venerdì 13 gennaio 2017

Il divorzio Tesoro-Banca d’Italia del 1981 e l’indipendenza delle banche centrali


Carlo Clericetti  -  1 GEN 2017
Lettera aperta a Pier Luigi Bersani

Citazione: “Poi, all'inizio degli anni '80, con il "divorzio" Tesoro-Bankitalia si è privata di uno strumento di intervento sui tassi d'interesse, cosa che già allora, per un paese con un debito pubblico elevato, appariva poco prudente”.

L’Italia è un Paese immaturo, per cui c’è molto spazio per i comportamenti esagerati e/o autolesionisti e/o stupidi. Vedi anche, ad esempio, gli abusi in campo di diritti del lavoro, a seconda del pendolo dei rapporti di forza, che ora è tutto dalla parte dei datori di lavoro.
Il cosiddetto divorzio Tesoro-Bankitalia, deciso nel 1981 da Andreatta e Ciampi, non vietava gli acquisti di titoli pubblici italiani sul mercato primario da parte della Banca d'Italia, stampando moneta (che infatti continuarono per vari anni anche dopo il divorzio), ma si limitava a togliere l’obbligatorietà.
Anche tra il Tesoro inglese e la BoE vige il divorzio ( = indipendenza della BoE), ma la BoE persegue l’interesse nazionale (come è scritto nel suo sito: “Promoting the good of the people) e, quando è necessario, acquista massicciamente titoli pubblici e controlla il tasso d’interesse passivo, che infatti è basso.
Anche tra il Tesoro USA e la FED vige il divorzio e il divieto per la FED di acquistare titoli del Tesoro sul mercato primario, ma la FED persegue l’interesse nazionale e non solo controlla il tasso d’interesse passivo, che infatti è basso, ma “orchestra” gli acquisti di titoli del Tesoro sul mercato aperto in accordo con i dealer, che sono gli unici abilitati ad acquistarli sul mercato primario.
Anche tra il Tesoro giapponese e la BoJ vige il divorzio, nel senso che è indipendente (art. 3 Statuto), ma la BoJ persegue l’interesse nazionale e deve coordinarsi col Governo (art. 4) e acquista massicciamente titoli pubblici e controlla il tasso d’interesse passivo, che infatti è basso.
Anche la BCE è formalmente e sostanzialmente indipendente dal potere politico (art. 7 Statuto) e, se e quando vuole, a sua completa discrezione, acquista titoli pubblici sul mercato aperto e controlla il tasso d’interesse passivo, che comunque è differenziato per Paese.
La Banca d’Italia, in quanto membro del SEBC, segue le regole ed esegue le disposizioni della BCE.

