Pubblico
la lettera che ho inviato cinque giorni fa al deputato Giulio Centemero della
Lega Nord, dopo il nostro breve scambio in diretta a Radio Radicale sui Governi
Berlusconi e Monti, nel corso del suo Filo diretto con i radioascoltatori,
moderato da Lanfranco Palazzolo. Nel titolo, ho anteposto l’aggettivo “false”
al sostantivo “notizie” perché ritengo che nel suo caso si sia trattato non di
malafede ma di ignoranza dei dati; se avessi ravvisato la malafede lo avrei
posposto. Ad oggi, non ho ricevuto nessuna risposta.
Lettera all’On. Giulio Centemero della Lega Nord sulle sue false
notizie sul Governo Monti
v
25/9/2019 14:55
A centemero_g@camera.it Copia maria.alberticasellati@senato.it e altri 48+1.155
ALLA
C.A. DELL’ON. GIULIO CENTEMERO
CC:
PARLAMENTARI, MEDIA, SINDACATI, PROFESSORI, ALTRI
Egr. On. Giulio Centemero,
Ieri mattina, ho fatto
il seguente commento nel corso del Suo Filo diretto (al minuto 19.55) su Radio Radicale:
Il governo
Berlusconi-Bossi varò manovre finanziarie molto inique per un importo QUADRUPLO
rispetto al governo Monti (267 miliardi contro 63) e una riforma delle pensioni
SACCONI più severa della riforma Fornero, con un risparmio DOPPIO al 2060. Le
pesanti misure strutturali vigono tutt’oggi, alimentando la crisi. Poi Berlusconi
e Salvini hanno dato tutta la colpa a Monti, Fornero e i comunisti ingannando
60 milioni di Italiani, inclusi gli esperti, e creando una BUFALA mondiale. L’analisi e le prove
documentali, già inviatevi, nel mio blog Vincesko (con la kappa). Grazie.
Lei ha risposto
(al minuto 21.30) che non Le risulta. Ed ha inanellato una serie di false
notizie. Viste l’importanza e la gravità delle Sue affermazioni, la mia replica non sarà breve.
Mi
permetta, preliminarmente, di osservare che il mio commento (tenuto nel limite
stretto dei 40 secondi concessi da Radio Radicale) indica cifre precise e di
cercarne le prove documentali, già inviate a Radio Radicale più volte, nel mio
blog. Se si fa la fatica di cercarle e di leggerle, esse rinviano agli ottimi e
dettagliati dossier del Servizio Studi della Camera e del Senato sulle manovre varate, cioè
del Parlamento di cui Lei è un importante esponente, e attestano che il governo
Berlusconi-Bossi ha varato manovre finanziarie per un importo quadruplo
del Governo Monti, a valere, rispettivamente, per il quadriennio o triennio
successivi, ma le misure c.d. strutturali (cioè permanenti) vigono tuttora.
Confermando quanto da me sostenuto.
Poiché il mio blog
(http://vincesko.ilcannocchiale.it o http://vincesko.blogspot.it) comprende 832 post, mi permetto di
fornirLe io tali prove documentali. La preavverto che, tra i 60 milioni di Italiani, anche ministri,
parlamentari e quasi tutti gli economisti italiani – incredibile ma vero - (inclusi i Suoi colleghi parlamentari Bagnai e
Borghi) sono vittime di quella che
in un mio modestissimo saggio, che ho deciso di scrivere e pubblicare dopo otto anni di contrasto solitario e costante alla DISINFORMAZIONE
generale su ciò che successe nella XVI legislatura (Governi Berlusconi e Monti)
– una vera fatica di Sisifo! -, ho definito LA PRIMA
PIU’ GRANDE BUFALA DEL XXI SECOLO. Poi, come ho detto nel commento, la BUFALA è
diventata mondiale, colpendo anche qualche premio Nobel oltre ai più famosi
giornali esteri.
