giovedì 15 febbraio 2018

Dialogo con Stefano Patriarca, consulente economico del Governo, sulla sua fake news sulle pensioni




Pubblico la lettera che ho inviato a Stefano Patriarca, consulente economico del Governo, dopo aver letto una sua dichiarazione ai media, nella quale diffondeva una notizia a mio avviso falsa sulla modifica della decorrenza da cadenza triennale a biennale dell’adeguamento automatico dell’età di pensionamento alla speranza di vita, la sua risposta e la mia replica.

Pensioni, adeguamento automatico all'aspettativa di vita
Da:  v
5/2/2018 18:45
A:  s.patriarca@governo.it   CC pietro.grasso@senato.it   e altri 48

Egr. Dott. Patriarca,
Traggo dall’articolo di Repubblica (ma è lo stesso su tutti i giornali) intitolato “Arriva il decreto per le 15 categorie di lavoratori "salvati" dall'aumento dell'età pensionabile: «Il decreto, come spiega il tecnico di Palazzo Chigi Stefano Patriarca, “consente di allargare la platea dell'Ape sociale e dei precoci per il 2018 e permette nel 2019 e 2020 il pensionamento senza il previsto adeguamento alla speranza di vita a circa 49.800 lavoratori”.»

Adeguamento automatico
Mi permetto di correggerLa, l’adeguamento automatico di 5 mesi che scatterà nel 2019 varrà per il triennio 2019-2021, poiché la cadenza biennale non decorrerà dal 2019, ma si applicherà – come recita la norma (L. 214/2011, art. 24, comma 13) - “agli incrementi successivi a quello [triennale, che varrà ovviamente per il triennio 2019-2021, ndr] con decorrenza 1° gennaio 2019”, e cioè dal 2022, a valere per il biennio 2022-2023, e così ogni 2 anni.[2]
Poiché quasi tutti sono convinti che sia stata la riforma Fornero ad introdurre l’adeguamento automatico, vale la pena di precisare che esso è stato introdotto, con un richiamo al DL 78/2009 che lo prevedeva, dalla riforma Sacconi (2010 e 2011), col comma 12bis dell’art. 12 della L. 122/2010.

OCSE, ecc.
E’ un errore fatto anche dall’OCSE,[3] i cui report, com’è noto, hanno una risonanza mondiale. Ma è solo uno dei tanti errori che riguardano le pensioni, con lo stranissimo fenomeno che è stata obliterata in parte o in tutto (!) la severissima riforma Sacconi, semplicemente chiamandola Fornero. Fatto che andrebbe indagato e stigmatizzato adeguatamente, perché vede protagonisti nomi importanti, sia del Parlamento (Ichino, Damiano, Sacconi) che dell’Accademia (Cazzola, Boeri, Garibaldi), che dei media (Giannino), [4] sia del mondo politico (Salvini, Meloni,  che ne stanno facendo, assieme a Berlusconi, un argomento mendace della loro campagna elettorale),[5] che, dal 2013, tutti i media, immemori di ciò che scrivevano nel 2012 sull’efficacia della riforma Sacconi.[4] Ne può trovare vari altri scorrendo il mio blog http://vincesko.ilcannocchiale.it oppure http://vincesko.blogspot.it.

ISTAT
Inoltre, in primo luogo, osservo che l’origine degli errori del filone istituzionale (inclusa forse l'OCSE), da quel che mi consta (si veda quanto afferma il professor Alberto Brambilla nell’allegato 4, nota in calce), parrebbe sia l’ISTAT, i cui dati vengono poi utilizzati da EUROSTAT, i cui dati vengono usati da UPB, [4] i cui dati vengono ripresi da altri. In secondo luogo, ho provato a chiederne a ISTAT la conferma, ma finora invano, ricavandone invece la conferma – anche nel chiedere l’indirizzo e-mail - di una certa propensione alla scarsa trasparenza.[6] In terzo luogo, mi permetto, allora, di suggerirLe di fare chiarezza – se può - in relazione ad un altro comma della legge 122/Sacconi, che coinvolge direttamente l’ISTAT: il comma 12ter,[7] laddove prescrive all’ISTAT di considerare nel calcolo dell’aspettativa di vita soltanto gli aumenti e non anche le diminuzioni, ma – parrebbe proprio - limitatamente alla “prima applicazione”. Viste, però, le polemiche accese che si sono registrate sull’adeguamento di ben 5 mesi dal 2019, anche considerando che nel 2015 c’è stato un calo, la domanda che si può porre è: ma, l’ISTAT, ha tenuto conto anche della diminuzione del 2015 (e di quella, di cui si vocifera, del 2017)?
Spero di esserLe stato utile e che voglia contribuire a fare chiarezza sulle norme pensionistiche e sui loro autori.
Cordiali saluti
V.

