Chi ha paura del governo tecnico?
Carlo
Clericetti - 28 NOV 2016
Citazione: “non sarebbe però male ogni tanto
notare che la scienza economica non si limita ad un unico paradigma e che la
complessità dei tempi che viviamo non sopporta risposte univoche”.
Prendo
spunto dalla frase di Domenico, per fare, anzi ri-ripetere, alcune
considerazioni.
Neo-liberismo
La
frase di Domenico è un esempio preclaro di proiezione. Come se non avessero
fatto già abbastanza danni col neo-liberismo, dopo 30 anni di sfracelli pagati
dai poveri cristi per colpa di questa ideologia fallimentare (che suppongo il
padre del liberismo, l’economista e filosofo morale Adam Smith, aborrirebbe), gli
utili idioti al soldo dei ricchi non sono mai paghi, devono guadagnarsi la
pagnotta. D’altronde, come farebbero i ricchi, che sono 4 gatti, a
spadroneggiare se non potessero contare su risorse enormi, il controllo dei
media, ormai da 30 anni anche quello accademico, e l’ausilio di utili idioti
ben retribuiti e non? La loro presunta
terapia, più che rasentare, anzi oltrepassare, la solita spietatezza degli
adepti del neo-liberismo, come per solito capita a chi ha subìto un’educazione
autoritaria e repressiva e diventa facile strumento della manipolazione
psicologica, sfocia ormai nel ridicolo. Esilarante, se non fosse tragico per le
vite di miliardi di persone.
Spread 2011
(a) Manovre
correttive.
Come
ho già rilevato più volte, il risanamento dei conti pubblici è iniziato nel
2010 (la prima manovra correttiva dopo la crisi della Grecia è stata il DL 78
del 31.5.2010, convertito dalla Legge 122/2010, di 62 mld cumulati) ed è stato
mastodontico (nella scorsa legislatura, sono state varate manovre correttive
per 330 mld cumulati, ¾ dal governo Berlusconi, pari a 267 mld cumulati,
distribuiti in maniera molto iniqua, e ¼ dal governo Monti, pari a 63 mld
cumulati, ripartiti in modo più equo, vedi IMU, patrimonialina sui depositi,
TTF), per far fronte soprattutto agli accresciuti oneri per interessi passivi.
Le
misure strutturali (cioè permanenti) delle manovre correttive, tra cui, ad
esempio, la riforma delle pensioni Sacconi (2010 e 2011), ben più severa e
incisiva della tanto vituperata riforma delle pensioni Fornero, valgono
tuttora.
E’
ovvio, tranne per i neo-liberisti, che queste misure pro cicliche hanno avuto l’effetto
di aggravare e prolungare la crisi economica.
(b) Latitanza della
BCE
Gli
interventi si resero necessari, e in quella dimensione, proprio a causa della
latitanza della BCE, i cui interventi a favore degli Stati in crisi, assieme
alla decisione assurda di aumentare, unica banca centrale ad averlo fatto, il
tasso di riferimento in piena crisi economica (Gavronski, Graf.8 http://www.fulm.org/articoli/economia/progetto-euro-andato-storto-riforma-necessaria-dell-eurozona-1),
chiedendo in cambio “riforme”, si sono limitati agli SMP per 209 mld, di cui 99
all’Italia (tra il maggio 2010 e il marzo 2011, la BCE ha acquistato titoli di
Stato greci, irlandesi e portoghesi; da agosto 2011 a gennaio 2012, titoli
italiani e spagnoli), al famoso e decisivo “whatever it takes” di Draghi del
luglio del 2012, che non è costato 1 solo € alla BCE, e agli OMT, mai implementati
finora.
In
più, a differenza della FED (i cui interventi sono stati, invece, massicci),
sterilizzando ogni volta gli importi, cioè riducendo di pari importo la massa
monetaria, per paura della (fantomatica) inflazione.
(c) Riforme
strutturali
Al
posto dell’azione di politica monetaria, la BCE si è dedicata, travalicando il
suo ruolo, alla declamazione-imposizione delle cosiddette riforme strutturali,
che, se sono utili, lo sono soltanto nel medio-lungo periodo, oltre al “consolidamento”
dei conti pubblici nel breve-medio periodo.
Infatti,
nell’ambito del programma SMP, gli acquisti da parte della BCE di titoli di
Stato italiani cominciarono il 22 agosto 2011, cioè 17 giorni dopo l’invio
della famosa (o famigerata) lettera del 5.8.2011 della BCE, firmata da Trichet
e Draghi, e 9 giorni dopo il varo da parte del governo Berlusconi-Tremonti del
DL 138 del 13.8.2011, di 60 mld cumulati, contenente una buona parte delle
misure chieste nella predetta lettera, e che faceva seguito, a distanza di
neppure 40 giorni, al DL 98 del 6.7.2011, di 80 mld cumulati.
Politica
economica keynesiana
Naturalmente,
col solito meccanismo della proiezione, gli adepti del neo-liberismo imputano
alla teoria keynesiana l’ostinazione di applicare in ogni congiuntura, sia
quelle favorevoli che quelle negative, la stessa terapia economica. Ma questo
non è affermato da Keynes. La deroga a questa regola, pur verificatasi in varie
occasioni da parte dei governi in carica, non fa venir meno l’assunto
principale della teoria keynesiana che, in congiunture economiche negative, è
necessario l’intervento pubblico, aumentando la spesa pubblica e finanziandola
a deficit accrescendo il debito pubblico. Provvedendo poi a ridurre la spesa ed
aumentare le imposte, ove necessario, quando la crisi economica sia superata.
Purtroppo,
con l’adozione della norma del pareggio strutturale di bilancio in
Costituzione, sia nel vecchio che nel nuovo, eventuale, testo dell’art. 81, interpretata
in maniera restrittiva dall’oligarchia europea, ci siamo preclusi “strutturalmente”
la possibilità di attuare politiche economiche anticicliche.
L’illogicità
del neo-liberismo ha assunto dignità costituzionale.
Post collegati:
Analisi parziale
del complotto contro Berlusconi
La religione
neo-liberista
Replica alla
risposta della BCE alla petizione sulla BCE
Spread,
tornano la strumentalizzazione e la paura
Per un’analisi complessiva della politica monetaria
della BCE durante la crisi, corredata dalle prove (100 note), allego la
modifica da me elaborata della relativa voce di Wikipedia (poi annullata da un
volontario-amministratore per ragioni strampalate).
8. Attività della BCE dopo il trattato di Lisbona:
analisi critica
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