1. Manovre
finanziarie
Traggo, allora, dal
capitolo 1 del mio saggio “LE TRE PIU’ GRANDI BUFALE DEL XXI SECOLO” (corredato
di 480 note e centinaia di link), le cui fonti sono state, in ordine
cronologico, Il Sole 24 ore, la CGIA
di Mestre, l’ISTAT e i dossier del Servizio Studi della Camera dei Deputati (o
del Senato):
Premessa.
L’attacco al debito sovrano italiano nel 2011, che, a causa della quasi
latitanza della BCE, aveva portato lo spread[22]
BTP-Bund ad un picco di 574 punti base[23]
e faceva temere il default, causò le dimissioni del Governo Berlusconi,[24] ritenuto dall’UE - e
forse dai mercati finanziari, che in realtà avevano scommesso sulla rottura
dell’Euro - inadeguato e renitente ad adottare i provvedimenti necessari
suggeriti dalla stessa UE, e la sua sostituzione, quasi a furor di popolo e con
la benedizione dell’UE, con il Governo
tecnico Monti,[25]
che appariva quindi in quelle circostanze drammatiche un salvatore dell’Italia.
Questo duplice giudizio
è falso, poiché non è confermato da un’analisi obiettiva ex post
dei dati.
Berlusconi,
non Monti. Le
manovre finanziarie correttive del governo Berlusconi, in un quasi equivalente
lasso di tempo (circa un anno e mezzo), sono state ben il quadruplo di
quelle del governo Monti.
Riepilogo delle manovre
correttive (importi cumulati da inizio legislatura):
- governo
Berlusconi-Tremonti 266,3 mld (80,8%);
- governo Monti 63,2 mld
(19,2%);
Totale 329,5 mld
(100,0%).
Le
cifre. Le
manovre correttive, dopo la crisi greca, sono state: • 2010, DL 78/2010 di 24,9
mld (valore non cumulato); • 2011 (a parte la legge di stabilità 2011), due del
governo Berlusconi-Tremonti (DL 98/2011 e DL 138/2011, 80+65 mld cumulati), con
la scopertura di 15 mld[26][27]
che Tremonti si riprometteva di coprire, la cosiddetta clausola di salvaguardia
(DL 98/2011, art. 40), con la
delega fiscale, cosa che ha poi dovuto fare Monti aumentando l’IVA, piuttosto
che confermare l’iniquo taglio tremontiano delle agevolazioni
fiscali-assistenziali, cfr. il libro di Elsa Fornero che verrà commentato
estesamente nel capitolo 2 «Chi ha paura delle riforme: Illusioni, luoghi
comuni e verità sulle pensioni», dove ella scrive:
«La «salvaguardia» stabiliva che,
se entro il 30 settembre 2013 il (nuovo) governo non avesse ottenuto i risparmi
promessi attraverso un’improbabile delega fiscale-assistenziale, sarebbe
entrato automaticamente in azione un taglio lineare (del 5 per cento nel 2013 e
addirittura del 20 per cento a decorrere dal 2014) di tutte le agevolazioni
fiscali. Fu uno dei compiti, oggi dimenticati, del governo Monti quello di
scongiurare gli effetti di una simile mannaia che avrebbe colpito soprattutto
le famiglie più povere: tali agevolazioni consistevano, infatti, per lo più in
detrazioni per redditi di lavoro e pensione, per carichi familiari e nelle
aliquote ridotte dell’Iva per i beni di prima necessità.» (Posizione kindle:
2451),
e
una del governo Monti (DL 201/2011, c.d. decreto salva-Italia), che cifra 32
mld «lordi» (10 sono stati «restituiti» in sussidi e incentivi); • 2012, DL
95/2012 di circa 20 mld.
Quindi
in totale esse assommano, rispettivamente: - Governo Berlusconi: 25+80+65 =
tot. 170 mld; - Governo Monti: 22+20 = tot. 42 mld.
