Nello scorso mese di giugno inviai una
lunga Lettera alla Commissaria europea Margrethe Vestager sui pregiudizi
sull’Italia [1 o
2]. Alla quale è seguita la
risposta della Direzione Generale Affari Economici e Finanziari della
Commissione Europea, anche per conto della Commissaria Vestager [1 o 2] e poi la mia replica [1 o 2]. Ieri ho pubblicato la seconda risposta della DG Affari economici [1 o 2]. Oggi
pubblico la mia seconda replica.
Re: Ares(2019)5637574 - [Re] Follow to ECFIN Re:
Ares(2019)5154481 - Lettera alla Commissaria Margrethe Vestager sui suoi
pregiudizi sull’Italia
v
9/9/2019 18:35
A BLOUARD
Anne(ECFIN)
Gentile
Signora Aliénor Margerit,
La ringrazio per la Sua cortese
seconda risposta, che in buona parte condivido (veda la mia lettera alla
Commissaria Vestager, che richiamo integralmente). Mi permetta, però, alcune
osservazioni su ciò che non condivido, anche perché mi sembra basato su una non
completa conoscenza dei dati italiani, che investe anche 60 milioni di
Italiani, inclusi gli esperti e i docenti universitari di Economia, premi Nobel
di Economia e i principali giornali mondiali (incluso Le Monde), e
costituisce un caso di studio di livello mondiale, e che perciò mi permetto di
colmare.
1. Manovre
finanziarie
So bene che
alcuni Paesi da me citati sono stati sottoposti ad un programma di
aggiustamento economico e l’Italia no, anzi è stata chiamata a pagare circa 100
mld [rectius: 60 mld, ndr] per sostegni (o accollo di debiti) ad altri Paesi. Ma solo formalmente.
Infatti l’Italia è stata colpita da una doppia recessione causata dalla
politica economica prociclica imposta dall’UE, e discriminata rispetto ad altri
Paesi (traggo i dati dal mio libro “LE TRE PIU’ GRANDI BUFALE DEL XXI SECOLO”):
Riepilogo delle manovre correttive
(importi cumulati da inizio legislatura):
- governo
Berlusconi-Tremonti 266,3 mld (80,8%);
- governo
Monti 63,2 mld (19,2%);
Totale 329,5
mld (100,0%).
a valere per il quadriennio
(Berlusconi) o triennio (Monti) successivi all’emanazione delle manovre
correttive, ma le misure cosiddette strutturali (cioè permanenti) vigono
tuttora.
Come attesta
l’ISTAT, relativamente al periodo 2008-2012, le politiche economiche sono state
divergenti:
«L’Italia – scrive l’ISTAT - ha
registrato nei cinque anni considerati (2008-2012) un avanzo primario cumulato
pari a circa il 5,4 per cento del Pil 2012, contro un disavanzo medio del 7,4
per cento nell’area dell’euro. La Germania ha conseguito un avanzo primario,
pari a 4,7 punti percentuali di Pil, mentre la Francia ha conseguito un
disavanzo primario per 7,4 punti percentuali. Eccezionali livelli di disavanzo
si sono registrati in Irlanda (59 punti percentuali di Pil), Spagna (35 punti percentuali)
e Grecia (30 punti percentuali»; [38]
c) una
politica fiscale divergente rispetto a tutti gli altri Paesi: «Nel confronto
complessivo, si evidenzia il grande sforzo di consolidamento fiscale compiuto
dall’Italia nel periodo della crisi: il nostro è stato l’unico paese della Uem
a non aver attuato nel complesso politiche espansive, presentando effetti
cumulati restrittivi per oltre 5 punti di Pil. Nell’area dell’euro l’impatto è
risultato espansivo per 13 punti di Pil, in Francia per 14 e in Germania per 6.»;[38]
Il grosso delle manovre è stato
implementato nel periodo 2010-2011, dopo la crisi della Grecia, in gran parte
su pressione dell’UE (Commissione, Consiglio e BCE) esercitata in particolare
sul Governo Berlusconi, che, sebbene abbia ubbidito quasi in tutto, fu
costretto alle dimissioni.
