martedì 26 ottobre 2021

LA RIFORMA DELLE PENSIONI FORNERO È UNA BUFALA MONDIALE

 

 

I lettori abituali di questo blog conoscono la mia fatica di Sisifo contro le BUFALE sulle Manovre correttive della XVI legislatura (Governi Berlusconi e Monti) e sulle pensioni.

Sanno perciò che la Riforma delle pensioni Fornero è ormai una BUFALA mondiale da oltre un lustro, che in Italia ha fatto 60 milioni di vittime (inclusi ISTAT, UPB, talvolta INPS, Banca d’Italia, RGS), poi si è diffusa all’estero (inclusi OCSE, FMI e i giornali più famosi).

Le vengono attribuite da TUTTI, inclusi i docenti universitari, le severe norme della Riforma SACCONI. Ho scritto un saggio, con tutte le prove documentali.

Le BUFALE sulla Riforma Fornero impazzano in questi giorni sui media, per le fibrillazioni del Governo Draghi, che ha deciso di non rinnovare Quota 100. La Lega Nord di Salvini (al quale ho scritto più volte sulle sue bugie sulla Riforma Fornero e su Monti), che la impose con il Governo Conte1, ovviamente è contraria e rifiuta “il ritorno alla Fornero”.

Vale la pena, allora, di riportare di nuovo lo stato dell’arte pensionistico non soltanto con i relativi riferimenti legislativi, ma anche con i singoli commi interessati, per le opportune verifiche e vincere (illusione) la terribile resistenza delle vittime della vulgata. Dalle norme emerge chiaramente che:

• il grosso lo ha deciso SACCONI e quasi tutto per la pensione di vecchiaia;

• la Riforma Fornero ha ridotto l’età di pensionamento di vecchiaia per gli autonomi (maschi e femmine) da 66 anni e 6 mesi (decisi da Sacconi nel 2010) a 66 anni;

• la Riforma Fornero, separandole in commi diversi senza avvertire del legame o ripetendo pari pari le misure già approvate un anno e mezzo prima, si è “appropriata” di norme di Sacconi, in particolare l’allungamento dell’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e anticipato (ex anzianità) a 41 anni e 3 mesi; e

• alla Riforma Fornero viene erroneamente attribuito l’adeguamento alla speranza di vita e, di conseguenza, l’aumento a 67 anni.

***

1) Pensione di vecchiaia: l’aumento di 2 anni da 65 (2010) a 67 (2019) è quasi tutta opera di SACCONI: un anno mediante la “finestra” (L. 122/2010, art. 12, commi da 1 a 6, e L. 148/2011, art. 1, comma 21, per lestensione al comparto della scuola e delluniversità), tranne 4 mesi di Damiano (L. 247/2007), e un anno con l’adeguamento alla speranza di vita, introdotto (L. 102/2009, art. 22-ter, comma 2) e modificato sostanzialmente da SACCONI (L. 122/2010, art. 12, commi da 12-bis a 12-quinquies + L. 111/2011, art. 18, comma 4, per la decorrenza dal 2013, quando è effettivamente decorso). Fornero (L. 214/2011, art. 24) zero. ZERO! [1]

