mercoledì 5 agosto 2015

Mario Draghi e Jens Weidmann


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 518 del 07-01-15 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Mario Draghi e Jens Weidmann


IL DOPO NAPOLITANO
Quirinale: Draghi, non voglio essere un politico. Alla Bce fino al 2019
Intervista al presidente della Bce da parte del quotidiano economico tedesco Handelsblatt. Nessun interesse ad essere nella rosa dei nomi per la presidenza
di Redazione Online
02 gennaio 2015

Interview with Handelsblatt
Interview with Mario Draghi, President of the ECB
Published on 2 January 2015


Anche se la domanda è posta per ultima e la breve risposta sembra di circostanza, viste le gravi inadempienze statutarie di Draghi come presidente della BCE, la reputo una notizia ottima per i cittadini “sudditi” italiani, pessima per i cittadini disoccupati italiani. Sfortunatamente per i disoccupati europei, l’Eurozona è a trazione esclusivamente tedesca, con la connivenza di Draghi e del presidente della Commissione europea, prima – per 10 anni – il servo Barroso, ed ora – per altri 5 anni – il prono Juncker.
Affermare, come fanno in tanti, ed anche la rivista Forbes, che Draghi sia l'uomo più potente d'Europa o che meriti, secondo molti, di diventare PdR italiana, visto che in concreto ubbidisce alla Germania e di fatto ne ha tutelato finora gli interessi, che vanno a detrimento dell’Italia come di tutti gli altri Paesi con un debito pubblico elevato e/o che sono in recessione o stagnazione, è una contraddizione al buon senso prima ancora che alla logica.
In ogni caso, segnalo che i fatti (non le opinioni) attestano che di Draghi non ce n'è uno soltanto ma "due":  uno buono - Dottor Jekyll -, che, a parole, denuncia le disuguaglianze o la scarsa mobilità sociale (discorso ad Ancona per commemorare Giorgio Fuà, 2010), critica l'austerità imposta dalla Germania (discorso a Jackson Hole, 2014) e le formule astruse della Commissione europea (idem e paper BCE, 2014); e uno cattivo - Signor Hyde -, che, nei fatti, fa il consulente per fare arricchire i ricchi italiani e soprattutto stranieri (privatizzazioni italiane o acquisto dei derivati), o telefona alla cancelliera tedesca Merkel per "spiegarle" le sue dichiarazioni eterodosse di Jackson Hole o viola il proprio statuto (art. 2-Obiettivi e art 7-Indipendenza) per ubbidire ai "veti" della Germania.
Nella conferenza stampa del 4 dicembre scorso, “Rispondendo alle domande di giornalisti, Draghi ha detto che il direttorio "ha discusso dell'acquisto di titoli di Stato", che "ricade nel mandato" della Bce. Nell'ambito di un ‘quantitative easing’, d'altra parte, possono rientrare "tutti gli asset tranne l'oro" (È scontro, filotedeschi contro gli acquisti. Ma Draghi da gennaio andrà avanti di Federico Fubini http://www.repubblica.it/economia/2014/12/04/news/bce_tassi_quantitative_easing_draghi-102109933/).
Mario Draghi ha anche affermato che «sarebbe illegale non perseguire il nostro mandato». Naturalmente si riferiva all’obiettivo della stabilità dei prezzi, visto che, dacché è presidente, egli ha completamente obliterato nei suoi discorsi il secondo mandato, cioè quello di “sostenere la crescita economica e dell’occupazione”. In ogni caso, essa costituisce un’ammissione indiretta dell’illegalità del non perseguimento del secondo obiettivo statutario.
La Bce è stata creata nel 1998 per garantire la stabilità dei prezzi, non per permettere che questi si avvitino fino ad aumentare sempre di più il peso degli interessi sui debitori. «Non perseguire il nostro mandato sarebbe illegale», ha tagliato corto ieri Draghi nella conferenza stampa seguita al consiglio. Non tutti concordano sul come riuscirci. Nella riunione di ieri, hanno preso le distanze da Draghi sei o sette banchieri centrali sui ventiquattro dell’organismo decisionale di Francoforte. Attorno a Weidmann sono schierati con ogni probabilità Sabine Lautenschlaeger, esponente tedesco nell’esecutivo della Bce, il governatore olandese Klaas Knot, i governatori di Lussemburgo, Estonia e Lettonia e il lussemburghese dell’esecutivo di Francoforte, Yves Mersch. Meno chiusa sarebbe la posizione del governatore austriaco Ewald Nowotny, mentre il finlandese Erkki Liikanen è ormai pronto a votare con Draghi e con la gran parte dei 24 componenti del vertice della Bce”.
Il Sole 24 ore (Board sempre più diviso verso il finale di partita http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-05/board-sempre-piu-diviso-il-finale-partita-063736.shtml ) ha scritto che “Ora, però, ci si avvicina al finale di partita. Fra Draghi, che nel giorni scorsi aveva parlato di agire «senza indugi», ma ora ha scelto di pazientare ancora, e gli oppositori della linea di intraprendere acquisti di titoli su larga scala, il cosiddetto quantitative easing, o Qe. «Prendiamo in considerazione tutto, meno l’oro», ha detto il presidente della Bce, ma è chiaro che la vera chiave, e il vero scoglio, sono gli acquisti di titoli di debito pubblico. Un’ipotesi che il presidente della Bundesbank, Jens Weidmann, ha definito di dubbia legalità. E ieri è arrivata la risposta di Draghi. «Non perseguire il nostro mandato sarebbe illegale», ha concluso, dopo aver spiegato che un programma di Qe che includa titoli sovrani ricade all’interno del mandato, o meglio, è uno strumento che ha i requisiti per poter essere usato nel perseguimento del mandato”.

