venerdì 13 settembre 2019

Lettera n. 3 alla professoressa Veronica De Romanis sulla sua notizia falsa sulla flessibilità concessa all’Italia




Pubblico la terza lettera che ho inviato ieri alla professoressa Veronica De Romanis, dopo aver ascoltato una sua intervista a Radio Radicale, nella quale ha ripetuto la bufala che l’Italia è stato il Paese che ha maggiormente beneficiato della cosiddetta flessibilità.

Lettera n. 3 alla professoressa Veronica De Romanis sulla sua notizia falsa sulla flessibilità concessa all’Italia
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12/9/2019 17:15
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ALLA C.A. DELLA PROFESSORESSA VERONICA DE ROMANIS
CC PARLAMENTARI, MINISTRI, PROFESSORI, MEDIA, ALTRI

Egr. Professoressa De Romanis,
Lei, ieri (a Radio Radicale, intervistata da Valeria Manieri), ha di nuovo dichiarato che l’Italia è il Paese che ha ottenuto più flessibilità: 30 mld. I dati attestano che ha dato di nuovo[1] una notizia falsa.
[1] Lettera n. 2 alla professoressa Veronica De Romanis sulle sue notizie false sulla flessibilità concessa all’Italia
https://vincesko.blogspot.com/2019/09/lettera-n-2-alla-professoressa-veronica.html
Lei – fatto grave per una economista – non ha specificato l’arco temporale in cui tale flessibilità di 30 mld è stata concessa all’Italia. Presumibilmente Lei si riferisce agli ultimi tre Governi, e allora non sembra una grande cifra. 
Inoltre, così facendo Lei ha commesso un altro errore grave: escludere il periodo cruciale della grave crisi economica che ha colpito l’Italia (e il resto del mondo), più grave di quella scoppiata negli anni ’30 del secolo scorso, le cui conseguenze hanno ridotto sensibilmente la struttura economica e produttiva dell’Italia e si propagano a tutt’oggi.
Data la reiterazione, arrivo a sospettare che ricommettere questo grave errore Le serva anche a rimuovere il vulnus al Suo orgoglio nell’aver ignorato,[2] assieme alla intera categoria degli economisti - una vera débacle -, il consolidamento fiscale molto rilevante che fu deciso in Italia dopo la crisi della Grecia, nella XVI legislatura (Governi Berlusconi e Monti), dal Governo Berlusconi, che in buona parte vige tuttora. Peraltro, tale ignoranza conferma plasticamente che la classe abbiente non fu (quasi) toccata dalle misure severe e scandalosamente inique emanate dal Governo Berlusconi.

[2] Lettera alla professoressa Veronica De Romanis sulle sue notizie false su chi ha attuato l’austerità economica https://vincesko.blogspot.com/2019/05/lettera-alla-professoressa-veronica-de.html

Mi permetto di ri-rammentargliene le cifre. Traggo dal mio saggio:[3]
[3] “LE TRE PIU’ GRANDI BUFALE DEL XXI SECOLO”