Tabella
n. 3 - Valori delle cinque manovre correttive 2010÷2012
Governo Berlusconi: DL 78/2010, DL 98/2011 e DL
138/2011; Governo Monti: DL 201/2011 e DL 95/2012 (milioni di euro)
DL
|
2010
|
2011
|
2012
|
2013
|
2014
|
TOTALE
|
%
|
DL78/2010
|
36
|
12.131
|
25.068
|
25.033
|
-
|
62.268
|
22,8
|
DL98/2011
|
-
|
2.108
|
5.577
|
24.406
|
49.973
|
82.064
|
30,1
|
DL138/2011
|
-
|
732
|
22.698
|
29.859
|
11.822
|
65.111
|
23,8
|
Tot.Gov.B.
|
36
|
14.971
|
53.343
|
79.298
|
61.795
|
209.443
|
76,7
|
DL201/2011
|
-
|
-
|
20.243
|
21.319
|
21.432
|
62.994
|
23,1
|
DL95/2012*
|
-
|
-
|
603
|
16
|
27
|
646
|
0,2
|
Tot.Gov.M.
|
-
|
-
|
20.846
|
21.335
|
21.459
|
63.640
|
23,3
|
TOTALE
|
36
|
14.971
|
74.189
|
100.633
|
83.254
|
273.083
|
100,0
|
%
|
-
|
5,5
|
27,2
|
36,9
|
30,5
|
100,0
|
*Minori spese per 20.326 milioni nel triennio
2012-14 sono compensate da minori entrate per 19.680.
(Fonte: elaborazione mia
su dati del Servizio Studi della Camera o del Senato)
L’entità
delle manovre fu in gran parte un effetto dei diktat UE, non la qualità delle
misure – scandalosamente inique quelle del Governo Berlusconi – che contribuì
ad aggravare e prolungare la crisi economica.
2. Spread
Infatti, Lei
ha ragione, lo spread esprime il rischio “percepito”, ma (i) per
l’Italia è ingiustificato dai fondamentali, come confermano la sua notevole
oscillazione, la comparazione con altri Paesi, la cui economia è molto più
debole di quella italiana, il rating BBB delle screditate società di rating,
inferiore di quattro gradi a quello del 2011, il giudizio del governatore Visco
(v. lettera a Commissaria Vestager); (ii) e dipende anche, oltre che dai
pregiudizi sull’Italia non suffragati da un’analisi dei dati e dalla cacofonia
isterica di tutti, inclusi i Commissari UE, dal mancato scudo da parte della BCE
alla speculazione finanziaria.
3. Pensioni.
L’Italia,
pur non facendo parte dei Paesi sottoposti a programmi di aggiustamento, quali
Grecia, Irlanda, Spagna, Cipro e Portogallo, è stato l’unico Paese UE ad aver
avuto non una ma ben due severe riforme pensionistiche: Sacconi (2010 e 2011),
misconosciuta da quasi tutti (inclusi OCSE e FMI), e Fornero (2011); la
Francia, soltanto ora, ma nessuno si permetteva di chiederne conto al
presidente Sarkozy, il quale forse per senso di colpa si permetteva di irridere
il PdC Berlusconi.
Dopo queste
riforme, il sistema pensionistico italiano è giudicato unanimemente dagli
esperti (incluse Commissione e BCE) tra i più severi e sostenibili in UE28.
Le pensioni
costituiscono, per vari aspetti, anche nel confronto internazionale, LA SECONDA
PIU’ GRANDE BUFALA, poiché la spesa pensionistica italiana include 50 mld [rectius 90 mld, ndr] di
voci spurie (imposte, spesa assistenziale, TFR); al netto di tali voci,
l’incidenza sul Pil scende dal 16% al 12%.
Conclusione
Sono
d’accordo con Lei che molto l’Italia potrebbe e dovrebbe fare e che ci sono in
Italia troppe resistenze culturali e di interessi potenti, ma io penso che
aiuterebbe molto se la struttura UE contribuisse a sgombrare il campo dai
pregiudizi, a individuare tali resistenze potenti (contrarie, ad esempio, ad
una imposta patrimoniale sui ricchi, che hanno contribuito pochissimo al
mastodontico risanamento dei conti pubblici) e a riformare ciò che non va nelle
regole UE e nella loro applicazione, come è ormai riconosciuto anche da studiosi
di orientamento ortodosso.
Le porgo i miei
migliori saluti,
V.
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