lunedì 5 febbraio 2018

Lettera a Giovanni Floris sulle fake news sulle pensioni nell’intervista di Cesare Damiano a DiMartedì



 

Pubblico la lettera che ho inviato a Giovanni Floris, conduttore della trasmissione DiMartedì su La7, in merito alla sua intervista all’onorevole Cesare Damiano del PD, nel corso della quale Damiano non ha resistito al riflesso condizionato di sparlare della riforma Fornero e nascondere la riforma Sacconi. Di seguito, riporto la risposta della Redazione di DiMartedì.

Fake news sulle pensioni nell'intervista di Cesare Damiano a DiMartedì
Da:  v
31/1/2018 15:58
A:  dimartedi@la7.it   CC pietro.grasso@senato.it   e altri 48+150

ALLA C.A. DEL DOTT. GIOVANNI FLORIS

Egr. Dott. Floris,
Su segnalazione di un lettore della mia diuturna opera di CONTROINFORMAZIONE (http://vincesko.ilcannocchiale.it oppure http://vincesko.blogspot.it), ho guardato e ascoltato l’intervista resa dall’onorevole Cesare Damiano, del PD e presidente della Commissione Lavoro della Camera dei Deputati, alla Sua trasmissione “DiMartedì”.[1] Il quale On. Damiano continua a non fare onore al suo titolo, diffondendo sulle pensioni mezze verità (che equivalgono sempre a bugie intere) o commettendo peccati gravi di omissione.[2]
Sorprende che Lei, pur edotto dalle mie numerose email, si faccia complice da anni di fake news sulle pensioni. Noto, per inciso, che è una bella gara tra Lei e Massimo Giannini.
In dettaglio, traggo dalla lunga intervista di Cesare Damiano la bugia e la grave omissione.
Pensioni di anzianità. Egli ha dichiarato che l’età di 35 anni è stata prima portata a 40 anni e poi dal “centrodestra” a 41. Qui c’è sia una mezza verità che una grave omissione. La mezza verità è che nell’anno di aumento è inclusa la "finestra" fissa di 4 mesi in media decisa dalla L. 247/2007-riforma Damiano. La grave omissione è che al posto di “centrodestra”, analogamente a come egli fa sempre con la riforma Fornero, avrebbe dovuto menzionare l’autore: Maurizio SACCONI, ministro del Lavoro del Governo Berlusconi e autore della più severa riforma delle pensioni dal 1992.
Dal 1992, infatti, le riforme delle pensioni, considerando un’unica riforma le norme emanate da Sacconi nel 2010 e 2011 (oltre che nel 2009, col DL 78/2009), sono state 7 (Amato, 1992; Dini, 1995; Prodi, 1997; Berlusconi/Maroni, 2004; Prodi/Damiano, 2007; Berlusconi/Sacconi, 2010 e 2011; Monti-Fornero, 2011).
La riforma delle pensioni Fornero è solo l’ultima delle sette e non la più severa.
Ad essa vengono attribuite erroneamente o furbescamente (ad esempio dall’On. Matteo Salvini[3]) misure severe della riforma SACCONI (L.122/2010, nonché L. 111/2011 e L. 148/2011), in particolare l’incisivo meccanismo dell’adeguamento automatico all’aspettativa di vita, previsto già dal DL 78/2009 e in realtà introdotto dal comma 12bis dell’art. 12 della L. 122/2010.
Poi, egli ha detto che il problema più serio era l’aggancio all’aspettativa di vita, lasciando furbescamente intendere, poiché l’oggetto dell’intervista fino a quel momento era stata la riforma Fornero, che sia stata questa ad introdurlo. Nulla di più falso!
Il meccanismo è stato introdotto – ribadisco - dalla riforma SACCONI nel 2010. La riforma Fornero lo ha soltanto modificato da triennale a biennale, successivamente a quello (triennale) del 2019, vale a dire a decorrere dal 2022 (L. 214/2011, art. 24, comma 13), ma appunto è solo un’accelerazione del meccanismo preesistente introdotto da SACCONI.
Francamente, non si capisce perché l’onorevole Cesare Damiano abbia deciso di colpire da tempo la sua ex compagna di banco (se non quello che questa abbia abolito le sue “quote”) e invece “coprire” in maniera così spudorata (cfr. le mie lettere) l’ex ministro e attuale senatore Maurizio Sacconi, con il quale ha polemizzato per anni, arrivando perfino, recentemente, a fare con lui un’intervista congiunta, presso una sala della Camera dei Deputati, nel corso della quale è stato distribuito un manifesto nel quale l’adeguamento automatico era attribuito per iscritto alla riforma Fornero, mentre verbalmente il senatore Sacconi se ne attribuiva la paternità.[4]
D’altra parte, a ben vedere (vedi appresso), anche il problema degli esodati (che peraltro ci sono stati anche con la riforma SACCONI, con gli eccedenti i 10 mila soggetti in mobilità salvaguardati, cfr. L. 122/2010, art. 12, ma hanno fatto molto meno rumore) è stato aggravato dalla severissima riforma precedente SACCONI.
A Suo beneficio, per darLe un quadro completo, riepilogo la situazione dell'età di pensionamento in base alle norme di legge e ai rispettivi autori, che potrà conservare come promemoria.
PENSIONI ANTICIPATE (ex anzianità)
- l'età di pensionamento degli uomini aumenterà (da 40 anni nel 2010) a 43 anni e 3 mesi, e, di questi 3 anni e 3 mesi in più, 2 anni e 3 mesi sono pertinenti a SACCONI e soltanto 1 anno a Fornero [rectius: 1 anno e 3 mesi, o 1 anno e 9 mesi relativamente agli autonomi, sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 2 anni sono di Fornero o 1 anno e 6 mesi relativamente agli autonomi];
- l'età di pensionamento delle donne aumenterà a 42 anni e 3 mesi, e l’incremento di 2 anni e 3 mesi è interamente dovuto alla riforma SACCONI, quindi la Fornero non c’entra [rectius: 1 anno e 3 mesi, o 1 anno e 9 mesi relativamente agli autonomi, sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 1 anno o 6 mesi sono di Fornero].