__________________________

Note:
[1] 12-bis. In attuazione dell'articolo 22-ter, comma 2, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, concernente l'adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, e tenuto anche conto delle esigenze di coordinamento degli istituti pensionistici e delle relative procedure di adeguamento dei parametri connessi agli andamenti demografici, a decorrere dal 1° gennaio 2013 i requisiti di eta' e i valori di somma di eta' anagrafica e di anzianita' contributiva di cui alla Tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, i requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia, il requisito anagrafico di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni, il requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 1, comma 20, e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni, e il requisito contributivo ai fini del conseguimento del diritto all'accesso al pensionamento indipendentemente dall'eta' anagrafica devono essere aggiornati a cadenza triennale con decreto direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento. La mancata emanazione del predetto decreto direttoriale comporta responsabilita' erariale. Il predetto aggiornamento e' effettuato sulla base del procedimento di cui al comma 12-ter.(20)(59)((77))
[2] 13 Gli adeguamenti agli incrementi della speranza di vita successivi a quello effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019 sono aggiornati con cadenza biennale secondo le modalita' previste dall'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni ((, salvo quanto previsto dal presente comma)). A partire dalla medesima data i riferimenti al triennio, di cui al comma 12-ter dell'articolo 12 del citato decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni, devono riferirsi al biennio.
[3] Lettera a Stefano Scarpetta dell’OCSE sulla sua fake news sulla spesa pensionistica italiana, sua risposta e mia replica
[4] Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero
http://vincesko.blogspot.com/2017/12/pensioni-la-congiura-del-silenzio-di.html
[5] Lettera n. 2 all’On. Matteo Salvini sulle sue notizie false-fake news-bufale sulla riforma delle pensioni Fornero
Lettera all'On. Giorgia Meloni sulle pensioni: propaganda o truffa politico-elettorale?
[6] Lettera all’ISTAT di richiesta di informazione sulla fonte di dati pensionistici errati
[7] 12-ter. A partire dall'anno 2011 l'ISTAT rende annualmente disponibile entro il 31 dicembre dell'anno medesimo il dato relativo alla variazione nel triennio precedente della speranza di vita all'eta' corrispondente a 65 anni in riferimento alla media della popolazione residente in Italia. A decorrere dalla data di cui al comma 12-bis e con i decreti a cadenza triennale di cui allo stesso comma 12-bis: a) i requisiti di eta' e di anzianita' contributiva indicati al comma 12-bis sono aggiornati incrementando i requisiti in vigore in misura pari all'incremento della predetta speranza di vita accertato dall'ISTAT in relazione al triennio di riferimento. In sede di prima applicazione tale aggiornamento non puo' in ogni caso superare i tre mesi e lo stesso aggiornamento non viene effettuato nel caso di diminuzione della predetta speranza di vita. […]

Allego due miei post (dei tanti contro la vulgata imperante da sei anni sulle pensioni e da sette anni su Monti) che potrebbero interessarLe:

Questo articolo mi è stato chiesto da un giornale on-line dopo una mia segnalazione rettificativa, il titolo e alcune piccole modifiche sono redazionali.
Pensioni: l’estremismo di Bankitalia e Corte dei Conti
di Vincesko

In questo documento di 18 pagine ho ricostruito le vicende politico-economiche della scorsa legislatura, con notizie e nessi forse sorprendenti, anche in merito alle pensioni, contro le bufale sul governo Berlusconi e il governo Monti propalate da sette anni.
L'assassinio della verità, chi ha davvero messo le mani nelle tasche degli Italiani e causato la grande recessione


***

Re: I: Pensioni, adeguamento automatico all'aspettativa di vita
Da:  stefano patriarca (stepatri@gmail.com)
8/2/2018 15:43
A:  v  