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Ricavo dalla recente intervista di Weidmann, presidente della Deutsche Bundesbank e membro (troppo) influente del Consiglio direttivo della BCE, a Repubblica (http://www.repubblica.it/economia/2014/12/13/news/jens_weidmann_caro_draghi_sbagliato_acquistare_titoli_di_stato_un_invito_a_indebitarsi_l_italia_sia_responsabile-102771498/ ):
Ma la Bce non sembra unita: va verso decisioni a maggioranza contro la Germania?
"Noi tutti nel Consiglio Bce - il Presidente, e tutti gli altri membri - abbiamo interesse a prendere decisioni con il consenso più ampio possibile. Ma naturalmente l'unanimità non è condizione vincolante. Ci siamo comunque trovati uniti nell'ultimo Consiglio di dicembre, nella scelta di attendere e valutare gli effetti delle nostre decisioni".
Dal combinato disposto - diciamo così - delle due dichiarazioni di Draghi e Weidmann, si ricava la conferma che il Consiglio direttivo è già orientato a varare il QE, ma lo ha procrastinato per venire incontro alla richiesta di Weidmann.

Ricavo ancora dall’intervista a Weidmann:
Non le sembra che il tempo stringa?
"Non vedo questa urgenza, e la politica monetaria fa sempre bene a non lasciarsi mettere sotto pressione. Secondo le nostre prognosi, il tasso d'inflazione, ora molto basso nell'eurozona, nel breve periodo scenderà ancora per poi risalire ma lentamente: a fine 2016 sarà di appena l'1,4%. Il Consiglio punta a che l'aumento dei prezzi a medio termine sia meno del 2%. Ma la bassa inflazione è da ricondurre al forte calo dei prezzi energetici. Situazione ben diversa da una spirale negativa salari-prezzi. Il calo dei prezzi energetici è come un piccolo programma di aiuti per la congiuntura: rafforza il potere d'acquisto dei consumatori, accresce gli utili delle aziende. Quindi non c'è necessità vincolante di reagire".
Ricavo da:
Obiettivo “inflazione sotto 2%, ma vicino”
Stabilità dei prezzi: definizione
Pur indicando chiaramente che l’obiettivo principale della BCE è il mantenimento della stabilità dei prezzi, il Trattato di Maastricht non ne ha precisato il significato. Nell’ottobre 1998 il Consiglio direttivo della BCE ha quindi annunciato una definizione quantitativa di stabilità dei prezzi: “un aumento sui 12 mesi dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euro inferiore al 2%”, specificando inoltre che essa deve essere preservata “su un orizzonte di medio termine”. Pertanto, il Consiglio direttivo cerca di mantenere l’inflazione su un livello inferiore ma prossimo al 2% nel medio periodo.
Con l’adozione del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Trattato di Lisbona, 2009) la stabilità dei prezzi diventa un obiettivo dell’UE.

