Pubblico la lettera che ho inviato a Stefano Patriarca, consulente economico del Governo, dopo aver
letto una sua dichiarazione ai media, nella quale diffondeva una notizia a mio
avviso falsa sulla modifica della decorrenza da cadenza triennale a biennale dell’adeguamento
automatico dell’età di pensionamento alla speranza di vita, la sua risposta e
la mia replica.
Pensioni, adeguamento automatico all'aspettativa di vita
Da: v
5/2/2018 18:45
A: s.patriarca@governo.it CC pietro.grasso@senato.it e altri 48
Traggo
dall’articolo di Repubblica (ma è lo
stesso su tutti i giornali) intitolato “Arriva
il decreto per le 15 categorie di lavoratori "salvati" dall'aumento
dell'età pensionabile”: «Il decreto, come spiega il tecnico di Palazzo Chigi Stefano Patriarca, “consente
di allargare la platea dell'Ape sociale e dei precoci per il 2018 e permette
nel 2019 e 2020 il pensionamento senza il previsto adeguamento alla speranza di
vita a circa 49.800 lavoratori”.»
Adeguamento automatico
Mi permetto di
correggerLa, l’adeguamento automatico di 5 mesi che scatterà nel 2019 varrà per
il triennio 2019-2021, poiché la cadenza biennale non decorrerà dal
2019, ma si applicherà – come recita la norma (L. 214/2011, art. 24, comma 13) - “agli incrementi successivi a quello [triennale, che varrà
ovviamente per il triennio 2019-2021, ndr] con
decorrenza 1° gennaio 2019”, e cioè dal 2022, a valere per il biennio
2022-2023, e così ogni 2 anni.[2]
Poiché quasi tutti sono
convinti che sia stata la riforma Fornero ad introdurre l’adeguamento
automatico, vale la pena di precisare che esso è stato introdotto, con un
richiamo al DL 78/2009 che lo prevedeva, dalla riforma Sacconi (2010 e 2011), col comma
12bis dell’art. 12 della L. 122/2010.
OCSE, ecc.
E’ un errore fatto
anche dall’OCSE,[3] i cui report, com’è noto, hanno una risonanza
mondiale. Ma è solo uno dei tanti errori che riguardano le pensioni, con lo
stranissimo fenomeno che è stata obliterata in parte o in tutto (!) la severissima riforma
Sacconi, semplicemente chiamandola Fornero. Fatto che andrebbe indagato e stigmatizzato adeguatamente, perché vede protagonisti nomi importanti, sia del Parlamento (Ichino, Damiano, Sacconi) che
dell’Accademia (Cazzola, Boeri, Garibaldi), che dei media (Giannino), [4] sia del mondo
politico (Salvini, Meloni, che ne stanno facendo,
assieme a Berlusconi, un argomento mendace della loro campagna elettorale),[5] che, dal 2013, tutti i
media, immemori di ciò che scrivevano nel 2012 sull’efficacia della riforma
Sacconi.[4] Ne può trovare vari altri scorrendo il mio blog http://vincesko.ilcannocchiale.it oppure http://vincesko.blogspot.it.
ISTAT
Inoltre, in primo luogo,
osservo che l’origine degli errori del filone istituzionale (inclusa forse l'OCSE), da quel che mi consta (si veda
quanto afferma il professor Alberto Brambilla nell’allegato 4, nota in calce), parrebbe sia l’ISTAT,
i cui dati vengono poi utilizzati da EUROSTAT, i cui dati vengono usati da UPB,
[4] i cui dati vengono ripresi da altri. In secondo luogo, ho provato a chiederne
a ISTAT la conferma, ma finora invano, ricavandone invece la conferma – anche nel
chiedere l’indirizzo e-mail - di una certa propensione alla scarsa trasparenza.[6] In terzo luogo, mi permetto, allora, di suggerirLe di
fare chiarezza – se può - in relazione ad un altro comma della legge 122/Sacconi, che coinvolge direttamente
l’ISTAT: il comma 12ter,[7] laddove prescrive all’ISTAT di
considerare nel calcolo dell’aspettativa di vita soltanto gli aumenti e non
anche le diminuzioni, ma – parrebbe proprio - limitatamente alla “prima applicazione”.
Viste, però, le polemiche accese che si sono registrate sull’adeguamento di ben
5 mesi dal 2019, anche considerando che nel 2015 c’è stato un calo, la domanda
che si può porre è: ma, l’ISTAT, ha tenuto conto anche della diminuzione del 2015 (e
di quella, di cui si vocifera, del 2017)?
