Pubblico,
con un notevole ritardo, la lettera che inviai oltre due anni fa, tramite il sito del
Ministero, al Ministro del Lavoro e degli Affari sociali, Giuliano Poletti,
dopo aver ascoltato una sua intervista a Repubblica. In essa dimostrò che anch’egli
era una delle vittime della DISINFORMAZIONE sulle pensioni, che lo accomuna ad
altri 60 milioni di Italiani, inclusi gli esperti, oltre all’estero.
Intervista al ministro Poletti: DISINFORMAZIONE sulle pensioni
v
19/7/2017 11:29
A m.calabresi@repubblica.it, m.giannini@repubblica.it
Buongiorno,
Vi
trasmetto l’e-mail che ho appena inviato al ministro Poletti, tramite il sito
del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
A:
Sig. Ministro Poletti
p.c.
Quotidiano “la Repubblica”
A:
Sig. Ministro Poletti
p.c.
Quotidiano “la Repubblica”
Egr. Sig. Ministro Poletti,
Dopo aver letto l’articolo sulla Sua
intervista a Repubblica tv [18.7.2017 http://www.repubblica.it/economia/2017/07/18/news/poletti_videoforum_repubblica_tv-171051913/],
constato che neppure Lei, forse fuorviato dalla propaganda e dalla
DISINFORMAZIONE berlusconiana-sacconiana-salviniana e dalla stessa
millantatrice professoressa Fornero, conosce bene le leggi pensionistiche e sa
chi ha fatto che cosa in tema di pensioni.
Per riparare, faccio un riepilogo
sintetico di cose che ho già dovuto scrivere, negli ultimi anni, decine di
volte, perfino all’INPS (vedi, ad esempio, Lettera ai media, al Governo, al
PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2833739.html
oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/06/lettera-ai-media-al-governo-al-pd-e-ai.html).
Riforme delle pensioni
Dal 1992, le riforme delle pensioni sono
state 8 (Amato, 1992; Dini, 1995; Prodi, 1997; Berlusconi/Maroni, 2004;
Prodi/Damiano, 2007; Berlusconi/Sacconi, 2010; Berlusconi/Sacconi, 2011;
Monti-Fornero, 2011).
Sacconi, non Fornero
L’allungamento eccessivo dell’età di
pensionamento è stato deciso molto più da Sacconi (DL 78/2010, art. 12, +
integrazioni con DL 98/2011 e DL 138/2011) che da Fornero (DL 201/2011, art.
24):
– sia portando l’età di pensionamento per
vecchiaia, senza gradualità, a 66 anni per tutti i lavoratori dipendenti e a 66
anni e 6 mesi per tutti i lavoratori autonomi, tranne le lavoratrici dipendenti
del settore privato, per le quali ha poi provveduto Fornero nel 2011, ma
gradualmente entro il 2021 (poi, 2018);
– sia introducendo – sempre Sacconi e non
Fornero[1] – l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita (che dopo il 2019,
cioè dal 2021 [rectius: 2022, ho in corso – come semplice
cittadino informato - un’interlocuzione col Ministero del Lavoro e degli Affari
sociali per far correggere l’errata interpretazione della norma della Riforma Fornero, DL
201/2011, art. 24, comma 13, relativa all’adeguamento dell’età di pensionamento
alla speranza di vita, e della norma della Riforma Sacconi, DL 78/2010, art. 12, comma 12-ter, relativa all’esclusione dal suo calcolo delle diminuzioni della speranza di vita, nel decreto direttoriale emanato dal Ragioniere Generale
dello Stato, di concerto con la Direttrice Generale Previdenza], in forza della riforma Fornero, diverrà biennale), che ha
portato finora l’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi e la
porterà a 67 – notizia recente - già nel 2019.
Anche il sistema
contributivo l’ha introdotto Dini nel 1995, non la Fornero nel 2011; ella ha
solo incluso, col calcolo pro rata dal 1.1.2012, quelli esclusi dalla legge
Dini, che all’epoca avevano già 18 anni di contributi, quindi nel 2012 TUTTI
relativamente anziani, equiparando così i giovani e tutti gli altri.