Appendice

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Caro Carlo Clericetti,
Grazie, anche per i suoi 4 articoli che mi sono permesso di utilizzare (v. note nn. 75, 105, 106 e 109). Aggiungo due osservazioni importanti.
1. La prima è che debbo confessare che il problema più grosso che ho dovuto risolvere è stato trovare le pezze d’appoggio documentali alla mia tesi - elementare, direi, a leggere il testo dell'art. 2 dello statuto BCE - della gerarchia degli obiettivi della BCE, che ha come corollario l’altra mia tesi che in deflazione o con tasso d’inflazione sensibilmente inferiore al target del poco sotto il 2% cade la condizione sospensiva e il secondo obiettivo (crescita economica e piena occupazione) ha le stesse dignità e cogenza del primo (stabilità dei prezzi) e la BCE ha gli stessi poteri della FED.
Erano tre anni che le cercavo, poiché sono 3 anni che ne discuto, anche con docenti universitari, che erano di parere diverso (v., ad esempio, il dialogo tra il prof. Paolo Pini e me, alla nota 71); altri avvenuti per lo più su Sbilanciamoci – ritenuti evidentemente “scomodi”, ad esempio quello con Francesco Sylos Labini, che ho riportato nel mio post “Chi non conosce lo statuto della BCE (elenco in divenire)”, v. la nota 70 - sono stati cancellati dalla redazione in occasione della ristrutturazione del sito; l’unico non cancellato è quello tra me e Thomas Fazi, ma lui non è professore... Dopo tanti tentativi, la soluzione l’ho trovata cambiando la chiave di ricerca e inserendo – guarda caso – quella più ovvia, la parola “gerarchia”. Ed allora, per miracolo, si sono materializzati i 2 documenti dell’Università di Bari (nota 54) e della Luiss (nota 55).
2. La seconda osservazione riguarda la mia intuizione[*] che la FED, stante il divieto anche per essa di acquisto dei titoli del Tesoro direttamente dal Tesoro, cioè sul mercato primario (v. la prova - che mi fu segnalata 2 anni fa dal prof. Andrea Terzi quando feci la petizione nel nov. 2014 contro la BCE - alla nota 60), organizzi ad arte le aste, cioè le “aggiusti” con i dealer, e suggerivo che la BCE facesse altrettanto. Tale intuizione ha trovato conferma nell’intervista di P. Gavronski (che mi pare uno dei pochissimi che la sa lunga in tema di BCE e connessi), che ho allegato alla nota 118.
Vincesko
PS: Ho trovato adesso dove l’ho scritto, usando la chiave “dealer” nel motore di ricerca interno di Word (peraltro, avevo per un altro motivo riportato l’articolo alla nota 91):
[*] Commento del 19 novembre 2014 alle 17:59
La FED acquista sul mercato aperto (mercato secondario) titoli a bassissimo interesse e a lunga scadenza di solito subito dopo l'emissione, attraverso i “dealer”. E’ chiaro che la BCE dovrebbe fare la stessa cosa “mascherata”, anche noi abbiamo i “dealer”, per l’Italia, ad esempio, sono una ventina: cinque banche americane (Goldman Sachs, Merril Lynch, JP Morgan, Morgan Stanley, Citigroup), due banche tedesche (Deutsche Bank e Commerzbank), due banche svizzere (UBS Bank e Credit Suisse), una banca olandese (ING Bank), una banca giapponese (Nomura), tre banche britanniche (HSBC, Barclays e Royal Bank of Scotland), tre banche italiane (Banca Intesa, Unicredit e Banca Montepaschi di Siena), e tre banche francesi (Credit Agricole, BNP Paribas e Societe Generale).
La contraddizione del banchiere centrale
Pubblicato da keynesblog il 19 novembre 2014

http://keynesblog.com/2014/11/19/la-contraddizione-del-banchiere-centrale/


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Il Divorzio Banca d’Italia-Tesoro: un falso mito. Studiare lo Sme per capire l’Euro
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Ancora sui falsi miti del Divorzio tra Banca Italia e Ministero del Tesoro del Luglio 1981.
(edizione Filippo Abbate, revisione Marco Cavedon)
“Il divorzio tra Banca d’Italia e Tesoro (1981)”
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Pubblicato da Ereticamente il 23 marzo 2014

Carlo Azeglio Ciampi e il divorzio tra Banca d'Italia e ministero del Tesoro del 1981

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Una riflessione a trent’anni dalla lettera del Ministro Andreatta al Governatore Ciampi che avviò il “divorzio” tra il Ministero del Tesoro e la Banca d’Italia

Questa sinossi contiene delle inesattezze.

“Andreatta e Ciampi seppero guardare avanti”, condannando l’Italia alla deindustrializzazione.
Paolo Raffone  -  04/12/2013