Spett.le V., mi congratulo per la sua attenzione ai problemi pensionistici e in particolare anche ai dettagli e ai numeri che spesso sono sostanza.....in relazione alle sue osservazioni troverà sotto, accanto alle sue riflessioni le mie osservazioni a titolo personale, schematiche in NERETTO

Oggetto: Pensioni, adeguamento automatico all'aspettativa di vita
Egr. Dott. Patriarca,
Traggo dall’articolo di Repubblica (ma è lo stesso su tutti i giornali) intitolato “Arriva il decreto per le 15 categorie di lavoratori "salvati" dall'aumento dell'età pensionabile ”:«Il decreto, come spiega il tecnico di Palazzo Chigi Stefano Patriarca, “consente di allargare la platea dell'Ape sociale e dei precoci per il 2018 e permette nel 2019 e 2020 il pensionamento senza il previsto adeguamento alla speranza di vita a circa 49.800 lavoratori”.»
Adeguamento automatico
Mi permetto di correggerLa, l’adeguamento automatico di 5 mesi che scatterà nel 2019 varrà per il triennio 2019-2021, poiché la cadenza biennale non decorrerà dal 2019, ma si applicherà – come recita la norma (Servizio Antispam ha rilevato un possibile tentativo
di phishing da "www.normattiva.it" L. 214/2011, art. 24, comma 13) - “agli incrementi successivi a quello [triennale, che varrà ovviamente per il triennio 2019-2021, ndr] con
decorrenza 1° gennaio 2019”, e cioè dal 2022, a valere per il biennio 2022-2023, e così
ogni 2 anni.[2]
Poiché quasi tutti sono convinti che sia stata la riforma Fornero ad introdurre
l’adeguamento automatico, vale la pena di precisare che esso è stato introdotto, con un
richiamo al DL 78/2009 che lo prevedeva, dalla riforma Sacconi (2010 e 2011), col      
comma 12bis dell’art. 12 della L. 122/2010.

Mi spiace ma è incorso in un errore dovuto ad una non corretta interpretazione della norma. La riforma Fornero ha cambiato gli scatti da triennali a biennali dallo scatto del 2019. quindi i 67 anni varranno per il 2019 e 2021. E' assolutamente corretto dire che la Fornero non ha introdotto l'adeguamento automatico ma è stato il Governo Berlusconi (riforma Sacconi e Tremonti) ma li ha solo resi biennali, e nei fatti l'età per il 2019 e 2021 sarebbe stata la stessa anche senza la Fornero.

OCSE, ecc.
Concordo con lei che la “criminalizzazione” della legge Fornero e non degli interventi precedenti , in parte causa della stessa legge Fornero è una grande "bufala" ancorchè la stessa legge abbia alcuni elementi critici, peraltro corretti con gli interventi che si sono fatti nelle leggi di bilancio del 2017 e 2018, cavalcata spesso a sproposito da molti (ma forse non è il caso di Cazzola che è sempre molto  rigoroso e corretto nell’analisi dei dati)

E’ un errore fatto anche dall’OCSE,[3] i cui report, com’è noto, hanno una risonanza mondiale. Ma è solo uno dei tanti errori che riguardano le pensioni, con lo stranissimo fenomeno che è stata obliterata in parte o in tutto (!) la severissima riforma Sacconi, semplicemente chiamandola Fornero. Fatto che andrebbe indagato e stigmatizzato adeguatamente, perché vede protagonisti nomi importanti, sia del Parlamento (Ichino, Damiano, Sacconi) che dell’Accademia (Cazzola, Boeri, Garibaldi), che dei media (Giannino),[4] sia del mondo politico (Salvini, Meloni, che ne stanno facendo, assieme a Berlusconi, un argomento mendace della loro campagna elettorale),[5] che, dal 2013, tutti i media, immemori di ciò che scrivevano nel 2012 sull’efficacia della riforma Sacconi.[4]               
Ne può trovare vari altri scorrendo il mio blog http://vincesko.ilcannocchiale.it oppure http://vincesko.blogspot.it.