Spero di esserLe stato utile e che voglia contribuire a fare chiarezza sulle norme pensionistiche e sui loro autori.
Cordiali saluti
V.
__________________________
Note:
[1] 12-bis. In attuazione dell'articolo
22-ter, comma 2, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, concernente l'adeguamento dei
requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di
vita, e tenuto anche conto delle esigenze di coordinamento degli istituti
pensionistici e delle relative procedure di adeguamento dei parametri connessi
agli andamenti demografici, a decorrere dal 1° gennaio 2013 i requisiti di eta'
e i valori di somma di eta' anagrafica e di anzianita' contributiva di cui alla
Tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive
modificazioni, i requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il
conseguimento della pensione di vecchiaia, il requisito anagrafico di cui
all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78,
convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive
modificazioni, il requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 1, comma
20, e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive
modificazioni, e il requisito contributivo ai fini del conseguimento del
diritto all'accesso al pensionamento indipendentemente dall'eta' anagrafica
devono essere aggiornati a cadenza triennale con decreto direttoriale del
Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro
e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di
decorrenza di ogni aggiornamento. La mancata emanazione del predetto decreto
direttoriale comporta responsabilita' erariale. Il predetto aggiornamento e'
effettuato sulla base del procedimento di cui al comma 12-ter.(20)(59)((77))
[2] 13 Gli adeguamenti agli incrementi
della speranza di vita successivi a quello effettuato con decorrenza 1° gennaio
2019 sono aggiornati con cadenza biennale secondo le modalita' previste
dall'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e
integrazioni ((, salvo quanto previsto dal presente comma)). A partire dalla
medesima data i riferimenti al triennio, di cui al comma 12-ter dell'articolo
12 del citato decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con
modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e
integrazioni, devono riferirsi al biennio.
[3] Lettera a Stefano Scarpetta dell’OCSE sulla
sua fake news sulla spesa pensionistica italiana, sua risposta e mia replica
[4] Pensioni, la
congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero
http://vincesko.blogspot.com/2017/12/pensioni-la-congiura-del-silenzio-di.html
[5] Lettera n. 2 all’On. Matteo Salvini
sulle sue notizie false-fake news-bufale
sulla riforma delle pensioni Fornero
Lettera
all'On. Giorgia Meloni sulle pensioni: propaganda o truffa politico-elettorale?
[6] Lettera all’ISTAT di richiesta di informazione
sulla fonte di dati pensionistici errati
[7]
12-ter. A partire dall'anno 2011 l'ISTAT
rende annualmente disponibile entro il 31 dicembre dell'anno medesimo il dato
relativo alla variazione nel triennio precedente della speranza di vita
all'eta' corrispondente a 65 anni in riferimento alla media della popolazione
residente in Italia. A decorrere dalla data di cui al comma 12-bis e con i
decreti a cadenza triennale di cui allo stesso comma 12-bis: a) i requisiti di
eta' e di anzianita' contributiva indicati al comma 12-bis sono aggiornati
incrementando i requisiti in vigore in misura pari all'incremento della
predetta speranza di vita accertato dall'ISTAT in relazione al triennio di
riferimento. In sede di prima
applicazione tale aggiornamento non puo' in ogni caso superare i tre mesi e
lo stesso aggiornamento
non viene effettuato nel caso di diminuzione della predetta speranza di vita. […]
Allego
due miei post (dei tanti contro la
vulgata imperante da sei anni sulle pensioni e da sette anni su Monti) che
potrebbero interessarLe:
Questo
articolo mi è stato chiesto da un giornale on-line dopo una mia segnalazione
rettificativa, il titolo e alcune piccole modifiche sono redazionali.
Pensioni: l’estremismo di Bankitalia e Corte dei Conti
di Vincesko
In
questo documento di 18 pagine ho ricostruito le vicende politico-economiche
della scorsa legislatura, con notizie e nessi forse sorprendenti, anche in
merito alle pensioni, contro le bufale sul governo Berlusconi e il governo
Monti propalate da sette anni.
