Pubblico la
lettera che ho inviato ieri ai Media e per conoscenza al Presidente della
Repubblica sull’errata interpretazione di norme
pensionistiche da parte del Ragioniere Generale dello Stato e della Direttrice
Generale Previdenza, che si tradurrà in un danno economico per i futuri
pensionati.
Lettera ai Media sulle errate
interpretazioni di norme pensionistiche e lo scarso rispetto del Ragioniere
Generale dello Stato e della Direttrice Generale Previdenza per la Presidenza
della Repubblica e la logica
lunedì 15 giugno 2020 - 18:31
AI MEDIA (DIRETTORI,
VICE DIRETTORI, CAPIREDATTORI, CAPIREDATTORI ECONOMIA, GIORNALISTI)
P.C. SIG. PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, PARLAMENTO,
GOVERNO, ALTRE ISTITUZIONI, MEF, MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE
SOCIALI, SINDACATI, UNIVERSITA’, ASSOCIAZIONI, FONDAZIONI, RAGIONIERE GENERALE
DELLO STATO, DIRETTRICE GENERALE PREVIDENZA, PROF.SSA ELSA FORNERO
Gentilissimi Signori Direttori e Giornalisti,
La Riforma delle
pensioni Sacconi, con la L. 102/2009, art. 22-ter, comma 2, ha
introdotto l’adeguamento, con cadenza quinquennale, dell’età di
pensionamento alla speranza di vita. Poi lo ha modificato sostanzialmente con
la Legge 30.7.2010, n.122, art. 12, comma
12-bis, ter, ecc. rendendolo a cadenza triennale. Con la stessa
L. 122/2010, art. 12, comma 12-bis, ha attribuito al “Ministero dell’economia
e delle finanze, di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche
sociali”, il compito di emanare un decreto direttoriale almeno dodici mesi
prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento e che, come stabilito dal
successivo comma ter, “aggiorna con cadenza triennale i requisiti
di età e di anzianità contributiva in misura pari all’incremento della predetta
speranza di vita accertato dall’ISTAT in relazione al triennio di riferimento.
La mancata emanazione del predetto decreto direttoriale comporta responsabilità
erariale.”.
La Riforma delle
pensioni Fornero, con la L. 214/2011, art. 24, ha esteso
l’adeguamento dell’età di pensionamento alla speranza di vita alle pensioni
anticipate (comma 12) e ha modificato la periodicità dell’aggiornamento da
triennale a biennale sia dell’età di pensionamento (comma 13), sia dei coefficienti di trasformazione[*]
(comma 16).
[*] L’importo pensionistico contributivo si calcola moltiplicando
il montante contributivo individuale per il coefficiente di trasformazione (il montante contributivo individuale si determina
sommando l’ammontare dei contributi di ciascun anno, rivalutato annualmente
sulla base del tasso annuo di capitalizzazione risultante dalla variazione
media quinquennale del prodotto interno lordo nominale (PIL), appositamente
calcolata dall’ISTAT con riferimento al quinquennio precedente l’anno da
rivalutare).
In entrambi i casi
(ma scambiandosi i ruoli), i soggetti che materialmente firmano il decreto
direttoriale, rispondendone sotto il profilo erariale, sono il Ragioniere
Generale dello Stato (MEF) e la Direttrice Generale Previdenza del Ministero
del Lavoro e delle Politiche sociali.
Ho scritto loro due
volte,[1] per evidenziare che sbagliano ad interpretare le norme
pensionistiche, adducendo come prova documentale anche la stessa relazione
tecnica della L. 214/2011 (co-elaborata da Ministero Lavoro e da RGS), che al
di là di ogni ragionevole dubbio attesta più volte che l’adeguamento del
2019 è triennale, per cui il successivo adeguamento biennale
dovrà decorrere dal 2022, e non dal 2021, come erroneamente interpretano il
Ragioniere Generale e la Direttrice Generale Previdenza (e tutti gli altri, incluso
il Parlamento (sic!), che si sono allineati).
L’errata interpretazione
viene esposta nella tabella a pag. 42 (l’evidenziazione in colore giallo dell’anno 2021 è
nell’originale), la quale fa scattare l’adeguamento biennale dal 2019, che
determina lo scatto a decorrere dal 2021 anziché dal 2022.