Se si considerano gli
effetti cumulati da inizio legislatura (fonte: Il Sole 24 ore), sono: - Governo
Berlusconi-Tremonti 266,3 mld; - Governo Monti 63,2 mld. Totale 329,5 mld.
Come può
facilmente dedurre, detto sinteticamente in linguaggio calcistico, il Governo Berlusconi-Bossi
ha battuto il Governo Monti per 4 a 1, una vittoria
schiacciante; ancor di più in termini di iniquità, essendo arrivato a
stornare 550 milioni appostati dal precedente Governo Prodi per l’edilizia
pubblica, e, per far fronte alla grave crisi, perfino a tagliare del 87% la
spesa sociale destinata ai poveri, salvaguardando invece i ricchi e i
benestanti, i cui contributi di solidarietà prima sui redditi elevati e poi sulle
pensioni furono congegnati apposta male (bastava vararli assieme) per farli poi
dichiarare incostituzionali.
Traggo ancora dal
mio saggio citato:
Il
DL 78 fu iniquo e crudele perché contemplò anche, tra l’altro, (i) il blocco
del rinnovo del contratto del pubblico impiego, (ii) il licenziamento del 50%
dei lavoratori precari pubblici, (iii) il taglio del 75% della spesa sociale
dei Comuni e delle Regioni (destinata ai poveri: sussidi all’affitto,
provvidenze a disabili, disoccupati, anziani, minorenni a rischio,
ragazze-madri, matti, ex drogati, ex carcerati, LSU, ecc.), poi tagliata di un
ulteriore 15% col DL 98/2011 (qui un’analisi dell’impatto delle manovre 2010 e 2011 sulla spesa
sanitaria e sociale,[90]
dalla quale emerge che il Fondo nazionale per le politiche sociali al netto
della quota INPS scende vertiginosamente da 1.000 milioni nel 2007 a 712 nel
2008, a 578 nel 2009, a 435 nel 2010, a 218 nel 2011, a 70 nel 2012 e a 45 nel
2013; complessivamente, i fondi sociali calarono da 1.134 milioni nel 2010 a
144 nel 2013, pari al -87 per cento); e (iv) l’aumento della percentuale
minima di invalidità sufficiente per la concessione dell’assegno mensile di
assistenza dal 74 all’85 per cento, che avrebbe escluso i down (indennità di
256€ mensili), poi cancellato in sede di conversione per le corali
proteste,[91]
che in questo caso si addensarono sul governo e sul fido esecutore di Tremonti,
il Sen. Antonio Azzollini,[92] presidente della
strategica Commissione Bilancio del Senato. […]
Invece,
ai percettori di redditi privati (ad eccezione dei produttori e distributori di
farmaci e dei farmacisti in quanto fornitori del SSN), anche miliardari (i
primi tre erano Ferrero, Del Vecchio e Berlusconi) o milionari (come Tremonti),
in concreto non venne chiesto - letteralmente - neppure un centesimo. Cioè i pesanti sacrifici vennero imposti
dal Governo Berlusconi-Bossi-Tremonti-Fini ai non ricchi e perfino ai poveri,
quasi nulla ai miliardari e ai milionari.
Infatti,
il contributo di solidarietà, varato in due DL separati, prima sulle
retribuzioni elevate pubbliche e poi su quelle private e sulle pensioni, fu
presumibilmente congegnato apposta male – sarebbe bastato metterli assieme -
per farlo ritenere illegittimo, come poi avvenne con le sentenze nn. 223/2012,
241/2012 e 116/2013).[93]
Così
successe per la tassazione delle stock option limitatamente alle imprese
che operano nel settore finanziario (art. 33), per le quali fu prevista una
soglia troppo alta, per cui neppure manager milionari come Passera e Profumo
probabilmente ne vennero colpiti.
E, come risulta
dalla Tabella n. 3, il grosso delle manovre si concentrò dal maggio 2010 (dopo
la crisi del debito greco, secondo Romano Prodi gestita malissimo, per colpa
soprattutto della Germania) al dicembre 2011.