L'assassinio della verità, chi ha davvero messo le mani
nelle tasche degli Italiani e causato la grande recessione
***
Re:
I: Pensioni, adeguamento automatico all'aspettativa di vita
Da: stefano patriarca (stepatri@gmail.com)
8/2/2018 15:43
A: v
Spett.le V., mi congratulo per la sua attenzione ai problemi pensionistici
e in particolare anche ai dettagli e ai numeri che spesso sono sostanza.....in
relazione alle sue osservazioni troverà sotto, accanto alle sue riflessioni le
mie osservazioni a titolo personale, schematiche in NERETTO
Oggetto: Pensioni, adeguamento automatico all'aspettativa di vita
Egr. Dott. Patriarca,
Traggo dall’articolo di Repubblica (ma è lo stesso su tutti i giornali)
intitolato “Arriva il decreto per le 15 categorie di lavoratori
"salvati" dall'aumento dell'età pensionabile ”:«Il decreto, come
spiega il tecnico di Palazzo Chigi Stefano Patriarca, “consente di allargare la
platea dell'Ape sociale e dei precoci per il 2018 e permette nel 2019 e 2020 il
pensionamento senza il previsto adeguamento alla speranza di vita a circa
49.800 lavoratori”.»
Adeguamento automatico
Mi permetto di correggerLa, l’adeguamento automatico di 5 mesi che scatterà
nel 2019 varrà per il triennio 2019-2021, poiché la cadenza biennale non
decorrerà dal 2019, ma si applicherà – come recita la norma (Servizio Antispam
ha rilevato un possibile tentativo
di phishing da "www.normattiva.it" L. 214/2011, art. 24, comma
13) - “agli incrementi successivi a quello [triennale, che varrà ovviamente per
il triennio 2019-2021, ndr] con
decorrenza 1° gennaio 2019”, e cioè dal 2022, a valere per il biennio
2022-2023, e così
ogni 2 anni.[2]
Poiché quasi tutti sono convinti che sia stata la riforma Fornero ad
introdurre
l’adeguamento automatico, vale la pena di precisare che esso è stato
introdotto, con un
richiamo al DL 78/2009 che lo prevedeva, dalla riforma Sacconi (2010 e
2011), col
comma 12bis dell’art. 12 della L. 122/2010.
Mi spiace ma è incorso in un errore dovuto ad una non
corretta interpretazione della norma. La riforma Fornero ha cambiato gli scatti
da triennali a biennali dallo scatto del 2019. quindi i 67 anni varranno per il
2019 e 2021. E' assolutamente corretto dire che la Fornero non ha introdotto
l'adeguamento automatico ma è stato il Governo Berlusconi (riforma Sacconi e
Tremonti) ma li ha solo resi biennali, e nei fatti l'età per il 2019 e 2021
sarebbe stata la stessa anche senza la Fornero.
OCSE, ecc.
Concordo con lei che la “criminalizzazione” della
legge Fornero e non degli interventi precedenti , in parte causa della stessa
legge Fornero è una grande "bufala" ancorchè la stessa legge abbia
alcuni elementi critici, peraltro corretti con gli interventi che si sono fatti
nelle leggi di bilancio del 2017 e 2018, cavalcata spesso a sproposito da molti
(ma forse non è il caso di Cazzola che è sempre molto rigoroso e corretto nell’analisi dei dati)
E’ un errore fatto anche dall’OCSE,[3] i cui report, com’è
noto, hanno una risonanza mondiale. Ma è solo uno dei tanti errori che
riguardano le pensioni, con lo stranissimo fenomeno che è stata obliterata in
parte o in tutto (!) la severissima riforma Sacconi, semplicemente chiamandola
Fornero. Fatto che andrebbe indagato e stigmatizzato adeguatamente, perché vede
protagonisti nomi importanti, sia del Parlamento (Ichino, Damiano, Sacconi) che
dell’Accademia (Cazzola, Boeri, Garibaldi), che dei media (Giannino),[4] sia
del mondo politico (Salvini, Meloni, che ne stanno facendo, assieme a Berlusconi,
un argomento mendace della loro campagna elettorale),[5] che, dal 2013, tutti i
media, immemori di ciò che scrivevano nel 2012 sull’efficacia della riforma
Sacconi.[4]
Ne può trovare vari altri scorrendo il mio blog http://vincesko.ilcannocchiale.it
oppure http://vincesko.blogspot.it.
