L’anno scorso, inviai due lettere al
Ragioniere Generale dello Stato e alla Direttrice Generale Previdenza per
segnalare la loro errata interpretazione di due norme pensionistiche: (i) l’inizio della decorrenza della periodicità biennale, al posto di quella triennale, dell’adeguamento dell’età
di pensionamento alla speranza di vita; e (ii) l’esclusione, dal calcolo, delle
diminuzioni della speranza di vita. Da loro non ho ricevuto nessuna risposta. Poiché tale
errata interpretazione era riportata anche in leggi dello Stato, le inviai p.c.
anche al Presidente della Repubblica, che le ha promulgate. Il 5 marzo di quest’anno, ho ricevuto la
gradita risposta del Segretariato Generale del Quirinale, il quale mi ha
comunicato di aver trasmesso la mia seconda lettera al Ministero del Lavoro e
delle Politiche sociali, per l’esame di competenza. Il ministro era Luigi Di Maio.
Tuttavia, il primo dei due errori è stato ripetuto nel decreto direttoriale del 5 novembre 2019, che ha sancito di quanto è
aumentata l’età di pensionamento per effetto della variazione della speranza di
vita, a valere per il biennio 2019-20, anziché per il triennio 2019-21.
Allora ho riscritto al Ragioniere Generale
e alla Direttrice Generale. Poi, ho pensato di scrivere anche alla Ministra del
Lavoro, Nunzia Catalfo, che ha sostituito Luigi Di Maio. Finora, non ho né ricevuto alcuna risposta
dalla ministra, né potuto sapere se è al suo esame. Invece, dopo varie
telefonate, ho in corso un’interlocuzione con la Direzione Generale Previdenza,
che ha ritenuto che le mie osservazioni non sono infondate e mi ha
preannunciato una risposta.
Lettera
alla Ministra del Lavoro Nunzia Catalfo sull’errata interpretazione della norma
relativa all’adeguamento dell’età di pensionamento alla speranza di vita
lunedì 2 dicembre 2019 - 18:47
ALLA
C.A. DELLA SIGNORA MINISTRA DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI
CC
SIG. PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, PRESIDENTI SENATO, CAMERA E GOVERNO, MEF,
COMMISSIONI LAVORO E PREVIDENZA SENATO E CAMERA, SINDACATI, MEDIA, ALTRI
Egr. Signora Ministra Nunzia Catalfo,
Le scrivo al
riguardo del Decreto direttoriale emanato, in data 5
novembre u.s., dal Ragioniere Generale dello Stato, di concerto con la
Direttrice Generale Previdenza.
Faccio seguito
alla mia lettera pec del 18 novembre scorso,[1]
indirizzata al Ragioniere Generale dello Stato e alla Direttrice Generale
Previdenza, inviataLe per conoscenza (che riallego in formato docx), che faceva
seguito ad una mia prima lettera (e-mail) del 23 febbraio 2018[2]
e ad una seconda lettera (e-mail) del 08 ottobre 2018[3]
sullo stesso problema.
In essa ho
evidenziato, per la terza volta, che il Ragioniere Generale dello Stato e la
Direttrice Generale Previdenza interpretano in maniera errata la chiarissima
norma della Riforma delle pensioni Fornero[4]
che modifica la periodicità da triennale[5]
a biennale dell’adeguamento dell’età di pensionamento alla speranza di vita,
oltre all’aggiornamento
dei coefficienti di trasformazione, facendo scattare l’adeguamento biennale dal
2021, e non dal 2022 (“adeguamenti
successivi a quello
[triennale, 2019-2021, ndr] effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019”),
decisione che via via impatterà negativamente su milioni di pensionandi.
Aggiungo, richiamando la Sua attenzione,
che un’altra interpretazione erronea riguarda l’esclusione delle diminuzioni
dal calcolo della variazione della speranza di vita, che dovrebbe valere –
come recita la nitida norma - soltanto “in sede di prima applicazione”.[6][2]
Ribadisco che “il
Segretariato Generale del Presidente della Repubblica, destinatario per
conoscenza di entrambe le mie lettere (come già rilevato, l’errata
interpretazione è contenuta anche in varie leggi promulgate dal Presidente
della Repubblica), ha condiviso la mia interpretazione, suffragata dal
commento della relazione tecnica della L. 214/2011, e in data 5 marzo 2019
mi ha inviato una lettera di risposta, con la quale mi ha informato che ha trasformato la mia lettera in un esposto e l’ha trasmessa al
Ministero del Lavoro e Politiche sociali: «questo Ufficio ha sottoposto quanto
da Lei rappresentato al Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali, per
l’esame di competenza».
