venerdì 3 febbraio 2017

Dialogo sulla politica economica del Governo e la politica monetaria della BCE



Riporto una discussione sulla politica economica del Governo, la politica monetaria e i poteri-doveri della BCE per far fronte alla deflazione e alla crisi economica, e le regole strane di Wikipedia, svoltasi in gennaio in calce al seguente articolo nel blog di Carlo Clericetti su Repubblica.it:

Carlo Clericetti  -  20 GEN 2017
Gli “stregoni dei numeri” di Bruxelles


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Massimo Giannini, ieri sul quotidiano la Repubblica  (http://www.repubblica.it/politica/2017/01/19/news/le_richieste_ue_e_il_governo_al_bivio-156350958/), ha scritto che il Governo Renzi poteva fare di più, sia quantitativamente come deficit, sia qualitativamente come misure. Giannini ha spiegato che il piano di Renzi è fallito perché ha sprecato la insufficiente flessibilità in misure sbagliate; e ha suggerito al nuovo Governo di osare di più aumentando significativamente il deficit e “varando una grande operazione di abbattimento del cuneo fiscale sul lavoro e/o di investimenti pubblici”. Per il taglio del cuneo fiscale sul lavoro, Giannini forse è influenzato da Scalfari. Come dire? errare è umano, perseverare diabolico. Renzi ha già ridotto il costo del lavoro ed ha regalato agli imprenditori ben 22 mld, ma inutilmente perché non c'è domanda.
Occorre, invece, aumentare la domanda aggregata, mettendo i soldi direttamente nelle tasche dei poveri, che sicuramente li spenderebbero, e investendo in opere pubbliche in settori mirati, che hanno un moltiplicatore tra il 2 e il 3. Ciò che va fatto, pertanto, è (a) aumentare il deficit in misura congrua (come hanno fatto quasi tutti gli altri Paesi durante la crisi) per disporre di un 50 mld; (b) mettere i soldi in tasca ai poveri, ad alta propensione al consumo; e (c) investire in opere pubbliche in settori mirati e con controlli severi (è quasi superfluo che io rispecifichi che nei settori mirati va incluso prioritariamente un corposo Piano pluriennale di alloggi pubblici di qualità, che sono estremamente carenti e possono fare la differenza per migliaia di famiglie tra una vita difficile ma sostenibile economicamente e la povertà).
Vincesko
PS: Per il debito pubblico, il parametro che conta è il rapporto debito/Pil, che dipende anche dal denominatore (i.e. crescita).

Vorrei fare un appunto di metodo più che di contenuto. Per quanto i tecnicismi appassionino alcuni, me compreso, fra i frequentatori del blog, penso sia oggi il caso di mettere l'accento sugli aspetti politici e geopolitici, tralasciando per una volta il piano prettamente economico.
So che Clericetti ne è perfettamente consapevole e quindi preferirei suggerire una diversa impostazione del problema.
L'UE è oggi il risultato di rapporti di forza a noi sfavorevoli, le regole vigenti offrono ampi spazi di interpretazione ma la loro applicazione non è equanime e permette ai paesi del nord di ottenere vantaggi ragguardevoli dall'approccio econometrico della Commissione.
Solo la BCE, forte dell'indipendenza del suo Presidente, prosegue imperterrita nel raggiungimento dei suoi obbiettivi statutari e, diciamolo, nella difesa di uno scenario macro "super partes" attirandosi giornalmente i fulmini del campo teutonico.
Mi riesce oltremodo difficile capire, dietro l'analisi di Clericetti, quale sia lo schieramento politico, nell'Italia di oggi, capace di lottare per scardinare l'asse molle (franco-tedesco) e costruire nuove alleanze in grado di pesare in Europa, fino a cambiare non solo certe regole ma l'impostazione generale della Confederazione...
Mi pare pura logorrea leggere l'intervento di Visco e altri sui presunti errori di Renzi, come se lui non fosse mai stato al governo e non avesse sperimentato di persona la sequela di compromessi tattici necessari a far spostare l'asticella in un senso piuttosto che in un altro...
Mi sembra ingenua ed approssimativa la posizione ondivaga di Giannini (citato da Vincesko), (non quella di Scalfari), sulle misure da intraprendere...come se non conoscessimo la storia del paese!
Abbiamo praticamente fatto default nel '92, riducendoci a prelevare nottetempo migliaia di miliardi di lire sui conti bancari degli italiani, abbiamo oggettivamente rifatto default nell'ottobre del 2011, salvati da Draghi e dal residuo credito che Monti mise pro tempore sul piatto della bilancia...
E nonostante questa storia, ci inerpichiamo sui formalismi di calcolo che ci chiedono continui aggiustamenti o sull'abbattimento del cuneo fiscale, dimenticando che ben altri malanni ci attanagliano...
Rispondere alle sfide poste dalla globalizzazione dei mercati dando picconate alla costruzione europea non ci porta proprio da nessuna parte, dà solo fiato allo scetticismo di quanti dietro al recupero di "sovranità" mascherano appena rigurgiti di anti politica e latente xenofobia.

