Pubblico
la seconda lettera che ho inviato il 20 maggio scorso al professor Alberto
Brambilla, presidente di Itinerari
Previdenziali, dopo aver letto un suo articolo sul supplemento economico
del Corriere della Sera. Ad oggi non ho ricevuto nessuna risposta.
Lettera n. 2 al Prof. Alberto Brambilla di Itinerari
Previdenziali sulle sue notizie monche sulle pensioni
Da: v
20/5/2019 15:21
A a.brambilla@itinerariprevidenziali.it Copia redazione.internet@ansa.it e
altri 48+258
Egr.
Prof. Brambilla,
Anche
questa volta (v. l’articolo “PENSIONI. Fuga con le deroghe” sul supplemento Economia del Corriere della Sera) Lei è riuscito
nell’impresa di non nominare la severissima riforma delle pensioni SACCONI,
come fanno tutti. Neppure quando ha scritto: “La vera anomalia è che, pur rendendosi conto dell’eccessiva rigidità
del sistema (o si ha 67 anni di età anagrafica o 42 anni e 10 mesi di anzianità
contributiva – un anno in meno per le donne – o non si va in pensione) tre governi
(Monti, Letta e Renzi) non hanno avuto il coraggio di rivedere la riforma,
limitandosi italianamente a fare deroghe”.
Mi
permetto di riosservare (v. mia precedente lettera del 5.04.2018):
1. Allungamento
età di pensionamento
-
L’allungamento dell’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni è frutto in grandissima parte della riforma
SACCONI (vedi Appendice):
(i)
per gli uomini, i quali non sono stati toccati dalla riforma Fornero;
(ii)
per le dipendenti pubbliche, di 7 (sette) anni, quasi senza gradualità, le quali non sono state
toccate dalla riforma Fornero; e
(iii)
per le donne del settore privato, per le quali la riforma Fornero ha soltanto
accelerato l’allineamento a tutti gli altri (già regolati da SACCONI) da 60
anni (2010) a 65 anni entro il 2018, ma l’aumento da 65 a 67 è dovuto per 4
mesi a Damiano (“finestra”) e per 1 anno (adeguamento automatico
all’aspettativa di vita) e 8 mesi (“finestra”) a SACCONI.
-
Anche l’aumento dell’età di pensionamento anticipato
(da 40 anni nel 2010) è stato deciso in buona parte dalla riforma SACCONI (4
mesi da Damiano), che l’ha aumentata a 41 anni e 3 mesi sia per gli uomini che
per le donne (41 anni e 9 mesi per gli autonomi), cioè di un anno e 3 mesi (o 1
anno e 9 mesi). La riforma Fornero ha deciso il resto, cioè un anno e 7 mesi
per gli uomini e 7 mesi per le donne; per contro, ha diminuito l’età di
pensionamento degli autonomi (uomini e donne) di 6 mesi, allineandoli a tutti
gli altri.
-
Vale la pena di aggiungere che anche l’indicizzazione alla speranza di vita è
stata decisa da SACCONI per la vecchiaia e le “quote”, poi estesa da Fornero
alle pensioni anticipate e resa a cadenza biennale dal 2022 (non dal 2021, come
sostiene erroneamente RGS).
2. Salvaguardati
“In totale i salvaguardati sono stati 120
mila a fronte di un’ipotesi iniziale di oltre 200 mila lavoratori”.
Dopo
otto salvaguardie, come riportato da varie fonti (tra cui i Deputati PD, il cui dossier
contiene, però, anch’esso errori gravi di attribuzione delle norme che hanno
allungato l’età di pensionamento, e l'On. Damiano, presidente della
Commissione Lavoro della Camera), i salvaguardati sono stati 153.389, contro
una stima iniziale INPS e RGS di 389.200, cioè meno della metà della stima iniziale.
Va aggiunto che la questione esodati fu aggravata
dalle precedenti norme Sacconi e ampliata dall’allargamento delle maglie
relative ai criteri per essere classificato esodato.
Inoltre, pochissimi sanno che anche la riforma Sacconi ha
avuto i suoi esodati, almeno diecimila persone, poiché, con una decisione iniqua e
forse incostituzionale del ministro Sacconi, furono scientemente salvaguardate
soltanto le prime diecimila, cfr. il DL 78/2010, convertito dalla L. 122/2010,
art. 12, comma 6.
Ma a causa
presumibilmente della sordina imposta dal potentissimo apparato informativo
berlusconiano fecero molto meno rumore e, poi, come la professoressa Fornero ha
lamentato recentemente ed esplicitamente alla trasmissione di Radio1-Zapping del 22 giugno
2018, sono stati anch’essi imputati alla riforma Fornero.
3. Risparmi dalle
riforme pensionistiche dal 2004
Per
chi avesse dei dubbi sul maggiore impatto della riforma SACCONI rispetto alla
riforma Fornero, risegnalo che dei 1.000 miliardi di risparmi stimati
da RGS al 2060 dalle quattro riforme delle pensioni dal 2004 (Maroni, Damiano,
Sacconi e Fornero), soltanto un terzo viene ascritto alla riforma
Fornero, cioè 350 miliardi (poi scesi a 280 miliardi dopo i successivi interventi
legislativi). Ma, poiché lo “scalone” di Maroni fu abolito da Damiano prima
della sua entrata in vigore e le “quote” di Damiano furono abolite da Fornero,
ciò significa che l’RGS (al lordo delle errate attribuzioni delle norme, come
finalmente lamenta nel suo ultimo libro la stessa professoressa Fornero, la
quale però dovrebbe incolpare se stessa per la cattiva e fuorviante
formulazione di alcuni commi) ascrive la grandissima parte dei residui 700
miliardi, cioè il doppio di 350 miliardi, alla riforma Sacconi.