Ocse
non ha sbagliato sull'adeguamento (anche se nei lavori Ocse sono frequenti
imprecisioni)
ISTAT
Inoltre,
in primo luogo, osservo che l’origine degli errori del filone istituzionale
(inclusa
forse
l'OCSE), da quel che mi consta (si veda quanto afferma il professor Alberto
Brambilla nell’allegato 4, nota in calce), parrebbe sia l’ISTAT, i cui dati
vengono poi utilizzati da EUROSTAT, i cui dati vengono usati da UPB, [4] i cui
dati vengono ripresi da altri. In secondo luogo, ho provato a chiederne a ISTAT
la conferma, ma finora invano, ricavandone invece la conferma – anche nel
chiedere l’indirizzo e-mail - di una certa propensione alla scarsa
trasparenza.[6] In terzo luogo, mi permetto, allora, di suggerirLe di
fare
chiarezza – se può - in relazione ad un altro comma della legge 122/Sacconi,
che coinvolge direttamente l’ISTAT: il comma 12ter,[7] laddove prescrive
all’ISTAT di considerare nel calcolo dell’aspettativa di vita soltanto gli
aumenti e non anche le diminuzioni, ma – parrebbe proprio - limitatamente alla
“prima applicazione”. Viste, però, le
polemiche
accese che si sono registrate sull’adeguamento di ben 5 mesi dal 2019, anche
considerando
che nel 2015 c’è stato un calo, la domanda che si può porre è: ma, l’ISTAT,
ha
tenuto conto anche della diminuzione del 2015 (e di quella, di cui si vocifera,
del 2017)?
su questo punto mi trova in radicale disaccordo,
perchè leggo affermazioni non corrette:
i calcoli del Prof. Brambilla , che conosco bene e che
sa delle mie
obiezioni fatte in molte occasioni, sono calcoli , che
contengono diverse inesattezze di
interpretazione delle norme e delle classificazioni del bilancio Inps,
che infatti valuta correttamente la spesa assistenziale nell'ordine di meno di
30 miliardi. Ma possiamo tacciare a cuor leggero di falsità i bilanci dell'Inps
da 20 anni a questa parte, fatti sulla base addirittura di una legge , la legge
del 1989 che appunto disciplina come dividere nel bilancio inps le spese
assistenziali da quelle previdenziali , controllati da corte dei conti,
Ministero dell'economia, Minitsero del l Lavoro, Collegio dei Sindaci, Comitato
di Viglilanza nel quale sono sindacati e datori di lavoro, Unione Europea ed
Eurostat, Istat, ?. Per avere un'idea delle dimensioni del problema basta che
si scarichi dal sito inps il bilancio sociale 2016 fatto dal CIV (quindi
sindacati...) che riporta una pagina che le allego evidente sulle pensioni
assistenziali e previdenziale
Questa idea
bizzarra e molto da romanzo per cui vi sarebbe una sorta di complotto
internazionale e nazionale con a capo Istat ma anche eurostat Ue MEf e via via
per fare conti artefatti sulle pensioni italiane a me che mi occupo da 25 anni
di questo tema avendo rappresentato per diversi anni anche il governo italiano presso la Ue sulle
pensioni, ed essendo stato il tecnico responsabile economico della Cgil fino al
1996, ed avendo fatto parte del gruppo tecnico che ha Lavorto dulla legge
Dini, sembra francamente poco
verosimile.
L'istat che per
professionalità, indipendenza e serietà è uno dei migliori istituti di
statistica europei , e del quale dovremmo far vanto, ha calcola correttamente la spesa pensionistica italiana applicando i
criteri obbligatori decisi a livello ue con tutti i 28 governi e che sono
uguali in tutti i paesi.
Mi permetta una
riflessione che un osservatore molto scrupoloso come Lei potrà valutare con
indulgenza. Io potrei dirle perché sono uguale a George Clooney dandole le mie
misure del viso, occhi, naso e conrontandole con quelle identiche di
Clooney, ma il fatto che lo dica non
fa di me Geroge Clooney, basta accostare le due foto.... La difesa dell'equità
del sistema pensionistico italiano non può essere fatta con artifici
aritmetici, ma semmai con ben altri e
più importanti argomentiin ogni caso il governo ha costituito su richiesta delle
Organizzazioni sindacali una commissione di esperti anche con i sindacati
all'interno per valutare la
separazione contabile tra previdenza e assistenza. Temo che i risultati possano
portare ad esiti opposti a quelli che si aspettano coloro che sostengono che è
la previdenza finanzia l'assistenza .... e se sarà così spero che non si ponga
un problema evidente sulle pensioni previdenziali.
