Lettera a Limes sulla carenza di un suo articolo sulla caduta
del IV Governo Berlusconi
v
19/12/2019 13:55
A limes@limesonline.com
copia carloclerix@gmail.com
Egr. Direttore Caracciolo,
Ho letto soltanto oggi, per caso,
l’articolo a firma di Andrea Muratore Il triplice fuoco contro l’Italia: così fu fatto cadere Berlusconi del 25.12.2018.
L’articolo cita come fonte ed
analizza quattro libri. Tutti senza dubbio utili ed interessanti. Ma temo ne
manchi uno, se non fondamentale, almeno necessario a comprendere a fondo ciò
che successe nel 2011. Quello che riporta le CIFRE. Carenza che emerge
chiaramente dall’articolo. Mi riferisco in particolare a due punti. Il primo è
dove l’autore scrive: «Sul fronte finanziario, la manovra accerchiante per
costringere l’Italia ad accettare una manovra di “lacrime e sangue” e,
in prospettiva, l’intervento della Troika.»
Il secondo: «il presidente della
Repubblica, negando l’uso del decreto per l’approvazione della manovra
economica che doveva tranquillizzare la Ue, mandò Berlusconi disarmato al
G20 di Cannes del 3 novembre.»
Sono affermazioni del tutto
infondate, smentite dai dati ufficiali (la mia fonte principale è il Servizio
Studi della Camera dei Deputati). Berlusconi aveva già fatto un mastodontico
consolidamento fiscale, che infatti si riflette nei commenti positivi citati,
direttamente o indirettamente, nell’articolo. Dal maggio 2010 all’agosto 2011,
il Governo Berlusconi aveva già approvato ben tre manovre correttive “lacrime e
sangue”, per un importo complessivo di 209 miliardi cumulati, a valere per il
quadriennio 2011-14 (ma le misure strutturali valgono tuttora), così costituiti:
- DL 78 del 31.05.2010, di 62 mld cumulati 2011-13 (la prima manovra
correttiva, dopo la crisi della Grecia);
- DL 98 del
6.07.2011, di 82 mld cumulati, per il quadriennio 2011-14;
- DL 138 del
13.08.2011, di 65 mld cumulati, per il quadriennio 2011-14 (dopo la famosa
lettera del 5.08.2011 della BCE; un’analoga lettera fu inviata alla
Spagna, ma il premier Zapatero la chiuse in un cassetto e ne rivelò
l’esistenza solo 2 anni dopo nel suo libro “El dilema”).
Nessuna delle persone citate nell’articolo (Ricolfi,
che è menzionato nel mio libro come uno dei 40 esempi di vittime illustri della
Prima Bufala, vedi appresso, Zapatero, Geithner, Friedman e Napoletano)
conosceva almeno fino al 2015 tali cifre. Come, peraltro, quasi nessuno dei 60
milioni di Italiani, inclusi i docenti di Economia, oltre all’estero. Poche
decine di persone le conoscevano, quasi tutti funzionari pubblici nel 2011 (non
quelli di adesso). Tra questi c’è Renato Brunetta, che fu uno dei protagonisti
della vicenda, che le ha riportate in vari suoi scritti. Purtroppo ha un
difetto: la sua verità è a geometria variabile, a seconda della convenienza, ed
ha un pessimo rapporto con Monti, per cui incoerentemente gli imputa la
recessione, pur avendo Monti varato soltanto il 19% del valore totale delle
manovre (330 mld).
La defenestrazione di Berlusconi non
dipese dai numeri, né dalla sua renitenza ad adempiere le prescrizioni dell’UE
(Commissione, Consiglio e BCE). Egli ubbidì in quasi tutto. Il “quasi” dipese
esclusivamente dal veto, per motivi elettorali (prevedeva
nuove elezioni a breve), del ministro leghista Bossi in tema di pensioni.
In sintesi, si può dire
paradossalmente che Berlusconi è stato una vittima, oltre che del duo
Sarkozy-Merkel, del suo potentissimo sistema (dis)informativo, che propalava e
ancora propala la BUFALA cosmica che non ha mai messo le mani nelle tasche
degli Italiani (e che le pensioni le ha toccate severamente Fornero).
