Pubblico
la lettera che ho inviato a Dino Pesole del Sole 24 ore su un suo articolo sulle
pensioni, in cui ha esagerato l’importanza della riforma Fornero e, come tutti, non ha mai citato la riforma Sacconi. Ad oggi, non
ho ricevuto nessuna risposta.
Riforma
Fornero e riforma Sacconi
Da: v
1/2/2018 16:09
A: letterealsole@ilsole24ore.com
ALLA C.A. DEL
DOTT. DINO PESOLE
P.C. DIRETTORE E
CAPOREDATTORE
Egr.
Dott. Pesole,
Analogamente a come ho già fatto con
Davide Colombo,[1] continuando la mia diuturna e faticosa opera di
CONTROINFORMAZIONE cui mi sto volontariamente sobbarcando da sette anni, mi
permetto di formulare alcune osservazioni puntuali al Suo articolo Pensioni, la riforma Fornero è l’argine del debito
Citazione1: “È il caso della riforma delle pensioni
del 2011, targata Monti-Fornero, che la Lega vorrebbe abolire”.
E’ una
cortina fumogena, per nascondere la ben più severa riforma SACCONI (L.122/2010, art. 12, nonché L. 111/2011 e L. 148/2011), che la Lega Nord votò nel 2010 e 2011.[2]
Citazione2: “La premessa è che le riforme varate a
partire dal 2004 riducono la spesa pensionistica di 60 punti di Pil fino al
2060. In particolare la vituperata riforma Fornero garantisce
risparmi per 21 punti di Pil, pari nella media a circa 20
miliardi l’anno, per un totale di 350 miliardi”.
Riporto preliminarmente il passo del rapporto di RGS:
“Considerando l’insieme degli interventi di
riforma approvati a partire dal 2004 (L 243/2004), si evidenzia che,
complessivamente, essi hanno generato una riduzione dell’incidenza della spesa
pensionistica in rapporto al PIL pari a circa 60 punti percentuali di PIL,
cumulati al 2060. Di questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi
adottati prima del DL 201/2011 (convertito con L 214/2011) e circa un terzo
agli interventi successivi, con particolare riguardo al pacchetto di misure
previste con la riforma del 2011 (art. 24 della L 214/2011). Quest’ultimo
intervento, in particolare, fornisce un contributo rilevante alla sostenibilità
del sistema pensionistico, realizzando una riduzione della spesa in rapporto al
PIL che si protrae per circa 30 anni, a partire dal 2012. L’effetto di
contenimento, che include anche le misure di deindicizzazione delle pensioni
nel breve periodo, è inizialmente crescente passando da 0,1 punti percentuali
del 2012 a circa 1,4 punti percentuali del 2020. Successivamente, esso decresce
a 0,8 punti percentuali intorno al 2030 per poi annullarsi sostanzialmente
attorno al 2045. Nell’ultimo quindicennio del periodo di previsione, la
riduzione del numero di pensioni, conseguente all’elevamento dei requisiti di
accesso al pensionamento, risulta sostanzialmente compensato, in termini di
spesa pensionistica, dai più elevati importi medi. L’effetto di contenimento
del rapporto spesa/PIL, cumulato al 2060, assomma a circa 21 punti percentuali”.
Entità
del risparmio. (i) Premessa: ricavo dalla relazione tecnica della legge: “Sul piano metodologico si precisa che la
valutazione degli effetti delle diverse disposizioni di cui ai commi da 1 a 20
non può che essere complessiva attesa la interazione tra i diversi istituti afferenti
sia i requisiti di accesso sia il sistema di calcolo.”
Ardisco ipotizzare che questo avvenga anche tra le varie riforme. Aggiungo:
(ii)
la “quota” della riforma Fornero non è comunque di 350 mld, sia perché 1/3 di
1.000 (Pil) è 330 (e vabbé, l’approssimazione), sia perché il terzo del totale – scrive la
RGS - include il risparmio da altre leggi (originariamente, aveva scritto “2011”
e quindi comprendendo anche il DL 98, L. 111/2011, ma non aveva menzionato e
non menziona il DL 138, L. 148/2011, che non è presente nel grafico della RGS, pur avendo esso esteso la “finestra” mobile di 12
mesi al comparto della scuola; questo è lo
stesso grafico
preso dall’articolo di Davide Colombo, che si legge meglio; DL 98 che anche
visivamente non sembra poco e, a differenza del DL 201/Fornero, che si ferma al
2045, arriva al 2060).
(iii) Il
che significa che c’è, anche in questa edizione, un’incoerenza nel commento di
RGS.
(iv) Ed,
infine, come ho osservato a Davide Colombo, i 20 mld includono 5 mld della deindicizzazione,
dichiarata incostituzionale.
Citazione3: “Se questa è la logica dei numeri, l’altro elemento
fondamentale da non sottovalutare è che stiamo parlando della principale garanzia di
sostenibilità del nostro debito pubblico nel medio-lungo periodo.
Affermazione del tutto infondata, se riferita alla riforma Fornero, che
assicura, come abbiamo visto, un risparmio pari a meno di un terzo del totale. Occorre e basta
chiedersi chi reca i residui due terzi e
più. Risposta facile, almeno per chi conosce la legislazione pensionistica.