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Ciao Domenico, tu scrivi: “abbiamo oggettivamente rifatto default nell'ottobre del 2011, salvati da Draghi e dal residuo credito che Monti mise pro tempore sul piatto della bilancia...”.
Vedo che continui ad applicare la massima goebbelsiana: “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”.
La realtà è un po’ diversa 1. Il rischio di default fu reale, ma, come ti ho detto più volte, (a) non poggiava su dati macroeconomici negativi (il governo Berlusconi aveva risanato per 4/5 i conti pubblici e varato la severissima riforma delle pensioni Sacconi), e (b) fu favorito dalla quasi latitanza della BCE, altro che Draghi salvatore.
2. Il Governo Monti completò il risanamento per 1/5,
Riepilogo delle manovre correttive (importi cumulati da inizio legislatura):
- governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld (80,8%);
- governo Monti 63,2 mld (19,2%);
Totale 329,5 mld (100,0%)
,
ma neppure Monti poté molto a fermare la speculazione finanziaria mondiale che, colpendo l’Italia, aveva scommesso sulla rottura dell’Euro.
Fino alla famosa e risolutiva frase di Draghi del luglio 2012.
Per un ripasso degli interventi non convenzionali della BCE, vedi:
http://clericetti.blogautore.repubblica.it/2016/11/22/incapaci-o-criminali-altro-che-il-29/#comment-4662
Vincesko

PS: Presso il piccolo Tribunale di Trani, è in corso l’importante processo contro Standard&Poor’s per i suoi rating negativi farlocchi contro l’Italia nel 2011.
Processo rating, la procura chiede di condannare S&P e gli analisti
A Trani si chiede la condanna per manipolazione del mercato: 3 anni e mezzo milione di multa al responsabile per l'Europa e gli specialisti del debito
20 gennaio 2017

http://www.repubblica.it/economia/2017/01/20/news/processo_rating_la_procura_chiede_di_condannare_s_p_e_gli_analisti-156447276/

PPS: Post n. 509 del 07-12-14
S&P’s declassa l’Italia a BBB-
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2823809.html  oppure
http://vincesko.blogspot.com/2015/08/s-declassa-litalia-bbb.html

Ciao Vincesko,
Tocchi un punto marginale del mio post ma per me "fare oggettivamente default" vuol dire non essere in condizioni di resistere (da soli e a lungo) allo stress prodotto da un attacco speculativo senza poter dimostrare che gli speculatori sbagliano a mettere in discussione la solidità dei nostri conti e la credibilità del nostro governo..m
Mi sembra che le cifre che tu riporti taglino la testa a quanti minimizzano sulla crisi del debito sovrano che fu effettivamente il secondo atto della "grande recessione" e mise allo scoperto la fragilità dei paesi del sud di fronte alle richieste di chi continuava a finanziarli...
La messa in sicurezza dei conti e le prime operazioni non convenzionali della BCE su Spagna e Portogallo frenarono ma non risolsero la crisi e Draghi, previa l'uscita di Berlusconi, dovette immettere liquidità anche da noi, investendosi di un ruolo che, dati i vincoli statutari, creò non pochi mal di pancia...
Tu senza dubbio immagini un altro presidente della BCE (Duisenberg, Trichet, Axel Weber o magari Jurgen Stark) convocare una conferenza stampa per dire che l'euro sarà salvato "whatever it takes", magari svariati mesi prima di Draghi....beh, io no!
Domenico

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Ciao Domenico,
BCE e deflazione
Ripeto per l’ennesima volta: il compito statutario principale della BCE è la stabilità dei prezzi ( = tasso d’inflazione poco sotto il 2% nel medio periodo). Un tasso d’inflazione sensibilmente inferiore al target (diff.%) attesta che la BCE non ha saputo svolgere il suo compito statutario. Ancor più se si sconfina in deflazione, cioè in territorio negativo, che – come afferma la BCE[1] - esige necessariamente un’opera di prevenzione. Nell’indagarne le cause, direi che occorre accertare se la BCE ha attivato le sue leve monetarie per evitare la deflazione o è stata troppo attendista o perfino inerte.
Cave peiora
Prescindendo dalla considerazione che ci poteva andare peggio con un altro al posto di Draghi [2], dall’analisi delle decisioni durante la crisi, risulta oggettivamente (aumento del tasso di riferimento in piena crisi economica – Trichet -, interventi non convenzionali insufficienti e/o tardivi) che la politica monetaria della BCE è stata inadeguata o inesistente.
Sostegno alla politica economica
A questo va aggiunta la sua influenza negativa (vedi la sua lettera del 5/8/2011 al Governo italiano e i vari interventi pubblici con valenza politica) sulle scelte di politica economica degli Stati, che per obbligo statutario deve sostenere: consolidamento fiscale, taglio degli organici e blocco dei salari pubblici, riforme strutturali (lavoro e pensioni, in particolare) con effetti recessivi-deflattivi.
Conclusione
Quindi, la BCE o è intervenuta nel modo sbagliato (tasso d’interesse) o è intervenuta in maniera insufficiente (SMP) e sbagliata (contestuale sterilizzazione) o è intervenuta tardi (“whatever it takes”) o troppo tardi (QE) e, dato il ritardo, in maniera insufficiente (Athanasios Orphanides, 2015, v. sua intervista nell’Allegato alla Petizione contro la BCE, aggiornamenti http://vincesko.blogspot.com/2015/03/allegato-alla-petizione-al-parlamento.html). Ed ha influenzato i decisori politici in senso recessivo, aggravando e prolungando la crisi. Mentre una banca centrale, anche al di là della lettera dello statuto, deve avere come stella polare il benessere del popolo, che include in primo luogo la difesa dei titoli sovrani dagli attacchi della speculazione finanziaria, che perciò non è una gentile concessione o peggio ancora una moneta di scambio o ancor peggio un’arma di ricatto (vedi governo Berlusconi), ma un obbligo consustanziale al suo ruolo.
[1] “È perciò più difficile per la politica monetaria contrastare la deflazione che lottare contro l’inflazione”. (pag. 56) La politica monetaria della BCE (2004)
https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/monetarypolicy2004it.pdf?a7d0a699dc29cebf274cd6784659786d
[2] Cave peiora. Ho studiato latino alla Scuola Media, una delle pochissime cose che ancora ricordo riguarda l’aneddoto della vecchietta, unica a non esultare per la sostituzione del tiranno. Il nuovo re la convocò a palazzo e le chiese perché. Ella rispose : “Cave peiora” (guardati dal peggio).
Vincesko