Le accludo, qui sotto, il paragrafo
4 del mio saggio sulla XVI legislatura “LE TRE PIU’ GRANDI BUFALE DEL XXI
SECOLO”, dove ho anche analizzato criticamente sia il libro di Brunetta che
quello di Napoletano.
La prefazione del mio saggio è di
Carlo Clericetti, che conosce bene il mio lungo impegno solitario di
divulgazione e controinformazione sulle cifre delle manovre correttive della
XVI legislatura e sulle riforme delle pensioni Sacconi e Fornero.
Cordiali saluti,
V.
PS: Chiedo scusa per il passato, in futuro aggiungerò
Limes tra i media destinatari delle mie periodiche lettere “circolari” di
controinformazione.
4. Il «golpe»
Il Consiglio
europeo del 23-26 ottobre 2011, con l’irrisione pubblica di Silvio Berlusconi
da parte del presidente francese e della cancelliera tedesca davanti ai media
di tutto il mondo, chiuse il periodo cruciale per la sopravvivenza del Governo
Berlusconi, cominciato con l’arrivo della lettera della BCE. Che a sua volta
chiuse il primo periodo dell’attacco all’Italia da parte della speculazione
mondiale, innescata, come abbiamo visto, dalla Deutsche Bank,[22]
con la vendita, nel corso del secondo trimestre 2011, di quasi tutti i titoli
sovrani italiani che deteneva in portafoglio. Ed allora vediamo come si è
svolta l’importante vicenda di questa famosa lettera.
Il contenuto
della lettera della BCE del 5 agosto 2011[55] – racconta l’On.
Brunetta nel suo libro citato (pag. 19) - fu anticipato informalmente il 4
agosto al Governo, proprio nella persona del ministro Brunetta, da Mario Draghi
(governatore della Banca d’Italia e presidente nominato della BCE dal Consiglio
Europeo del 23-24 giugno 2011, dal 1° novembre successivo). Prima tramite il
professore e senatore Nicola Rossi (del Partito Democratico) e poi in un
colloquio telefonico con il PdC Berlusconi e lo stesso Brunetta. Il quale poi,
su richiesta di Draghi, incontrò Daniele Franco (allora della Banca d’Italia,
ora Ragioniere Generale dello Stato) che stava lavorando alla redazione della
lettera, ibidem, pag. 38. Brunetta ne riassume così lo scopo:
«la Banca
centrale europea avrebbe continuato ad acquistare sul mercato i nostri titoli,
quindi raffreddando l’incendio speculativo esploso improvvisamente in pochi
giorni, e senza che cambiasse alcun dato reale, solo e unicamente se noi
avessimo dato delle risposte aggiuntive in termini di politica economica, di
rigore e di riforme.»
E poi, a pag.
39, traduce il nocciolo delle richieste:
«Il punto
centrale è proprio quello: l’anticipo del pareggio di bilancio dal 2014 al 2013
e la richiesta di una serie di riforme strutturali.»
Riguardo a tale importante lettera va evidenziato -
come un anno fa ha rammentato l’ex ministro Giulio Tremonti[63]
- quanto segue:
(i) il
Governatore di Bankitalia Draghi, nelle Considerazioni finali del 31 maggio
2011[64] - cioè appena due mesi prima - aveva, invece,
approvato la decisione del pareggio di bilancio nel 2014 («Appropriati sono
l’obiettivo di pareggio del bilancio nel 2014 e l’intenzione di anticipare a
giugno la definizione della manovra correttiva per il 2013-14.») e
(ii) il
Consiglio Europeo del 21 luglio 2011, nel comunicato finale,[65]
aveva confermato tale giudizio positivo («In questo contesto, accogliamo con
favore il pacchetto di misure di bilancio recentemente presentato dal Governo
italiano, che gli consentirà di portare il disavanzo al di sotto del 3% nel
2012 e di raggiungere il pareggio di bilancio nel 2014.» (DL 98 del
6.7.2011, di 82 miliardi cumulati);
(iii) la stampa
internazionale e, soprattutto, la cancelliera tedesca Angela Merkel avevano
manifestato il loro apprezzamento («Merkel: la manovra italiana va bene»[66]);
(iv) Tremonti
deduce a ragione: «Ciò premesso è evidente come solo in malafede si possa
pensare che i conti pubblici di un grande paese possano virare dal bene al
male… in soli 15 giorni!»; e
(v) conclude, a
ragione: «Come puoi fare riforme e sviluppo se parallelamente devi condurre
una [terza!, ndr] selvaggia manovra di bilancio [e la precedente –
di ben 82 miliardi cumulati - di appena 38 giorni prima, ndr]».
