FUOCO AMICO
Bersani, ‘Renzi pensa ai suoi amici capitalisti e non
agli italiani’
‘Abbiamo perso pezzi di industria, mancano milioni di posti
di lavoro’
Bersani:
“Pensiamo ai 6 milioni di posti di lavoro che mancano e poi al voto di ottobre”
L’ex segretario del Pd spiega al premier che non può dimenticare
l’economia e pensare solo al referendum. Intervista di Giorgio Meletti, Il Fatto Quotidiano
Pubblicato il 27 maggio 2016 in Partito
Le
ultime dichiarazioni di Pier Luigi Bersani su Renzi sono state pesantissime ed
hanno prodotto, da una parte, un nutrito dibattito in rete, e, dall’altra, una
reazione tiepida, anzi fredda, del resto della minoranza PD (Cuperlo e
Speranza), che non se la sono sentita di seguire Bersani, rischiando di
superare il punto di non ritorno che li avrebbe portati alla scissione.
Constato che troppo tardi il gentiluomo
Bersani ha forse capito che una congrua dose di “cattiveria” è un elemento fondamentale di un
leader politico, come gli avevo suggerito nel 2010:
“una
leadership che negli ultimi due mesi è visibilmente cresciuta”
E’
vero, ma il miglioramento di Bersani non è soltanto degli ultimi 2 mesi, ma è
stato un crescendo negli ultimi 2 anni, soprattutto in fatto di determinazione
(io uso definirla "cattiveria", che in “PD-Obama” gli “suggerivo” 2
anni fa, con scandalo di qualche anima pia), che poi piano piano, mettendo
gradualmente la sordina alla sua bonomia caratteriale, ha anche di conseguenza
migliorato l'efficacia delle sue "performance" comunicative. (Cfr. L’esito fausto delle elezioni primarie del
Centrosinistra).
La questione Bersani-Renzi è abbastanza chiara. Provo allora a spiegarla
come la vedo io, nel merito e seguendo il filo delle critiche di Bersani a
Renzi, in sintesi ma compiutamente, ché posso ulteriormente motivare quasi
punto per punto (avendo tempo, ho scritto decine di articoli nel mio blog e
centinaia di commenti in giro per il web).
Innanzitutto, dico che io non condivido la scelta del galantuomo Bersani di
non lasciare il PD del destrorso Renzi, e di limitarsi a denunciare, stando
all'interno del partito, che Renzi, essendo un destrorso, ha sposato ovviamente
gli interessi dei Marchionne e degli Squinzi; ed essendo - pare - un massone,
ha sposato gli interessi dell'élite
finanziaria che gravita nei - e attorno ai - consessi latomistici; ed essendo
un contaballe contrabbanda la misera e del tutto insufficiente flessibilità
ottenuta dall’UE per un grosso e risolutivo successo; ed essendo un Edipo nato
e pasciuto ha un'irrefrenabile pulsione a... rottamare chi gli si oppone; ed
essendo sveglio e tosto ma di mediocre visione è incapace di erigere un piano
con contenuti e respiro strategico.
Anche se - va detto - egli fece errori gravi nella gestione della campagna
elettorale, che gli fecero perdere - pare - il 5% dei voti nell'ultima
settimana prima delle elezioni, gli elettori non bocciarono Bersani, ma egli
per coerenza con se stesso rifiutò di allearsi col pregiudicato Berlusconi e
così, stante il divieto statutario di M5S di allearsi con chicchessia, rinunciò
alla sua legittima ambizione di diventare PdC.
Che però ora gli dà almeno il diritto di dire la sua e criticare -
oggettivamente, nel merito! - gli errori e le carenze delle scelte (o non
scelte) di Renzi.