Gli ho dovuto,
però, riscrivere. Nella mia replica, ho osservato che
l’esposto dovesse essere inviato soprattutto al Ragioniere Generale dello
Stato. Ignoro
se il Ministero del Lavoro abbia dato seguito alla lettera del Quirinale, ma
parrebbe di no.”.[7]
Per inciso, La informo
che, in data 28.11.2019, ho cercato di telefonare alla Sua Segreteria per
accertarmi se la mia lettera (pec) n. 3 del 18.11.2019 fosse stata posta alla
Sua attenzione, ma non mi è stato possibile poiché gli addetti del centralino
hanno ricevuto disposizione di non passare telefonate alla Segreteria del
Ministro.
Per concludere,
ritengo opportuno informarLa che contrasto la BUFALA, ormai mondiale, sulla
riforma delle pensioni Fornero da 9 anni, oltre che quella, analoga per
dimensioni, sulle manovre finanziarie della XVI legislatura e le responsabilità
della recessione (Governi Berlusconi, che ha deciso l’81% del totale di
330 mld, pari a 267 mld cumulati per il quadriennio 2011-14, e Monti, il 19%,
pari a 63 mld cumulati per il triennio 2012-14, ed è stato molto più equo, vedi
IMU, patrimonialina sui depositi, TTF e modifica della iniqua clausola di
salvaguardia tremontiana (DL 98/2011, art. 40), ma tutto il lavoro sporco viene
ascritto a Monti). Alla Riforma Fornero vengono attribuite, anche a causa della
formulazione insufficiente e poco chiara di norme della Riforma
Fornero,
norme importanti della Riforma Sacconi, anche da esperti e docenti universitari
e, in un caso (l’aumento dell’età di pensionamento di vecchiaia da 65 a 66
anni), perfino dal Servizio Studi della Camera dei Deputati nel suo ottimo dossier della L. 214/2011 (cosiddetta
salva-Italia), art. 24, commi 6 e 7, che non tiene conto della contestuale
soppressione della cosiddetta “finestra” Sacconi, 8 o 14 mesi, e Damiano, 4
mesi, per un totale di 12 mesi per i dipendenti o di 18 mesi per gli autonomi (art.
24, comma 5), che viene inglobata nell’età base.
Rilevo che il
Servizio Studi della Camera, al secondo capoverso, avvisa dell’inglobamento, ma
lo fa con linguaggio burocratese e soltanto al comma 5 (Soppressione del regime delle decorrenze annuali),[8]
e non anche – e soprattutto – ai commi 6 e 7 (Pensione di vecchiaia) e ai commi 10 e 11 (Pensione
anticipata).
La
conseguenza è che TUTTI attribuiscono l’aumento alla Riforma Fornero. Come
lamenta la stessa Elsa Fornero nel suo ultimo libro. [9] Ma si può dire che ella, non evidenziando il legame e
ripetendo talvolta norme di Sacconi, sia stata causa del suo mal. Alimentata
anche dal suo libro (I edizione) e aggravata dalla sua reticenza le millanta
volte che è stata intervistata.
Poiché ho riscontrato che, tra i 60
milioni di vittime della BUFALA, oltre all’estero (inclusi OCSE e FMI, che
hanno grossi megafoni pedissequi in Italia), ci sono anche ministri del Lavoro,
i parlamentari (anche di M5S, mentre il Sen. Salvini, al quale ho scritto due
volte, è uno di quelli che alimentano scientemente la BUFALA) e, come si vede
dalle mie lettere, anche alti funzionari pubblici, mi permetto di suggerirLe di
approfondire personalmente la complessa normativa pensionistica.