Tabella n. 3 - Valori delle cinque manovre correttive varate dal 2010 al
2012
Governo Berlusconi: DL 78/2010, DL 98/2011 e DL 138/2011; Governo Monti: DL
201/2011 e DL 95/2012 (milioni di euro)
DL
|
2010
|
2011
|
2012
|
2013
|
2014
|
TOTALE
|
%
|
DL78/2010
|
36
|
12.131
|
25.068
|
25.033
|
-
|
62.268
|
22,8
|
DL98/2011
|
-
|
2.108
|
5.577
|
24.406
|
49.973
|
82.064
|
30,1
|
DL138/2011
|
-
|
732
|
22.698
|
29.859
|
11.822
|
65.111
|
23,8
|
Tot.Gov.B.
|
36
|
14.971
|
53.343
|
79.298
|
61.795
|
209.443
|
76,7
|
DL201/2011
|
-
|
-
|
20.243
|
21.319
|
21.432
|
62.994
|
23,1
|
DL95/2012*
|
-
|
-
|
603
|
16
|
27
|
646
|
0,2
|
Tot.Gov.M.
|
-
|
-
|
20.846
|
21.335
|
21.459
|
63.640
|
23,3
|
TOTALE
|
36
|
14.971
|
74.189
|
100.633
|
83.254
|
273.083
|
100,0
|
%
|
-
|
5,5
|
27,2
|
36,9
|
30,5
|
100,0
|
*Minori spese per 20.326 milioni nel triennio 2012-14 sono compensate da
minori entrate per 19.680.
(Fonte: elaborazione mia su dati del Servizio Studi della Camera o del
Senato)
Contrariamente a
ciò che Lei ha affermato, il Governo Berlusconi-Bossi-Tremonti è quello che ha
investito di meno contro la crisi, per la semplice ragione che, avendo prima
sprecato vari miliardi (abolizione ICI, salvataggio Alitalia, doppio G8, ecc.) e
poi deciso di salvaguardare i ricchi, non aveva un Euro per farlo dopo aver
ubbidito ai diktat dell’UE (Commissione, Consiglio e BCE), come conferma lo
stesso Tremonti, dopo la lettera del 5.8.2011 della BCE, adempiuta con la
seconda manovra estiva del 2011 (DL 138/2011, di 65 mld cumulati). Traggo dal
mio saggio (pag. 31):
[…] (v) [Tremonti] conclude, a ragione: «Come puoi
fare riforme e sviluppo se parallelamente devi condurre una [terza!, ndr] selvaggia manovra di bilancio [e
la precedente – di ben 82 miliardi cumulati - di appena 38 giorni prima, ndr]». […]
(vi) Giulio
Tremonti parlerà di golpe,[70] motivando la grave accusa così: «la Bce non solo
imponeva l’anticipo del pareggio di bilancio dal 2014 al '13, ma anche
l’obiettivo di «un fabbisogno netto dell’1% nel 2012». La Troika in confronto
si è poi rivelata flessibile e lungimirante. Una doppia e contemporanea
richiesta di questo tipo non è mai stata avanzata, né realizzata nella storia
finanziaria europea»;
Traggo ancora dal mio saggio (pag. 49,
fonte ISTAT)
8.
Politica fiscale del Governo
[…] c) una politica
fiscale divergente rispetto a tutti gli altri Paesi: «Nel confronto complessivo, si evidenzia il grande sforzo di
consolidamento fiscale compiuto dall’Italia nel periodo della crisi: il nostro
è stato l’unico paese della Uem a non aver attuato nel complesso politiche
espansive, presentando effetti cumulati restrittivi per oltre 5 punti di Pil.
Nell’area dell’euro l’impatto è risultato espansivo per 13 punti di Pil, in
Francia per 14 e in Germania per 6.»;[38]
Infine, il Governo Monti fu molto più equo (v. IMU,
patrimonialina sui depositi, TTF e modifica dell’iniqua clausola di
salvaguardia tremontiana, mentre per la
questione esodati rinvio al capitolo 2 del libro citato o al mio blog).