Premessa. L’attacco al debito sovrano italiano nel 2011, che, a causa della quasi latitanza della BCE, aveva portato lo spread[22] BTP-Bund ad un picco di 574 punti base[23] e faceva temere il default, causò le dimissioni del Governo Berlusconi,[24] ritenuto dall’UE - e forse dai mercati finanziari, che in realtà avevano scommesso sulla rottura dell’Euro - inadeguato e renitente ad adottare i provvedimenti necessari suggeriti dalla stessa UE, e la sua sostituzione, quasi a furor di popolo e con la benedizione dell’UE, con il Governo tecnico Monti,[25] che appariva quindi in quelle circostanze drammatiche un salvatore dell’Italia.
Questo duplice giudizio è falso, poiché non è confermato da un’analisi obiettiva ex post dei dati.
Berlusconi, non Monti. Le manovre finanziarie correttive del governo Berlusconi, in un quasi equivalente lasso di tempo (circa un anno e mezzo), sono state ben il quadruplo di quelle del governo Monti.
Riepilogo delle manovre correttive (importi cumulati da inizio legislatura):
- governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld (80,8%);
- governo Monti 63,2 mld (19,2%);
Totale 329,5 mld (100,0%).
Le cifre. Le manovre correttive, dopo la crisi greca, sono state: • 2010, DL 78/2010 di 24,9 mld (valore non cumulato); • 2011 (a parte la legge di stabilità 2011), due del governo Berlusconi-Tremonti (DL 98/2011 e DL 138/2011, 80+65 mld cumulati), con la scopertura di 15 mld[26][27] che Tremonti si riprometteva di coprire, la cosiddetta clausola di salvaguardia (DL 98/2011, art. 40), con la delega fiscale, cosa che ha poi dovuto fare Monti aumentando l’IVA, piuttosto che confermare l’iniquo taglio tremontiano delle agevolazioni fiscali-assistenziali, cfr. il libro di Elsa Fornero che verrà commentato estesamente nel capitolo 2 «Chi ha paura delle riforme: Illusioni, luoghi comuni e verità sulle pensioni», dove ella scrive:
«La «salvaguardia» stabiliva che, se entro il 30 settembre 2013 il (nuovo) governo non avesse ottenuto i risparmi promessi attraverso un’improbabile delega fiscale-assistenziale, sarebbe entrato automaticamente in azione un taglio lineare (del 5 per cento nel 2013 e addirittura del 20 per cento a decorrere dal 2014) di tutte le agevolazioni fiscali. Fu uno dei compiti, oggi dimenticati, del governo Monti quello di scongiurare gli effetti di una simile mannaia che avrebbe colpito soprattutto le famiglie più povere: tali agevolazioni consistevano, infatti, per lo più in detrazioni per redditi di lavoro e pensione, per carichi familiari e nelle aliquote ridotte dell’Iva per i beni di prima necessità.» (Posizione kindle: 2451),
e una del governo Monti (DL 201/2011, c.d. decreto salva-Italia), che cifra 32 mld «lordi» (10 sono stati «restituiti» in sussidi e incentivi); • 2012, DL 95/2012 di circa 20 mld.
Quindi in totale esse assommano, rispettivamente: - Governo Berlusconi: 25+80+65 = tot. 170 mld; - Governo Monti: 22+20 = tot. 42 mld.
Se si considerano gli effetti cumulati da inizio legislatura (fonte: Il Sole 24 ore), sono: - Governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld; - Governo Monti 63,2 mld. Totale 329,5 mld.