Istat ha calcolato benissimo la
variazione della speranza di vita che la norma Sacconi dice essere la differenza
tra i due anni il primo e il terzo.
Che
nel secondo anno la speranza di vita sia diminuita non rileva ai fini del calcolo,
ma abbiamo anche fatto questo calcolo usando la media del triennio (quindi
mettendo dentro anche il 2015 inn cui la speranza di vita si è ridotta di poco)
e non i punti estremi. Il risultato sarebbe stato sempre 5 mesi.
In ogni caso le consiglio di analizzare
la norma che abbiamo messo in legge di bilancio 2018 che modifica il meccanismo
: gli scatti hanno un tetto massimo di due mesi, si calcola la media e non solo
i punti estremi, e si prevede anche la possibilità di una riduzione, cosa non
prevista antecedentemente. Mi rendo conto che quando si migliora non si fa notizia.....
Spero di esserLe stato utile e che voglia contribuire
a fare chiarezza sulle norme
pensionistiche e sui loro autori.
anche io .... cordialmente
stefano
patriarca
Allegato
3.2 Le
prestazioni istituzionali
Ø Il quadro delle prestazioni sociali erogate
Dall‟analisi
dei dati del Bilancio Consuntivo 2016 si evince che su 332.849 milioni di euro
di uscite correnti, 308.021 milioni rappresentano la spesa destinata
all‟erogazione delle prestazioni istituzionali che si suddividono in
prestazioni pensionistiche e prestazioni non pensionistiche (Tabella 3.2.1).
Le prestazioni istituzionali erogate dall‟INPS sono
ripartite in prestazioni pensionistiche previdenziali, che prevedono un finanziamento
contributivo, e prestazioni assistenziali che, invece, sono sostenute dai
trasferimenti statali. Le prestazioni non pensionistiche hanno natura mista, in
quanto sono in parte finanziate da contribuzione ed in parte da trasferimenti
statali.
Le prestazioni non pensionistiche si articolano in prestazioni temporanee tipiche
dell‟INPS quali gli ammortizzatori sociali, i trattamenti di famiglia, di
maternità e di malattia, nonché in un
insieme di prestazioni che riguardano sia il pagamento del TFR/TFS ai lavoratori
privati e pubblici, sia gli interventi sociali dell‟ex INPDAP.
Con riferimento ai dati concernenti la spesa per le
pensioni nel loro complesso, si rileva che il
90,6%
(246.943 milioni) è rappresentato dalla parte previdenziale, mentre il 9,4% (25.677
milioni) riguarda la parte assistenziale.
Nell‟ambito delle prestazioni non pensionistiche
l‟importo di spesa più rilevante riguarda le prestazioni connesse agli ammortizzatori
sociali, che ammontano a 13.641 milioni, con una riduzione rispetto al 2015 di
46 milioni.
I trattamenti di famiglia registrano un incremento di
spesa del 2,7%, quelli di maternità dell‟8,1%, mentre le prestazioni per
malattia sono aumentate del 3,7%.
I dati relativi al TFR dei lavoratori privati hanno fatto registrare nel 2016 un decremento
del
2,5%, mentre
quelli relativi ai TFS e TFR per i dipendenti pubblici mostrano un incremento
del13,3%.
La spesa per pensioni, compresa la spesa per
invalidità civile, come si evidenzia nella Tabella 3.2.1 seguente, ammonta a
272.620 milioni, con un decremento dello 0,2% rispetto al 2015 e rappresenta
l‟88,6% delle prestazioni complessive.
Le prestazioni non pensionistiche coprono il restante
11,4%, pari a 35.401 milioni di euro e registrano un aumento dell‟1,9% (645
milioni) rispetto all‟anno precedente.
***
Re:
I: Pensioni, adeguamento automatico all'aspettativa di vita
Da: v
8/2/2018 19:31
A: stefano patriarca
Egr. Dott. Patriarca,
La ringrazio molto per
la Sua cortese risposta, che è una formidabile occasione per me, che faccio –
scusi il termine - debunking da 6
anni sulle pensioni (una materia in cui ero del tutto ignorante prima), di
sgombrare il campo dai residui dubbi. Scusandomi preliminarmente dell’errata
numerazione delle note nella mia prima e-mail, mi permetta di fare qualche
osservazione ulteriore.
Periodicità
adeguamento automatico
Io sono un laico
miscredente, ma non mi pare ci possano essere dubbi di sorta su una norma
chiarissima (L.