Proprio per
questo, risulta improvvida o segno di estrema debolezza (tertium non datur)
la decisione del governo Berlusconi di adempiere immediatamente i diktat
della BCE, anziché rispedirli al mittente, in tutto o almeno in parte.
Come infatti
fece l’altro destinatario di una lettera analoga, il primo ministro spagnolo
José Luis Zapatero, che decise di non darvi seguito e la chiuse in un cassetto
- forse anche perché si approssimavano le elezioni da lui anticipate di sei
mesi rispetto alla scadenza naturale, alle quali aveva già deciso e comunicato
di non ricandidarsi - e rivelò l’esistenza della lettera soltanto nel suo libro
autobiografico del 2013 «El Dilema: 600 días de vértigo».[67][68]
Le elezioni furono poi vinte dal leader del Partito Popolare, Mariano
Rayoj, il quale per ottenere l’aiuto finanziario dell’UE, inclusa l’Italia, per
far fronte alla grave crisi delle banche spagnole adempì tutte le prescrizioni
della BCE, ricevendo in cambio dalla Commissione la «licenza» di violare il
limite del 3 per cento del deficit/Pil per altri sei anni.
Per un Governo
coeso e credibile c’è sempre un margine negoziale, a fortiori in questo
caso in cui c’è un ribaltamento in pochi giorni del giudizio sui conti
pubblici, già oggetto di due pesanti manovre correttive: il DL 78/2010 (62
miliardi) e il DL 98/2011 (82 miliardi), per ben 144 miliardi cumulati.[28]
Ma il Governo Berlusconi-Tremonti non era né coeso – minato internamente dal
forte dissidio tra il PdC e il ministro dell’Economia - né credibile, era retto
da un leader ormai screditato a livello interno e internazionale,
incapace caratterialmente di prenderne atto e comportarsi di conseguenza,
poggiava su una alleanza politica e una maggioranza parlamentare che
cominciavano a sgretolarsi, bersagliato da tutte le parti,[69]
e per giunta – essendo incline a mentire e disinformare sistematicamente - ubbidiva
facendo mostra di opporsi, togliendo efficacia a ciò che deliberava e
ricevendone in cambio nulla, anzi maggiore austerità.
Poi, ad
avvalorare quasi inconsapevolmente la contraddittorietà del comportamento del
duo Berlusconi-Tremonti,
(vi) Giulio
Tremonti, due anni dopo, parlerà di golpe,[70] motivando la
grave accusa così: «la Bce non solo imponeva l’anticipo del pareggio di
bilancio dal 2014 al '13, ma anche l’obiettivo di “un fabbisogno netto
dell’1% nel 2012”. La Troika in confronto si è poi rivelata flessibile e
lungimirante. Una doppia e contemporanea richiesta di questo tipo non è mai
stata avanzata, né realizzata nella storia finanziaria europea»; e
(vii) il ministro
Bossi, il 6 agosto, ne attestava il carattere di do ut des,[71]
che in quella situazione (resa) drammatica aveva l’amaro sapore di un ricatto:
«Tutti hanno paura che i titoli di stato si trasformino in carta straccia,
ma facendo il pareggio di bilancio un anno prima, la Bce ci ha garantito che da
lunedì ce li comprerà: quindi per noi è una soluzione, una garanzia».
