Nello scorso mese di giugno inviai una
lunga e articolata Lettera alla Commissaria europea Margrethe Vestager sui pregiudizi sull’Italia [1 o 2]. Alla quale è seguita la risposta della
Direzione Generale Affari Economici e Finanziari della Commissione Europea,
anche per conto della Commissaria Vestager [1 o 2] e poi la
mia replica [1 o 2]]. Pubblico la seconda risposta della DG
Affari economici (l’evidenziazione in colore rosso è mia). Domani pubblicherò la mia seconda replica.
Bruxelles, 6 settembre 2019
ECFIN.DDG1.G.3/AM
Gentile signor V.
Le scrivo nuovamente in risposta alla sua lettera inviata lo scorso 8 agosto.
Mi permetta di rispondere alla sua lettera
con la stessa franchezza.
Per valutare l’applicazione delle regole fiscali non è sufficiente
comparare lo sforamento del rapporto deficit/PIL rispetto al 3% in un dato
periodo. La maggior parte degli Stati Membri da Lei citati (Irlanda, Grecia,
Spagna e Portogallo) si sono trovati nel periodo successivo alla crisi in una
situazione economica e finanziaria tale da richiedere un programma di
aggiustamento economico.
La Francia, per gran parte del periodo
considerato, si trovava nel braccio correttivo del Patto di Stabilità e
Crescita, ovvero in procedura per deficit eccessivo. Queste circostanze rendono
complesso un paragone con l’applicazione delle regole per l’Italia.
Non a caso, il rapporto della Corte dei
Conti Europea da Lei citato, da considerare con tutte le cautele espresse dalla
Corte stessa e dalla Commissione, è circoscritto a Stati Membri che hanno
beneficiato di programmi di aggiustamento economici.
In linea generale, Le ripeto che è
difficile accusare la Commissione di un’applicazione eccessivamente rigida
delle regole fiscali per l’Italia, tanto che numerose critiche sono state
rivolte alla Commissione in direzione opposta.
La differenza tra il tasso di interesse sui titoli sovrani italiani e il tasso
di riferimento stabilito dalla banca centrale è determinato dalla percezione di rischio degli
investitori. Il ruolo delle istituzioni europee è stato certamente positivo in questo
ambito, dato che l’adozione dell’euro e più recentemente la politica di quantitative
easing della BCE hanno ridotto notevolmente i tassi di interesse sui titoli di
stato italiani.
Ridurre il rapporto tra debito pubblico italiano e PIL presenta difficoltà oggettive
e di non facile risoluzione economica, e richiede certamente di agire anche dal
lato del denominatore. La Commissione non ha mai sostenuto il contrario, e anzi
ha ripetutamente raccomandato all’Italia nell’ambito del Semestre Europeo di adottare
misure strutturali per sostenere la crescita. Queste includono, con particolare
riferimento alle raccomandazioni per l’Italia adottate all’unanimità dal Consiglio
lo scorso Luglio: il ribilanciamento del sistema di tassazione per alleggerire il
peso fiscale sui fattori produttivi, soprattutto il lavoro, accompagnato dalla
lotta all’evasione; l’efficientamento dell’amministrazione pubblica, specialmente della giustizia, e il contrasto alla
corruzione, che, oltre a migliorare la qualità dei servizi per i cittadini, creerebbero
un clima più favorevole agli investimenti; il sostegno all’occupazione,
attraverso il contrasto al lavoro sommerso, politiche attive per il lavoro mirate
ai gruppi più vulnerabili e misure di supporto alla famiglia per sostenere il lavoro
femminile; una composizione della spesa pubblica più efficiente e meno sbilanciata verso le
pensioni. In generale, l’Italia ha tutto l’interesse a migliorare le proprie prospettive
di crescita economica intervenendo sulle proprie debolezze strutturali, anche senza
ricorrere a misure espansionistiche che rischierebbero di essere controproducenti
dato l’alto livello di debito pubblico e la sensibilità dei mercati finanziari.
Con i migliori saluti.
(e-signed)
Alienor MARGERIT
La Capounità
Firmato elettronicamente
il 07.09.2019 12.33 (UTC+02) in conformità all'articolo 4.2 (Validità dei
documenti elettronici) della decisione 2004/563 della Commissione
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