Ocse non ha sbagliato sull'adeguamento (anche se nei lavori Ocse sono frequenti imprecisioni)

ISTAT
Inoltre, in primo luogo, osservo che l’origine degli errori del filone istituzionale (inclusa
forse l'OCSE), da quel che mi consta (si veda quanto afferma il professor Alberto Brambilla nell’allegato 4, nota in calce), parrebbe sia l’ISTAT, i cui dati vengono poi utilizzati da EUROSTAT, i cui dati vengono usati da UPB, [4] i cui dati vengono ripresi da altri. In secondo luogo, ho provato a chiederne a ISTAT la conferma, ma finora invano, ricavandone invece la conferma – anche nel chiedere l’indirizzo e-mail - di una certa propensione alla scarsa trasparenza.[6] In terzo luogo, mi permetto, allora, di suggerirLe di
fare chiarezza – se può - in relazione ad un altro comma della legge 122/Sacconi, che coinvolge direttamente l’ISTAT: il comma 12ter,[7] laddove prescrive all’ISTAT di considerare nel calcolo dell’aspettativa di vita soltanto gli aumenti e non anche le diminuzioni, ma – parrebbe proprio - limitatamente alla “prima applicazione”. Viste, però, le
polemiche accese che si sono registrate sull’adeguamento di ben 5 mesi dal 2019, anche
considerando che nel 2015 c’è stato un calo, la domanda che si può porre è: ma, l’ISTAT,
ha tenuto conto anche della diminuzione del 2015 (e di quella, di cui si vocifera, del 2017)?

su questo punto mi trova in radicale disaccordo, perchè leggo affermazioni non corrette:
i calcoli del Prof. Brambilla , che conosco bene e che sa delle mie
obiezioni fatte in molte occasioni, sono calcoli , che contengono diverse inesattezze di  interpretazione delle norme e delle classificazioni del bilancio Inps, che infatti valuta correttamente la spesa assistenziale nell'ordine di meno di 30 miliardi. Ma possiamo tacciare a cuor leggero di falsità i bilanci dell'Inps da 20 anni a questa parte, fatti sulla base addirittura di una legge , la legge del 1989 che appunto disciplina come dividere nel bilancio inps le spese assistenziali da quelle previdenziali , controllati da corte dei conti, Ministero dell'economia, Minitsero del l Lavoro, Collegio dei Sindaci, Comitato di Viglilanza nel quale sono sindacati e datori di lavoro, Unione Europea ed Eurostat, Istat, ?. Per avere un'idea delle dimensioni del problema basta che si scarichi dal sito inps il bilancio sociale 2016 fatto dal CIV (quindi sindacati...) che riporta una pagina che le allego evidente sulle pensioni assistenziali e previdenziale
Questa idea bizzarra e molto da romanzo per cui vi sarebbe una sorta di complotto internazionale e nazionale con a capo Istat ma anche eurostat Ue MEf e via via per fare conti artefatti sulle pensioni italiane a me che mi occupo da 25 anni di questo tema avendo rappresentato per diversi anni  anche il governo italiano presso la Ue sulle pensioni, ed essendo stato il tecnico responsabile economico della Cgil fino al 1996, ed avendo fatto parte del gruppo tecnico che ha Lavorto dulla legge Dini,   sembra francamente poco verosimile.
L'istat che per professionalità, indipendenza e serietà è uno dei migliori istituti di statistica europei , e del quale dovremmo far vanto, ha calcola correttamente  la spesa pensionistica italiana applicando i criteri obbligatori decisi a livello ue con tutti i 28 governi e che sono uguali in tutti i paesi.
Mi permetta una riflessione che un osservatore molto scrupoloso come Lei potrà valutare con indulgenza. Io potrei dirle perché sono uguale a George Clooney dandole le mie misure del viso, occhi, naso e conrontandole con quelle identiche di Clooney,    ma il fatto che lo dica non fa di me Geroge Clooney, basta accostare le due foto.... La difesa dell'equità del sistema pensionistico italiano non può essere fatta con artifici aritmetici, ma semmai  con ben altri e più importanti argomentiin ogni caso il governo ha costituito su richiesta delle Organizzazioni sindacali una commissione di esperti anche con i sindacati all'interno     per valutare la separazione contabile tra previdenza e assistenza. Temo che i risultati possano portare ad esiti opposti a quelli che si aspettano coloro che sostengono che è la previdenza finanzia l'assistenza .... e se sarà così spero che non si ponga un problema evidente sulle pensioni previdenziali.
Istat ha calcolato benissimo la variazione della speranza di vita che la norma Sacconi dice essere la differenza tra i due anni il primo e il terzo.
Che nel secondo anno la speranza di vita sia diminuita non rileva ai fini del calcolo, ma abbiamo anche fatto questo calcolo usando la media del triennio (quindi mettendo dentro anche il 2015 inn cui la speranza di vita si è ridotta di poco) e non i punti estremi. Il risultato sarebbe stato sempre 5 mesi.
In ogni caso le consiglio di analizzare la norma che abbiamo messo in legge di bilancio 2018 che modifica il meccanismo : gli scatti hanno un tetto massimo di due mesi, si calcola la media e non solo i punti estremi, e si prevede anche la possibilità di una riduzione, cosa non prevista antecedentemente. Mi rendo conto che quando si migliora non si fa notizia.....