Per contro, la stessa relazione tecnica,
contraddicendo quanto riportato dalla sua tabella a pag. 42, attesta nel commento
(presumibilmente l’estensore è persona diversa da chi ha elaborato la tabella e
probabilmente di grado gerarchico superiore) che l’adeguamento dell’età di
pensionamento e dei coefficienti di trasformazione del 2019 è triennale, e lo attesta sia a pag. 38, riproducendo fedelmente
e correttamente la norma di legge (art. 24, comma 13):
«- il passaggio da una
periodicità triennale ad una biennale sia dell’adeguamento dei requisiti agli
incrementi della speranza di vita sia dell’aggiornamento dei coefficienti di
trasformazione con riferimento agli adeguamenti e agli aggiornamenti aventi
decorrenza successiva a quelli
decorrenti dal 1° gennaio 2019;»
sia, ancora
più chiaramente scrivendo l’aggettivo «triennali» due volte nella stessa frase, a pag. 49 (dove, di tutta evidenza, manca nel periodo
da me riportato un segno di interpunzione dopo le parole «4 mesi»):
«per
i successivi adeguamenti triennali del 2016 e del 2019
la stima di tali adeguamenti incrementativi triennali è pari a 4 mesi[; N.d.A.] per gli adeguamenti
successivi [dal 2022, N.d.A.] opera la nuova periodicità biennale.»
Come extrema
ratio e poiché queste loro errate interpretazioni sono presenti anche in
leggi, ho inviato per conoscenza le lettere anche al Presidente della
Repubblica.
Il Segretariato
Generale del Quirinale, avendo evidentemente trovato fondate le mie
osservazioni, mi ha comunicato il 4 marzo 2019 di aver trasformato la mia
lettera del 23 febbraio 2018 in un esposto e di averlo trasmesso al Ministero del
Lavoro e delle Politiche sociali, “per l’esame di competenza”.
Ma i due Alti
Dirigenti, Biagio Mazzotta e Concetta Ferrari, non se ne sono dati per
intesi ed hanno ripetuto l’errata interpretazione nel Decreto direttoriale del 5 novembre 2019.
Ho allora riscritto
loro[2] e poi contattato telefonicamente prima la Ragioneria Generale
dello Stato (senza risultato), la Segreteria della Ministra del Lavoro Nunzia
Catalfo (il centralinista ha disposizione di non passarle nessun cittadino semplice)
e poi la Segreteria della Direzione Generale Previdenza (nel suo sito c’è il
numero telefonico diretto), con la quale ho avuto un’interlocuzione, ma - pur
avendo il funzionario che forse ha commesso lo strafalcione, delegato per la
risposta (Francesco Saverio Longo), riconosciuto che non avevo torto e poi
l’aveva già redatta (tre mesi dopo) ed era alla firma -, mi ha comunicato che non potevano
trasmettermela per decisione – mi ha detto – del Capo Divisione III Stefano Listanti;
esito negativo del quale ho informato il Segretariato Generale del Quirinale.[3]
È solo un’impressione
e la manifesto come tale, eppure soltanto alla prima telefonata la segretaria
della Direttrice Generale Ferrari fu gentile, solerte e preoccupata del fatto
che fosse coinvolta la Presidenza della Repubblica, mentre già dalla seconda ci
fu un decrescendo. E si sa che le segretarie per solito riflettono l’“atmosfera”,
se non la volontà esplicita o adombrata del superiore gerarchico.
In ogni caso,
parlano i fatti.
I due Alti Dirigenti
hanno ora emanato un altro decreto
direttoriale del 1 giugno 2020, relativamente all’aggiornamento
dei coefficienti di trasformazione (che la Riforma Dini aveva stabilito decennale,
modificato poi dalla Riforma Damiano in triennale e dalla Riforma Fornero
in biennale), ed anche per questo hanno erroneamente fissato la
decorrenza biennale dall’1.01.2021.
Anche in questo decreto essi riportano la
chiarissima norma pensionistica della Riforma Fornero:
“e ogni due anni
per le rideterminazioni successive a
quella decorrente dal 1° gennaio 2019”,
non avvertendo – come rilevai nella
lettera precedente – neppure questa volta l’evidente illogicità della loro
interpretazione, dal momento che, se la periodicità biennale vale per “le rideterminazioni
successive a quella decorrente dal 1° gennaio 2019”, significa
necessariamente, dal punto di vita logico, che quella del 2019 NON può essere anch’essa
biennale, ma triennale.
Evidenzio che le varie
interpretazioni errate di RGS e DG Previdenza ((i) decorrenza della periodicità biennale degli
aggiornamenti (a) dell’età di pensionamento e (b) dei coefficienti di trasformazione e (ii) esclusione, dal calcolo, delle diminuzioni della speranza di vita) si
tradurranno in un danno economico per tutti i futuri pensionati (anche
di voi che state leggendo, io sono già in pensione).
A seguito dell’emanazione di questo
ultimo decreto, tutti i media hanno segnalato il calo delle future pensioni.
Vi invito, pertanto, per lo scopo
nobile della giustizia, ed anche nel Vostro interesse, a darmi una mano – come purtroppo
non avete fatto finora né Voi né i Sindacati né la professoressa Elsa Fornero -
per evitarlo, chiedendo conto delle loro evidenti errate interpretazioni al Ragioniere
Generale Mazzotta e alla Direttrice Generale Ferrari, del tutto autonomi, per
deliberazione legislativa, nell’emanazione dei decreti direttoriali, ma non
nell’interpretazione delle norme.
