Pubblico la lettera che ho inviato, cinque
giorni fa, al Segretario Generale della CGIL, Maurizio Landini, dopo aver
ascoltato il suo intervento alla Festa Nazionale del Partito Democratico a
Ravenna. E’ la settima che gli ho inviato finora, prevalentemente a seguito di suoi strafalcioni, sulle
pensioni. Ieri ho telefonato alla CGIL di Roma per chiedere alla sua segretaria
di stamparla e consegnargliela.
Lettera n. 7 a
Maurizio Landini sulle sue false notizie sulla riforma Fornero
Da v
29/8/2019 14:06
A segreteria.landini@cgil.it Copia orlando_a@camera.it e altri 46
ALLA C.A.
DEL SEGRETARIO GENERALE MAURIZIO LANDINI (S.P.M.)
Egr. Sig.
Landini,
Le ho scritto già in passato più
volte, ma invano. Ci riprovo, sperando di essere più fortunato e che la Sua
segretaria stampi e Le consegni questa mia settima lettera.
Ho ascoltato ieri, su Radio
Radicale, il dibattito tra Lei e Andrea Orlando alla Festa Nazionale del
Partito Democratico.
Lei ha affermato che riceve critiche
severe nelle assemblee sindacali perché il PD ha approvato la riforma Fornero.
Poi ha criticato la riforma delle
pensioni Fornero perché, secondo Lei, imporrebbe ai giovani il calcolo
interamente contributivo, giudicandolo esagerato.
Ne deriva logicamente che sia il PD
che la CGIL avrebbero tutto l’interesse a chiarire chi ha fatto che cosa in
tema di pensioni.
Ed invece - errare è umano,
perseverare diabolico - Lei continua a parlare di cose che non conosce bene,
vittima come 60 milioni di Italiani, inclusi gli esperti, i ministri e i
parlamentari, della potente DISINFORMAZIONE berlusconiana e del centrodestra.
La riforma Fornero non c’entra (in questa come per altre misure che le vengono
erroneamente attribuite), essa ha soltanto esteso, pro rata dall’1.1.2012, il
metodo contributivo, introdotto dalla riforma Dini (L. 335/1995), a coloro che
ne erano esclusi, vale a dire coloro che all’1.1.1995, avevano già 18 anni di
contributi. Tutti relativamente anziani e ormai già in pensione.
A riprova, traggo dal mio libro “LE
TRE PIU’ GRANDI BUFALE DEL XXI SECOLO” (di cui ho fatto omaggio a Lei e
Ghiselli, ma pare che Lei sia sempre in giro e non abbia avuto il tempo di
leggerlo):
Dall’analisi di RGS, risulta anche
che il «pro-rata» contributivo fa risparmiare, a regime (2018), appena 200
milioni circa, che poi si riducono in breve fino a sparire:[175]
«Estensione
del sistema contributivo pro-rata dal 1° gennaio 2012 (i valori di economia del
2018 sono sostanzialmente quelli di regime destinati a ridursi nel tempo in
ragione dell'eliminazione delle pensioni interessate dalla misura).»
Ecco, questo
è il dato forse più clamoroso, poiché la vulgata è che la riforma Fornero abbia
sostituito il metodo contributivo al retributivo per tutti, mentre in
realtà ha solo esteso, pro rata dall’1.01.2012, il metodo
contributivo, introdotto dalla riforma Dini nel 1995, a coloro che ne erano
esclusi, vale a dire coloro che al 31.12.1995 avevano almeno 18 anni di
anzianità contributiva, quindi relativamente anziani e presumibilmente in
massima parte (che non sono in grado di quantificare) oggi già pensionati. Come
conferma RGS, ma già nella relazione tecnica del 2011 (pag. 48)[178]:
«buona
parte dei lavoratori con almeno 18 anni di contributi al 31/12/1995 hanno già
acceduto al pensionamento;».
La stessa RGS, a conferma della
sopravvalutazione della riforma Fornero a scapito della ben più severa riforma
SACCONI, ascrive alla riforma SACCONI – mai nominata da nessuno - un risparmio
stimato al 2060 quasi DOPPIO di quello della riforma Fornero (cfr. il libro
citato, cap. 2, par. 8).
In conclusione, osservo che Andrea
Orlando ha dichiarato che la casa deve essere al centro delle proposte del PD.
Sono d’accordo. Sono 10 anni che segnalo ai Segretari ed ai politici del PD che
l’infrastruttura primaria è la casa, poiché è la casa che fa la differenza tra
una vita economicamente sostenibile e la povertà, ed occorre implementare UN
CORPOSO PIANO PLURIENNALE DI CASE POPOLARI DI QUALITA’, oggi drammaticamente
pari a poco più di 550 mila alloggi popolari e ultrapopolari censiti (dimezzati
rispetto a 10 anni fa, a seguito delle vendite), spesso fatiscenti, pari
all’1,5% circa del totale degli immobili residenziali, contro 10, 20, 30 volte
tanto negli altri Paesi UE (al primo posto c’è l’Olanda col 32%, ibidem, cap.
1, par. 7).
Cordiali saluti,
V.
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