Spero di esserLe stato utile e che voglia contribuire a fare chiarezza sulle norme
pensionistiche e sui loro autori.
anche io .... cordialmente
stefano patriarca

Allegato
3.2       Le prestazioni istituzionali
Ø Il quadro delle prestazioni sociali erogate
Dall‟analisi dei dati del Bilancio Consuntivo 2016 si evince che su 332.849 milioni di euro di uscite correnti, 308.021 milioni rappresentano la spesa destinata all‟erogazione delle prestazioni istituzionali che si suddividono in prestazioni pensionistiche e prestazioni non pensionistiche (Tabella 3.2.1).
Le prestazioni istituzionali erogate dall‟INPS sono ripartite in prestazioni pensionistiche previdenziali, che prevedono un finanziamento contributivo, e prestazioni assistenziali che, invece, sono sostenute dai trasferimenti statali. Le prestazioni non pensionistiche hanno natura mista, in quanto sono in parte finanziate da contribuzione ed in parte da trasferimenti statali.
Le prestazioni non pensionistiche si  articolano in prestazioni temporanee tipiche dell‟INPS quali gli ammortizzatori sociali, i trattamenti di famiglia, di maternità e di malattia, nonché  in un insieme di prestazioni che riguardano sia il pagamento del TFR/TFS ai lavoratori privati e pubblici, sia gli interventi sociali dell‟ex INPDAP.
Con riferimento ai dati concernenti la spesa per le pensioni nel loro complesso, si rileva che il
90,6% (246.943 milioni) è rappresentato dalla parte previdenziale, mentre il 9,4% (25.677 milioni) riguarda la parte assistenziale.
Nell‟ambito delle prestazioni non pensionistiche l‟importo di spesa più rilevante riguarda le prestazioni connesse agli ammortizzatori sociali, che ammontano a 13.641 milioni, con una riduzione rispetto al 2015 di 46 milioni.
I trattamenti di famiglia registrano un incremento di spesa del 2,7%, quelli di maternità dell‟8,1%, mentre le prestazioni per malattia sono aumentate del 3,7%.
I dati relativi al TFR dei  lavoratori privati  hanno fatto registrare nel 2016 un decremento del
2,5%, mentre quelli relativi ai TFS e TFR per i dipendenti pubblici mostrano un incremento del13,3%.
La spesa per pensioni, compresa la spesa per invalidità civile, come si evidenzia nella Tabella 3.2.1 seguente, ammonta a 272.620 milioni, con un decremento dello 0,2% rispetto al 2015 e rappresenta l‟88,6% delle prestazioni complessive.
Le prestazioni non pensionistiche coprono il restante 11,4%, pari a 35.401 milioni di euro e registrano un aumento dell‟1,9% (645 milioni) rispetto all‟anno precedente.


***

Re: I: Pensioni, adeguamento automatico all'aspettativa di vita
Da:  v
8/2/2018 19:31
A:  stefano patriarca  

Egr. Dott. Patriarca,
La ringrazio molto per la Sua cortese risposta, che è una formidabile occasione per me, che faccio – scusi il termine - debunking da 6 anni sulle pensioni (una materia in cui ero del tutto ignorante prima), di sgombrare il campo dai residui dubbi. Scusandomi preliminarmente dell’errata numerazione delle note nella mia prima e-mail, mi permetta di fare qualche osservazione ulteriore.

