mercoledì 18 dicembre 2019

Lettera al Ministro del Lavoro Giuliano Poletti sulle sue false notizie sulla Riforma delle pensioni Fornero





Pubblico, con un notevole ritardo, la lettera che inviai oltre due anni fa, tramite il sito del Ministero, al Ministro del Lavoro e degli Affari sociali, Giuliano Poletti, dopo aver ascoltato una sua intervista a Repubblica. In essa dimostrò che anch’egli era una delle vittime della DISINFORMAZIONE sulle pensioni, che lo accomuna ad altri 60 milioni di Italiani, inclusi gli esperti, oltre all’estero.


Intervista al ministro Poletti: DISINFORMAZIONE sulle pensioni
v
19/7/2017 11:29
A  m.calabresi@repubblica.it,    m.giannini@repubblica.it  

Buongiorno,
Vi trasmetto l’e-mail che ho appena inviato al ministro Poletti, tramite il sito del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali.
A: Sig. Ministro Poletti
p.c. Quotidiano “la Repubblica”


A: Sig. Ministro Poletti
p.c. Quotidiano “la Repubblica”

Egr. Sig. Ministro Poletti,
Dopo aver letto l’articolo sulla Sua intervista a Repubblica tv [18.7.2017 http://www.repubblica.it/economia/2017/07/18/news/poletti_videoforum_repubblica_tv-171051913/], constato che neppure Lei, forse fuorviato dalla propaganda e dalla DISINFORMAZIONE berlusconiana-sacconiana-salviniana e dalla stessa millantatrice professoressa Fornero, conosce bene le leggi pensionistiche e sa chi ha fatto che cosa in tema di pensioni.
Per riparare, faccio un riepilogo sintetico di cose che ho già dovuto scrivere, negli ultimi anni, decine di volte, perfino all’INPS (vedi, ad esempio, Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2833739.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/06/lettera-ai-media-al-governo-al-pd-e-ai.html).

Riforme delle pensioni
Dal 1992, le riforme delle pensioni sono state 8 (Amato, 1992; Dini, 1995; Prodi, 1997; Berlusconi/Maroni, 2004; Prodi/Damiano, 2007; Berlusconi/Sacconi, 2010; Berlusconi/Sacconi, 2011; Monti-Fornero, 2011).

Sacconi, non Fornero
L’allungamento eccessivo dell’età di pensionamento è stato deciso molto più da Sacconi (DL 78/2010, art. 12, + integrazioni con DL 98/2011 e DL 138/2011) che da Fornero (DL 201/2011, art. 24):
– sia portando l’età di pensionamento per vecchiaia, senza gradualità, a 66 anni per tutti i lavoratori dipendenti e a 66 anni e 6 mesi per tutti i lavoratori autonomi, tranne le lavoratrici dipendenti del settore privato, per le quali ha poi provveduto Fornero nel 2011, ma gradualmente entro il 2021 (poi, 2018);
– sia introducendo – sempre Sacconi e non Fornero[1] – l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita (che dopo il 2019, cioè dal 2021 [rectius: 2022, ho in corso – come semplice cittadino informato - un’interlocuzione col Ministero del Lavoro e degli Affari sociali per far correggere l’errata interpretazione della norma della Riforma Fornero, DL 201/2011, art. 24, comma 13, relativa all’adeguamento dell’età di pensionamento alla speranza di vita, e della norma della Riforma Sacconi, DL 78/2010, art. 12, comma 12-ter, relativa allesclusione dal suo calcolo delle diminuzioni della speranza di vita, nel decreto direttoriale emanato dal Ragioniere Generale dello Stato, di concerto con la Direttrice Generale Previdenza], in forza della riforma Fornero, diverrà biennale), che ha portato finora l’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi e la porterà a 67 – notizia recente - già nel 2019.
Anche il sistema contributivo l’ha introdotto Dini nel 1995, non la Fornero nel 2011; ella ha solo incluso, col calcolo pro rata dal 1.1.2012, quelli esclusi dalla legge Dini, che all’epoca avevano già 18 anni di contributi, quindi nel 2012 TUTTI relativamente anziani, equiparando così i giovani e tutti gli altri.
Sacconi vs Fornero, qual è stato il ministro che ha riformato di più le pensioni (ivi le prove documentali)

“Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità” (Goebbels).
Come è potuto succedere un caso così eclatante di DISINFORMAZIONE sulle pensioni, analogo a quelli coevi sul risanamento mastodontico iniquo e recessivo dei conti pubblici nella scorsa legislatura, che secondo (quasi) tutti sarebbe ascrivibile a Monti, quando invece Berlusconi lo ha battuto per 4 a 1 (267 mld cumulati contro 63); o agli obiettivi della BCE, che secondo quasi tutti sarebbe uno soltanto (la stabilità dei prezzi), mentre in effetti sono due, come attesta già chiarissimamente fin dal titolo l’art. 2-Obiettivi dello Statuto BCE? I quasi 60 milioni di Italiani sono stati vittime della vulgata diffusa ad arte dalla potentissima propaganda berlusconiana-leghista e simile; coadiuvata dalla stessa millantatrice professoressa Fornero, la quale, nella sua legge (DL 201/2011, art. 24), anziché limitarsi a modificare ed integrare la legislazione preesistente, ha ripetuto le misure della severissima riforma SACCONI (che da bravo furbacchione fa da anni lo gnorri e anziché denunciare il plagio lo asseconda) - è facile verificarlo confrontando i testi delle due leggi -, e poi l’ha menata per anni, per vantarsi di aver salvato l’Italia dal default, prendendosi masochisticamente insulti e maledizioni, perfino dall’on. Matteo Salvini, il bugiardo finto smemorato che votò assieme al suo partito la riforma Sacconi [rectius: si era dimesso nel 2009 da parlamentare italiano, scegliendo l’incarico di parlamentare europeo].
Gliel’ho anche scritto, alla Prof.ssa Fornero (oltre che al Prof. Monti).
Lettera alla Professoressa Elsa Fornero su pensioni e manovre correttive