E poi (fonte ISTAT):
Politica fiscale del Governo italiano
In definitiva, la politica fiscale durante la crisi, in parte scelta dal Governo Berlusconi-Tremonti ed in parte imposta al Governo italiano dall’Unione Europea e dalla BCE, anche a causa delle debolezze extratecniche del PdC Berlusconi e della perdita di immagine del Paese (Placebo di Peter: Un grammo di immagine vale più di un chilo di fatti), che si riverberò sul Governo Monti, fu contrassegnata da fattori univoci nel senso della recessione:
a) la quasi assenza di misure anticicliche (meno dello 0,5% fu destinato alla crescita, contro il 2-3% medio negli altri Paesi);
b) l’avanzo primario, tranne il 2009-2010, culmine della crisi, fu consistente: “L’Italia ha registrato nei cinque anni considerati (2008-2012) un avanzo primario cumulato pari a circa il 5,4 per cento del Pil 2012, contro un disavanzo medio del 7,4 per cento nell’area dell’euro. La Germania ha conseguito un avanzo primario, pari a 4,7 punti percentuali di Pil, mentre la Francia ha conseguito un disavanzo primario per 7,4 punti percentuali. Eccezionali livelli di disavanzo si sono registrati in Irlanda (59 punti percentuali di Pil), Spagna (35 punti percentuali) e Grecia (30 punti percentuali)”;
c) una politica fiscale divergente rispetto a tutti gli altri Paesi: “Nel confronto complessivo, si evidenzia il grande sforzo di consolidamento fiscale compiuto dall’Italia nel periodo della crisi: il nostro è stato l’unico paese della Uem a non aver attuato nel complesso politiche espansive, presentando effetti cumulati restrittivi per oltre 5 punti di Pil. Nell’area dell’euro l’impatto è risultato espansivo per 13 punti di Pil, in Francia per 14 e in Germania per 6.”; e sprecando d) [...]
Tabella n. 3 - Valori delle cinque manovre correttive 2010÷2012
Governo Berlusconi: DL 78/2010, DL 98/2011 e DL 138/2011; Governo Monti: DL 201/2011 e DL 95/2012 (milioni di euro)
DL
2010
2011
2012
2013
2014
TOTALE
%
DL78/2010
36
12.131
25.068
  25.033
-
  62.268
22,8
DL98/2011
-
  2.108
  5.577
  24.406
49.973
  82.064
30,1
DL138/2011
-
732
22.698
  29.859
11.822
  65.111
23,8
Tot.Gov.B.
36
14.971
53.343
  79.298
61.795
     209.443
76,7
DL201/2011
-
-
20.243
  21.319
21.432
  62.994
23,1
DL95/2012*
-
-
603
   16
 27
 646
  0,2
Tot.Gov.M.
-
-
20.846
  21.335
21.459
  63.640
23,3
TOTALE
36
14.971
74.189
    100.633
83.254
     273.083
100,0
  %
-
5,5
      27,2
      36,9
      30,5
100,0

*Minori spese per 20.326 milioni nel triennio 2012-14 sono compensate da minori entrate per 19.680.
(Fonte: elaborazione mia su dati del Servizio Studi della Camera o del Senato)
Sulle politiche fiscali divergenti, questa tabella dell’EUROSTAT è più eloquente di tante parole:
Tabella n. 4 - EUROSTAT – Deficit/Pil
PAESE
2007
2008
2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
2016
Italia
-1,5
-2,7
-5,3
-4,2
-3,5
-2,9
-2,9
-3,0
-2,6
-2,4
Francia
-2,5
-3,2
-7,2
-6,8
-5,1
-4,8
-4,0
-4,0
-3,5
-3,4
Spagna
+2,0
-4,4
-11,0
-9,4
-9,6
-10,4
-6,9
-5,9
-5,1
-4,5
Gran Br
+0,2
+0,2
-10,7
-9,6
-7,7
-8,3
-5,6
-5,6
-4,4
-3,0
Germania
+0,2
-0,2
-3,2
-4,2
-1,0
-0,1
-0,1
+0,3
+0,7
+0,8
Olanda
+0,2
+0.2
-5,4
-5,0
-4,3
-3,9
-2,4
-2,3
-2,1
+0,4
Grecia
-6,7
-10,2
-15,1
-11,2
-10,3
-8,9
-13,1
-3,7
-5,9
+0,7
Irlanda
+0,3
-7,0
-13,8
-32,1
-12,6
-8,0
-5,7
-3,7
-2,0
-0,6
Portogallo
-3,0
-3,8
-9,8
-11,2
-7,4
-5,7
-4,8
-7,2
-4,4
-2,0
(Fonte: EUROSTAT)

Sulla base di tale tabella, si ricava agevolmente che la vulgata, diffusa ad arte dalla Commissione Europea e alimentata colpevolmente anche da Lei, che l’Italia sia il Paese che più ha beneficiato della flessibilità è del tutto infondata in presenza dei seguenti dati relativi allo sforamento complessivo del parametro del 3% deficit/Pil nel periodo 2007-2016: Irlanda 55,2%, per 7 anni; Grecia 54,4%, per 9 anni; Spagna 40,2%, per 9 anni; Portogallo 29,3%, per 8 anni; Francia 15%, per 9 anni; (Gran Bretagna 24,2%, per 7 anni); Italia 4%, per 3 anni.