PS: Mario Draghi prevede di raggiungere l’obiettivo statutario del tasso d’inflazione “poco sotto il 2% annuo” soltanto nel 2020 (forse).
“I tedeschi continuano così a denunciare le fragilità dell’Italia chiedendo di fatto alla Bce di metterle a nudo chiudendo i rubinetti del credito. Una mossa che non passa neppure per la testa del presidente della Bce, Mario Draghi, che proprio oggi ha rinnovato per altri nove mesi, fino al dicembre 2017, il Quantitative easing: la Banca centrale europea continuerà quindi a comprare titoli sul mercato secondario al ritmo di 80 miliardi di euro al mese fino a marzo e poi per 60 miliardi di euro al mese fino a fine anno. L’Ifo, invece, avrebbe voluto che l’Eurotower comunicasse la fine del Qe per marzo per evitarne “gli effetti negativi”. Per adesso, però, la Germania ha risparmiato 28 miliardi di euro grazie alla Bce.
Draghi però ha quindi tirato dritto per la propria strada respingendo ogni tipo di accusa: “Abbiamo sempre dimostrato di lavorare per l’Eurozona, non per aiutare il paesi mediterranei o l’Italia. Non siamo di parte”. L’obiettivo della Bce è quello di garantire la stabilità del prezzi con l’inflazione “poco sotto il 2% annuo”. Un tasso che non si vedrà prima del 2020 secondo le stime della Banca centrale per questo “saremo presenti sui mercati ancora a lungo” ha spiegato il presidente”.
La Germania spinge l’Italia fuori dall’euro, Draghi fa muro
Giuliano Balestreri - 8/12/2016 4:19:27 PM
https://it.businessinsider.com/la-germania-spinge-litalia-fuori-dalleuro-draghi-fa-muro/

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Segnalo volentieri questo articolo con un’affollata discussione in calce (ci sono vari miei commenti anche sulla BCE).
Neppure i noeuro sanno come uscire dall’euro
Pubblicato da keynesblog il 10 dicembre 2016

http://keynesblog.com/2016/12/10/neppure-i-noeuro-sanno-come-uscire-dalleuro
Vincesko

Caro Vincesko
Sull'operato di Draghi abbiamo visioni diverse ma sui vincoli statutari della BCE dovrebbero a priori esserci meno equivoci.
Al contrario della FED, la nostra banca centrale non ha mandati per intervenire sugli aspetti macroeconomici.
Nonostante ciò, gli interventi non convenzionali (sui debiti sovrani) del Presidente, hanno notevolmente allargato il raggio d'azione dell'istituzione e, di fatto, hanno creato un precedente di cui si dovrà in futuro tener conto.
Certo, riguardo l'entità e la tempistica si può vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, non bisogna però fare astrazione dei rapporti di forza vigenti in sede UE e nel Consiglio direttivo della BCE.
Vorrei sottolineare anche che, sul versante dell'inflazione, l'Ue come l'eurozona, hanno raggiunto a fine 2016, 1,1%, un aumento significativo rispetto allo 0,2 di fine 2015.
Considera poi che l'inflazione sottostante (quella destagionalizzata dalle variazioni del petrolio e beni alimentari) è già a 1,4%.
Se leggi bene le dichiarazioni di Draghi, capirai che cerca ormai di svincolare gli interventi di politica monetaria dal solo parametro dell'inflazione.
L'orizzonte 2020, ben aldilà della fine del suo mandato, dovrebbe perciò legare "strutturalmente" strumenti di allentamento quantitativo e fragilità macroeconomica degli Stati più deboli...
Personalmente credo che la tattica di Draghi consista nel "negoziare" riduzione del Qe contro adesione della Germania al terzo pilastro dell'Unione bancaria così da estendere automaticamente la condivisione comunitaria ai debiti di ogni singolo Stato...
Mossa azzardata ma se riuscisse a farlo, sarebbe davvero un risultato notevole!
Domenico