https://www.ecb.europa.eu/ecb/educational/facts/monpol/html/mp_002.it.html
Confrontando i due scritti, emerge – mi pare – che Weidmann dà un’interpretazione pro domo sua: in generale, il significato di breve, medio o lungo è un concetto relativo al tipo di fenomeno osservato; nel caso in esame, per obiettivo “medio periodo” si può presumibilmente intendere un triennio, ma questo riguarda la stabilità dei prezzi da preservare, non una deflazione o un tasso d’inflazione effettivo che segnerà uno scarto sensibile con l’obiettivo statutario per un periodo complessivo, tra quello già trascorso e la previsione, di almeno 3 anni. In più, Weidmann, da bravo tedesco, si preoccupa soltanto della stabilità dei prezzi, ma omette che lo statuto assegna alla BCE anche il secondo obiettivo “subordinato”, mutuato anch’esso dai trattati, che peraltro non lo considerava subordinato ma principale, almeno fino all’ultima modifica, operata col trattato di Lisbona, in cui evidentemente si è fatta già sentire l’influenza “abnorme” della Germania e la stabilità dei prezzi è diventata un obiettivo anche dell’UE, ma certamente non prevalente (vedi, al riguardo, anche la strana modifica del testo delle Funzioni nel sito della BCE, che ho segnalato in alcuni post tra cui l'Allegato alla Petizione al Parlamento Europeo). L’art. 2 dello statuto della BCE parla chiaro: fatto salvo il primo obiettivo, la BCE deve “sostenere la crescita economica e un elevato livello dell’occupazione”. ATTUALMENTE, poiché il primo obiettivo (tasso d’inflazione prossimo allo zero, anziché poco sotto il 2%) è più che soddisfatto, i due obiettivi sono concordanti e convergenti e quindi su un piano paritario; esattamente come per la FED, il cui statuto assegna 3 obiettivi su un piano paritario, ed al 1° posto, comunque, c’è la piena occupazione (“maximum employment, stable prices, and moderate long-term interest rates”).
Ri-ri-ripeto: la BCE, presieduta dall'italiano Draghi, per colpa del “veto” del tedesco Weidmann (e di pochi altri membri del Consiglio direttivo), che è uno dei cani da guardia degli interessi dell'establishment politico-industriale-finanziario tedesco
(anche se quello industriale vorrebbe ora smarcarsi), sta violando entrambi gli obiettivi statutari, con gravi conseguenze per i popoli europei della periferia, tra cui l'Italia, anche al cui servizio teoricamente essa opera.
Concludo con Weidmann:
in Europa accanto alla politica monetaria comune abbiamo 18 Stati con politiche finanziarie indipendenti e rating e situazioni di debito ben diversi. Ciò crea tentazioni di indebitarsi di più e scaricare le conseguenze sugli altri”.
1) Weidmann dice balle evidenti, grave per un presidente della Deutsche Bundesbank, 1) visto che c’è il fiscal compact; 2) visto che gli Stati hanno l’obbligo di trasmettere preventivamente alla Commissione le rispettive Leggi di Stabilità e sono tenuti a rispettarne le correzioni, a pena di sanzioni; e 3) visto che le conseguenze sugli altri le scarica anche – ora soprattutto, visto che c’è il fiscal compact - la politica miope ed egoistica della Germania.


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Appartenenza alla Massoneria

Draghi e Weidmann risultano iniziati presso la stessa loggia massonica della corrente reazionaria, che ha come attuale Maestro Venerabile Wolfgang Schauble?

Giusto per fornire al lettore qualche strumento in più per demistificare le pantomime messe abilmente in scena dalla colomba Draghi e dal falco Weidmann, è bene che sappiate che entrambi risultano iniziati presso la stessa Ur-Lodges di ispirazione vagamente neonazista, la “Der Ring”, officina latomistica che esprime come attuale Maestro Venerabile un altro “galantuomo” del calibro di Wolfgang Schauble, famigerato ministro delle finanze nel governo Merkel (leggi “Massoni”, pagina 452).
Francesco Maria Toscano
15/12/2014

E la Merkel è massone?

Francesco Maria Toscano
30/12/2014

Intervista di Gioele Magaldi by Fabrizio D’Esposito per Il Fatto Quotidiano
6 febbraio 2013

Massoneria, libro shock del gran maestro Magaldi: “Ecco i potenti nelle logge”
Centinaia di nomi, tra cui Napolitano, Obama, Draghi, Bin Laden e Papa Giovanni XXIII. Tutti "fratelli" secondo l'autore del volume presentato domani a Roma. Che però dice: "Le prove le esibiscono soltanto se me le chiede il giudice"