2. Riforme delle pensioni
Nel capitolo 2 del libro citato, si trova la
illustrazione de LA SECONDA PIU’ GRANDE BUFALA DEL XXI SECOLO, che riguarda le
riforme delle pensioni.
Lei
ha contestato che la riforma SACCONI sia più severa della riforma Fornero ed ha
parlato solo delle lamentate nequizie della seconda.
Traggo
dal mio saggio citato, nel quale è anche spiegato che l’età di pensionamento di
vecchiaia a 67 anni e anticipato a 41 anni e 3 mesi, oltre all’adeguamento alla
speranza di vita, è stata decisa dalla riforma SACCONI, ma tali misure vengono
erroneamente ascritte, anche dagli esperti, alla riforma Fornero:
4. Confronto sintetico della Riforma
Sacconi e della Riforma Fornero
[...] Come si arguisce confrontando le misure, l’allungamento dell’età di
pensionamento è stato deciso più da Sacconi che da Fornero, segnatamente per
il pensionamento di vecchiaia:
- sia portando l’età di pensionamento per vecchiaia,
senza gradualità, tramite la «finestra» mobile (cioè differimento
dell’erogazione) di 12 o 18 mesi, da 65 a 66 anni per i lavoratori dipendenti e
a 66 anni e 6 mesi per i lavoratori autonomi, tranne le lavoratrici (dipendenti
e autonome) del settore privato, per le quali ha previsto, includendo
l’adeguamento alla speranza di vita, l’allineamento graduale entro il 2023
(accelerato poi dalla riforma Fornero nel 2011, gradualmente entro il 2018);
-
sia portando l’età di pensionamento per vecchiaia, quasi senza
gradualità, da 60 a 65 anni per le lavoratrici dipendenti pubbliche, a seguito
della Sentenza del 13 novembre 2008 della Corte di
giustizia dell’Unione europea,[175] ma che poteva avvenire a qualunque età tra 60 e 65 anni,[176] più «finestra» di 12 mesi;
-
sia portando l’età di pensionamento di anzianità, tramite la «finestra» mobile,
a 41 anni per uomini e donne (DL 78/2010, L. 122/2010), più (col DL 98/2011, L.
111/2011, art. 18, comma 22-ter),[27] 1 mese per chi matura i
requisiti nel 2012, o +2 mesi per chi li matura nel 2013, o +3 mesi per chi li
matura nel 2014, portando l’età a 41 anni e 1 mese e poi 2 o 3 mesi per i
lavoratori e le lavoratrici dipendenti e 41 anni e 7 mesi o 8 o 9 per i
lavoratori e le lavoratrici autonomi;
-
sia introducendo - sempre Sacconi e non Fornero - con la L.
102/2009, art. 22ter, comma 2,[159] modificato sostanzialmente
dalla L. 122/2010, art. 12, comma 12bis,[165]
l’incisivo e fondamentale adeguamento triennale all’aspettativa di vita,
che ha portato finora (2018) l’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e 7
mesi e la porterà a 67 nel 2019, e poi via via a 70 e oltre. In forza della
riforma Fornero (L. 214/2011, art. 24, comma 13), la sua periodicità diverrà
biennale, relativamente agli «adeguamenti successivi a quello
[triennale, 2019-2021, ndr] effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019»,
e cioè dal 2022, quantunque il Ragioniere Generale dello Stato affermi
sorprendentemente ed erroneamente che la periodicità biennale decorre dal 2019.[177]
-
Anche il sistema contributivo lo
ha introdotto la riforma Dini nel 1995,[161] non la riforma
Fornero nel 2011; questa ha solo incluso, col calcolo pro rata dal 1°
gennaio 2012, quelli esclusi dalla legge Dini, che all’epoca avevano già almeno
18 anni di contributi, quindi nel 2012 tutti relativamente anziani, equiparando
così i giovani e tutti gli altri.