Caro Domenico, sono in disaccordo con alcune cose che scrivi, in accordo con altre.
Citazione1: “Al contrario della FED, la nostra banca centrale non ha mandati per intervenire sugli aspetti macroeconomici”.
Non è vero, come ho già segnalato qui innumerevoli volte,[1] – la mia, lo so, è una fatica di Sisifo, non solo con te, ma ti suggerirei di appuntartelo - la BCE ha un mandato duale-gerarchico. L'art. 2 del suo Statuto recita: « Articolo 2-Obiettivi
Conformemente agli articoli 127, paragrafo 1 e 282, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea, l'obiettivo principale del SEBC è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Fatto salvo l'obiettivo della stabilità dei prezzi, esso sostiene le politiche economiche generali dell'Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell'Unione definiti nell'articolo 3 del trattato sull'Unione europea. Il SEBC agisce in conformità del principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo un'efficace allocazione delle risorse, e rispettando i principi di cui all'articolo 119 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. »[1]
Citazione2: “Nonostante ciò, gli interventi non convenzionali (sui debiti sovrani) del Presidente, hanno notevolmente allargato il raggio d'azione dell'istituzione e, di fatto, hanno creato un precedente di cui si dovrà in futuro tener conto”.
Sono d'accordo. Anche, in parte, sulla tua frase successiva sui rapporti di forza. In parte, perché l'egemonia attuale della Germania le è stata regalata dagli altri Paesi, in particolare dalla Gran Bretagna (isolazionista), dalla Francia (sciovinista) e dall'Italia (vaso di coccio, ma con ancor più scarsa autostima rispetto alla sua debolezza).
Citazione3: “Vorrei sottolineare anche che, sul versante dell'inflazione, l'Ue come l'eurozona, hanno raggiunto a fine 2016, 1,1%”.
Come ho già osservato al mio interlocutore neo-liberista sfegatato in calce all’articolo che ho linkato sopra Neppure i noeuro sanno come uscire dall’euro, l’1,1% (valore stimato) nel mese di dicembre 2016, cioè alla fine di un quadriennio, è comunque poco più della metà del target. Questi sono i dati dell’inflazione media relativa agli ultimi 4 anni per l’Europa (non è chiaro se sono i 19 dell’Eurozona o i 28 Paesi, ma quella dell’Italia è ancora più bassa: 1,4%, 0,4%, 0,0%, 0,0%):
l'Inflazione armonizzata media del Europa nel 2013: 1,35 %
l'Inflazione armonizzata media del Europa nel 2014: 0,43 %
l'Inflazione armonizzata media del Europa nel 2015: 0,03 %
l'Inflazione armonizzata media del Europa nel 2016: 0,16 %
(E, detto per inciso, il valore stimato di 1,1% di dicembre, che comunque è molto più basso del target, ha fatto un balzo rispetto allo 0,6% di novembre e può non essere confermato a gennaio e febbraio).
Citazione4: “Personalmente credo che la tattica di Draghi consista nel "negoziare" riduzione del Qe contro adesione della Germania al terzo pilastro dell'Unione bancaria così da estendere automaticamente la condivisione comunitaria ai debiti di ogni singolo Stato...”.
Vedremo. Il terzo pilastro andava negoziato e ottenuto come condizione imprescindibile per la nostra firma all’Unione bancaria. Questo è l’ennesimo esempio, per scarsa autostima, senso di colpa esagerato e cattivo livello dei nostri governanti negoziatori, della subordinazione del nostro grande Paese alla Germania.
Prodi ha ricordato recentemente (cfr. su La Stampa, «Prodi: “I progressisti devono rispondere al malessere della classe media”») la saggezza di un proverbio calabrese che dice: chi pecora si fa, il lupo se lo mangia.
[1] Da ultimo qui: http://clericetti.blogautore.repubblica.it/2016/10/29/amato-lordoliberale/#comment-4554, vedi la mia modifica della voce "Banca centrale europea" in Wikipedia, in particolare il par. 3, nel quale ho fatto la comparazione degli obiettivi tra FED e BCE.
Vincesko

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A proposito di bassa qualità dei nostri governanti, segnalo volentieri:
La reputazione del ministro Padoan
Pubblicato da keynesblog il 27 gennaio 2017

