Pubblico la lettera che ho inviato cinque
giorni fa alla Fondazione Di Vittorio e alla CGIL dopo aver letto la loro analisi
degli effetti di “Quota 100”, nella quale ripetono l’errore della Ragioneria
Generale dello Stato sulla decorrenza biennale dell’adeguamento dell’età di pensionamento alla speranza
di vita. Ad oggi, non ho ricevuto nessuna risposta.
Lettera alla Fondazione Di Vittorio e alla CGIL sulla loro
notizia errata sulla decorrenza della periodicità biennale dell’adeguamento
alla speranza di vita
Da: v
9/5/2019 17:15
A: presidenza.fammoni@fdv.cgil.it, c.ghezzi@fdv.cgil.it e altri 48+483
ALLA C.A. DI FULVIO
FAMMONI, CARLO GHEZZI, EZIO CIGNA
CC: Parlamentari, Sindacati, Media, Fondazioni, INPS
“Viene
eliminato sino al 31.12.2026 il collegamento del requisito pensionistico per la
pensione anticipata con l’incremento dell’attesa di vita (che sarebbe stato di
5 mesi nel 2019) previsto per ogni biennio dal 2019
in poi.”
No, la periodicità biennale decorre dal
2022, come si evince agevolmente dalla norma (L. 214/2011, art. 24, comma 13),
che viene interpretata in maniera
erronea da RGS (in contraddizione con quanto la stessa RGS scriveva nella
relazione tecnica della legge):
“Gli adeguamenti agli
incrementi della speranza di vita successivi a quello effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019 sono aggiornati con
cadenza biennale secondo le modalita' previste dall'articolo 12 del
decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge
30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni ((, salvo
quanto previsto dal presente comma)). A partire dalla medesima data i riferimenti
al triennio, di cui al comma 12-ter dell'articolo 12 del citato decreto-legge
31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 30 luglio
2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni, devono riferirsi al
biennio.[…]”.
Aggiungo che un’altra
errata interpretazione di RGS riguarda la norma che prescriverebbe che si
calcolino soltanto gli aumenti e non anche le diminuzioni dell’aspettativa di
vita, che invece dovrebbe valere soltanto in sede di prima applicazione: “In
sede di prima applicazione tale aggiornamento non puo' in ogni
caso superare i tre mesi e lo stesso aggiornamento non viene effettuato nel
caso di diminuzione della predetta speranza di vita”.
Ho già segnalato due volte queste errate
interpretazioni delle norme pensionistiche a RGS.
Lettera al
Ragioniere Generale dello Stato e alla Direttrice Generale Previdenza (p.c. al
Presidente della Repubblica e al Parlamento): errori interpretativi della norma
sull’adeguamento dell’età pensionabile
Lettera n. 2 alla Ragioneria Generale dello Stato
sulle sue errate interpretazioni di norme pensionistiche
Vista la sordità generale, ho inviato le
due lettere, via pec, p.c. anche al Presidente della Repubblica, come extrema ratio. In data 5 marzo scorso,
il Segretariato Generale del Quirinale mi ha informato che “questo Ufficio ha
sottoposto quanto da Lei rappresentato al Ministero del Lavoro e delle
Politiche sociali, per l’esame di competenza”.
Gli
ho dovuto, però, riscrivere. Ecco la mia replica:
Replica
alla risposta del Quirinale sulle errate interpretazioni della Ragioneria
Generale dello Stato di norme pensionistiche
Ho inviato p.c. queste lettere anche ai
Sindacati, incluso CGIL-SPI, e alla Fondazione Di Vittorio. Ed ho anche fatto omaggio
del mio libro “LE TRE PIU’ GRANDI BUFALE DEL XXI SECOLO” sia a Maurizio Landini
che a Roberto Ghiselli.
I quali, però, come tutti,
continuano a citare esclusivamente la riforma Fornero e mai la ben più severa
riforma SACCONI. Il che è:
· errato,
in particolare per il pensionamento di vecchiaia a 67 anni e l’adeguamento
dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita, nonché per il risparmio al
2060 (cfr. lettere a RGS);
· autolesionistico
per la CGIL (basta dare un’occhiata ai commenti in Rete), che fu l’unico
Sindacato ad opporsi nel 2010 e 2011 alla riforma Sacconi ed è accusato di non
essersi opposto adeguatamente alla riforma Fornero, alla quale viene imputato
tutto, perciò avrebbe tutto l’interesse a fare chiarezza e ad attribuire in
maniera corretta le norme pensionistiche.
Alla luce di quanto detto, cioè di un tema che fa registrare dal 2013-14
una DISINFORMAZIONE crescente prima nazionale, che coinvolge 60 milioni di
Italiani, inclusi quasi tutti gli esperti previdenziali, e poi mondiale, mi
permetto evidenziare ai dirigenti della CGIL e della Fondazione Di Vittorio
l’opportunità di organizzare uno o più incontri-dibattiti informativi a Roma, a
Napoli e nelle principali città sul tema delle riforme delle pensioni varate
nel 2010 e 2011 (oltre che sulle manovre finanziarie della XVI legislatura e
gli Obiettivi statutari della BCE) che dia a Cesare quel che è di Cesare. Per Roma
suggerirei come moderatore Carlo Clericetti, che ha scritto la prefazione del
mio libro e sul cui blog su Repubblica si è dispiegata nell’arco degli
ultimi anni la mia piccola, diuturna opera di CONTROINFORMAZIONE, e, se
ritenuto utile, do volentieri la mia disponibilità.
Cordiali saluti,
V.
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