PENSIONI DI VECCHIAIA
L’età delle pensioni di vecchiaia (preavverto che nella “finestra” di un anno, o 18 mesi per gli autonomi, sono inclusi 4 mesi in media decisi dalla riforma Damiano, 2007):
- degli uomini, è aumentata dal 2010 finora di 1 anno e 7 mesi (da 65 a 66 anni e 7 mesi) e questo anno e 7 mesi in più sono dovuti quasi interamente alla riforma SACCONI (4 mesi in media alla riforma Damiano, L. 247/2007), quindi la Fornero non c’entra;
- delle donne del settore pubblico, è aumentata di botto, senza gradualità, di 5 anni (in ottemperanza alla sentenza della CGUE del 2008, ma che poteva avvenire a qualunque età tra 60 e 65) più “finestra” di 12 mesi, e finora da 60 a 66 anni e 7 mesi, e i 6 anni e 7 mesi in più sono ascrivibili quasi interamente alla riforma SACCONI (tranne 4 mesi in media alla riforma Damiano), quindi la Fornero non c’entra;
- delle donne del settore privato, è aumentata da 60 a 66 anni e 7 mesi, e l’allineamento a 65 anni, più “finestra” di 12 o 18 mesi a tutti gli altri, previsto dalla riforma SACCONI entro il 2026 (2023, incluso l’adeguamento automatico), è stato soltanto accelerato dalla riforma Fornero entro il 2018, ma in ogni caso un anno e 7 mesi (“finestra” di 12 mesi e adeguamento automatico di 7 mesi) sono di SACCONI;
- degli uomini e delle donne autonomi, la riforma Fornero ha eliminato il disallineamento di 6 mesi in più rispetto agli altri, che era contemplato dalla riforma SACCONI, quindi la Fornero ha ridotto l’età di 6 (sei) mesi.
Dal 2019:
- l’età di pensionamento di tutti aumenterà a 67 anni, e questo ulteriore incremento di 5 mesi è dovuto interamente all’adeguamento automatico previsto dalla riforma SACCONI, quindi la Fornero non c’entra.

Egr. Dott. Floris,
se ne deduce, senza ombra di dubbio, (i) che – in barba ai millanta disinformatori che anche in questi giorni impazzano (è proprio il caso di dirlo) su tutti i media italiani – segnatamente i tre leader del centrodestra SALVINI, BERLUSCONI E MELONI, che ambiscono a governare di nuovo l’Italia, dopo avere sgovernato nella scorsa legislatura e massacrato il ceto medio-basso e i poveri cristi con l’81% dei 330 mld delle manovre correttive varate nella scorsa legislatura, distribuiti in maniera scandalosamente iniqua,[5] l’età di pensionamento è stata allungata molto più dalla riforma SACCONI che dalla riforma Fornero; (ii) che la professoressa Fornero è una coraggiosa millantatrice; e (iii) che quasi 60 milioni di Italiani sono da anni disinformati dagli ignoranti delle norme pensionistiche (praticamente tutti i media, immemori di ciò che scrivevano nel 2012) e ingannati colpevolmente da politici come Salvini e Meloni e da esperti previdenziali ignoranti (!) o bugiardi, decidano loro, tra cui tre parlamentari e un ex parlamentare, nonché da ISTAT, EUROSTAT, UPB e INPS, che – presumibilmente fuorviati dalla potente propaganda del centrodestra - ascrivono tutto alla riforma Fornero, obliterando la ben più severa riforma SACCONI.[4]
Cordiali saluti,
V.

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Note:
[2] Lettera n. 7 all’On. Cesare Damiano sulle sue ennesime fake news sulle pensioni
[3] Lettera n. 2 all’On. Matteo Salvini sulle sue notizie false-fake news-bufale sulla riforma delle pensioni Fornero
[4] Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero
[5] In questo documento di 18 pagine ho ricostruito le vicende politico-economiche della scorsa legislatura, con notizie e nessi forse sorprendenti, contro le bufale sul governo Berlusconi e il governo Monti propalate da sette anni.
L'assassinio della verità, chi ha davvero messo le mani nelle tasche degli Italiani e causato la grande recessione

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Riporto la risposta della Redazione di DiMartedì.

Re: Fake news sulle pensioni nell'intervista di Cesare Damiano a DiMartedì
dimartedi@la7.it (dimartedi@la7.it)
05/2/2018  12:42
A:  v   CC pietro.grasso@senato.it   e altri 48+150

Gent.mo V.,
la ringraziamo anzitutto per averci scritto e per averci illustrato così dettagliatamente le ricerche e le conclusioni da lei effettuate, le quali risulteranno certamente utili al fine del miglioramento della nostra trasmissione.

Le porgiamo i nostri più cordiali saluti.

La Redazione


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