Oggi, per telefono, rievocavo con un mio amico montanaro altoatesino, che fa lunghe escursioni in montagna, il Passo dei Monaci. E gli ho raccontato la mia incredibile discesa di corsa. La racconto anche a voi.
Ci sono stato, al
Passo dei Monaci (quasi), versante molisano, alla fine degli anni ‘90. Partecipai ad un’escursione
organizzata da Legambiente Napoli. Non ricordo il mese. Forse era giugno o
settembre. A parte la naja, non avevo esperienza di questo tipo di percorso in
salita sopra i mille metri s.l.m. Andammo in pullman da Napoli fino al
pianoro-parcheggio. Poi, a piedi, salimmo per il sentiero che costeggia una
sorta di fabbricato-acquedotto non grande.
Ebbi un problema
fisico (una leggera tachicardia) lungo la salita.
Arrivati al
pianoro superiore (che si vede nell’immagine qui sopra, con sullo sfondo il passo, situato tra la cima di sinistra e le due di
destra), non me la sentii di salire al Passo dei Monaci. Rimasi nel
pianoro assieme ad altri. Eravamo sudati, ci cambiammo e mangiammo. Una metà
del gruppo salì al Passo dei Monaci.
Quando tornarono,
scendemmo giù tutti. La pendenza era notevole. Procedevamo un po' in fila
indiana, lentissimamente. Troppo per me. Ero all’inizio della fila assieme al
capo spedizione, ad un altro compagno di escursione e a suo figlio di una
quindicina d’anni. Non ho un grande senso di orientamento. Chiesi dove avrei
dovuto svoltare al bivio all’altezza dell'acquedotto, me lo dissero e mi
lanciai giù di corsa lungo il sentiero tra gli alberi.
Avete presente il
film con – mi pare - James Bond in cui i due si inseguono a piedi giù lungo il
terreno ripido e glabro? Ecco, pensate a quello, come avevo fatto io prima di decidere
di lanciarmi. Il sentiero era stretto, curvilineo e ricoperto di foglie e
sassi. La sensazione era bellissima. Scivolai a terra (sul di dietro, data l’inclinazione
del mio corpo) un paio di volte, per fortuna non sui sassi ma sulle foglie.
Nonostante il timore di cascare su un sasso appuntito, continuai. Mi andò bene.
Arrivato al bivio,
non mi ricordavo più se dovevo andare a destra o a sinistra. C’era un cartello,
ma non mi aiutò. Dovetti perciò aspettare i tre che conducevano il gruppo,
piuttosto frazionato. Li avevo lasciati da pochissimi minuti, ma dovetti
aspettarne almeno una ventina prima che li intravvedessi tra gli alberi. Percorrevano - mi pare di ricordare - un piccolo tornante, per cui li avevo una decina di metri sopra la mia testa, a ore 2 provenienti da destra. Il
ragazzo, che mi aveva visto partire a rotta di collo lungo la discesa, mi
guardava con gli occhi sbarrati per la meraviglia. Prima che mi raggiungessero,
chiesi ad alta voce la direzione, dopodiché mi lanciai di nuovo per la
discesa scoscesa. Arrivai in poco tempo al pianoro dov’era il pullman.
Perché arrivassero
tutti dovetti aspettare un’ora o forse più. La zona era bellissima, piena di fiori. Ed
anch’io mi sentivo una specie di superman. Anzi, uno… 007.
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Non so se abbiamo fatto lo stesso
percorso.
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MONACI (M. 1967) DAL PIANORO LE FORME - VALLE FIORITA PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO
LAZIO E MOLISE
DATA:
29 giugno 2014
https://cainapoli.files.wordpress.com/2014/04/escursione-passo-monaci-29-06-2014.pdf
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