214/2011, art. 24, comma 13), che ho già riportato nella nota 2,
sulla quale, peraltro, ho già corretto vari giornalisti di previdenza, che su
questo punto non hanno mosso obiezioni: “13 Gli adeguamenti agli incrementi della
speranza di vita successivi a quello
effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019 sono aggiornati con cadenza
biennale secondo le modalita' previste dall'articolo 12 del decreto-legge 31
maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010,
n. 122 e successive modificazioni e integrazioni ((, salvo quanto previsto dal
presente comma)). A partire dalla medesima data i riferimenti al triennio, di
cui al comma 12-ter dell'articolo 12 del citato decreto-legge 31 maggio 2010,
n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e
successive modificazioni e integrazioni, devono riferirsi al biennio.
Assodato che la periodicità SACCONI è
triennale, (i) essa diventa biennale, in forza della riforma Fornero,
relativamente agli “adeguamenti
successivi a quello [triennale] effettuato
con decorrenza 1° gennaio 2019”. Ripeto: a nio avviso, non c’è alcun margine
per dubbi interpretativi; (ii) no, se – come Lei sostiene - questa interpretazione
non è corretta, la riforma Fornero modifica l’età di pensionamento nel 2021, poiché l’adeguamento
asseritamente biennale dal 1° gennaio 2019 varrebbe per il biennio 2019-2020, e
quindi dal 1° gennaio 2021 ne scatterebbe (presumibilmente) un altro; e (iii)
di conseguenza, l’ininfluenza della riforma Fornero si verifica solo nel caso
che la mia interpretazione sia corretta.
Giuliano
Cazzola
Lei
evidentemente mi ha risposto senza aver letto il mio articolo linkato alla nota
4: lì trova le prove documentali plurime (col mio commento), condizione
imprescindibile per me quando formulo accuse, in particolare scritte. Assodato
che Giuliano Cazzola ne sa molto più di me di pensioni, se ne deve arguire che
nel suo caso non si tratta di ignoranza ma di malafede. Se mi permette
l’introduzione di un elemento psicologico, l’errore voluto di Cazzola – come ho
scritto nel commento - è per me indizio di coda di paglia per senso di colpa
(riforma SACCONI).
OCSE
L’OCSE non ha
sbagliato (cfr. conclusione del dialogo con Stefano Scarpetta) solo se la mia
interpretazione è errata. D’altra parte, io ne ho dedotto (v. appresso) che
siamo in presenza di una catena di soggetti che copiano il medesimo errore.
ISTAT
Ne deduco che,
anche in questo caso, Lei non ha letto l’articolo riportato alla nota 4. Se lo
legge attentamente, vede che io ho dedotto dallo studio di UPB, che oblitera
completamente la riforma SACCONI semplicemente chiamandola Fornero (sic!), la
catena ISTAT à EUROSTAT à UPB, poiché (i) è lo stesso UPB
che dichiara che la fonte dei suoi dati è EUROSTAT; e (ii) ho dedotto che
l’inizio della catena è ISTAT da ciò che scrive Alberto Brambilla. Per inciso,
aggiungo che avevo già segnalato l’errore a Nicola Salerno di UPB tramite Carlo
Clericetti nel suo blog.
Lo stesso, forse (?), è successo per lo
studio Boeri-Garibaldi-Moen, che cancella anch’esso completamente la riforma
SACCONI semplicemente chiamandola Fornero (sic!). Sono prove documentali
inoppugnabili.
Alberto
Brambilla
Oltre a
Brambilla, ci sono altri esperti che muovono le stesse critiche, ad esempio
Felice Roberto Pizzuti.
Al di là
di Brambilla e Pizzuti, se legge il mio dialogo con Stefano Scarpetta vede le
prove delle mie ben più modeste argomentazioni che in EUROSTAT si confrontano
le pere con le mele (oltre all’assistenza, che secondo lo stesso Osservatorio
INPS vale il 10% del totale, ci sono il TFR e altre 2 voci spurie, come l’uso
delle pensioni di anzianità come ammortizzatore sociale e il peso molto
eterogeneo della previdenza privata e dei connessi incentivi fiscali) e dati al
lordo delle imposte, che è un duplice obbrobrio tecnico, sia perché le pensioni
erogate dall’INPS sono nette, sia perché il peso fiscale penalizza l’Italia
rispetto agli altri Paesi (oltre 2 punti di Pil). Almeno l’OCSE compara anche
le cifre nette. La cosa grave da tener presente è che la nomea dell’Italia di
spendacciona, che a giudicare dalle cifre aggregate è una fandonia cosmica, si
basa soprattutto sul rapporto spesa pensionistica/Pil, spesso calcolato su dati
vecchi, inadeguati nel caso di dati pensionistici le cui riforme hanno effetti
nel medio-lungo periodo. Se può avere un significato, osservo che ho trasmesso
il dialogo con Scarpetta dell’OCSE anche alla Commissione Europea: il presidente
Juncker, solo in questo caso, mi ha fatto inviare un’email ieri per
ringraziarmi.
