martedì 10 settembre 2019

Seconda risposta della DG Affari economici della Commissione Europea



Nello scorso mese di giugno inviai una lunga e articolata Lettera alla Commissaria europea Margrethe Vestager sui pregiudizi sull’Italia [1 o 2]. Alla quale è seguita la risposta della Direzione Generale Affari Economici e Finanziari della Commissione Europea, anche per conto della Commissaria Vestager [1 o 2] e poi la mia replica [1 o 2]]. Pubblico la seconda risposta della DG Affari economici (l’evidenziazione in colore rosso è mia). Domani pubblicherò la mia seconda replica.

Bruxelles, 6 settembre 2019
ECFIN.DDG1.G.3/AM
Gentile signor V.
Le scrivo nuovamente in risposta alla sua lettera inviata lo scorso 8 agosto.
Mi permetta di rispondere alla sua lettera con la stessa franchezza.
Per valutare l’applicazione delle regole fiscali non è sufficiente comparare lo sforamento del rapporto deficit/PIL rispetto al 3% in un dato periodo. La maggior parte degli Stati Membri da Lei citati (Irlanda, Grecia, Spagna e Portogallo) si sono trovati nel periodo successivo alla crisi in una situazione economica e finanziaria tale da richiedere un programma di aggiustamento economico.
La Francia, per gran parte del periodo considerato, si trovava nel braccio correttivo del Patto di Stabilità e Crescita, ovvero in procedura per deficit eccessivo. Queste circostanze rendono complesso un paragone con l’applicazione delle regole per l’Italia.
Non a caso, il rapporto della Corte dei Conti Europea da Lei citato, da considerare con tutte le cautele espresse dalla Corte stessa e dalla Commissione, è circoscritto a Stati Membri che hanno beneficiato di programmi di aggiustamento economici.
In linea generale, Le ripeto che è difficile accusare la Commissione di un’applicazione eccessivamente rigida delle regole fiscali per l’Italia, tanto che numerose critiche sono state rivolte alla Commissione in direzione opposta.
La differenza tra il tasso di interesse sui titoli sovrani italiani e il tasso di riferimento stabilito dalla banca centrale è determinato dalla percezione di rischio degli investitori. Il ruolo delle istituzioni europee è stato certamente positivo in questo ambito, dato che l’adozione dell’euro e più recentemente la politica di quantitative easing della BCE hanno ridotto notevolmente i tassi di interesse sui titoli di stato italiani.
Ridurre il rapporto tra debito pubblico italiano e PIL presenta difficoltà oggettive e di non facile risoluzione economica, e richiede certamente di agire anche dal lato del denominatore. La Commissione non ha mai sostenuto il contrario, e anzi ha ripetutamente raccomandato all’Italia nell’ambito del Semestre Europeo di adottare misure strutturali per sostenere la crescita. Queste includono, con particolare riferimento alle raccomandazioni per l’Italia adottate all’unanimità dal Consiglio lo scorso Luglio: il ribilanciamento del sistema di tassazione per alleggerire il peso fiscale sui fattori produttivi, soprattutto il lavoro, accompagnato dalla lotta all’evasione; l’efficientamento dell’amministrazione pubblica, specialmente della giustizia, e il contrasto alla corruzione, che, oltre a migliorare la qualità dei servizi per i cittadini, creerebbero un clima più favorevole agli investimenti; il sostegno all’occupazione, attraverso il contrasto al lavoro sommerso, politiche attive per il lavoro mirate ai gruppi più vulnerabili e misure di supporto alla famiglia per sostenere il lavoro femminile; una composizione della spesa pubblica più efficiente e meno sbilanciata verso le pensioni. In generale, l’Italia ha tutto l’interesse a migliorare le proprie prospettive di crescita economica intervenendo sulle proprie debolezze strutturali, anche senza ricorrere a misure espansionistiche che rischierebbero di essere controproducenti dato l’alto livello di debito pubblico e la sensibilità dei mercati finanziari.
Con i migliori saluti.
(e-signed)
Alienor MARGERIT
     La Capounità

Firmato elettronicamente il 07.09.2019 12.33 (UTC+02) in conformità all'articolo 4.2 (Validità dei documenti elettronici) della decisione 2004/563 della Commissione


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