Ma, si può obiettare, la maggior parte dei Paesi indicati sopra hanno accettato di sottoporsi ad un programma formale di aggiustamento. L’Italia non accettò l’aiuto della troika (anche se Sarkozy e Merkel, attraverso la presidentessa dell’FMI Christine Lagarde, insistettero in tal senso nel vertice di Cannes del 2011), ma il Governo Berlusconi fu prima di fatto commissariato (funzionari di FMI e BCE, subito dopo il vertice, vennero a Roma, ricevuti dal ministro Brunetta, che ormai sostituiva il ministro dell’Economia Tremonti in rotta di collisione con il PdC Berlusconi), sebbene avesse ubbidito quasi in tutto ai diktat dell’UE (il quasi dipese dal veto di Bossi) e varato manovre correttive pesantissime per 209 mld cumulati a valere per il quadriennio successivo. E poi costretto alle dimissioni, dopo aver perso la maggioranza parlamentare.

Così si poté concretizzare l’eliminazione politica – e morale - di Berlusconi ad opera di Merkel e Sarkozy, che aveva avuto un prologo al vertice di Bruxelles del 22 e 23 ottobre 2011,[58] e che, come risulta dalle foto e dai video,[108] ha la sua rappresentazione plastica al G20 di Cannes, in terra di Francia, dove il premier italiano venne quasi scansato pubblicamente come un appestato e isolato fisicamente, ma pressato in privato ad accettare l’aiuto della Troika. Egli rifiutò l’assistenza finanziaria formale della troika, ma accettò che rappresentanti della stessa, a stretto giro, controllassero de visu a Roma gli adempimenti delle misure promesse. Che in realtà, come abbiamo visto, c’erano già stati, ma che l’inaffidabilità del Presidente del Consiglio, amplificata dai media italiani e internazionali che fin dall’estate, in occasione del varo della seconda, pesantissima manovra correttiva, come sostiene Brunetta, avevano cominciato a parlare di «Berlusconi trick», e strumentalizzata dal duo Merkel-Sarkozy, faceva mettere in dubbio.

Ma, si obietta soprattutto, l’Italia ha un alto debito pubblico, che – com’è noto – è il convitato di pietra di qualunque analisi riguardi l’Italia, secondo l’opinione dei Tedeschi e quindi dell’UE (anche parecchi Italiani, inclusa Lei, la pensano così, però a differenza degli stranieri non citano mai tra le misure da prendere per ridurlo l’imposizione sulla ricchezza dei ricchi).
Questa accusa proviene in primo luogo dalla Germania, che come è noto definisce con la stessa parola, schuld, debito e colpa. Forse perché, dal 1800, la Germania ha fatto ben 8 volte default o ristrutturazione del debito (“This Time is Different”, pag. 99, Kenneth Rogoff e Carmen Reinhart). L’Italia quasi mai, tranne una parziale ristrutturazione del debito dopo la I Guerra Mondiale. Dopo la II Guerra Mondiale, ci ha pensato l’inflazione, ma anche l’Italia (assieme alla Grecia e ad altri 19 Paesi), decise generosamente di condonare il 50% del debito tedesco e di dilazionare il resto in 30 anni, successivamente ulteriormente tagliato. Nel 2012, l’Italia ha regolarmente pagato interessi sul debito pubblico per 86 mld, ora ne paga regolarmente 66 su un ammontare di debito cresciuto di 450 mld (da 1.900 a 2.350, al lordo dei 58 mld dei “sostegni”) e – peraltro potendo contare anche su una ricchezza privata di 9.000 mld - non ha mai chiesto ad altri di pagarli o aiuto per pagarli.
Includendo il debito “sotto il tappeto”, il rapporto debito pubblico/Pil della Germania e dell’Olanda (2016), abituali censori dell’Italia ed in particolare del suo debito pubblico, sale, rispettivamente, al 172% e al 173%, poco sotto quello dell’Italia, che si attesta al 180% (con un denominatore, il Pil, che ha subito un calo di 170 mld a causa della politica economica prociclica imposta dall’UE).
Considerando anche il debito privato (dati OCSE), parametro altrettanto importante del debito pubblico e che andrebbe inserito nei parametri UE, la situazione dell’Italia (172,5 per cento del Pil) è migliore della Spagna (207,9), della Francia (233,9) e, soprattutto, dell’Olanda (261,3), uno dei maggiori censori abituali dell’Italia, in particolare del suo debito pubblico.
Da 28 anni (tranne il 2009-2010, culmine della crisi economica), l’Italia fa registrare un avanzo primario, spesso consistente, in totale (%) maggiore di quello della Germania. Questo vuol dire che il debito pubblico cresce esclusivamente per colpa della spesa per interessi, anche perché paga tassi doppio o triplo rispetto alla Francia e alla Germania.
Non è superfluo osservare che l’avanzo primario sottrae risorse all’economia reale e che il deficit è poco influente sulla crescita, poiché copre parte della spesa per interessi sui titoli pubblici, detenuti soltanto per il 5% dalle famiglie.