SINOPSI DELLE BANCHE CENTRALI
ITALIA
La Banca d’Italia fu creata da tre banchieri privati nel 1865 e poi autorizzata con legge nel 1893. Essa diventò un istituto di diritto pubblico con una legge del 1936 che escluse i privati dalla partecipazione al suo capitale.
Dal Dizionario di Diritto Amministrativo (Guarino, 1978) si legge che la Banca d’Italia ha “il compito di regolare la circolazione monetaria ed il fabbisogno creditizio dell’economia nazionale. Nell’esercizio di tale funzione la Banca persegue il fine di salvaguardare la stabilità del potere d’acquisto della moneta, in modo che siano assicurati, entro i limiti della compatibilità delle diverse esigenze, un elevato livello di occupazione ed un adeguato saggio di sviluppo del reddito nazionale. Inoltre, alla Banca sono attribuiti compiti generali di direzione e vigilanza sul sistema bancario e creditizio. […] L’estensione che ha raggiunto l’intervento dello Stato in campo economico e sociale ha determinato un’incidenza sempre maggiore del Tesoro volta a reperire i mezzi finanziari necessari a colmare il deficit tra le entrate e le spese dello Stato”.
Il d.lgs 10 marzo 1998 n. 43 sottrasse la Banca d’Italia dalla gestione da parte del governo italiano, sancendo l’appartenenza della stessa al sistema europeo delle banche centrali (SEBC). Da questa data quindi la quantità di moneta circolante viene decisa in autonomia dalla Banca centrale. Solo nel 2005, il governatore Antonio Fazio, decise di rendere note ufficialmente le quote di partecipazione al capitale della Banca d’Italia: il 94,33% di proprietà di banche e assicurazioni private, e il 5,66% di enti pubblici (INPS e INAIL).
Il 13 giugno 1999 il Senato della Repubblica, nel corso della XIII Legislatura discusse il disegno di legge n. 4083 “Norme sulla proprietà della Banca d’Italia e sui criteri di nomina del Consiglio superiore della Banca d’Italia”. Tale disegno di legge prevedeva di far acquisire dallo Stato tutte le azioni dell’istituto, ma non venne mai approvato.
Il 19 dicembre 2005, dopo intense campagne di stampa e critiche al suo operato nell’ambito dello scandalo di “Bancopoli”, il governatore Antonio Fazio si dimise. Pochi giorni dopo, fu nominato al suo posto Mario Draghi, che si insediò il 16 gennaio 2006.
Lo Statuto della Banca d’Italia fu modificato con il D.P.R. del 12 dicembre 2006, firmato dal presidente del Consiglio Romano Prodi, dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e dal ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa, che abrogò il vincolo del controllo pubblico sulla Banca d’Italia, e sui soggetti che possono possedere delle quote, la cui titolarità resta disciplinata dalla legge. Tuttavia, non sono in vigore norme che disciplinano i soggetti ammessi alla partecipazione del capitale della Banca d’Italia.
GERMANIA
La Deutsches Bundesbank è la banca centrale dello Stato federale della Germania. La storia delle due Guerre Mondiali ha notevolmente influito sulla struttura e sugli obiettivi della Bundesbank che fu creata nel 1957, in sostituzione della Banca degli Stati Tedeschi (1948) che a sua volta aveva sostituito la banca statale della Germania (Reichsbank) dichiarata fallita. Il modello della Bundesbank fu mutuato da quello della Federal Reserve statunitense e le fu attribuita un’assoluta indipendenza dallo Stato tedesco. Infatti, nel 2012 gli azionisti della Banca erano per il 75% investitori istituzionali (banche) e per il 25% privati. Diversamente dalla FED, lo statuto della Banca prevede che non è prestatore di ultima istanza, non è responsabile per il mantenimento della stabilità finanziaria, e non può prestare credito al settore pubblico. Dal 2001, le funzioni di politica monetaria sono state cedute alla Banca Centrale Europea (BCE). Invece, la Banca mantiene la responsabilità di supervisore del sistema bancario e del rispetto dei limiti della massa monetaria rispetto alle riserve (in chiave anti inflattiva).
BANCA CENTRALE EUROPEA
La Banca Centrale Europea (BCE) è stata istituita in base al Trattato sull’Unione europea e allo “statuto del sistema europeo di banche centrali e della Banca centrale europea”, il 1º giugno 1998. Essa ha iniziato ad essere funzionale dal 1º gennaio 1999, quando tutte le funzioni di politica monetaria e del tasso di cambio delle allora undici banche centrali nazionali sono state trasferite alla BCE. Nella stessa data sono stati sanciti irrevocabilmente i tassi di conversione delle monete nazionali rispetto all’euro. Inoltre, ai sensi del diritto pubblico internazionale, la Banca ha propria personalità giuridica autonoma.
Scopo principale della BCE è quello di mantenere sotto controllo l’andamento dei prezzi mantenendo il potere d’acquisto nell’area dell’euro. La BCE esercita, infatti, il controllo dell’inflazione nell'”area dell’euro” badando a contenere, tramite opportune politiche monetarie (controllando la base monetaria o fissando i tassi di interesse a breve), il tasso di inflazione di medio periodo a un livello inferiore (ma tuttavia prossimo) al 2%.
Un ruolo analogo di contenimento dell’inflazione è svolto negli USA dalla Federal Reserve che però, a differenza della BCE, deve contemporaneamente perseguire l’obiettivo politico del pieno impiego.
La BCE non è prestatore di ultima istanza. Tuttavia, dopo le crisi dell’eurozona, dal 2010 la BCE ha modificato il suo orientamento attraverso un complesso sistema che le permette di intervenire con operazioni sul mercato secondario obbligazionario dei titoli emessi dai paesi membri. Tuttavia, sia la complessità che gli oneri di tale sistema non hanno incontrato il favore dei paesi in difficoltà.
L’azionariato della BCE è composto per quote delle banche centrali della zona euro (i primi tre paesi senza deroga sono: Germania 18.9%; Francia 14.2%; Italia 12.5%) e da alcune banche centrali di paesi ‘con deroga’ non aderenti all’euro, tra cui il Regno Unito con il 14.5%. Il capitale interamente versato costituisce la riserva di cambio per un valore di 40 miliardi di euro, ripartito al 15% in oro e all’85% in Yen e dollari americani.
REGNO UNITO
A titolo di esempio, vale la pena richiamare che, diversamente dall’Italia, la Banca d’Inghilterra (BoE) è la banca centrale del governo britannico. Costituita nel 1646 come banca privata fu nazionalizzata nel 1946 e dal 1998 è un ente pubblico indipendente la cui proprietà è interamente posseduta dal Ministero del Tesoro britannico rappresentato dal Treasury Solicitor. Tra le responsabilità della BoE figurano il mantenimento della stabilità dei prezzi e il sostegno alle politiche economiche del governo, che sono orientate alla promozione della crescita economica. Quindi la BoE può agire in qualità di prestatore di ultima istanza, cioè può intervenire con operazioni sul mercato primario e secondario dei titoli obbligazionari del Regno Unito, privati e pubblici.
STATI UNITI D’AMERICA
La Federal Reserve (FED) degli USA fu creata dal Congresso nel 1913 per mettere fine al disordine monetario che derivava dalle emissioni di valuta dei vari Stati membri. Gli obiettivi che il Congresso attribuì alla FED sono tutt’ora in vigore: massimo impiego; stabilità dei prezzi; tassi di interesse moderati sul lungo termine. Sebbene la FED si consideri una banca centrale indipendente, la nomina del suo presidente e vicepresidente spetta al presidente degli USA e deve essere confermata dal Senato. Da un lato la FED ha la prerogativa della politica monetaria, ma dall’altro il Dipartimento del Tesoro dell’amministrazione USA ha ancora la prerogativa del conio, ovvero può decidere sulla massa di moneta circolante. La FED può agire in qualità di prestatore di ultima istanza, cioè può intervenire con operazioni sul mercato primario e secondario dei titoli obbligazionari americani, privati e pubblici. Nonostante il nome, la FED è una società interamente privata che è posseduta da banche e consorzi bancari statunitensi, ma anche britannici e israeliani.