http://keynesblog.com/2017/01/27/la-reputazione-del-ministro-padoan/
Vincesko

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Si Vincesko, fai bene a ricordarlo.
Considera però la differenza, un po' nominalistica, fra obiettivi, missioni ed azioni di sostegno.
Ed anche la differenza fra BCE (il cui statuto appare solo nel protocollo allegato al Trattato di funzionamento), il SEBC e l'Eurosistema...
Grazie a Draghi c'è un po' più di fluidità fra questi diversi strati ma non è detto che debba durare anche dopo la fine del suo mandato.
Perciò il tempo è probabilmente venuto per iscrivere altri obiettivi nel mandato della BCE come delle altre banche centrali.
Ferma restando (allo stato odierno di integrazione della confederazione) l'impossibilità di intervenire direttamente nell'ambito delle misure di politica economica dei diversi stati, il dibattito verte intorno alla definizione di nuovi strumenti per garantire la "stabilità finanziaria" che è cosa diversa dalla "stabilità monetaria".
L'obiettivo di controllo dei prezzi attraverso gli strumenti della politica monetaria (i tassi a breve) non hanno impedito le immani instabilità dei mercati finanziari, in gran parte responsabili della crisi in corso.
Quindi le BC dovrebbero poter intervenire in futuro sui tassi lunghi per anticipare gli shock sui mercati azionari, obbligazionari...impedendo, senza dirlo, alla potenza di fuoco di certi hedge fund di attaccare la stabilità degli Stati...
Draghi ha già creato, in seno alla BCE il "Consiglio sul rischio sistemico" ma il consenso sul raggio d'azione e sugli strumenti a disposizione ancora non c'è.
Quindi riassumendo il problema è triplice : non legare troppo il QE al l'inflazione (che ha recuperato 0,9% in 1 anno ; continuare ad usare l'allentamento monetario come sostituto del terzo pilastro del MSU (per dare fiato sul debito) e spingere per includere la stabilità finanziaria fra gli "obiettivi" delle grandi BC...
Conoscendo il fronte degli oppositori e le carte di cui dispone, mi sentirei di paragonare Draghi al generale Koutouzov...
Ciao!

