Il sogno europeo sta rischiando di trasformarsi in
incubo. Se permangono le attuali criticità c’è il rischio di un’implosione dell'Unione Europea ed il ritorno agli Stati nazionali, un’ipotesi che
determinerebbe l’irrilevanza del Vecchio Continente, inclusa la Germania,
nell’agone internazionale divenuto globale e dove operano Paesi della stazza
della Cina e dell’India, che torneranno a rioccupare le loro posizioni di
preminenza del XVIII secolo.[1]
Come ho già
osservato in passato,[2] il peccato
originale è nell’ispirazione che ha informato tutta la costruzione europea,
determinata, non dal Manifesto di Ventotene del massone progressista Altiero Spinelli e altri, ma dal progetto conservatore e neo-oligarchico dei massoni
Kalergi, Monnet, Schumann e altri, con un’impostazione liberistica e
deregolamentata del mercato, un Parlamento europeo privo di poteri e la
prevalenza della burocrazia. Come poi è effettivamente avvenuto.
L'interprete
di questa visione neoliberista ed elitaria è diventata da anni la Germania, da
quando, nel 2005, Angela Merkel ha iniziato la sua esperienza di governo alla
guida dei Tedeschi.[3]
Con lei,
da un lato, il potente e coeso complesso industriale-commerciale-finanziario
tedesco ha visto sempre più tutelati i propri interessi, a scapito sia di fasce
di popolazione interne (le disuguaglianze in Germania sono aumentate[4]) che di interi popoli dell’Eurozona.
Dall’altro,
il veleno della manipolazione del popolo tedesco, agìta sulla
contrapposizione tra Paesi virtuosi – Germania e suoi satelliti - e Paesi
viziosi – Piigs -, è stato cosparso a piene mani, per unirsi su un progetto
egemonico neo-nazionalista, che è anche sostanzialmente anti-europeista.
Infatti,
ad una Germania leader del Vecchio continente, in grado di far marciare il
proprio benessere in sintonia armoniosa e complementare con quello degli altri
Stati UE (e questo era il progetto di statisti come Helmut Kohl ed Helmut Schmidt), si è sostituito un disegno di destrutturazione e progressiva
spoliazione dei paesi europei più fragili, al fine di realizzare un’egemonia
egoistica, cinica e predatoria.
La popolazione della
Germania è stata irretita e manipolata, oggi, dal miraggio di una straordinaria
egemonia continentale esattamente come lo fu ieri, negli anni del regime
hitleriano.
Le politiche di austerità,
rigore e decrescita del resto d’Europa sono il fondamento su cui il governo del
duo massonico reazionario Merkel-Schäuble sta edificando un diabolico e cinico benessere per larghe
fasce della sua nazione, ma come dicevo non di tutte.
A questo si aggiunge
la debolezza della Francia, l’altro componente della diarchia europea, l’unico
Paese, se lo avesse veramente voluto, capace di contrastare il disegno
egemonico tedesco. Il sedicente socialista e massone Hollande, dopo aver vinto
le elezioni promettendo la lotta all’austerità economica tedesca, si è
dimostrato un mediocre, amico dei banchieri, e si
è del tutto lasciato irretire dalle blandizie e dalle minacce che gli sono
state rivolte – pare - dai vari agenti delle Ur-Lodges massoniche reazionarie.[5]
Si dice che il paradigma dell’austerity è funzionale ai progetti
di costruzione di un nuovo feudalesimo europeo, e che in questo quadro il più
grosso problema sono i trattati e le istituzioni vigenti, sia della UE che
dell’Eurozona, per cui anche se le politiche di austerità fossero temporaneamente
accantonate, ciò avverrebbe comunque in un contesto non democratico di gestione
delle istituzioni continentali.
Questo
è vero ma non del tutto. I trattati vigenti vengono interpretati ed applicati
violandone talvolta sia la lettera che lo spirito, a beneficio del nucleo
centrale europeo costituito dalla Germania e dai suoi satelliti e a danno dei
Paesi periferici. Pertanto,
a mio avviso, la soluzione, in attesa della rivoluzione palingenetica in senso
federalista o almeno, più realisticamente, di una ridefinizione su nuove basi –
più eque - delle regole di funzionamento dell’Eurozona[6]), non può che essere la strada maestra del rispetto della legge
vigente. Come nel caso della BCE, che viola il suo statuto, ma in generale del
rispetto dei trattati UE.[7]
Note
[1] Trasformazione
epocale da governare al meglio
[2] Il piano
Kalergi e la genesi dell’Unione Europea oligarchica
[3] Le promesse da marinaio della
“bottegaia” Merkel
[4] 27/02/2014
Secondo
l’istituto Diw è il paese con le maggiori differenze nell’Eurozona:
diseguaglianze crescenti, un quinto della popolazione non ha un patrimonio
diseguaglianze crescenti, un quinto della popolazione non ha un patrimonio
TONIA
MASTROBUONI
Germania.
Disuguaglianza salariale e "disunione regionale" ai massimi storici
20/02/2015
[5] François Hollande
[6] Meno
neo-liberismo e più keynesismo, sia per la politica economica anticiclica che
per sanare gli squilibri strutturali delle partite correnti (surplus e deficit
commerciali), attuando l’aggiustamento anche, se non soprattutto, dal lato del
Paese in surplus.
YanisVaroufakis
e i poteri-doveri della BCE
Bernard Maris, Oncle Bernard (zio Bernard, come
si firmava) è l’economista critico che ha perso la vita durante l’attentato a
Charlie Hebdo. Bernard Maris ci ha lasciato contributi di grande interesse,
estremamente critici nei confronti delle politiche sostenute dai leader europei
che hanno marciato insieme a Parigi dopo gli attentati terroristici. In questo
articolo apparso lo scorso aprile su Alternatives Économiques e tradotto da
Economia e Politica l’economista propone di superare l’euro tornando allo SME
ma introducendovi i correttivi che Keynes propose nel suo piano
per una International Clearing Union.
Dialogo sul
surplus commerciale eccessivo e il taglio dei salari
Infine,
c’è il macigno esiziale del surplus commerciale eccessivo, poiché: a) la
Germania viola da anni il limite del 6%, già di per sé sovradimensionato e
fatto su misura della Germania dalla prona Commissione europea; b) si rifiuta
di ridurlo, attraverso misure interne di reflazione (aumento dei salari e degli
investimenti pubblici in infrastrutture), che produrrebbe un aumento del suo
benessere nazionale; c) rifiuta non solo le sanzioni ma persino le critiche,
facendo finta di non sapere che un’unione valutaria non ottimale (cioè tra
economie disomogenee) può sopravvivere soltanto se contempla anche
trasferimenti fiscali o, in loro mancanza, sanzioni severe dei surplus delle
partite correnti; e d) impone quindi alla Commissione europea di perseguire e
attuare il riequilibrio solo a spese dei Paesi in disavanzo commerciale,
attraverso le asserite salvifiche riforme strutturali (deflazione dei costi, in
particolare dei salari).
[7] Sono l’Ue e la Bce a non rispettare i trattati europei
Post e articolo collegati:
Replica alla
risposta della BCE alla petizione sulla BCE
Un’unione
monetaria in cui un solo Paese, la Germania, ottiene tutti i benefici è
insostenibile.
How Germany Gains From The Euro While Others Pay
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