Come confermerà
l’ex ministro Brunetta nel suo libro citato (pag. 38). Il quale giustamente
aggiunge che «un monito di quel tipo [è] incongruo rispetto al ruolo della
BCE» (pag. 45) (ma – aggiungo io - è molto più che incongruo, è in palese
violazione del proprio statuto derivato dai Trattati - si veda il capitolo 3 -,
tant’è che l’UE protestò per avere il Governo italiano resa pubblica la
lettera). Scrive Brunetta, additando la stampa di sinistra (ibidem, pag. 52):
«Predisponiamo
una nuova manovra al fine di attuare le richieste della lettera.
Il 13 agosto 2011 si parte con la manovra correttiva
che, nonostante le origini e le turbolenze di quelle settimane, si rivelerà tra
le migliori mai poste in essere. Il suo ammontare è di 65 miliardi, di cui il
64% ricavato da tagli, il 32% da maggiori entrate e il 4% dedicati allo
sviluppo.
Draghi mantiene le promesse, e la BCE compra 16
miliardi di titoli di Stato italiani sul mercato secondario.
Ma qui si palesa il lavorio dei nemici interni, una
sorta di contro manovra, per annullarne gli effetti positivi. La Stampa di
sinistra inizia a parlare di «Berlusconi trick».
Come dire: ehi, attenti cari speculatori, qui c’è roba
buona per voi. Berlusconi finge. Fa un decreto di carta che non realizzerà mai.
Intanto ottiene aiuti dalla BCE, la Commissione europea smette di guardare
l’Italia in cagnesco, e Berlusconi ne approfitta per far ridurre artificialmente
lo spread, con annunci farlocchi.
Piccolo ma sentito mea culpa. A questo disegno nefasto
giovarono di certo i mal di pancia della nostra maggioranza, che impedivano
sguardi lungimiranti e costringevano a frenate, a detti e contraddetti.
Soprattutto con il principale partner di governo e di maggioranza: la Lega di
Bossi (e Tremonti).
Per cui una manovra travagliata, ma assolutamente di
entità corretta, bene impostata, finì per essere guardata torvamente anche nel
nostro ambito.
Logico che una manovra aggiuntiva di quel tipo non
poteva non destare grandi tensioni all’interno della maggioranza. Difficile
spiegare la necessità di ulteriori sacrifici, di fare un altro buco alla
cinghia, per imprese e famiglie che stavano per esaurire le riserve di grasso accumulate
dalla nostra educazione di risparmiatori.
Tutto questo creò confusione attorno alla manovra, la
quale confusione depresse il valore della manovra stessa, fornendo ulteriori
argomenti alla favola, assolutamente ingiustificata, del Berlusconi trick. Cioè
del dire senza fare, ma nel frattempo incassare. I fatti dicono tutt’altro.»
Giustappongo, sulle medesime manovre correttive di
luglio e agosto, il giudizio negativo dell’allora direttore del Sole 24 ore,
Roberto Napoletano, che certamente non è ascrivibile alla sinistra ed ebbe un
peso nella vicenda con i suoi editoriali (prendo le citazioni dal suo libro «Il
cigno nero e il cavaliere bianco», altro libro che ho apposta acquistato e
letto per questa occasione). Egli vi scrive varie inesattezze, che attestano
che non conosce la normativa pensionistica (si veda il capitolo 2), né bene le
manovre correttive. Dato il suo ruolo di direttore del principale giornale
economico italiano, vale la pena di esaminarne e commentarne criticamente
qualcuna come ulteriore prova documentale paradigmatica dell’ignoranza generale
sia in tema di manovre correttive (Prima Più Grande Bufala), sia in tema
di pensioni (Seconda Più Grande Bufala), sia in tema di poteri-doveri
della BCE (Terza Più Grande Bufala).
- «L’insieme delle misure «vale» 40 miliardi.» (Posizione kindle: 237).
Un anno dopo, Il
Sole 24 ore scrive in un lungo e dettagliato articolo[28] che il
totale della prima, pesantissima, manovra estiva (DL 98/2011) è pari a 80 mld
cumulati per il quadriennio 2011-2014. Ma, in effetti, le misure strutturali
(cioè permanenti) valgono tuttora.
