Che
il neo-liberismo assomigliasse a una religione, lo avevo già dedotto da molto
tempo frequentando siti neo-liberisti, tra cui NoisefromAmerika, al cui
titolare (e sodali) contestai di essere una sètta di un credo fideistico
“strano” al soldo dei ricchi.[1]
Adepti che naturalmente proiettano l’accusa di manipolazione ideologica sugli
appartenenti al campo avverso. Riporto, come esempio, questo breve, apparentemente
ironico commento:
So bene che il
trattino andrebbe omesso, ma io lo uso indifferentemente, e lo metto apposta
per evidenziare la distanza siderale dal punto di vista morale tra il liberismo smithiano e il neo-liberismo,
ideologia spietata al soldo dei ricchi-potenti-egoisti-crapuloni-bulimici.
Ti spiace?
Contraddizione in termini, perché i neo-liberisti, dotati di cuore crudele,
quindi consapevolmente, sono più simili, anzi peggio, dei feroci – e quindi
inconsapevoli – impietosi squali. Entrambi i tipi di esemplare vivono in
gruppi: gli squali in branchi; gli adepti del neo-liberismo in sètte, con delle
regole strane…
Anche Jens Weidmann,[2]
presidente della Bundesbank, ne fa parte, come tantissimi altri che occupano
posizioni apicali di Istituzioni pubbliche capaci di incidere anche
pesantemente sulla vita di centinaia di milioni di persone.
Occorre una guerra di liberazione,
accompagnandola però con un’autocritica degli errori e delle esagerazioni che
hanno costellato il campo keynesiano, come opportunamente riconosce il
prof. Gustavo Piga, col quale concordo:
“La prima risposta ha a che fare con quella
che io chiamo la “questione ideologica”. La mia generazione di cinquantenni,
oggi al potere in tutti i gangli delle amministrazioni nazionali e
sovranazionali, si è formata nelle università al tempo in cui il verbo neo-classico
aveva preso il sopravvento. Partito in sordina alla fine degli anni sessanta
presso la scuola di Chicago, fu sospinto dai fallimenti evidenti negli anni
settanta del modello keynesiano, applicato dalla classe dirigente di allora
senza interrogarsi se l’intervento statale che Keynes perorava durante la
Grande Depressione da crisi di domanda degli anni trenta fosse necessario in
economie alle prese invece con problemi strutturali di offerta che cominciavano
ad affliggere il benestante Occidente. […]
Oggi, come è
avvenuto spesso nel corso della storia, il pendolo ritorna indietro, e una
crisi da domanda simile a quella degli anni trenta richiede soluzioni simili a
quelle persuasivamente argomentate da Keynes allora. Ma questa classe dirigente
al potere oggi non riesce ad accettarle, troppo imbevuta di quello che allora
era sapere ed oggi è mera ideologia”.
Segnalo:
La scienza economica dominante come religione pubblica
di Nicolò
Bellanca
Plasmando i
nostri modelli mentali e le nostre azioni, l’odierna teoria economica dominante
si rivela in grado di convertirci, operando come una religione pubblica. Senza
tenere in adeguato conto questa sua capacità si capisce poco dell’affermazione
planetaria del neoliberismo. Una riflessione a partire dagli ultimi libri di
Mauro Gallegati
[1] Dialogo nel blog neo-liberista NoisefromAmerika su
Keynes e dintorni
Dialogo n. 2 nel
blog neo-liberista NoisefromAmerika:
pensioni
Dialogo n. 3 nel blog neo-liberista NoisefromAmerika:
pensioni
[2] Il bugiardo e imbroglione Jens Weidmann e la
massima di Goebbels
Appendice
Tutto bello, tutto giusto. Le fallacie logiche, prima
che tecniche, del neo-liberismo sono evidenti e clamorose. I suoi sacerdoti
sono nudi come il re nudo. Eppure le schiere degli adepti si assottigliano
appena, rimangono quasi integre. Allora bisogna acquisire la consapevolezza che
l’adesione al neo-liberismo, ideologia strampalata e spietata al soldo dei
ricchi – il ceto dominante da 30 anni, ricchissimo, potentissimo (controlla i
media, le università, i centri nevralgici del potere), bulimico e spietato – è
un effetto; la causa determinante è, per solito, un’educazione troppo severa,
autoritaria, castrante, la quale produce, da un lato, problemi col principio di
realtà; da un altro, ottundimento dello spirito critico; da un altro, l’uso
abituale della proiezione (psicologica); da un altro ancora, familiarità con la
sindrome di Stoccolma; e, dall’altro, sado-masochismo. E, spesso, idiosincrasia
personale per le regole, che però sono inclini irresistibilmente ad imporre
agli altri. I neo-liberisti sono dei sado-masochisti, oltre che contrastare sui
giornali e nei libri la loro religione algida, fallace e dalla sospetta spietatezza,
bisognerebbe chieder loro – semplicemente – di farsi curare. E sommergerli con
una corale, oceanica risata.
Post e articoli collegati:
Dialogo sul liberismo, il
liberalismo, le banche, la speculazione, il comunismo ed altro
Dialogo su
debito pubblico, privatizzazioni, neo-liberismo, stato sociale
I
tabù europei e la creatività dei grigi burocrati
Fabrizio Patriarca 17
maggio 2016
Fabrizio Patriarca esamina alcune proposte
emerse di recente nell’ambito del progetto di completamento dell’Unione Economica
e Monetaria e da esse trae spunto per sostenere che contrariamente a un diffuso
luogo comune i “grigi burocrati” di Bruxelles e Francoforte sono in realtà
dotati di notevole creatività. Essi, infatti, ad avviso di Patriarca trovano
soluzioni creative in grado di mediare tra posizioni diverse senza toccare i
“tabù” che sono all’origine di quelle divisioni. Però, le conseguenze di questa
creatività sono spesso molto negative.
http://www.eticaeconomia.it/i-tabu-europei-e-la-creativita-dei-grigi-burocrati/
Dopo aver dato potere all’1% e impoverito milioni,
il FMI ammette l’insuccesso del neoliberismo
di Ben Dangl – 1
giugno 2016
Segnalo questo bel saggio di Luciano Pellicani, del quale vengono riportati ampi stralci, in
particolare su Friedrich von Hayek, nel libro “Massoni” di Gioele Magaldi (v. UE, dirigenti illuminati o massoni
reazionari? 1 oppure 2 ):
Così
è fallito il modello neoliberista
Un saggio di Pellicani
Un saggio di Pellicani
Luciano Pellicani
- 25 marzo 2013
http://www.reset.it/caffe-europa/cosi-e-fallito-il-modello-neoliberista-un-saggio-di-pellicani
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