Pubblico
la lettera che ho inviato quattro giorni fa al Dott. Salvatore Rossi, ex DG
della Banca d’Italia, e al Prof. Jean Paul Fitoussi, docente della LUISS, dopo
aver ascoltato un loro dibattito sulle politiche monetarie post-crisi,
trasmesso da Radio Radicale. Ad oggi non ho ricevuto nessuna risposta.
CC: Università, Parlamentari, Media
Egr. Dott. Rossi, Egr. Prof. Fitoussi,
Ho ascoltato su
Radio Radicale l’interessante Dibattito:
Politiche monetarie nel mondo post-crisi, Roma 27 Marzo https://www.radioradicale.it/download/20190604_18.04.36.mp3.
Mi permettano di
fare alcune osservazioni.
La prima riguarda
gli obiettivi della BCE. Lei, Dott. Rossi, ha dichiarato (al minuto 19:25):
“Ricordo per inciso – una cosa che tutti sanno – che la Banca Centrale Europea,
essendo tra l’altro la più recentemente costituita delle grandi banche centrali
del mondo, ha uno statuto molto rigido e molto orientato alla stabilità dei
prezzi, quindi la stabilità dei prezzi è l’unico obiettivo che la Banca
Centrale Europea ha; invece la FED e la Banca Centrale del Giappone hanno
obiettivi più larghi e diversificati che includono la crescita economica, la
piena occupazione, ecc.”.
Obiettivi
statutari della BCE
La stabilità dei
prezzi non è – come quasi tutti credono - l’unico obiettivo della BCE, come si deduce
facilissimamente fin dal titolo dell’art. 2 Statuto BCE, di cui ho fatto un
esame accurato[1] proprio allo
scopo di contrastare nel mio piccolo la disinformazione generale, che ha un ambito mondiale,
sullo statuto e i poteri-doveri della BCE.
«Articolo 2-Obiettivi Conformemente agli articoli 127, paragrafo 1 e 282, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell’Unione europea, l’obiettivo principale del SEBC è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, esso sostiene le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del trattato sull’Unione europea. Il SEBC agisce in conformità del principio di un’economia di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo un’efficace allocazione delle risorse, e rispettando i principi di cui all’articolo 119 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea.»
Lo statuto della Bce, come si deduce già dal titolo dell’articolo
2, stabilisce due obiettivi, non uno
soltanto, come si crede, ma, a differenza della FED, essi sono in rapporto duale-gerarchico tra loro (tale
clausola fu imposta dalla Germania come condizione per aderire all’Euro), però,
secondo alcuni studiosi, tale rapporto non andrebbe applicato meccanicamente,
ma distinguendo tra target
inflazionistico nel breve o nel lungo periodo.
Il primo obiettivo è la stabilità dei prezzi, «sotto, ma
vicino, al 2%». Il secondo obiettivo
è stabilito nel medesimo articolo 2 dello statuto: «Fatto salvo l’obiettivo
della stabilità dei prezzi», la Bce «sostiene le politiche economiche generali
dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi
dell’Unione definiti nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea». Tra questi, i principali sono una «crescita economica
equilibrata», la «piena occupazione» e il «progresso sociale»:
«Art.
3. […] L’Unione instaura un mercato interno. Si adopera per lo sviluppo
sostenibile dell’Europa, basato su una crescita economica equilibrata e sulla
stabilità dei prezzi, su un’economia sociale di mercato fortemente competitiva,
che mira alla piena occupazione e al
progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento
della qualità dell’ambiente.»
Ne discende che,
in deflazione o con tasso d’inflazione sensibilmente inferiore al target (poco sotto il 2%), la condizione
sospensiva («fatto salvo» - «without prejudice», nella versione inglese -),
costituita dal raggiungimento dell’obiettivo principale, è (più che)
soddisfatta, quindi il rapporto duale-gerarchico tra i due obiettivi si
modifica e diventa, come per la FED, paritario: pertanto, la BCE è
obbligata dal suo statuto (art. 2) a sostenere il raggiungimento del secondo
obiettivo - «crescita economica» e «piena occupazione». E, poiché la deflazione
rende
necessaria una politica monetaria espansiva, esso è del tutto concordante,
convergente e complementare con l’obiettivo principale, che è quello di
riportare l’inflazione, da sotto zero o quasi zero o molto inferiore, a poco
sotto il 2%.
La stabilità dei
prezzi è entrata a far parte degli obiettivi dell’UE soltanto col Trattato di
Lisbona, ma certamente non è un obiettivo principale, bensì un mero
sub-obiettivo, finalizzato alla missione dell’UE statuita dal fondamentale art.
3 del TUE: piena occupazione e progresso sociale. Quindi, a mio avviso, sono (state) la
Commissione e la BCE, organi strumentali del popolo europeo, a non rispettare i
Trattati.