Sacconi vs Fornero, qual è stato il
ministro che ha riformato di più le pensioni (ivi le prove documentali)
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2828986.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/sacconi-vs-fornero-qual-e-stato-il.html
“Ripetete una bugia cento, mille, un
milione di volte e diventerà una verità” (Goebbels).
Come è potuto succedere un caso così
eclatante di DISINFORMAZIONE sulle pensioni, analogo a quelli coevi sul
risanamento mastodontico iniquo e recessivo dei conti pubblici nella scorsa
legislatura, che secondo (quasi) tutti sarebbe ascrivibile a Monti, quando invece
Berlusconi lo ha battuto per 4 a 1 (267 mld cumulati contro 63); o agli
obiettivi della BCE, che secondo quasi tutti sarebbe uno soltanto (la stabilità
dei prezzi), mentre in effetti sono due, come attesta già chiarissimamente fin
dal titolo l’art. 2-Obiettivi dello Statuto BCE? I quasi 60 milioni di Italiani
sono stati vittime della vulgata diffusa ad arte dalla potentissima propaganda
berlusconiana-leghista e simile; coadiuvata dalla stessa millantatrice
professoressa Fornero, la quale, nella sua legge (DL 201/2011, art. 24),
anziché limitarsi a modificare ed integrare la legislazione preesistente, ha
ripetuto le misure della severissima riforma SACCONI (che da bravo furbacchione
fa da anni lo gnorri e anziché denunciare il plagio lo asseconda) - è facile
verificarlo confrontando i testi delle due leggi -, e poi l’ha menata per anni,
per vantarsi di aver salvato l’Italia dal default, prendendosi
masochisticamente insulti e maledizioni, perfino dall’on. Matteo Salvini, il
bugiardo finto smemorato che votò assieme al suo partito la riforma Sacconi [rectius: si era dimesso nel 2009 da parlamentare italiano, scegliendo
l’incarico di parlamentare europeo].
Gliel’ho anche
scritto, alla Prof.ssa Fornero (oltre che al Prof. Monti).
Lettera alla Professoressa Elsa
Fornero su pensioni e manovre correttive
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2851776.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2016/11/lettera-alla-professoressa-elsa-fornero.html
[1]
DL 78 del 31.5.2010, convertito dalla legge 122 del 30.7.2010, art. 12, comma
12bis:
((
12-bis. In attuazione dell'articolo 22-ter, comma 2, del decreto-legge 1o
luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009,
n. 102, concernente l'adeguamento dei requisiti di accesso al sistema
pensionistico agli incrementi della speranza di vita, e tenuto anche conto
delle esigenze di coordinamento degli istituti pensionistici e delle relative
procedure di adeguamento dei parametri connessi agli andamenti demografici, a
decorrere dal 1° gennaio 2015 i requisiti di età e i valori di somma di età
anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla Tabella B allegata alla
legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, i requisiti anagrafici
di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia, il
requisito anagrafico di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1°
luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009,
n. 102, e successive modificazioni, il requisito anagrafico di 65 anni di cui
all'articolo 1, comma 20, e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995,
n. 335, e successive modificazioni, devono essere aggiornati a cadenza
triennale, salvo quanto indicato al comma 12-ter, con decreto direttoriale del
Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro
e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di
decorrenza di ogni aggiornamento. La mancata emanazione del predetto decreto
direttoriale comporta responsabilità erariale. Il predetto aggiornamento e'
effettuato sulla base del procedimento di cui al comma 12-ter.
http://www.dps.tesoro.it/documentazione/uval/DL_78_2010.pdf
(link non più attivo)
Mi auguro di esserLe stato utile.
Cordiali saluti
V.