Variazione
speranza di vita
(i) Se Lei dice
che “ISTAT ha calcolato benissimo”, ne prendo atto.
(ii) Chiedo venia, ma se lo dice la
norma del crudele SACCONI (che ora peraltro fa finta di mostrarsi pentito, ma
bara, cfr. prove documentali inoppugnabili nell’allegato alla nota 4), cui si
dà – mi pare - un’interpretazione causidica, càllida, speciosa, poiché si deve
invece presumere si tratti di misurare la differenza tra la fine e l’inizio del
periodo triennale ) è un ottimo motivo per correggerlo…
(iii) Anche io, in un primo momento,
avevo letto male e segnalato in giro nelle mie varie email che il comma 12ter dell’art. 12 della
L. 122/2010
(riforma SACCONI) prescrive all’ISTAT di considerare nel calcolo soltanto gli
aumenti e non anche le diminuzioni; ma poi, leggendo meglio, mi sono accorto
che non c’è alcun dubbio che questo è limitato “in sede di prima applicazione”
(cfr. nota 7). Io penso che basti un’interpretazione letterale (è sufficiente
fare l’analisi del periodo e constatare l’assenza assoluta di segni di
interpunzione tra la subordinata iniziale e la principale e la coordinata): “In sede di prima
applicazione tale
aggiornamento non puo' in ogni caso superare i tre mesi e lo stesso aggiornamento non viene effettuato nel caso
di diminuzione della predetta speranza di vita”.
(iv) Grazie dell’informazione (che andrò
a leggere). Personalmente, trovo encomiabile che abbiate posto un limite
massimo di 2 mesi e sgombrato il tavolo da interpretazioni (errate) restrittive.
Effettivamente, è strano che una notizia così importante non
abbia avuto un'eco adeguata. Andrebbe fatto un comunicato alle agenzie di
stampa. Purtroppo, contrastare la DISINFORMAZIONE sulle pensioni (e su Monti)
ad opera della potentissima propaganda berlusconiana e del centrodestra, che ha
fatto quasi 60 milioni di vittime (inclusa la CGIL, unico sindacato a
scioperare contro la riforma SACCONI e le pesantissime, scandalosamente inique
e recessive manovre correttive Berlusconi-Tremonti), è una fatica di Sisifo. Ma
non bisogna demordere. Io ho scritto più volte, da anni, a tutti i media, prima
ai direttori, poi, accortomi che non fanno circolare le segnalazioni
rettificative, direttamente agli autori degli articoli, e p.c. a centinaia di
destinatari, qualcosa così ho ottenuto. La ringrazio dell’attenzione.
Cordiali saluti
V.
PS: Se non ha nulla in contrario,
riporterò - come faccio di solito - questo nostro utile dialogo nel mio blog.
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Post
scriptum
Speravo che
discutendo con Stefano Patriarca sarei riuscito a chiarire chi, se non perché,
abbia originato il suo errore, ma, pur avendogli sollecitato una replica, la mia speranza è andata delusa. Tuttavia, la sua segnalazione della nuova norma contenuta
nella Legge di Bilancio 2018 mi ha consentito di scoprire, oltre ad un lapsus calami dello stesso Patriarca sul
limite massimo dei mesi, che non sono due ma tre, con mia grande sorpresa, che
l’errore sulla decorrenza della periodicità biennale dell’adeguamento
automatico recata dalla riforma Fornero, prima di lui, lo ha commesso anche sia la
Ragioneria Generale dello Stato (RGS) che, addirittura, il Parlamento, e non
soltanto nella Legge di Bilancio 2018 ma anche in una legge del 2016,
antecedente, cioè, ai rapporti 2017 dell’OCSE e della RGS. La mia caccia continua.
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