Programma SMP
La seconda attiene
al “Securities Markets Programme”. Mi permetta di osservare, Dott. Rossi, che Lei non ha menzionato le caratteristiche principali del SMP, che sono (i)
l’acquisto limitato, che ne ha ridotto fortemente l’efficacia, di titoli pubblici di singoli Paesi, e senza
condizionalità, almeno formalmente, al netto delle lettere segrete ai Governi, si vedano le lettere dell’agosto 2011 ai Governi italiano e spagnolo con
prescrizioni dettagliate, quasi interamente adempiute dal Governo Berlusconi,
che – quasi nessuno sa - nell’agosto 2011 dovette varare una terza,
pesantissima manovra correttiva di 65 mld cumulati per il triennio successivo,
dopo quella del maggio 2010 di 62 mld cumulati e quella del luglio 2011 di 80
mld cumulati (approfondimento in Lettera alla professoressa Veronica De Romanis); e (ii) la contestuale sterilizzazione, cioè la riduzione di
un ammontare equivalente della massa monetaria, per paura della fantomatica inflazione.
Tale programma fu
opportunamente rammentato, nel novembre 2014, dall’ex presidente della
BCE Jean-Claude Trichet, sia ai fautori che ai critici del QE, che in grandissima maggioranza non
ritenevano possibile l’acquisto di titoli di Stato dell’Eurozona e ancor meno di
singoli Paesi.
QE
La
terza concerne il Quantitative Easing. Il QE è stato sia tardivo (con ben
sei anni di ritardo rispetto alla FED e alla BoE), sia insufficiente (v. l’intervista a Repubblica dell’ex governatore della
Banca centrale di Cipro Athanasios
Orphanides), con effetti
economici e sociali drammatici sui Paesi dell’Eurozona meridionale, causati in
primo luogo dalla politica fiscale restrittiva imposta dalla Commissione
Europea a trazione tedesca con due pesi e due misure, come ha attestato la
Corte dei Conti UE. Poi è stato corretto strada facendo.
Così come aveva fatto contro le OMT, la Germania
ha fatto ricorso alla Corte di Giustizia Europea contro il QE, perdendolo. Il
ricorso è stato presentato “da ricorrenti tedeschi che si sono
rivolti alla Corte Costituzionale federale tedesca, che, prima di decidere, ha
rinviato la questione alla Corte di Giustizia UE, chiedendole di pronunciarsi
su due questioni: se il QE (i) esulasse dai compiti statutari della BCE e (ii)
favorisse singoli Paesi, riferendosi evidentemente in particolare all’Italia,
che sono intervenuti nella causa C‑493/17.” (v. Poscritto del libro citato).
Capitali ombra
Infine, nell’ascoltarLa,
Dott. Rossi, ho constatato con piacere che, nel paragrafo sulla
regolazione dei mercati finanziari, a proposito del Financial Stability Board, anche io ho evidenziato, come ha fatto Lei, il verbo fare al futuro.
Cordiali saluti,
V.
PS: Prego cortesemente il Prof. Fitoussi di voler far trasmettere questa lettera ai partecipanti al dibattito.
Articolo collegato:
Dal Sole 24 ore, traggo questo
contrasto tra la Corte dei Conti UE e la BCE, poco pubblicizzato sui media. Se
ne ricava che, dopo aver criticato la Commissione Europea per aver applicato,
durante la crisi economica, le regole UE con due pesi e due misure [1 o 2],
la Corte dei Conti UE contesta alla BCE la pretesa di ritenersi al di sopra
delle regole UE.
Record di
ispezioni Ue in Italia: 355 giorni di audit sulle spese
Controlli. La Corte dei Conti marca
stretto il Governo sui conti: mai tante verifiche in soli 12 mesi. Fari accesi
su Germania, Polonia e Francia. Causa alla Bce se non consegna i dati sulle
crisi bancarie
[…]
Uno degli aspetti più emblematici emersi dal rapporto Eca riguarda la Bce: tra
la banca di Francoforte e la Corte è infatti in corso un durissimo scontro di
potere sull’applicabilità delle regole di trasparenza e governance nella
gestione delle crisi bancarie: la Bce, secondo la Corte, si rifiuta di
consegnare ai revisori documenti-chiave sul suo operato, impedendogli di fatto
la verifica amministrativa e la certificazione delle spese. «Se la Bce
continuerà a ostacolare la verifica contabile sulla gestione delle crisi - è
scritto nel rapporto dell’Eca - l’Agenzia si riserva il diritto di ricorrere
alla Corte di Giustizia per poter svolgere il proprio lavoro: nessuno è al di
sopra della legge e dei Trattati».
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http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2866297.html
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