giovedì 15 settembre 2016

Manifesto di Ventotene, scritto da Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi, pubblicato a cura di Eugenio Colorni, un ex comunista, un liberale e un socialista


Il Manifesto di Ventotene[1] viene citato sempre più spesso negli ultimi anni, di fronte alla crisi dell’Unione Europea. E’ stato oggetto di articoli e di discussioni in occasione del recente vertice trilaterale Renzi-Merkel-Hollande.[2]
C’è chi ha parlato di tradimento dei suoi ideali. Ed in effetti, come ho scritto in passato, “l’ispirazione che ha informato tutta la costruzione europea è stata determinata, non dal Manifesto di Ventotene del massone progressista Altiero Spinelli e altri, ma dal progetto conservatore e neo-oligarchico dei massoni Kalergi, Monnet, Schumann e altri, con un’impostazione liberistica e deregolamentata del mercato, un Parlamento europeo privo di poteri e la prevalenza della burocrazia. Come poi è effettivamente avvenuto”.[3]
C’è chi invece ne ha preso le distanze, richiamandosi a ideali liberali, perché il Manifesto di Ventotene (frutto del suo tempo) sarebbe impregnato di ideologia (nella sua accezione negativa). Ma per criticarlo commette lo stesso peccato. Fin dall'inizio, autoproclamandosi liberale. E facendosi portatore di una ricetta alternativa “liberale”: contro lo Stato etico,[4] la limitazione del diritto di proprietà, l’elargizione di sussidi alle persone.
Anche io sono liberale (almeno in Italia, il liberalismo vale in politica, il liberismo vale in economia),[5] ma ad esempio non mi scandalizzo se:
1. lo Stato svolge una funzione pedagogica (ce ne sarebbe molto bisogno), ovviamente declinata in senso moderno prendendo esempio dalle metodiche più efficaci (chessò, il metodo finlandese dell'assistenza a domicilio alle mamme in gravidanza e nei primi 2-3 anni di vita dei figli, periodo cruciale per la costruzione della personalità);[6]
2. lo Stato pone dei limiti (costituzionali) alla proprietà privata (vedansi le leggi che permettono la rendita parassitaria urbanistica, che beneficia spropositatamente pochi privilegiati e scarica i costi delle infrastrutture primarie e secondarie sulla collettività, oltre ai costi e disagi sociali);
3. lo Stato vara il reddito minimo garantito (adottato in quasi tutti gli Stati liberali dell'UE, tranne in Italia e Grecia).[7]
Francamente, a me non sembrano proposte ideologiche, ma di semplice buon senso. Anzi, trovo ideologico e privo di senso dichiararvisi contrario.

C'è, poi, chi, sotto l’effetto dell’arrabbiatura per l’invasione degli immigrati, tra i tantissimi commentatori benpensanti e conservatori e reazionari che popolano il web, sulla semplice lettura del testo del Manifesto di Ventotene, prende lucciole per lanterne, fischi per fiaschi, dove è scritto "bianco" legge "nero", ecc.
Estrapola singoli passi e ne dà un’interpretazione distorta, al limite della diffamazione, e certe volte anche oltre.
Ad esempio con questo commento, pieno di errori, frutto di evidente nervosismo:
Altiero Spinelli e i suoi colleghi hanno rovinato la vita di milioni di persne , per fortuna non del tutto rispetto a quello che era il loro pensiero: il loro obiettivo era quella di una "dittatura socialista" (quindi era antafascista...e stop. ,a favorevolissimo alla dittatura della propria parte politica. come tutti gli antifascisti di sinistra), ma tra i suoi punti tanto per cambiare c'era l'bolizione della proprietà privata: nessuno avrebbe avuto diritto ad avere più nulla, nemmeno i propri vestiti, perchè tutto deve essere di tutti. Mamma mia non ci posso pensare!
O quest’altro:
Perchè allora non ci spiega lei?. "le caratteristiche che hanno avuto in passato il diritto di proprietà e il diritto di successione hanno permesso di accumulare nelle mani di pochi privilegiati ricchezze che converrà distribuire, durante una crisi rivoluzionaria in senso egualitario, per eliminare i ceti parassitari e per dare ai lavoratori gli strumenti di produzione di cui abbisognano, onde migliorare le condizioni economiche e far loro raggiungere una maggiore indipendenza di vita. Pensiamo cioè ad una riforma agraria che, passando la terra a chi coltiva, aumenti enormemente il numero dei proprietari, e ad una riforma industriale che estenda la proprietà dei lavoratori, nei settori non statizzati, con le gestioni cooperative, l'azionariato operaio ecc.;"
Tutto questo volontario? Sarebbe stata un'altra dittatura del proletariato. In realtà hanno espropriato i piccoli per arricchire i grandi a quanto mi risulta.

Se lo si legge, il Manifesto di Ventotene, si vede che l'unica rivoluzione è quella del superamento degli Stati nazionali e la costituzione dell'Europa federale. Vi sono critiche severe ai comunisti. Si rifiuta la statalizzazione dei mezzi di produzione definendola un’utopia e un errore, poiché porta alla nascita di un regime dominato da una classe di burocrati che sfruttano il popolo. La statalizzazione riguarda soltanto le imprese monopolistiche e quelle talmente grandi da condizionare lo Stato.