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Il Consiglio direttivo della BCE, il prossimo 22 gennaio, cioè tre giorni prima delle elezioni in Grecia, consapevole della posta in gioco spazzerà via il "veto" di Weidmann e deciderà finalmente di varare il QE?
Atteso che un QE da solo non è sufficiente a far ripartire la crescita, ma deve essere integrato da un'adeguata politica fiscale, si possono fare due ipotesi:
- la prima è che la BCE - come si ventila - vari un QE di appena 500 mld (se anche fosse di 1.000, il risultato sarebbe sostanzialmente lo stesso) e compri titoli pubblici esclusivamente dei Paesi dell'Eurozona in ragione soltanto delle rispettive quote nel capitale della BCE; riproporzionando al totale versato finora pari al 69% circa del capitale BCE (esclusa la neoentrata Lituania), vale a dire - in sostanza - applicando le quote nel MES, alla Germania andrebbe il 27,1464%, alla Francia il 20,3859%, all'Italia il 17,9137%, alla Spagna l'11,9037%, all'Olanda il 5,717%, alla Grecia il 2,8167%, ecc., pari rispettivamente a 136 mld, 105 mld, 90 mld, 59 mld, 28 mld, 14 mld, ecc.; il valore dei titoli aumenterebbe e i rendimenti calerebbero, ma, se l'Italia li riacquistasse, l'effetto in termini di risparmio di interessi sarebbe estremamente esiguo e quindi si tratterebbe di un'ipotesi di sostanziale fallimento del QE che si... autorealizzerebbe;
- la seconda è che la BCE vari un QE di 3.000 mld, senza sterilizzazione, ripartiti su base multipla (ad esempio, metà in base al Pil e metà in base al debordo rispetto al 60% del rapporto debito/Pil, o modulando opportunamente per tener conto maggiormente del peso del debito e soddisfare meglio le necessità della Grecia, stornandole dalla quota della Germania... tanto per farle un dispetto), all'Italia spetterebbe il 20-25% del totale, pari ad una cifra di 600-750 mld; l'acquisto da parte della BCE dei titoli sul mercato secondario (su quello primario le è vietato dallo statuto, art. 21) viene "pilotato" e riguarda titoli a lunghissima scadenza o illimitata e a tasso zero o prossimo allo zero sostitutivi di titoli vecchi molto più onerosi e/o girando gli interessi interamente dalla BCE agli Stati (cosa che la BCE già fa ora alle rispettive banche centrali, però dopo aver trattenuta la quota di sua spettanza, che è al massimo del 20%, art. 33), che li utilizzerebbero per varare un'adeguata politica fiscale (taglio di tasse e aumento di spese) per accrescere la domanda aggregata. E' più o meno ciò che ha fatto la FED, per la quale, contrariamente all'opinione imperante, vige lo stesso divieto di acquisto diretto di titoli del Tesoro. Considerando un tasso di interesse del 3% medio sui titoli "sterilizzati", l'Italia avrebbe a disposizione una cifra aggiuntiva tra i 18 e i 22 mld l'anno, da destinare a taglio di tasse e aumento di spese (modulandole in base ad un piano industriale). In vigenza del fiscal compact, l'Eurozona avrebbe le risorse per uscire dalla crisi; i conti pubblici beneficerebbero della salvaguardia della soglia del deficit, dell'aumento del Pil e - anche per effetto dell'aumento dell'inflazione correlato all'aumento della domanda - del miglioramento del rapporto debito/Pil, verrebbe scongiurato qualunque rischio di default, temuto dalla Germania e satelliti per la sostanziale parziale mutualizzazione del debito incorporato dalla BCE. Non male. Ma - visti l'ottusità e l'egoismo della Germania - è un'ipotesi troppo bella per diventare realtà.


Appendice

Per quanto riguarda le “colpe” di Prodi sulle privatizzazioni (di cui tratto negli articoli collegati in riferimento al ruolo che vi svolse Draghi), in qualità di presidente dell’IRI, tanto sbandierate da anni, mi limito ad osservare che egli allora non aveva responsabilità politiche e le privatizzazioni furono fatte in esecuzione e di direttive UE e di leggi emanate dal Parlamento italiano e sotto lo stretto controllo del Ministero del Tesoro e del Ministero delle Partecipazioni Statali. Certo, nessuno è perfetto, e neppure le privatizzazioni lo furono, ma non sono mai emersi profili penali e le valutazioni – il “capital budgeting” è problema complesso (v. ad es. il caso SME), non da Bar Sport - venivano fatte da consulenti di rango sotto il controllo degli advisors. Sul tema, allego:
a) questa ottima e dettagliata ricostruzione:
“Privatizzazioni”
http://www.comedonchisciotte.org/site/modules.php?name=News&file=article&sid=3847
b) le voci di Wikipedia sull’IRI e sulla SME (con alcune note critiche attendibili, che pur all’epoca e successivamente ci sono state)
http://it.wikipedia.org/wiki/IRI
http://it.wikipedia.org/wiki/Vicenda_SME