La riforma delle pensioni Fornero (L. 214/2011, art. 24) è solo l’ultima
delle sette riforme dal 1992 e non la più severa, sia dal punto di vista
delle norme e dei conseguenti effetti sull’allungamento dell’età di pensionamento,[1][2]
sia, appunto, sotto il profilo del risparmio cumulato al 2060 dalle
quattro riforme dal 2004, che sono: Maroni, 2004, il cui ‘scalone’ fu abolito
da Damiano; Damiano, 2007, le cui “quote” furono abolite da Fornero; SACCONI,
2010 e 2011; e Fornero, 2011, alla quale erroneamente o in malafede (anche da
chi meno te lo aspetti: Cazzola, Giannino, Boeri, Garibaldi, Ichino, Damiano,
Sacconi, ISTAT, EUROSTAT, UPB e INPS[3])
vengono attribuite tutte (!!!) o parte (!!) delle norme severe della ben più
severa riforma SACCONI, in particolare l’adeguamento automatico all’aspettativa
di vita, deciso, con un richiamo al DL 78/2009, dal comma 12bis dell’art. 12 della L. 122/2010; la quale, in più, al comma 12ter, prescrive all’ISTAT di
considerare nel calcolo soltanto gli aumenti e non anche le diminuzioni dell’aspettativa
di vita. La riforma Fornero ha solo modificato il meccanismo automatico da
triennale a biennale, a decorrere da quello successivo a quello triennale del
2019, e cioè dal 2022 (L. 214/2011, art. 24, comma 13). La stessa professoressa Fornero ci ha messo del suo, per passare come la salvatrice dell'Italia dal default (una fandonia pazzesca), sia appropriandosi di norme altrui (formalmente, l'aumento dell'età di pensionamento di vecchiaia da 65 a 66 anni, già deciso in precedenza dalla “finestra” Damiano e SACCONI, che ella opportunamente e contestualmente abolisce; sostanzialmente, l'introduzione del metodo contributivo, che in realtà ella ha solo esteso a chi era escluso dalla riforma Dini del 1995, cioè coloro che al 31-12-1995 avevano almeno 18 anni di contributi, quindi tutti relativamente anziani), sia piangendo (efficacissimo in un Paese melodrammatico come l'Italia), sia con la sua sovraesposizione mediatica e non rinviando mai i millanta intervistatori ai veri autori delle norme che le venivano erroneamente o in malafede attribuite. Ha poi completato l'opera l'ex ministro del Lavoro del IV Governo
Berlusconi e attuale senatore Sacconi col suo lunghissimo silenzio, rotto solo recentemente, con l'aiuto di Cesare Damiano, con una bufala sesquipedale.[3]
Citazione4: “Non a caso, dall’Ocse al Fmi, la riforma del
2011 è considerata uno dei “pilastri” dell’attuale sistema”.
Lei dice?
Io, invece, non mi fiderei affatto né dell’OCSE[4]
(veda, in particolare, gli errori che ho segnalato in fondo), né del FMI[5], che temo siano anch’essi vittime
della DISINFORMAZIONE italiana, cui purtroppo contribuisce da anni anche Il Sole 24 ore[1] (veda l’articolo in
esso richiamato all'inizio), che ha deciso di infliggere la damnatio memoriae alla riforma SACCONI, semplicemente chiamandola
Fornero (!!!).
Citazione5: “Se limitassimo il calcolo al periodo
interessato dalla prossima legislatura (2018-2023), il conto si limiterebbe –
si fa per dire – a 100 miliardi, vale a dire a 20 miliardi l’anno.
Come ho già osservato, i 20 mld
includono la deindicizzazione.
In
conclusione, regalo anche a Lei questo documento di 18 pagine in cui ho
ricostruito le vicende politico-economiche della scorsa legislatura, con
notizie e nessi forse sorprendenti, anche sulle responsabilità dell’Unione
Europea e della BCE.[6]
Spero
di esserLe stato utile e che voglia in futuro contribuire a fare chiarezza
sulle pensioni, elaborando una bella ed esauriente analisi sulla severissima riforma SACCONI,
citandone per nome e cognome l’autore.
Cordiali saluti
V.
_________________________________
Note:
[1] Lettera a Davide
Colombo del Sole 24 ore su un suo articolo con qualche fake news
sulle pensioni
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2859682.html oppure (se in
avaria)
[2] Lettera
n. 2 all’On. Matteo Salvini sulle sue notizie false-fake news-bufale
sulla riforma delle pensioni Fornero
Lettera
n. 2 all’on. Massimiliano Fedriga sulle sue fake
news sulle pensioni e su Monti che avrebbe causato la recessione
Lettera a Deputati Lega Nord sulla loro proposta di
legge con fake news sulla riforma
delle pensioni Fornero
[3] Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti
esperti di previdenza contro Elsa Fornero
[4] Lettera
a Stefano Scarpetta dell’OCSE sulla sua fake news
sulla spesa pensionistica italiana, sua risposta e mia replica
[5]
Lettera a Carlo Cottarelli, direttore esecutivo del FMI, sua risposta e mia
replica
Lettera
ai media, al Governo, al PD e ai
sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli
[6]
L'assassinio della verità, chi ha davvero messo le mani nelle tasche degli
Italiani e causato la grande recessione
**********
Nessun commento:
Posta un commento