-
Va però aggiunto che la riforma Fornero, oltre a renderne la periodicità
biennale, ha anche esteso, col comma 12 dell’art. 24, l’adeguamento
all’aspettativa di vita alle pensioni anticipate (ex anzianità).
E, la riforma
Fornero, ha ridotto di 6 mesi l’età di pensionamento degli autonomi (maschi e
femmine) allineandoli a tutti gli altri.
E, più avanti:
8. Risparmi
dalle riforme delle pensioni
Ed
ora veniamo al fattore decisivo, per chi, arrivati a questo punto, covasse
ancora qualche dubbio sulla maggiore severità ed efficacia della riforma
Sacconi rispetto alla riforma Fornero. Anche sulla base dei risparmi rivenienti
dalle quattro riforme dal 2004 (Maroni, 2004; Damiano, 2007; Sacconi, 2010 e
2011; e Fornero, 2011), stimati dalla Ragioneria Generale dello Stato[173] in 60 punti
di Pil cumulati al 2060, pari a 1.000 miliardi, emerge un rilevante
maggiore impatto della riforma Sacconi rispetto alla riforma Fornero, della
quale tutti parlano, poiché meno di un terzo viene ascritto a quest’ultima, mentre la gran parte dei residui 700 miliardi è merito della riforma
Sacconi, di cui, invece, nessuno
parla. Detto sinteticamente in linguaggio calcistico, Sacconi batte Fornero 2 a 1. Vediamo
perché. Scrive RGS:
«Considerando
l’insieme degli interventi di riforma approvati a partire dal 2004 (L
243/2004), si evidenzia che, complessivamente, essi hanno generato una
riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al PIL pari a
circa 60 punti percentuali di PIL, cumulati al 2060. Di questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi
adottati prima del DL 201/2011
(convertito con L 214/2011) [riforme
Maroni, Damiano e Sacconi, ndr] e circa un terzo agli interventi successivi,
con particolare riguardo al pacchetto di misure previste con la riforma del
2011 (art. 24 della L 214/2011).» [cioè 350
miliardi, poi scesi a 280 miliardi[196] dopo i successivi interventi legislativi e la sentenza
che ha sancito l’incostituzionalità del blocco della perequazione dal 2012 al
2013, che da solo vale 5 miliardi all’anno, ndr].
RGS
aggiunge:
«Quest’ultimo intervento, in
particolare, fornisce un contributo rilevante alla sostenibilità del sistema
pensionistico, realizzando una riduzione della spesa in rapporto al PIL che si
protrae per circa 30 anni, a partire dal 2012. L’effetto di contenimento, che
include anche le misure di deindicizzazione delle pensioni nel breve periodo [poi dichiarato incostituzionale,
ndr], è inizialmente crescente passando
da 0,1 punti percentuali del 2012 a circa 1,4 punti percentuali del 2020.
Successivamente, esso decresce a 0,8 punti percentuali intorno al 2030 per poi
annullarsi sostanzialmente attorno al 2045. Nell’ultimo quindicennio del
periodo di previsione, la riduzione del numero di pensioni, conseguente all’elevamento
dei requisiti di accesso al pensionamento, risulta sostanzialmente compensato,
in termini di spesa pensionistica, dai più elevati importi medi. L’effetto di
contenimento del rapporto spesa/PIL, cumulato al 2060, assomma a circa 21 punti percentuali [350 miliardi,
ndr].»
Ma, poiché lo «scalone» di Maroni fu abolito da
Damiano (che RGS non menziona) prima della sua andata in vigore e le «quote» di
Damiano furono abolite da Fornero, ciò significa che l’analisi di RGS ascrive
implicitamente la gran parte dei residui quasi 700 miliardi, cioè il
doppio di 350 miliardi, alla riforma
Sacconi, di cui però né RGS
(specificamente nel commento della sua relazione, pur riportandola nel grafico)
né nessun altro parla.