Periodicità adeguamento automatico
Io sono un laico miscredente, ma non mi pare ci possano essere dubbi di sorta su una norma chiarissima (L. 214/2011, art. 24, comma 13), che ho già riportato nella nota 2, sulla quale, peraltro, ho già corretto vari giornalisti di previdenza, che su questo punto non hanno mosso obiezioni: “13 Gli adeguamenti agli incrementi della speranza di vita successivi a quello effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019 sono aggiornati con cadenza biennale secondo le modalita' previste dall'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni ((, salvo quanto previsto dal presente comma)). A partire dalla medesima data i riferimenti al triennio, di cui al comma 12-ter dell'articolo 12 del citato decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni, devono riferirsi al biennio.
Assodato che la periodicità SACCONI è triennale, (i) essa diventa biennale, in forza della riforma Fornero, relativamente agli “adeguamenti successivi a quello [triennale] effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019”. Ripeto: a nio avviso, non c’è alcun margine per dubbi interpretativi; (ii) no, se – come Lei sostiene - questa interpretazione non è corretta, la riforma Fornero modifica l’età di pensionamento nel 2021, poiché l’adeguamento asseritamente biennale dal 1° gennaio 2019 varrebbe per il biennio 2019-2020, e quindi dal 1° gennaio 2021 ne scatterebbe (presumibilmente) un altro; e (iii) di conseguenza, l’ininfluenza della riforma Fornero si verifica solo nel caso che la mia interpretazione sia corretta.

Giuliano Cazzola
Lei evidentemente mi ha risposto senza aver letto il mio articolo linkato alla nota 4: lì trova le prove documentali plurime (col mio commento), condizione imprescindibile per me quando formulo accuse, in particolare scritte. Assodato che Giuliano Cazzola ne sa molto più di me di pensioni, se ne deve arguire che nel suo caso non si tratta di ignoranza ma di malafede. Se mi permette l’introduzione di un elemento psicologico, l’errore voluto di Cazzola – come ho scritto nel commento - è per me indizio di coda di paglia per senso di colpa (riforma SACCONI).

OCSE
L’OCSE non ha sbagliato (cfr. conclusione del dialogo con Stefano Scarpetta) solo se la mia interpretazione è errata. D’altra parte, io ne ho dedotto (v. appresso) che siamo in presenza di una catena di soggetti che copiano il medesimo errore.

ISTAT
Ne deduco che, anche in questo caso, Lei non ha letto l’articolo riportato alla nota 4. Se lo legge attentamente, vede che io ho dedotto dallo studio di UPB, che oblitera completamente la riforma SACCONI semplicemente chiamandola Fornero (sic!), la catena ISTAT à EUROSTAT à UPB, poiché (i) è lo stesso UPB che dichiara che la fonte dei suoi dati è EUROSTAT; e (ii) ho dedotto che l’inizio della catena è ISTAT da ciò che scrive Alberto Brambilla. Per inciso, aggiungo che avevo già segnalato l’errore a Nicola Salerno di UPB tramite Carlo Clericetti nel suo blog.
Lo stesso, forse (?), è successo per lo studio Boeri-Garibaldi-Moen, che cancella anch’esso completamente la riforma SACCONI semplicemente chiamandola Fornero (sic!). Sono prove documentali inoppugnabili.

Alberto Brambilla
Oltre a Brambilla, ci sono altri esperti che muovono le stesse critiche, ad esempio Felice Roberto Pizzuti.
Al di là di Brambilla e Pizzuti, se legge il mio dialogo con Stefano Scarpetta vede le prove delle mie ben più modeste argomentazioni che in EUROSTAT si confrontano le pere con le mele (oltre all’assistenza, che secondo lo stesso Osservatorio INPS vale il 10% del totale, ci sono il TFR e altre 2 voci spurie, come l’uso delle pensioni di anzianità come ammortizzatore sociale e il peso molto eterogeneo della previdenza privata e dei connessi incentivi fiscali) e dati al lordo delle imposte, che è un duplice obbrobrio tecnico, sia perché le pensioni erogate dall’INPS sono nette, sia perché il peso fiscale penalizza l’Italia rispetto agli altri Paesi (oltre 2 punti di Pil). Almeno l’OCSE compara anche le cifre nette. La cosa grave da tener presente è che la nomea dell’Italia di spendacciona, che a giudicare dalle cifre aggregate è una fandonia cosmica, si basa soprattutto sul rapporto spesa pensionistica/Pil, spesso calcolato su dati vecchi, inadeguati nel caso di dati pensionistici le cui riforme hanno effetti nel medio-lungo periodo. Se può avere un significato, osservo che ho trasmesso il dialogo con Scarpetta dell’OCSE anche alla Commissione Europea: il presidente Juncker, solo in questo caso, mi ha fatto inviare un’email ieri per ringraziarmi.