Cordiali saluti,
V.
____________________________
Note
[1] Lettera al Ragioniere Generale dello Stato sulle sue errate interpretazioni
di norme pensionistiche
Lettera n. 2 alla Ragioneria
Generale dello Stato sulle sue errate interpretazioni di norme pensionistiche
[2] Lettera n. 3
al Ragioniere Generale dello Stato e alla Direttrice Generale Previdenza sulla loro
errata interpretazione della norma che adegua l’età di pensionamento alla
speranza di vita
[3] Lettera n. 2
all’Ufficio Affari Giuridici del Quirinale sull’errata interpretazione di RGS e
DG Previdenza di norme delle Riforme Fornero e Sacconi: comunicazione dell’esito
negativo
Aggiornamento
I: Lettera ai Media sulle errate
interpretazioni di norme pensionistiche e lo scarso rispetto del Ragioniere
Generale dello Stato e della Direttrice Generale Previdenza per la Presidenza
della Repubblica e la logica
giovedì 18 giugno 2020 - 13:37
Egregi Signori
Presidenti e Membri delle Commissioni Lavoro di Camera dei Deputati e Senato
della Repubblica (elenco aggiornato),
Vi inoltro (di
nuovo) la lettera pec che ho inviato il giorno 15 giugno u.s. ai Media e, p.c.,
al Sig. Presidente della Repubblica sulle reiterate ed evidenti errate interpretazioni
di norme pensionistiche da parte del Ragioniere Generale dello Stato e della
Direttrice Generale Previdenza, nonostante l’intervento del Segretariato Generale
del Quirinale, che ha trasformato la mia precedente lettera pec del 23 febbraio
2018 in un esposto e l’ha trasmesso al Ministero del Lavoro e delle Politiche
sociali per “l’esame di competenza”.
Le errate
interpretazioni di RGS e DG Previdenza – che si tradurranno in un ingiusto taglio
alle pensioni future - sono replicate in tutte le leggi approvate in materia negli ultimi
anni da Codesto Spettabile Parlamento e promulgate dal Capo dello Stato.
Ho sempre
trasmesso p.c. a Codeste Spettabili Commissioni parlamentari le lettere da me
inviate in passato ai due Alti Dirigenti (oltre a molte altre sulle BUFALE
ormai mondiali, che in Italia hanno fatto 60 milioni di vittime, inclusi gli
esperti, quasi tutti i docenti universitari di Economia o di Lavoro e
Previdenza, Ministri, Parlamentari, Istituzioni, Sindacati e Media, riguardanti
le Manovre finanziarie correttive della XVI legislatura e le Riforme delle
pensioni Sacconi e Fornero, sulle quali porto avanti da una decina d’anni
un’opera solitaria e quasi inane di CONTROINFORMAZIONE).
Tra i destinatari della
presente comunicazione, oltre ai due Alti Dirigenti, includo di nuovo la
Ministra del Lavoro e delle Politiche sociali, destinataria dell’esposto del
Quirinale del marzo 2019, esposto che presumibilmente e stranamente non ha
avuto nessun esito, almeno finora.
Con i migliori
saluti,
V.
PS: Nella lettera allegata, ho corretto
due refusi relativi ai coefficienti di trasformazione. Inoltrerò
questa lettera ad altre Istituzioni e ai Media.
Post collegato:
Vista la sordità dei media e dei sindacati dei lavoratori e pensionati, in data 22 giugno 2020 ho presentato una petizione alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica. In data 24 giugno, a seguito della richiesta telefonica di un funzionario dell’Ufficio Petizioni del Senato, ho tolto i nomi e cognomi da me citati, incompatibili - mi ha detto - con una petizione. Ne ho approfittato per togliere anche il passo sull’impressione circa il comportamento della segretaria della DG Previdenza e aggiungere la spiegazione della seconda errata interpretazione. Ho proceduto nello stesso modo per la petizione presentata alla Camera dei Deputati.
Vista la sordità dei media e dei sindacati dei lavoratori e pensionati, in data 22 giugno 2020 ho presentato una petizione alla Camera dei Deputati e al Senato della Repubblica. In data 24 giugno, a seguito della richiesta telefonica di un funzionario dell’Ufficio Petizioni del Senato, ho tolto i nomi e cognomi da me citati, incompatibili - mi ha detto - con una petizione. Ne ho approfittato per togliere anche il passo sull’impressione circa il comportamento della segretaria della DG Previdenza e aggiungere la spiegazione della seconda errata interpretazione. Ho proceduto nello stesso modo per la petizione presentata alla Camera dei Deputati.
Petizione al Parlamento sulle errate
interpretazioni di norme pensionistiche del Ragioniere Generale dello Stato e
della Direttrice Generale Previdenza
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