[1] DL 78 del 31.5.2010, convertito dalla legge 122 del 30.7.2010, art. 12, comma 12bis:
(( 12-bis. In attuazione dell'articolo 22-ter, comma 2, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, concernente l'adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, e tenuto anche conto delle esigenze di coordinamento degli istituti pensionistici e delle relative procedure di adeguamento dei parametri connessi agli andamenti demografici, a decorrere dal 1° gennaio 2015 i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla Tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, i requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia, il requisito anagrafico di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni, il requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 1, comma 20, e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni, devono essere aggiornati a cadenza triennale, salvo quanto indicato al comma 12-ter, con decreto direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento. La mancata emanazione del predetto decreto direttoriale comporta responsabilità erariale. Il predetto aggiornamento e' effettuato sulla base del procedimento di cui al comma 12-ter.

Mi auguro di esserLe stato utile.
Cordiali saluti
V.



Poletti critica l'austerità della Fornero e promette: "Ape volontaria dai primi di settembre"
Il ministro del Lavoro interviene al videoforum di Repubblica Tv sui meccanismi di innalzamento dell'età per la pensione e sulla situazione dei giovani. "Studiamo un taglio stabile del cuneo contributivo"
18 luglio 2017

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Pensioni, Poletti: ''Sbagliata l'austerità, la riforma Fornero andava fatta in maniera diversa''

https://youtu.be/k7Qhwaj6a-4

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sistema che penalizzerà assai i lavoratori instabili, con una storia contributiva molto irregolare e prospettive di carriera limitate. Sul tavolo, negli ultimi giorni, c'è anche il grande capitolo del progressivo innalzamento dell'età pensionabile, legato al progredire della speranza di vita per il meccanismo messo a punto da ultima dalla riforma Fornero. Un automatismo che ora in molti chiedono di ritoccare (soprattutto attraverso la proposta bipartisan Sacconi-Damiano) per tenere conto delle diverse speranze di vita che caratterizzano le zone d'Italia e la tipologia di lavoro svolto: in sintesi, il primo obiettivo è disinnescare l'innalzamento a quota 67 anni per il ritiro dal lavoro - previsto nel 2019 - che avrebbe un costo di 1,2 miliardi.

Poletti: ''Lavoro, allo studio taglio stabile del cuneo contributivo''

DIAMANTI. Nelle parole dei giovani non c'è posto per la speranza

Poletti ha poi difeso il Jobs Act, sciorinando i dati sugli occupati recuperati rispetto al picco della crisi. Ma all'obiezione - suffragata dai numeri più recenti - che a spingere il lavoro siano stati gli sgravi sui nuovi assunti più che la riforma del lavoro e che siano cresciuti invece i licenziamenti, il ministro ha ribattuto che quest'ultima dinamica è stata legata più che altro alle modifiche delle procedure per le dimissioni. "Oggi il mercato del lavoro è migliorato", ha sintetizzato rivendicando di aver "abolito i co.co.pro. e i finti lavoratori autonomi", che ora sono "contratti a tempo determinato o indeterminato: se facessimo un bilancio complessivo di tutte le forme di lavoro, possiamo concludere che oggi è meglio di ieri".

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Finite le vecchie forme di decontribuzione, Poletti ha promesso un "investimento sull'occupazione dei giovani, lavorando su formazione e accompagnamento al lavoro". Servono poi "incentivi ai salari di produttività" per rilanciare la competitività delle imprese. Uno dei target del governo per i giovani è, sul fronte del cuneo fiscale, "abbassarlo perché a un'impresa convenga assumere un giovane ma soprattutto stiamo pensando a come renderlo definitivo, così che il lavoro stabile costi stabilmente meno di quello precario".

Tema sul quale hanno insistito molte domande dei lettori è stato la partenza dell'Ape volontaria, che il ministro del Lavoro ha ricordato essere un tema in mano al Tesoro visto il coinvolgimento di banche e assicurazioni. "Considero che nei primi giorni di settembre potremo usare l'Ape volontaria".

Sulle misure per la povertà Poletti ha sottolineato come il Reddito di inclusione, ancora limitato nei numeri, è importante "perché crea una struttura che si affianca a coloro che hanno bisogno di entrare nel mondo del lavoro perché non sia più dipendente da un reddito di inclusione". Sarà un "lavoro che ha bisogno di tempo: se vogliamo prenderci carico di queste persone, dobbiamo rafforzare i servizi e a questo abbiamo dedicato 300 milioni di euro. Con le risorse che abbiamo per questi anni, facciamo partire la struttura. Poi sarà necessario incrementare le risorse".


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