere l'unico a propalare tesi cretine, di averne l'esclusiva. L'UE è piena di cretini furbi, al soldo dei ricchi, che propalano e riescono ad imporre, purtroppo con l'aiuto di milioni di poveri come te - autolesionisti -, e la connivenza di tanti sedicenti di sinistra, misure a favore dei ricchi e contro i ceti popolari.
Tesi cretine come quella ripetuta tignosamente (è un vizio, eh?) che la Germania non abbia sforato il limite (sovradimensionato!) del 6%, confermata dal Sole 24 ore e perfino dal piagnone Der Spiegel, vessillifero del "chiagne e fotte". Ma tu non sai neppure leggere, vero? Sei un asino settuplo, allora, molto ostinato e molto maleducato, perché irrispettoso dell'intelligenza altrui. Ed anche bugiardo, perché continui a scrivere "parecchi" quando è uno. Ma neppure uno, visto che Krugman non è certamente ascrivibile al campo dei cretini.
Torna a fare l'elettricista, anziché diffondere qui il tuo irrispettoso credo ossessivo, maleducato e cretino del taglio dei salari a prescindere.
Vincesko
Post e articoli collegati:
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Dialogo sulla
lettera di Padoan all’UE, la sostenibilità del debito pubblico e la formula del
deficit strutturale
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2823271.html
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L’arrogante
predominio tedesco, il salvataggio della Grecia e l’abuso delle stupide regole
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http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2828301.html
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"Sul
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da sfatare"
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Maurizio Del Conte. Che non è un sindacalista, ma un docente di diritto del
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dI LUCA SAPPINO
25 settembre 2014
Le conseguenze del surplus tedesco
Luca Gemmi - 26 Febbraio 2014
http://www.economiaepolitica.it/index.php/europa-e-mondo/le-conseguenze-del-surplus-tedesco/
Luca Gemmi - 26 Febbraio 2014
http://www.economiaepolitica.it/index.php/europa-e-mondo/le-conseguenze-del-surplus-tedesco/
di Thomas Fazi
Germania, il vero malato
d’Europa
10/10/2014
Il "modello tedesco" viene presentato (anche da Renzi) come un
esempio da seguire. La verità è che esso rappresenta una seria minaccia, per
l'Europa e per la Germania stessa.
Segnalo
volentieri:
Sbilanciamoci.info - Newsletter-n.397 del 28
febbraio 2015 Oligarchi
http://www.sbilanciamoci.info/Newsletter/Newsletter-n.397-28-febbraio-2015
http://www.sbilanciamoci.info/Newsletter/Newsletter-n.397-28-febbraio-2015
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