Caro Domenico,
Meglio non complicare le cose semplici, come inclinano a fare secondo me espertoni come Barra Caracciolo. Mi sono infatti accorto che, paradossalmente, è meglio essere ignoranti in partenza com’ero io in tema di interpretazione dei Trattati UE e quindi di Statuto della BCE e dei suoi obiettivi e poteri (vedi ad esempio la liceità del QE).
Mi scuso preliminarmente se sarò lungo e ripeterò cose già dette in passato, ma prendila come una messa a punto.
Terminologia
Per mission, si deve intendere un’obiettivo primario di un’organizzazione, un’azienda, ecc. Nel caso della FED, sono la piena occupazione e la stabilità dei prezzi; nel caso della BCE, la stabilità dei prezzi e, in via subordinata, la piena occupazione.
NB: L’obiettivo primario di un livello gerarchico può costituire un mero subobiettivo per il livello gerarchico superiore. Come è il caso, secondo me, della stabilità dei prezzi (vedi appresso).
BCE, SEBC, Eurosistema
La BCE è la banca centrale dell’Unione europea; il SEBC è l’insieme delle banche centrali dei 28 Paesi membri dell’UE; l’Eurosistema è l’insieme della BCE e delle BCN dei Paesi che hanno adottato l’Euro.
https://www.ecb.europa.eu/ecb/orga/escb/html/index.it.html
Statuto BCE
Le regole statutarie della BCE sono mutuate dai Trattati (ad esempio gli obiettivi, art. 2, dagli artt. 127 e 282 del TFUE), perciò hanno valore cogente sia per la BCE che per tutti gli altri membri e organi dell’UE. Quindi “iscrivere altri obiettivi nel mandato della BCE”, come tu scrivi, esige la modifica dei Trattati e perciò l’unanimità (il protocollo 4, infatti, include le modifiche ai Trattati intervenute col trattato di Lisbona).
Ma è difficilissimo cambiarle, poiché le regole statutarie della BCE sono, storicamente, il frutto di un compromesso sull’adozione della moneta unica, prima politico tra la Francia e la Germania, e poi tecnico, impostato abilmente dalla Commissione europea Delors, gestito dal comitato dei governatori delle banche centrali, che suggerirono di adottare le regole più severe, quelle della Bundesbank (vedi l’interessante ricostruzione fatta dal politico-banderuola ma economista non disprezzabile Giorgio La Malfa (“DEFICIT - Il punto sull'Europa tra sogno e realtà”
Seconda parte https://www.youtube.com/watch?v=Y9fGPNOQHW0&t=3210s).
Ma non c’è, secondo me, un’esigenza assoluta di cambiare le regole, come dimostra il tardivissimo QE, che quasi tutti ritenevano impossibile, per tutelare il debito pubblico dell’intera Eurozona (che, in assenza di trasferimenti fiscali, è la variabile critica per la sopravvivenza dell’Euro).
Solo che è stato fatto, come ha preteso la Germania, sulla base della regola del “capital key”, cioè in ragione della quota di partecipazione degli Stati nel capitale della BCE,[1] quindi la quota maggiore va alla Germania, che non ne ha bisogno (ha risparmiato solo nel 2015 28 mld in interessi passivi
[2]), e (quasi) nulla va alla Grecia, che invece ne ha un gran bisogno.
[1] Quantitative easing e uscita dalla crisi economica
[2] http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2016-09-28/draghi-bundestag-dal-qe-risparmi-28-miliardi-la-germania-155858.shtml   
Invece, checché ne dica la Germania, è possibile anche aiutare singoli Stati in modo differenziato, come dimostrano sia l’SMP, implementato nel 2010-2012 a favore di Irlanda, Grecia, Portogallo, Spagna e Italia, sia le OMT (acquisto illimitato di titoli pubblici), mai utilizzate finora ancorché siano state giudicate conformi ai trattati UE dalla Corte di Giustizia europea, nel ricorso presentato dalla Corte Cost. tedesca.
Il limite statutario invalicabile (mutuato dai trattati) è che la BCE non sconfini dalla politica monetaria a quella economica e che persegua il suo obiettivo principale (quindi c’è anche un secondo obiettivo, anche se subordinato, che però viene sistematicamente obliterato): la stabilità dei prezzi nel medio periodo (cioè un tasso d’inflazione poco sotto il 2%). A questi si aggiungono i divieti di finanziamento degli Stati e di acquisto diretto (cioè sul mercato primario) dei titoli pubblici (art. 21 Statuto).[3]
[3] Cfr. QE, gli obiettivi ed i poteri della BCE e della FED
La lezione che si ricava dalla gestione della politica monetaria della BCE è che, se l’oligarchia che comanda in UE lo vuole, c’è un ampio margine di interpretazione delle regole, in senso restrittivo o estensivo. Come peraltro avviene per l’intera missione dell’UE sancita dall’art. 3 del TUE (quello che parla anche di “economia sociale di mercato”), articolata in vari obiettivi e sub obiettivi (tra questi ultimi, a ben vedere, c’è la stabilità dei prezzi, cfr. Allegato alla petizione al Parlamento europeo: la BCE non rispetta il suo statuto.
Ma questo dell’indipendenza delle banche centrali è un principio presente in tutti gli statuti delle banche centrali principali ma declinato da alcune con intelligenza e saggezza.[4]
Anche tra il Tesoro inglese e la BoE vige il divorzio ( = indipendenza della BoE), ma la BoE persegue l’interesse nazionale (come è scritto nel suo sito: “Promoting the good of the people”) e, quando è necessario, acquista massicciamente titoli pubblici e controlla il tasso d’interesse passivo, che infatti è basso.
Anche tra il Tesoro USA e la FED vige il divorzio e il divieto per la FED di acquistare titoli del Tesoro sul mercato primario, ma la FED persegue l’interesse nazionale e non solo controlla il tasso d’interesse passivo, che infatti è basso, ma “orchestra” gli acquisti di titoli del Tesoro sul mercato aperto in accordo con i dealer, che sono gli unici abilitati ad acquistarli sul mercato primario.
Anche tra il Tesoro giapponese e la BoJ vige il divorzio, nel senso che è indipendente (art. 3 Statuto), ma la BoJ persegue l’interesse nazionale e deve coordinarsi col Governo (art. 4) e acquista massicciamente titoli pubblici e controlla il tasso d’interesse passivo, che infatti è basso.
Anche la BCE è formalmente e sostanzialmente indipendente dal potere politico (art. 7 Statuto) e, se e quando vuole, a sua completa discrezione, acquista titoli pubblici sul mercato aperto e controlla il tasso d’interesse passivo, che comunque è differenziato per Paese.
La Banca d’Italia, in quanto membro del SEBC, segue le regole ed esegue le disposizioni della BCE.
[4] Il divorzio Tesoro-Banca d’Italia del 1981 e l’indipendenza delle banche centrali
E, com’è noto, perfino la supposta rigorosa Germania fa la furba nel collocamento dei suoi titoli pubblici e si guarda bene dal danneggiare il suo Paese.
Obiettivo “inflazione sotto 2%, ma vicino”
L’Unione europea è una Confederazione (atipica) di diritto, strutturata in Organi e disciplinata da norme e regole vincolanti, che promanano dai trattati e/o da deliberazioni successive dei suoi organi.
Stabilità dei prezzi: definizione
Pur indicando chiaramente che l’obiettivo principale della BCE è il mantenimento della stabilità dei prezzi, il Trattato di Maastricht non ne ha precisato il significato. Nell’ottobre 1998 il Consiglio direttivo della BCE ha quindi annunciato una definizione quantitativa di stabilità dei prezzi: “un aumento sui 12 mesi dell’Indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euro inferiore al 2%”, specificando inoltre che essa deve essere preservata “su un orizzonte di medio termine”. Pertanto, il Consiglio direttivo cerca di mantenere l’inflazione su un livello inferiore ma prossimo al 2% nel medio periodo.
Con l’adozione del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea (Trattato di Lisbona, 2009) la stabilità dei prezzi diventa un obiettivo dell’UE. [Nel 2015, la pagina è stata rimossa; forse perché contraddice l’assunto della BCE che la stabilità dei prezzi sia un obiettivo gerarchicamente sovraordinato anche per l’UE?]
https://www.ecb.europa.eu/ecb/educational/facts/monpol/html /mp_002.it.html
Ecco il link per leggere il testo in inglese (più esteso):
https://www.ecb.europa.eu/mopo/strategy/pricestab/html/index.en.html
Ecco quanto scrive la BCE:
La BCE ha definito la stabilità dei prezzi in termini quantitativi Pur indicando chiaramente che il mantenimento della stabilità dei prezzi costituisce l’obiettivo primario della BCE, il Trattato non ne fornisce una definizione precisa. Per meglio specificarlo, nel 1998 il Consiglio direttivo della BCE ha annunciato la seguente definizione quantitativa: per stabilità dei prezzi si intende “un aumento sui dodici mesi dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IAPC) per l’area dell’euro inferiore al 2%. La stabilità dei prezzi deve essere mantenuta in un orizzonte di medio termine”. Successivamente, nel 2003, esso ha inoltre precisato l’intenzione di mantenere l’inflazione su livelli inferiori ma “prossimi al 2% nel medio periodo”.
La definizione àncora le attese di inflazione e accresce la trasparenza e la responsabilità pubblica della BCE Varie ragioni hanno indotto il Consiglio direttivo ad annunciare una definizione quantitativa della stabilità dei prezzi. La prima è rappresentata dalla volontà del Consiglio di chiarire l a propria interpretazione dell’obiettivo assegnatogli dal Trattato, con il fine ultimo di agevolare la comprensione del quadro di politica monetaria e quindi di accrescere la trasparenza di tale politica. La seconda è costituita dalla necessità di offrire un termine di riferimento chiaro e misurabile rispetto al quale i cittadini possano giudicare l’operato del l a BCE. Ove l’andamento dei prezzi non risultasse conforme alla suddetta definizione, la BCE sarebbe infatti tenuta a rendere conto di tale difformità e a spiegare come intende ripristinare la stabilità dei prezzi entro un periodo di tempo accettabile. La terza va infine ricercata nel desiderio di orientare il pubblico, consentendogli di formarsi delle aspettative quanto all’andamento futuro dei prezzi (cfr. riquadro 3.2)
”. (pag. 59)
https://www.ecb.europa.eu/pub/pdf/other/whypricestability_it.pdf?341026fb3de63b56cb0f67865f6f7a36
Per i vari step circa le varie deliberazioni del Consiglio direttivo della BCE, vedi Allegato alla petizione al Parlamento europeo: la BCE non rispetta il suo statuto, quasi al termine dell’appendice.
Sopravvivenza dell’Euro
La stabilità finanziaria è importante, ma è interconnessa strettamente alla stabilità economica, da cui dipende nel lungo periodo. Com’è noto, l’Euro è sottovalutato rispetto al Marco, per la ragione elementare che è stato il risultato della combinazione di 11 monete (poi nel 2001 si aggiunse la Grecia, e successivamente via via gli altri sette), deboli e forti. La fissazione (ci fu in parte una contrattazione) dei cambi irrevocabili avvenne nel novembre 1996, e per l’Italia provvide Ciampi, ministro del Tesoro del I Governo Prodi, che riuscì ad ottenere un cambio Lira/Marco a 990, che poi in rapporto all’Ecu diventò 1.936,27 (ma gli industriali italiani volevano 2.050).[5]
[5] Il ‘change over’ Lira-Euro e le responsabilità di Berlusconi
Vedi anche, per l’evoluzione dei tassi di riferimento Lira e Marco, gli articoli allegati nel mio post già linkato sopra Il divorzio Tesoro-Banca d’Italia del 1981 e l’indipendenza delle banche centrali.
Gli squilibri strutturali dell'Euro, resi evidenti ed esacerbati dalla crisi economica cominciata nel 2007, la cui genesi è nella finanza malata e nel debito privato (non nel debito sovrano!), hanno un impatto negativo diretto sulla produzione di reddito, che pregiudica l'equilibrio finanziario. Quindi la politica monetaria deve essere al servizio della ripresa economica, premessa per la buona salute finanziaria delle famiglie, delle aziende e degli Stati.
Domanda conclusiva. Come il prudente Kutuzov salvò la Russia dall’invasore francese, riuscirà il prudente Draghi, finalmente affrancato dall’influenza abnorme del bugiardo e arrogante Weidmann, a contribuire a salvare l’Euro dall’egoismo egemonico tedesco?
Vincesko