- «unicamente sulla carta, poiché il decreto appena varato ne assicura
solo 25,3. Altri 16,9 miliardi nel biennio 2013-2014 dovranno essere
recuperati attraverso il gettito (ipotetico) atteso dal disegno di legge
delega in materia fiscale e assistenziale, il cui iter di approvazione si
presenta peraltro alquanto incerto.» (Posizione kindle: 237).
I 25,3 miliardi
si sommano ai 62 miliardi cumulati del DL 78/2010 e sono integrati, appunto,
dalla c.d. «clausola di salvaguardia» introdotta proprio dalla manovra di
luglio 2011 (DL 98/2011, L. 111/2011, art. 40, e anticipandola col DL 138/2011)
per apprestare la copertura all’anticipazione del pareggio di bilancio dal 2014
al 2013 chiesto dalla lettera del 5.08.2011 della BCE al Governo; clausola di
salvaguardia, modificata dal Governo Monti, che ci trasciniamo da allora e che
ogni anno riceve una regolare copertura temporanea.
- «La manovra non convince i mercati» (Posizione kindle: 239).
La manovra –
come abbiamo visto - è giudicata positivamente dal Consiglio Europeo e dalla
cancelliera Merkel, poi nel giro di 15 giorni tutto cambia. I cosiddetti
mercati hanno scommesso sulla rottura dell’Euro; l’Italia, dopo l’attacco alla
Grecia, all’Irlanda, al Portogallo e alla Spagna, è considerato il grimaldello.
Nulla potrà il «salvatore» Monti, durante il cui governo, nel 2012, dopo un
iniziale calo, lo spread BTP-Bund tornerà pericolosamente sopra i 500
punti base. Fino al decisivo «whatever it takes» di Draghi del 26 luglio 2012.
- «Si arriva alla vigilia di Ferragosto e il governo Berlusconi è
costretto a varare un secondo intervento correttivo sotto dettatura della
BCE (la famosa lettera) e di Bruxelles; ma la polpa (pensioni e lavoro)
non c’è.» (Posizione kindle: 241).
Per le pensioni
(si veda il capitolo 2), manca solo il completamento, come peraltro
chiede la lettera della BCE del 5.08.2011, l’età di pensionamento di vecchiaia
a 67 anni nel 2021 è benchmark, ma tutto è sporcato e depotenziato
dall’errore nella prima lettera di risposta (2026 in luogo di 2021) e
soprattutto dalla credibilità prossima allo zero del PdC Berlusconi, che aveva
scatenato la speculazione finanziaria mondiale contro l’Italia e favorito il
complotto sui generis ai suoi danni.
- «Al punto che, poi, lo stesso Weidmann riconoscerà a Draghi il
coraggio di avere scelto la politica monetaria espansiva.» (Posizione
kindle: 314).
Certo, ma per
l’Italia con ben sei anni di ritardo rispetto alla Federal Reserve USA (FED) e
alla Banca d’Inghilterra (BoE) e gravi conseguenze economiche-sociali!, proprio
a causa dell’opposizione soprattutto di Weidmann (si veda anche il capitolo 3).
- «All’Italia, grande malato d’Europa» (Posizione kindle: 320).
Falso, in base
ai fondamentali. L’unico un po’ malato, secondo sua moglie, nonché il ministro
Tremonti (cfr. i libri citati di Brunetta e Napoletano, si veda anche
appresso), pare fosse il PdC Berlusconi.
Come ho già
scritto, sulla base di un’analisi approfondita dei provvedimenti (vedi appresso
il sottoparagrafo 5.3), per non parlare del giudizio di poi, il giudizio più
congruo è quello di Brunetta; mentre quello di Napoletano, in linea con ciò che
il suo giornale scrive a ridosso del varo della manovra, è contraddetto da
articoli successivi del suo giornale, durante la sua direzione (si veda, tra
gli altri, l’articolo alla nota 28).
Dopo nove
giorni dall’approvazione della seconda manovra estiva, la BCE iniziava gli
acquisti di titoli pubblici italiani (si veda il cap. 3).
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