"Un vero movimento rivoluzionario dovrà sorgere da coloro che han saputo criticare le vecchie impostazioni politiche; dovrà saper collaborare con le forze democratiche, con quelle comuniste, e in genere con quanti cooperino alla disgregazione del totalitarismo; ma senza lasciarsi irretire dalla prassi politica di nessuna di esse. [...]
III. — COMPITI DEL DOPO GUERRA – LA RIFORMA DELLA SOCIETÀ.
La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista, cioè dovrà proporsi l’emancipazione delle classi lavoratrici e la realizzazione per esse di condizioni più umane di vita. La bussola di orientamento per i provvedimenti da prendere in tale direzione non può essere però il principio puramente dottrinario secondo il quale la proprietà privata dei mezzi materiali di produzione deve essere in linea di principio abolita e tollerata solo in linea provvisoria, quando non se ne possa proprio fare a meno. La statizzazione generale dell’economia è stata la prima forma utopistica in cui le classi operaie si sono rappresentate la loro liberazione dal giogo capitalista; ma, una volta realizzata in pieno, non porta allo scopo sognato, bensì alla costituzione di un regime in cui tutta la popolazione è asservita alla ristretta classe dei burocrati gestori dell’economia.
Il principio veramente fondamentale del socialismo, e di cui quello della collettivizzazione generale non è stato che una affrettata ed erronea deduzione, è quello secondo il quale le forze economiche non debbono dominare gli uomini, ma — come avviene per le forze naturali — essere da loro sottomesse, guidate, controllate nel modo più razionale, affinché le grandi masse non ne sieno vittime. Le gigantesche forze di progresso che scaturiscono dall’interesse individuale, non vanno spente nella morta gora della pratica routinière per trovarsi poi di fronte all’insolubile problema di resuscitare lo spirito d’iniziativa con le differenziazioni nei salari, e con gli altri provvedimenti del genere; quelle forze vanno invece esaltate ed estese offrendo loro una maggiore opportunità di sviluppo e di impiego, e contemporaneamente vanno consolidati e perfezionati gli argini che le convogliano verso gli obbiettivi di maggiore vantaggio per tutta la collettività.
La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso, non dogmaticamente in linea di principio.
a) Non si possono più lasciare ai privati le imprese che, svolgendo un’attività necessariamente monopolistica, sono in condizioni di sfruttare la massa dei consumatori; [...][1]

PS: Gli autori e il curatore della pubblicazione del Manifesto di Ventotene (elaborato nel 1941 e pubblicato nel 1944) sono stati: Altiero Spinelli, Ernesto Rossi ed Eugenio Colorni, un ex comunista, un liberale e un socialista.

Note


[2] Renzi a Ventotene con Merkel e Hollande. "Europa soluzione, non problema. E non finisce con Brexit"
Sicurezza, immigrazione e crescita nella Ue dopo la "fuga" del Regno Unito al centro del vertice tra i leader di Italia, Germania e Francia. I due "ospiti" accolti dal presidente del Consiglio nello scalo napoletano di Capodichino, poi in elicottero sull'isola per deporre fiori "europei" sulla tomba di Altiero Spinelli. I lavori sulla portaerei Garibaldi. Merkel: "Da Renzi riforme pietre miliari per futuro sostenibile". Hollande: "Europa deve sapersi difendere ma anche accogliere"
di PAOLO GALLORI  -  22 agosto 2016

[3] Il piano Kalergi e la genesi dell’Unione Europea oligarchica

[4] Stato etico

[5] Liberismo e liberalismo [Wikipedia]
Nella lingua italiana liberismo e liberalismo non hanno lo stesso significato: mentre il primo è una dottrina economica che teorizza il disimpegno dello stato dall'economia (perciò un'economia liberista è un'economia di mercato solo temperata da interventi esterni), il secondo è un'ideologia politica che sostiene l'esistenza di diritti fondamentali e inviolabili facenti capo all'individuo e l'eguaglianza dei cittadini davanti alla legge (eguaglianza formale).

[6] Questione femminile, questione meridionale, rivoluzione culturale e progetto educativo

[7] Dossier reddito minimo garantito


Documento collegato:

Traggo dalla Nota editoriale:
In conseguenza di quei ragionamenti, nacque “Per un’Europa libera e unita. Progetto d’un manifesto”, scritto, nell’estate 1941 in Ventotene. Eugenio Colorni nel 1944 ne curò la redazione in tre capitoli: il primo (“La crisi della civiltà moderna”) e il secondo (“Compiti del dopoguerra. L’unità europea”) interamente elaborati da Spinelli, come anche la seconda parte del terzo (“Compiti del dopoguerra. La riforma della società”), mentre la prima parte di quest’ultimo è stata definita da Rossi. Il “progetto”, denominato Manifesto di Ventotene, fu diffuso negli ambienti antifascisti da Ada Rossi, moglie di Ernesto, da Ursula Hirschmann, moglie di Colorni (dopo la morte di questi, colpito dal piombo fascista il 28 maggio 1944, diverrà moglie di Altiero Spinelli) e da Fiorella e Gigliola Spinelli, sorelle di Altiero.
I Quaderni di Ventotene
ISTITUTO DI STUDI FEDERALISTI ALTIERO SPINELLI
MANIFESTO DI VENTOTENE E PROGETTO DI TRATTATO CHE ISTITUISCE L’UNIONE EUROPEA: PER RILANCIARE L’EUROPA FEDERALE


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