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In generale: la valutazione d’azienda ed il “capital budgeting” rappresentano una problematica molto complessa, roba da esperti, da società specializzate.
Valutazione d’azienda
Compito del commercialista o comunque, del perito in genere, è, dunque, quello di attribuire un valore economico al complesso organizzato dall’imprenditore. Tale processo, è bene ribadirlo, viene condizionato da molteplici fattori, quali la tipologia d’attività svolta, il luogo, il tempo, i dati disponibili e naturalmente, lo scopo che s’intende perseguire e di conseguenza, il metodo valutativo prescelto.
Circa quest’ultimo aspetto la dottrina ha elaborato dei criteri di stima che, sostanzialmente e con le loro ulteriori specificazioni, possono essere così sinteticamente elencati:
a) Metodo patrimoniale (semplice e complesso)
b) Metodo reddituale
c) Metodo finanziario
d) Metodi misti

http://www.blustring.it/articolipdf/valutazione_azienda1.pdf
Capital Budgeting
Definizione: Analisi volta a valutare il tasso di remunerazione di un investimento e il costo per sostenerlo. Il capital budgeting, attraverso l’utilizzo di alcuni strumenti analitici (metodo del valore attuale netto, metodo del tasso di rendimento interno, pay-back period, residual income), consente di confrontare e successivamente scegliere le migliori forme d’investimento.
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IRI-ALFA ROMEO. Io ero dipendente IRI e non mi risulta che Prodi l’abbia distrutto, come si dice, anzi. I media di centrodestra, e gli agit-prop e milioni di allocchi che ripetono a pappagallo, sostengono che Ford voleva strapagare l’Alfa Romeo e Prodi ha regalato l'Alfa Romeo agli Agnelli. E’ una balla sesquipedale, che resta tale anche se è ripetuta ossessivamente dalla propaganda di centrodestra. L’Alfa Romeo perdeva centinaia di miliardi ogni anno, finanziati attingendo dai fondi di dotazione alimentati dallo Stato, quindi pagati in definitiva dai contribuenti italiani. Persino sul Giornale, il 20 agosto 2003, fu pubblicato un articolo che raccontava abbastanza fedelmente la vicenda. La vendita dovette passare anche al vaglio della Commissione europea, che eccepì soltanto sugli aiuti di Stato e non sulla congruità dell’offerta. Certo, tutto è opinabile, ma le valutazioni d’azienda  sono un problema complesso e sofisticato che di solito coinvolge advisor di rango, l’importo complessivo era congruo, le altre condizioni dell’offerta Fiat erano complessivamente migliori, altro discorso fu il vantaggio per la Fiat del pagamento rateale. Nulla in Italia avviene senza l’intromissione della politica, e questo valeva ancor più per l’IRI (di cui l’Alfa Romeo e la Cirio facevano parte), che era di proprietà dello Stato e controllata politicamente dal Ministero delle Partecipazioni Statali. L’intervento dei politici sul caso Alfa Romeo (e più tardi sul caso SME , che era la finanziaria del settore alimentare) fu pesante. La proposta Ford prevedeva un taglio ai due stabilimenti Alfa Romeo, anche per questo fu preferita la proposta Fiat.


Post e articoli collegati:

Mario Draghi

Mario Draghi (da Wikipedia)

Jens Weidmann (from Wikipedia)

CONVEGNO SULLE PRIVATIZZAZIONI
Convegno sul Britannia, sponsor la Regina
manager ed economisti invitati a un dibattito sul Mediterraneo, a bordo dello yacht della famiglia reale inglese

LA SCOMMESSA DEL BRITANNIA
Gaggi Massimo
(26 ottobre 1997) 

Il complotto del Britannia.
26/10/2009 - di John B
Cosa avvenne a bordo del panfilo di Sua Maestà nel 1992? Capita frequentemente che personaggi più o meno in vista esternino visioni complottiste di determinati avvenimenti, veri o presunti. Tra i casi più eclatanti c’è certamente quello dell’ex Presidente della Repubblica Francesco Cossiga

Il Sole24Ore sdogana il Britannia.
Scritto da: petrolio - giovedì 15 settembre 2011

Il Sole 24 ore
Tremonti vara il piano “Britannia 2”
Isabella Bufacchi e Carlo Marroni
13-09-2011

giovedì 9 febbraio 2012

Dal Britannia alla Goldman Sachs: Draghi svelato in Germania
13 dicembre 2012 (MoviSol)

Lo stato delle privatizzazioni [già allegato sopra]
Rita Martufi

LE PRIVATIZZAZIONI IN ITALIA - IL CASO ENEL

Telecom e le storie d’Italia
Michele Altomeni - 6 Ottobre 2006

Contro il Qe di Draghi il nuovo «muro» tedesco
Alessandro Merli 27 dicembre 2014


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