Vincesko, perché non prova a riproporre a Wikipedia questo post, "depurandolo" di alcuni giudizi che lo farebbero cassare?

Caro Carlo,
presumo lei si riferisca non al mio commento qui sopra ma alla mia modifica della voce Wikipedia sulla BCE. Ci proverò, ma la situazione è complicata, sia per le regole “strane” di Wikipedia (vietate analisi originali, le notizie devono essere di seconda o, ancor meglio, terza mano, una notizia falsa condivisa dalla maggioranza è ok, una vera condivisa dalla minoranza no, ecc.), ma ci sono altri progetti, con regole diverse, come Wikiquote o Wikisource, che intendo approfondire, sia per la qualità dei volontari-amministratori, alcuni dei quali stanno lì da vari anni e applicano le regole con troppa discrezionalità e, talvolta o spesso per alcuni di loro, con 2 pesi e 2 misure, sia perché - per la stessa natura di Wikipedia - può arrivare uno qualsiasi anche senza nessuna competenza e – senza alcuna discussione previa - modificare o addirittura eliminare interamente il lavoro preesistente, come è successo a me, in maniera solo molto parzialmente motivata, secondo me. Ed io aborro la censura, massimamente quando è ingiustificata.
Comunque, dati i rapporti molto pregiudicati con un volontario-amministratore (Ignis Delavega, categoria clero, la cui unica notizia del suo profilo “stranamente” riguarda un edicolante, che pensavo fosse lui stesso, ma poi ho scoperto essere un ex volontario Wikipedia, morto suicida (!) https://it.wikipedia.org/wiki/Utente:Ignisdelavega), ne voglio fare un caso emblematico ri-coinvolgendo anche la Fondazione Wikipedia – già contattata invano ma in italiano, lo rifarò in inglese - utilizzando la procedura di ricorso contro un volontario-amministratore per violazione delle regole, evidente nel mio caso almeno secondo me, in ordine alla quale sto già preparando il materiale per ricostruire un po' tutta la vicenda nel mio blog, ma mi ci vorrà del tempo.
Vincesko