Quesito conclusivo. Sulla scorta di quanto
esposto in precedenza, non crede che la riforma delle pensioni SACCONI non
meriti di subire, come avviene dal 2013 in ambito nazionale e ormai mondiale,
questa vera e propria damnatio memoriae
a beneficio della meno severa riforma Fornero, citata a sproposito sempre da
tutti, inclusi voi esperti di previdenza?
Cordiali
saluti,
V.
Appendice
Il quadro complessivo dell’età di pensionamento in base alle norme e ai
loro autori è il seguente (nel 2019):
QUOTE: abolite dalla riforma Fornero (commi 3 e 10).
PENSIONE DI VECCHIAIA
- L'età di pensionamento degli uomini è salita (da 65 nel 2010) a 67 anni e
questi 2 anni in più sono di Sacconi, tranne 4 mesi in media di Damiano; quindi
la Fornero non c’entra (se non per la riduzione di 6 mesi per gli
autonomi).
- L'età di pensionamento delle donne del settore pubblico è salita (da 60
nel 2010) quasi senza gradualità a 65 anni nel 2012, deciso nel 2010 da Sacconi
a seguito della Sentenza del 13
novembre 2008 della Corte di giustizia dell’Unione europea, ma che poteva
avvenire a qualunque età tra 60 e 65 anni), più “finestra” di
12 mesi, più 12 mesi di adeguamento all'aspettativa di vita, e a 67 anni nel
2019, e questi 7 anni in più sono tutti dovuti a Sacconi, tranne 4 mesi in
media a Damiano; quindi la Fornero non c’entra.
- L’allineamento dell'età di pensionamento delle donne del settore privato
(da 60) a tutti gli altri (già regolati da Sacconi) a 65 anni più “finestra”,
previsto da Sacconi gradualmente entro il 2026 (2023, includendo l'adeguamento
automatico), è stato accelerato da Fornero gradualmente entro il 2018, ma in
ogni caso 2 anni (da 65 a 67) sono di Sacconi, tranne 4 mesi in media di
Damiano.
PENSIONE ANTICIPATA (ex anzianità)
- L’età di pensionamento degli uomini è salita (da 40 anni nel 2010) a 42
anni e 10 mesi e di questi 2 anni e 10 mesi in più 1 anno e 3 mesi (1 anno e 9
mesi relativamente agli autonomi), sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di
Damiano) e 1 anno e 7 mesi sono di Fornero. I tre mesi in più sono stati decisi
dal DL 98/2011 (L. 111/2011), art. 18, comma 22ter: più 1 mese per chi
matura i requisiti nel 2012, più 2 mesi per chi li matura nel 2013, e più 3
mesi per chi li matura nel 2014. Quindi, in forza della riforma Sacconi, si
arriva a 41 anni e 1 mese o 2 o 3 per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti
e 41 anni e 7 mesi o 8 o 9 per i lavoratori e le lavoratrici autonomi.
- L'età di pensionamento delle donne è salita (da 40 anni) a 41 anni e 10
mesi, e di questi 1 anno e 10 mesi in più, 1 anno e 3 mesi (o 1 anno e 9 mesi
relativamente agli autonomi), sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di
Damiano) e 7 mesi sono di Fornero.
Va aggiunto (i) che la riforma Fornero ha ridotto da 18 (previsto
dalla riforma Sacconi) a 12 mesi la “finestra” degli autonomi (uomini e donne);
(ii) che la riforma Fornero ha aumentato l'età base di vecchiaia e di anzianità
di 1 anno (rispettivamente da 65 a 66 e da 40 a 41), ma solo formalmente,
poiché ha abolito contestualmente la “finestra” di 12 o 18 mesi, di Damiano (4
mesi in media) e Sacconi (8 o 14 mesi), ma senza evidenziarne il legame, così
si è intestata entrambe le misure; (iii) che, dal 2022, in forza della legge
Fornero (L. 214/2011, art. 24, comma 13), l'adeguamento
automatico diverrà biennale (“13 Gli adeguamenti agli incrementi della
speranza di vita successivi a quello [triennale, ndr] effettuato con
decorrenza 1° gennaio 2019 sono aggiornati con cadenza biennale”), ma,
appunto, è solo un'accelerazione del meccanismo deciso da Sacconi; e (iv) che
la riforma Fornero ha soltanto esteso, pro rata dall’1.1.2012, il metodo
contributivo – introdotto dalla riforma Dini nel 1995 – a coloro che ne erano
esclusi, cioè coloro che, al 31.12.1995, avevano almeno 18 anni di contributi,
quindi tutti relativamente anziani e ormai già in pensione.
PS:
Lettera al Prof.
Alberto Brambilla su un suo articolo con fake
news sulla riforma Fornero
Lettera n. 2 alla Ragioneria Generale dello Stato sulle sue errate
interpretazioni di norme pensionistiche
Lettera al CIV
dell’INPS: Osservazioni critiche su alcune carenze del Rendiconto sociale INPS
2017
Lettera a Giovanni
Gazzoli di Itinerari Previdenziali su
chi ha deciso i 75 anni in pensione
Replica alla
risposta del Quirinale sulle errate interpretazioni della Ragioneria Generale
dello Stato di norme pensionistiche
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