E di tener conto
che (i) la Riforma Fornero non ha
quasi toccato la pensione di vecchiaia, se non per la riduzione di 6
mesi per gli autonomi (maschi e femmine) e l’accelerazione
dell’allineamento graduale entro il 2018 dell’età di pensionamento delle donne
del settore privato da 60 a 65 anni, chiesto dalla famosa lettera del 5.08.2011
della BCE[10]
e non adempiuto (uno dei pochissimi inadempimenti) dal Governo Berlusconi a
causa del veto del ministro leghista Bossi, veto che contribuì ad aprire il varco al Governo Monti ed
alla zelante professoressa Fornero; (ii) alla Riforma Fornero[4] vengono attribuite
anche le misure decise dalla ben più severa riforma SACCONI,[11]
per quanto riguarda l’allungamento dell’età di pensionamento di vecchiaia a 66
anni[12]
e anticipata (ex anzianità) a 41 anni[13]
e 3 mesi,[14] e l’introduzione
dell’adeguamento triennale alla speranza di vita,[5] che ha portato
l’età di pensionamento di vecchiaia da 66 a 67 anni dall’1.1.2019; oltre che dalla
riforma Dini[15] per quanto concerne
l’introduzione del metodo contributivo, che la Riforma Fornero ha soltanto esteso,
pro rata dall’1.01.2012, a coloro che ne erano esclusi, tutti
relativamente anziani e ormai già in pensione, realizzando un risparmio
davvero esiguo;[3] e (iii) dei 1.000 mld di risparmi stimati
da RGS al 2060[16]
dalle riforme delle pensioni dal 2004 (Maroni, 2004; Damiano, 2007; Sacconi,
2010 e 2011; e Fornero, 2011), al lordo dell’errata attribuzione delle norme, soltanto 350
(poi calati a 280 dopo i vari
interventi legislativi) vengono ascritti alla riforma Fornero, i cui effetti
peraltro si esauriscono nel 2045, mentre quelli della Riforma Sacconi arrivano
al 2060 e oltre. Ne consegue che, dal momento che le
principali misure delle riforme Maroni (lo “scalone”, prima che entrasse in
vigore) e Damiano (le “quote”) sono state abolite, la grandissima parte dei
residui 700 mld è ascrivibile alla Riforma Sacconi. Ma (quasi) nessuno
mai la cita (anche all’estero, si vedano OCSE,[17]
FMI,[18]
i principali media[19]).
Neppure RGS con la stessa evidenza della Riforma Fornero nei suoi commenti
delle stime[20]
o la Corte dei Conti nei suoi ponderosi rapporti o il CIV dell’INPS nei suoi
Rendiconti sociali[21]
o l’INPS nei suoi Osservatori sulle pensioni.[21] Neppure Lei. Nemmeno
perfino la CGIL,[22]
che fu l’unico sindacato che vi si oppose. Tutto ciò succede, a mio parere, per
la ragione che, a causa soprattutto della potentissima DISINFORMAZIONE
berlusconiana e del centrodestra, di famosi esperti previdenziali che hanno
decretato una sorta di damnatio memoriae,[23]
dell’Ufficio parlamentare di Bilancio,[23]
di Eurostat,[23] di Wikipedia,[23] dei Sindacati,
ecc., dei media dal 2013, dimentichi di ciò che scrivevano appena un anno prima
sugli effetti rilevanti della Riforma Sacconi,[23] e, non ultimi, del
Sen. Sacconi e della Prof. Fornero[24]
con la loro prolungata reticenza, la Riforma Sacconi è obliterata
semplicemente chiamandola Fornero.
Spero di esserLe
stato utile e che avrà la cortesia di rispondere a me ed agli altri destinatari,
tra i quali sono inclusi il Sen. Sacconi e la Prof. Fornero, oltre ai
principali Sindacati e Media, in particolare al Segretariato Generale del
Presidente della Repubblica.
Distinti saluti,
V.
PS: Inoltrerò questa lettera ad altri
destinatari e la pubblicherò assieme alla Sua eventuale risposta nel mio blog.
Allego questa lettera in formato docx. Ho traslato tutto il mio lavoro
saltuario quasi decennale di studioso dilettante delle pensioni nel saggio “LE
MENZOGNE SULLE RIFORME DELLE PENSIONI SACCONI E FORNERO”.
[1] Lettera n. 3 al Ragioniere
Generale dello Stato e alla Direttrice Generale Previdenza sulla loro errata
interpretazione della norma che adegua l’età di pensionamento alla speranza di
vita
[2] Lettera al Ragioniere Generale dello Stato sulle sue
errate interpretazioni di norme pensionistiche
[3] Lettera n. 2 alla Ragioneria Generale dello Stato
sulle sue errate interpretazioni di norme pensionistiche
[4] DL 201/2011, L. 214/2011,
art. 24, comma 13.
[5] Riforma Sacconi, DL
78/2010, L. 122/2010, art. 12, comma 12-bis, così come modificato, per quanto
riguarda la decorrenza, dalla L. 111/2011, art. 18, comma 4[2].
[6] Riforma Sacconi, DL 78/2010, L.
122/2010, art. 12, comma 12-ter.