Lo spregiudicato Renzi non ebbe alcuna remora, invece, prima a defenestrare
slealmente il debole Letta e poi ad allearsi col pregiudicato predetto per
diventare, mai votato da nessuno, PdC e governare grazie ai voti guadagnati
dalla coalizione di Bersani: alla Camera 345 seggi su 630, e una maggioranza
relativa al Senato (cfr. http://www.ilpost.it/2013/02/26/seggi-camera-senato-elezioni-2013/),
facendo per giunta cose spesso opposte al programma (“Italia bene comune”) su
cui il PD ha preso i voti, incluso il mio, tradendo così il rapporto di lealtà
col proprio elettorato.
Ad una disamina non superficiale dei
provvedimenti del governo Renzi, c'è ben altro che il c.d. Jobs Act.
Occorrerebbe a) quantificare la distribuzione dei pesi e dei vantaggi per le
classi e i ceti di ciò che ha fatto e soprattutto di ciò che non ha fatto il
governo dei due massoni Renzi-Padoan; e b) esaminare le differenze tra il
programma elettorale col quale il PD (candidato Bersani) ha chiesto e ottenuto
il voto e vinto - checché se ne dica - le elezioni e i provvedimenti di legge
adottati dal governo Renzi.
Sotto entrambi i profili, con qualche eccezione per un paio di misure
iniziali di Renzi, il bilancio è impietoso, e una persona onesta come Bersani,
che per coerenza rifiutò l'alleanza con il pregiudicato Berlusconi e rinunciò
così alla sua legittima aspirazione a diventare PdC, ha non solo il diritto ma
anche il dovere di chiederne conto allo spregiudicato, sleale e destrorso
Renzi.
***
Sul costo delle decontribuzioni (a favore degli imprenditori) e sui loro
effetti, ecco una stima:
Il
Jobs Act e il costo della nuova occupazione: una stima
Marta Fana e Michele Raitano 4 maggio 2016
Marta Fana e Michele Raitano si propongono di
stimare quanto inciderà sul bilancio pubblico la decontribuzione sul costo del
lavoro prevista dalla Legge di Stabilità per il 2015. A questo scopo, essi
formulano diverse ipotesi su variabili rilevanti fini del calcolo, come la
durata media dei nuovi contratti e la distribuzione delle retribuzioni. La
conclusione alla quale giungono è che il costo lordo per il bilancio pubblico
nel triennio di sgravio oscillerà, a seconda delle ipotesi, tra i 22 e i 14
miliardi.
Sugli
effetti delle cosiddette riforme strutturali, ecco un’analisi:
SONO LE RIFORME STRUTTURALI
LA VERA SOLUZIONE?
Amedeo Panci 27 maggio 2016
Su
uno dei modi in cui si estrinseca la cattiveria di Renzi, infine, ecco il
giudizio di un esperto:
Marcello Foa sulle minacce di Renzi ai giornalisti (dal minuto
36:30 circa)
Post e articoli collegati:
Caro Pier Luigi
Bersani
Bersani vs Renzi
1. Berlusconi-Renzi, interpretazione
psicologica di un incontro scandaloso
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2684132.html oppure
http://vincesko.blogspot.com/2015/04/berlusconi-renzi-interpretazione.html
http://vincesko.blogspot.com/2015/04/berlusconi-renzi-interpretazione.html
2. Bersani vs
Renzi, il competente e onesto segretario gentiluomo e lo sfidante coraggioso e
tosto
3. Il tappo
gerontocratico al naturale, fisiologico, salutare ricambio generazionale
4. I 700+1
conservatori dello status quo
5. Se vince
Renzi…
6. Il probabile
effetto-valanga della ‘rottamazione’ renziana
7. Bersani vs
Renzi: economia mista o liberismo?
8. Tra
Bersani e Renzi il gioco si fa duro
9. L’esito
fausto delle elezioni primarie del Centrosinistra
RITRATTO
La metamorfosi di Pier Luigi Bersani: il mite ex
segratario Pd ora è una furia
Chiede di abbassare i toni e di
modificare l’Italicum. Si indigna, si dice stupito. E anche se i renziani non gli concedono nulla, l'esponente della
minoranza dem non molla
DI LUCA
SAPPINO
27 maggio 2016
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