Poletti critica l'austerità della
Fornero e promette: "Ape volontaria dai primi di settembre"
Il ministro del Lavoro interviene al
videoforum di Repubblica Tv sui meccanismi di innalzamento
dell'età per la pensione e sulla situazione dei giovani. "Studiamo un
taglio stabile del cuneo contributivo"
18 luglio 2017
Articoli Correlati
Via dal lavoro a
70 anni e con assegni da fame: ecco perché il governo studia la pensione minima
per i giovani
MILANO - "Doveva esserci più
gradualità" nel modificare i criteri di accesso alla pensione. La riforma
Fornero che "ha innalzato seccamente, di 5 anni, l'età del
pensionamento" e legato le prossime età del ritiro dal lavoro alla
speranza di vita finisce nel mirino del ministro del Lavoro, Giuliano Poletti,
durante il videoforum di Repubblica Tv condotto da Massimo
Giannini. Un intervento per rispondere alle domande dei lettori sui temi più
caldi del momento per il sistema di welfare e previdenziale italiano: aumento
dell'età per il ritiro dal lavoro, pensioni e disoccupazione dei giovani, lotta
alla povertà. Poletti ha ricordato che ai tempi della crisi dello spread
l'Italia doveva dare un segnale all'Europa sull'equlibrio di bilancio, ma per
come è stato concepito il sistema previdenziale il risultato è stato di
"chiudere la porta ai giovani". "Considero sbagliate" le
politiche di austerità della legge Fornero, rivendicando di esser stato
"di sinistra in passato e di continuare ad esserlo". Sempre in tema
di pensioni, il ministro ha dato una data per avere finalmente a disposizione
l'Ape volontario: "I primi giorni di settembre".
Pensioni,
Poletti: ''Sbagliata l'austerità, la riforma Fornero andava fatta in maniera
diversa''
https://youtu.be/k7Qhwaj6a-4
LEGGI. Italia da record per i giovani che non studiano né lavorano
L'intervento del ministro è arrivato proprio all'indomani dell'emergere di un piano del governo per garantire una pensione minima da 650 euro ai giovani, dal 2030, per parare i colpi di un sistema che penalizzerà assai i lavoratori instabili, con una storia contributiva molto irregolare e prospettive di carriera limitate. Sul tavolo, negli ultimi giorni, c'è anche il grande capitolo del progressivo innalzamento dell'età pensionabile, legato al progredire della speranza di vita per il meccanismo messo a punto da ultima dalla riforma Fornero. Un automatismo che ora in molti chiedono di ritoccare (soprattutto attraverso la proposta bipartisan Sacconi-Damiano) per tenere conto delle diverse speranze di vita che caratterizzano le zone d'Italia e la tipologia di lavoro svolto: in sintesi, il primo obiettivo è disinnescare l'innalzamento a quota 67 anni per il ritiro dal lavoro - previsto nel 2019 - che avrebbe un costo di 1,2 miliardi.
LEGGI. Italia da record per i giovani che non studiano né lavorano
L'intervento del ministro è arrivato proprio all'indomani dell'emergere di un piano del governo per garantire una pensione minima da 650 euro ai giovani, dal 2030, per parare i colpi di un sistema che penalizzerà assai i lavoratori instabili, con una storia contributiva molto irregolare e prospettive di carriera limitate. Sul tavolo, negli ultimi giorni, c'è anche il grande capitolo del progressivo innalzamento dell'età pensionabile, legato al progredire della speranza di vita per il meccanismo messo a punto da ultima dalla riforma Fornero. Un automatismo che ora in molti chiedono di ritoccare (soprattutto attraverso la proposta bipartisan Sacconi-Damiano) per tenere conto delle diverse speranze di vita che caratterizzano le zone d'Italia e la tipologia di lavoro svolto: in sintesi, il primo obiettivo è disinnescare l'innalzamento a quota 67 anni per il ritiro dal lavoro - previsto nel 2019 - che avrebbe un costo di 1,2 miliardi.