Conclusione
Il Governo Conte II (M5S, PD e LeU) ha ottenuto ieri la fiducia anche al Senato con 169 sì, 133 no e 5 astenuti. Questo governo è una sorta di miracolo. Speriamo dia bei fiori e buoni frutti.
Fatene un altro voi neo-liberisti, di miracolo, ancora più improbabile: emendatevi dalla vostra ideologia strampalata e spietata al soldo dei ricchi (che il padre del liberismo, Adam Smith, economista e filosofo morale, sicuramente aborrirebbe) e formulate una proposta che contempli: un corposo piano pluriennale di case popolari di qualità (ce ne sono appena 525.000, pari all’1,5% del totale degli immobili residenziali, contro il 10, 20, 30% e oltre di altri Paesi UE, al 1° posto c’è l’Olanda col 32%), lavoro, economia verde, educazione e ricerca, investimenti, giustizia sociale, revisione quali-quantitativa della spesa pubblica, politica fiscale redistributiva (c’è ampio spazio di intervento nell’ambito dei capitoli delle entrate – il primo che mi viene in mente è il ripristino dell’ICI-IMU-TASI sulla casa principale per co-finanziare il Piano case popolari - e dei capitoli della spesa, perfino della spesa sociale!), tra cui una congrua imposta patrimoniale sui ricchi (che si sono arricchiti con la crisi, anche perché hanno contribuito pochissimo al mastodontico risanamento dei conti pubblici della XVI legislatura, le cui misure strutturali vigono tuttora), per trovare le ingenti risorse necessarie stanti i vincoli UE. Perché – come si è visto, a causa anche di ignoranza e di pregiudizi - è insufficiente confidare nella flessibilità, per una svolta economica occorre trovare almeno 50 mld per un triennio, senza aumentare il debito pubblico, che è il convitato di pietra di qualunque interlocuzione con l’UE, sotto il controllo occhiuto e interessato dei mercati finanziari, lasciati liberi di speculare e che da decenni hanno un “occhio” di riguardo per i… soldi dell’Italia, anche per colpa della cacofonia autolesionistica e antipatriottica italiana, segnatamente di voi neo-liberisti, che predicate bene e razzolate male.
Distinti saluti,
V.

PS: Reinvito Radio Radicale, che ho ripreso ad ascoltare nell’ultimo anno, a non alimentare quasi quotidianamente le fake news, intervistando gli economisti, in questo (LA PRIMA PIU’ GRANDE BUFALA DEL XXI SECOLO) ed in altri punti riguardanti il Governo Berlusconi e il Governo Monti, incluse le riforme delle pensioni (LA SECONDA PIU’ GRANDE BUFALA DEL XXI SECOLO).


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