3. Debito pubblico
Infine, Lei ha
accusato il Governo Monti di avere aumentato sensibilmente il debito pubblico.
E’ falso. Traggo dal capitolo 3 del mio saggio:
«Per quel che concerne il secondo aspetto – la dinamica -, il
debito italiano – come abbiamo visto nel capitolo 1 - è quello cresciuto meno
durante la crisi, sia rispetto alla Germania, sia rispetto alla Francia, sia
rispetto alla Spagna, poiché
l’Italia ha speso molto meno degli altri sia per il salvataggio delle banche,
rimaste (quasi) indenni dai titoli tossici, sia per la crescita, purtroppo. In
particolare verso la Spagna, nei cui confronti l’Italia ha visto uno spread crescente BTP-Bonos dal 2011, il debito italiano (dati del PIL
revisionati dall’ISTAT) è passato dal 100% nel 2008 (1.650
miliardi,[436] 2° governo
Prodi) al 116,5% nel 2011 (4° governo Berlusconi, durato quasi 3 anni e mezzo)
passando da 1.650 a 1.910
miliardi[436] con un aumento di 260 miliardi
(inclusi 13 miliardi per aiuti agli altri Paesi, di cui 10 miliardi per
prestito bilaterale alla Grecia e 3 miliardi al Fondo salva-Stati[413]),
al 128% e 2.040
miliardi[436] col Governo Monti, con un incremento
di 130 miliardi (inclusi 30 miliardi per contributi al Fondo salva-Stati), e,
infine, al lordo di 58 miliardi di sostegni,[413] al circa 131%[436] attuale con 2.323
miliardi al 30.6.2018,[134]
quindi è ulteriormente aumentato in cinque anni e tre mesi di 273 mld, con un
incremento percentuale dal 2008 del rapporto debito/PIL pari al +31,0%; mentre
quello spagnolo è cresciuto dal 40% pre-crisi[133] al 99% attuale,
con un incremento percentuale del +147,5%, ossia quasi il quintuplo
dell’Italia.»
Come può
facilmente dedurre, è falso che il Governo Monti abbia prodotto l’aumento del
debito nella misura indicata da Lei: al netto dei 30 mld di sostegni agli altri
Paesi, in un anno e mezzo l’aumento è stato di 100 mld (66,7 mld annui), contro
i (260-13) 247 mld del governo Berlusconi in tre anni e mezzo (70,6).
Va anche considerato che il debito include, per entrambi i Governi, le
c.d. disponibilità liquide del Tesoro: 23.292 mln al 31.12.2011 e 33.501 al 31.12.2012 e, limitatamente al
Governo Monti, i pagamenti dei debiti pregressi della PA, che – autorizzati dall’UE
e coperti aumentando il debito pubblico - cominciarono proprio sotto il Governo
Monti. Traggo dalle note del mio saggio:
[139] Pagamento debiti della PA ai
creditori
[140]
Debiti della PA - Aggiornamento del 10 luglio 2017
[141]
Disponibilità liquide del Tesoro
Conclusione
In conclusione, nel rammentarle che la Lega Nord annoverava 90 parlamentari, e non 30 o 40 come Le ha suggerito il moderatore Lanfranco Palazzolo, e in ogni caso erano determinanti, come dimostrò Bossi ponendo il veto alla revisione delle pensioni di anzianità chiesta dalla lettera del 5.8.2011 della BCE, veto che poi offrirà il varco alla troppo zelante professoressa Fornero, ne
emerge che anche Lei, On. Centemero, è stata una vittima della DISINFORMAZIONE
berlusconiana e del centrodestra, come un qualunque uomo della strada. Spero,
allora, di esserle stato utile e che in futuro vorrà contrastare le due BUFALE
mondiali create e alimentate da Berlusconi e Salvini.
Cordiali saluti,
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