Poletti: ''Lavoro, allo studio
taglio stabile del cuneo contributivo''
DIAMANTI. Nelle parole dei giovani non c'è posto per la speranza
Poletti ha poi difeso il Jobs Act, sciorinando i dati sugli occupati recuperati rispetto al picco della crisi. Ma all'obiezione - suffragata dai numeri più recenti - che a spingere il lavoro siano stati gli sgravi sui nuovi assunti più che la riforma del lavoro e che siano cresciuti invece i licenziamenti, il ministro ha ribattuto che quest'ultima dinamica è stata legata più che altro alle modifiche delle procedure per le dimissioni. "Oggi il mercato del lavoro è migliorato", ha sintetizzato rivendicando di aver "abolito i co.co.pro. e i finti lavoratori autonomi", che ora sono "contratti a tempo determinato o indeterminato: se facessimo un bilancio complessivo di tutte le forme di lavoro, possiamo concludere che oggi è meglio di ieri".
Poletti ha poi difeso il Jobs Act, sciorinando i dati sugli occupati recuperati rispetto al picco della crisi. Ma all'obiezione - suffragata dai numeri più recenti - che a spingere il lavoro siano stati gli sgravi sui nuovi assunti più che la riforma del lavoro e che siano cresciuti invece i licenziamenti, il ministro ha ribattuto che quest'ultima dinamica è stata legata più che altro alle modifiche delle procedure per le dimissioni. "Oggi il mercato del lavoro è migliorato", ha sintetizzato rivendicando di aver "abolito i co.co.pro. e i finti lavoratori autonomi", che ora sono "contratti a tempo determinato o indeterminato: se facessimo un bilancio complessivo di tutte le forme di lavoro, possiamo concludere che oggi è meglio di ieri".
Occupazione giovanile, Poletti:
''Dati ancora negativi ma siamo sulla strada giusta''
Finite
le vecchie forme di decontribuzione, Poletti ha promesso
un "investimento sull'occupazione dei giovani, lavorando su formazione e
accompagnamento al lavoro". Servono poi "incentivi ai salari di
produttività" per rilanciare la competitività delle imprese. Uno dei
target del governo per i giovani è, sul fronte del cuneo fiscale,
"abbassarlo perché a un'impresa convenga assumere un giovane ma
soprattutto stiamo pensando a come renderlo definitivo, così che il lavoro
stabile costi stabilmente meno di quello precario".
Tema sul quale hanno insistito molte domande dei lettori è stato la partenza dell'Ape volontaria, che il ministro del Lavoro ha ricordato essere un tema in mano al Tesoro visto il coinvolgimento di banche e assicurazioni. "Considero che nei primi giorni di settembre potremo usare l'Ape volontaria".
Sulle misure per la povertà Poletti ha sottolineato come il Reddito di inclusione, ancora limitato nei numeri, è importante "perché crea una struttura che si affianca a coloro che hanno bisogno di entrare nel mondo del lavoro perché non sia più dipendente da un reddito di inclusione". Sarà un "lavoro che ha bisogno di tempo: se vogliamo prenderci carico di queste persone, dobbiamo rafforzare i servizi e a questo abbiamo dedicato 300 milioni di euro. Con le risorse che abbiamo per questi anni, facciamo partire la struttura. Poi sarà necessario incrementare le risorse".
Tema sul quale hanno insistito molte domande dei lettori è stato la partenza dell'Ape volontaria, che il ministro del Lavoro ha ricordato essere un tema in mano al Tesoro visto il coinvolgimento di banche e assicurazioni. "Considero che nei primi giorni di settembre potremo usare l'Ape volontaria".
Sulle misure per la povertà Poletti ha sottolineato come il Reddito di inclusione, ancora limitato nei numeri, è importante "perché crea una struttura che si affianca a coloro che hanno bisogno di entrare nel mondo del lavoro perché non sia più dipendente da un reddito di inclusione". Sarà un "lavoro che ha bisogno di tempo: se vogliamo prenderci carico di queste persone, dobbiamo rafforzare i servizi e a questo abbiamo dedicato 300 milioni di euro. Con le risorse che abbiamo per questi anni, facciamo partire la struttura. Poi sarà necessario incrementare le risorse".
**********
Nessun commento:
Posta un commento