Aggiornamento

Twenty years of Bank of England independence: the evolution of monetary policy - speech by Ian McCafferty
05 October 2017
http://www.bankofengland.co.uk/publications/Pages/speeches/2017/1005.aspx  


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6 commenti:


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  2. Faccio una domanda a lei che non trova risposta da altri, anche se in questo articolo trovo alcune informazioni aggiuntive che fanno capire che lo stato italiano e' in mano ad un sistema di elite che guardano piu' al proprio interesse che a quello collettivo.
    La vicenda del 1981, che viene descritta anche in questo articolo, e’ stata vicenda specifica dell’Italia oppure si e’ verificata in maniera simile anche in altri paesi europei in quegli anni? Se la risposta e’ si, con quali modalita’ differenze di impostazione e di conseguenze?

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  3. Aggiungo: a me risulta che dal 1981 ad oggi lo stato abbia pagato piu' di 2000 miliardi di interessi. Riguardo al che fare propongo: restituzione del 100% valore nominale dei titoli +1% all'anno (direi un principio sano). Cio' per investitori di livello superiore a x milioni di euro, non per il piccolo risparmiatore. Anzi io al governo chiederei, sulla base di questo limite, la restituzione del maltolto sui titoli gia' scaduti. Porrei la condizione che chi non si adegua sara' fuori dall'Italia e in ogni momento passibile di requisizione: un ricercato. Quindi: trasformare uno stato debole in uno stato forte che fa' gli interessi collettivi.
    Perche' gli italiani dovrebbero essere buoni con rapinatori di professione. Perche' gli italiani dovrebbero pagare attraverso rinunce continue protratte per decenni e vivendo le conseguenze sulla propria pelle (ad esempio, cosa sono se non sofferenze le file e i rifiuti vissuti nei pronti soccorsi?) i conti salati di ricchi rapinatori e dei loro lacche'? Siamo tornati all'Ancien Regime! Solo che adesso alla dittatura partecipano anche parte degli eredi degli ex rivoluzionari.

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