Variazione speranza di vita
(i) Se Lei dice che “ISTAT ha calcolato benissimo”, ne prendo atto.
(ii) Chiedo venia, ma se lo dice la norma del crudele SACCONI (che ora peraltro fa finta di mostrarsi pentito, ma bara, cfr. prove documentali inoppugnabili nell’allegato alla nota 4), cui si dà – mi pare - un’interpretazione causidica, càllida, speciosa, poiché si deve invece presumere si tratti di misurare la differenza tra la fine e l’inizio del periodo triennale ) è un ottimo motivo per correggerlo…
(iii) Anche io, in un primo momento, avevo letto male e segnalato in giro nelle mie varie email che il comma 12ter dell’art. 12 della L. 122/2010 (riforma SACCONI) prescrive all’ISTAT di considerare nel calcolo soltanto gli aumenti e non anche le diminuzioni; ma poi, leggendo meglio, mi sono accorto che non c’è alcun dubbio che questo è limitato “in sede di prima applicazione” (cfr. nota 7). Io penso che basti un’interpretazione letterale (è sufficiente fare l’analisi del periodo e constatare l’assenza assoluta di segni di interpunzione tra la subordinata iniziale e la principale e la coordinata): “In sede di prima applicazione tale aggiornamento non puo' in ogni caso superare i tre mesi e lo stesso aggiornamento non viene effettuato nel caso di diminuzione della predetta speranza di vita.
(iv) Grazie dell’informazione (che andrò a leggere). Personalmente, trovo encomiabile che abbiate posto un limite massimo di 2 mesi e sgombrato il tavolo da interpretazioni (errate) restrittive.
Effettivamente, è strano che una notizia così importante non abbia avuto un'eco adeguata. Andrebbe fatto un comunicato alle agenzie di stampa. Purtroppo, contrastare la DISINFORMAZIONE sulle pensioni (e su Monti) ad opera della potentissima propaganda berlusconiana e del centrodestra, che ha fatto quasi 60 milioni di vittime (inclusa la CGIL, unico sindacato a scioperare contro la riforma SACCONI e le pesantissime, scandalosamente inique e recessive manovre correttive Berlusconi-Tremonti), è una fatica di Sisifo. Ma non bisogna demordere. Io ho scritto più volte, da anni, a tutti i media, prima ai direttori, poi, accortomi che non fanno circolare le segnalazioni rettificative, direttamente agli autori degli articoli, e p.c. a centinaia di destinatari, qualcosa così ho ottenuto. La ringrazio dell’attenzione.
Cordiali saluti
V.

PS: Se non ha nulla in contrario, riporterò - come faccio di solito - questo nostro utile dialogo nel mio blog.

***

Post scriptum
Speravo che discutendo con Stefano Patriarca sarei riuscito a chiarire chi, se non perché, abbia originato il suo errore, ma, pur avendogli sollecitato una replica, la mia speranza è andata delusa. Tuttavia, la sua segnalazione della nuova norma contenuta nella Legge di Bilancio 2018 mi ha consentito di scoprire, oltre ad un lapsus calami dello stesso Patriarca sul limite massimo dei mesi, che non sono due ma tre, con mia grande sorpresa, che l’errore sulla decorrenza della periodicità biennale dell’adeguamento automatico recata dalla riforma Fornero, prima di lui, lo ha commesso anche sia la Ragioneria Generale dello Stato (RGS) che, addirittura, il Parlamento, e non soltanto nella Legge di Bilancio 2018 ma anche in una legge del 2016, antecedente, cioè, ai rapporti 2017 dell’OCSE e della RGS. La mia caccia continua.


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