[7] Replica alla risposta del Quirinale sulle errate interpretazioni della
Ragioneria Generale dello Stato di norme pensionistiche
[8] Il comma 5 prevede, con riferimento
esclusivamente ai soggetti che a decorrere dal 1° gennaio 2012 maturino
i requisiti per il pensionamento di vecchiaia ordinario e anticipato (di cui ai
commi da 6 ad 11 dell’articolo in esame), la non applicazione delle
disposizioni di cui all’articolo 12, commi 1 e 2 del D.L. 78/2010, e delle
disposizioni di cui all’articolo 1, comma 21, primo periodo, del D.L. 138/2011,
recanti, rispettivamente, disposizioni in materia di decorrenze per la
generalità dei lavoratori e per il personale del comparto scuola (c.d. finestre).
Al riguardo, la relazione tecnica sottolinea che in conseguenza alla
soppressione del richiamato regime i livelli dei requisiti di accesso sono
stati rideterminati ”al fine di inglobare il posticipo originariamente
implicito nel rinvio della decorrenza del trattamento”.
[9] «Rispondeva infine essenzialmente a criteri di trasparenza l’assorbimento
delle cosiddette «finestre mobili» nei requisiti anagrafici e contributivi, una
modalità che era stata adottata per aumentare un po’ surrettiziamente l’età di
pensionamento. […] La nostra decisione pertanto fu di rendere esplicito l’anno
in più richiesto [sic; in effetti già deciso da Sacconi con la L. 122/2010,
art. 12, commi 1 e 2, ndr]. Di fatto, questo non corrispondeva a un aumento
dell’anzianità, eppure fu interpretato così, con il seguito di ulteriori aspre
polemiche.» (Elsa Fornero, «Chi ha paura delle riforme: Illusioni, luoghi
comuni e verità sulle pensioni», posizione nel Kindle 3134).
[10] «È
possibile intervenire ulteriormente nel sistema pensionistico, rendendo
più rigorosi i criteri di idoneità per le pensioni di anzianità e
riportando l’età del ritiro delle donne nel settore privato rapidamente
in linea con quella stabilita per il settore pubblico, così ottenendo dei
risparmi già nel 2012.»
[11] DL 78/2009, L. 102/2009, art. 22-ter,
DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, più modifiche e integrazioni con DL 98/2011, L.
111/2011 e DL 138/2011, L. 148/2011.
[12] DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12,
comma 1.
[16] LE TENDENZE DI MEDIO-LUNGO PERIODO
DEL SISTEMA PENSIONISTICO E SOCIO-SANITARIO – AGGIORNAMENTO 2017
[17] Lettera a Stefano
Scarpetta dell’OCSE sulla sua fake news sulla spesa pensionistica italiana, sua
risposta e mia replica
[19] Lettera n. 2 a Le Monde su un articolo di Jerome
Gautheret con fake news sulla riforma
delle pensioni Fornero
[20] «Considerando
l’insieme degli interventi di riforma approvati a partire dal 2004 (L
243/2004), si evidenzia che, complessivamente, essi hanno generato una
riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al PIL pari a
circa 60 punti percentuali di PIL [1.000 mld, ndr], cumulati al 2060. Di
questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi adottati prima del DL
201/2011 (convertito con L 214/2011) e circa un terzo agli interventi
successivi, con particolare riguardo al pacchetto di misure previste con la
riforma del 2011 (art. 24 della L 214/2011). Quest’ultimo intervento, in
particolare, fornisce un contributo rilevante alla sostenibilità del sistema
pensionistico, realizzando una riduzione della spesa in rapporto al PIL che si
protrae per circa 30 anni, a partire dal 2012. L’effetto di contenimento, che
include anche le misure di deindicizzazione delle pensioni nel breve periodo, è
inizialmente crescente passando da 0,1 punti percentuali del 2012 a circa 1,4
punti percentuali del 2020. Successivamente, esso decresce a 0,8 punti
percentuali intorno al 2030 per poi annullarsi sostanzialmente attorno al 2045.
Nell’ultimo quindicennio del periodo di previsione, la riduzione del numero di
pensioni, conseguente all’elevamento dei requisiti di accesso al pensionamento,
risulta sostanzialmente compensato, in termini di spesa pensionistica, dai più
elevati importi medi. L’effetto di contenimento del rapporto spesa/PIL, cumulato
al 2060, assomma a circa 21 punti percentuali [350 mld, ndr].»
[21] Lettera al CIV dell’INPS:
Osservazioni critiche su alcune carenze del Rendiconto sociale
INPS 2017
Lettera
n. 7 a Maurizio Landini sulle sue false notizie sulla riforma Fornero
[23] Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza
contro Elsa Fornero
[24] Lettera n. 2 alla Professoressa
Elsa Fornero sulla disinformazione mondiale sulla riforma
Fornero
**********
Nessun commento:
Posta un commento