Traggo dalla newsletter odierna della Banca d’Italia quanto ha dichiarato 2 giorni fa il governatore Ignazio Visco, al 23° Congresso ASSIOM Forex, sulle prospettive dell’inflazione.
Nell’area dell’euro l’espansione dell’attività economica è in graduale consolidamento. Le misure adottate dal Consiglio direttivo della Banca centrale europea hanno decisamente ridotto i rischi di deflazione e posto le premesse per un graduale ritorno alla stabilità monetaria. L’aumento dell’inflazione in dicembre è però in gran parte ascrivibile alle componenti energetiche e ad altre voci caratterizzate da elevata volatilità; ancora non emergono chiari segnali di un punto di svolta nelle componenti di fondo dell’evoluzione dei prezzi al consumo e nella dinamica delle retribuzioni, anche nei paesi dove la disoccupazione è più bassa. Nelle proiezioni dell’Eurosistema la crescita dei prezzi sarebbe ancora appena sopra l’1,5 per cento nel 2019. Per ricondurre l’inflazione su valori in linea con la stabilità dei prezzi nel medio termine vanno mantenute condizioni monetarie molto accomodanti. Coerentemente con questa visione, il Consiglio direttivo ha deciso di estendere la durata del programma di acquisto di titoli almeno sino alla fine del 2017, riportando da aprile l’importo mensile degli interventi al livello originale di 60 miliardi di euro. Alla fine di quest’anno l’ammontare complessivo degli acquisti sarà di circa 2.300 miliardi. Il Consiglio si attende che i tassi ufficiali si manterranno su livelli pari o inferiori a quelli attuali per un periodo che si estende ben oltre l’orizzonte del programma.
Sulle cause delle sofferenze bancarie:
I fattori che hanno concorso a determinare l’elevato livello di crediti deteriorati in Italia sono molteplici e ben noti. Quello di gran lunga più importante è la profonda e prolungata recessione, che ha minato la capacità di rimborso dei debiti di molte imprese, in un contesto di concessione del credito non sempre sufficientemente prudente. […]
E sulla stretta interconnessione tra ripresa economica e stabilità finanziaria:
Oggi molte delle premesse necessarie a una soluzione del problema dei crediti deteriorati sono ormai poste. Come ho ricordato, la ripresa economica si sta riflettendo sulla qualità del credito; il suo graduale consolidamento permetterà un riequilibrio dei bilanci delle banche. […] Il consolidamento della ripresa e il rafforzamento del sistema bancario sono fenomeni interconnessi.
Intervento del Governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco
Modena, 28 gennaio 2017
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/interventi-governatore/integov2017/Visco-280117.pdf
Vincesko

http://1.gravatar.com/avatar/60a55cb8eeae837ece8da5f1836a6bf5?s=48&d=http%3A%2F%2F1.gravatar.com%2Favatar%2Fad516503a11cd5ca435acc9bb6523536%3Fs%3D48&r=G
Si vede che Visco ha letto i miei articoli (scherzo, eh!) :)

A proposito dell’inflazione (cfr. il mio commento del 28 gennaio 2017 alle 13:59), dopo il governatore Ignazio Visco, traggo dall’ultimo Bollettino economico della BCE:
Bollettino economico BCE, n. 1 – 2017
Prezzi e costi (pag. 14)
L’inflazione complessiva è aumentata marcatamente nel dicembre 2016.
L’inflazione misurata sullo IAPC è salita dallo 0,6 all’1,1 per cento fra novembre e dicembre (cfr. grafico 7). Tale rialzo è stato determinato in particolare dall’aumento molto più consistente dell’inflazione dei beni energetici, che ha continuato a contribuire in misura determinante alla ripresa dell’inflazione complessiva dopo il minimo del -0,2 per cento toccato ad aprile 2016. La maggiore inflazione della componente energetica è dovuta in gran parte a vigorosi effetti base al rialzo, che avranno un impatto sull’inflazione anche nei primi mesi del 2017 (cfr. riquadro 4).
L’inflazione di fondo non ha evidenziato segnali convincenti di una tendenza al rialzo.
L’inflazione sui dodici mesi misurata sullo IAPC al netto di alimentari ed energia si è collocata allo 0,9 per cento in dicembre, dopo essersi mantenuta allo 0,8 nei quattro mesi fino a novembre. I dati disponibili a livello nazionale suggeriscono che il rialzo in dicembre sia stato causato principalmente da un’impennata della componente volatile legata ai viaggi. L’inflazione al netto di alimentari ed energia rimane ben al di sotto della sua media di lungo periodo pari all’1,5 per cento. Inoltre, le misure alternative non segnalano la ripresa delle spinte inflazionistiche di fondo. Ciò potrebbe riflettere in parte gli effetti indiretti ritardati al ribasso dei precedenti cali dei corsi petroliferi ma anche, in modo più sostanziale, la protratta debolezza delle pressioni dal lato dei costi interni.
http://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/bollettino-eco-bce/2017/bol-eco-1-2017/index.html


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