[1] 
Introduzione dell'adeguamento alla speranza di vita (Riforma Sacconi)
L. 102/2009, art. 22-ter 2. A decorrere dal 1° gennaio 2015 i requisiti di eta' anagrafica per l'accesso al sistema pensionistico italiano sono adeguati all'incremento della speranza di vita accertato dall'Istituto nazionale di statistica e validato dall'Eurostat, con riferimento al quinquennio precedente. Con regolamento da emanare entro il 31 dicembre 2014, ai sensi dell'articolo 17, comma 2, della legge 23 agosto 1988, n. 400, e successive modificazioni, su proposta del Ministro del lavoro, della salute e delle politiche sociali, di concerto con il Ministro dell'economia e delle finanze, e' emanata la normativa tecnica di attuazione. In sede di prima attuazione, l'incremento dell'eta' pensionabile riferito al primo quinquennio antecedente non puo' comunque superare i tre mesi. Lo schema di regolamento di cui al presente comma, corredato di relazione tecnica, e' trasmesso alle Camere per il parere delle Commissioni competenti per materia e per i profili di carattere finanziario. http://www.parlamento.it/parlam/leggi/09102l.htm  
Introduzione della ”finestra” di 4 mesi in media (Damiano) o di 12 mesi (Sacconi) o di 18 mesi (Sacconi)
Legge 27.12.1997, n. 247 http://www.camera.it/parlam/leggi/07247l.htm (Riforma Damiano)
Legge 30.07.2010, n. 122 http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2010-5-31;78~art12!vig= (Riforma Sacconi) 
Anticipo decorrenza dell'adeguamento alla speranza di vita  (Riforma Sacconi) 
Legge 15.07.2011, n. 111, art. 18 4. All’articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, sono apportate le seguenti modifiche:
a) al comma 12-bis, la parola: "2015" è sostituita dalla seguente: "2013" e sono soppresse le parole: ", salvo quanto indicato al comma 12-ter,";
b) al comma 12-ter, primo periodo, le parole: "2013" e "30 giugno" sono sostituite rispettivamente dalle seguenti: "2011" e "31 dicembre" ed è soppresso l’ultimo periodo.
Estensione della “finestra” di 12 mesi al comparto della scuola e dell’università  (Riforma Sacconi) 
Legge 14.09.2011, n. 148 21. Con effetto dal 1° gennaio 2012 e con riferimento ai soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento a decorrere dalla predetta data all'articolo 59, comma 9, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, dopo le parole "anno scolastico e accademico" sono inserite le seguenti: "dell'anno successivo. Resta ferma l'applicazione della disciplina vigente prima dell'entrata in vigore del presente comma per i soggetti che maturano i requisiti per il pensionamento entro il 31 dicembre 2011.
Aumento ulteriore di 3 mesi dell'età di pensionamento anticipato  (Riforma Sacconi) 
Legge 15 luglio 2011, n. 111 comma 22-ter Al comma 2 dell'articolo 12 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, e' aggiunto, in fine, il seguente periodo: “I soggetti di cui al presente comma che maturano i previsti requisiti per il diritto al pensionamento indipendentemente dall'eta' anagrafica conseguono il diritto alla decorrenza del trattamento pensionistico con un posticipo ulteriore di un mese dalla data di maturazione dei previsti requisiti rispetto a quello stabilito al primo periodo del presente comma per coloro che maturano i requisiti nell'anno 2012, di due mesi per coloro che maturano i requisiti nell'anno 2013 e di tre mesi per coloro che maturano i requisiti a decorrere dal 1° gennaio 2014, fermo restando per il personale del comparto scuola quanto stabilito al comma 9 dell'articolo 59 della legge 27 dicembre1997, n. 449, e successive modificazioni”.
https://www.bosettiegatti.eu/info/norme/statali/2011_0111.htm
Nota illustrativa https://tuttoprevidenza.it/wp-content/uploads/2014/03/Numero-30-settembre-2011.pdf
Legge 22.12.2011, n. 214 http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2011-12-06;201~art24!vig (Riforma Fornero) 

2) Pensione anticipata:

- Uomini, 42 anni e 10 mesi. Dei due anni e 10 mesi, un anno e 3 mesi (un anno e 9 mesi per gli autonomi) sono stati decisi da SACCONI (L. 122/2010, art. 12, comma 2 + L. 111/2011, art. 18, comma 22-ter), tranne 4 mesi in media da Damiano (L. 247/2007), un anno (L. 214/2011, art. 24, comma 10) e 7 mesi con l’adeguamento all’aspettativa di vita (comma 12) da Fornero (oltre alla riduzione di 6 mesi per gli autonomi, comma 6).

- Donne, 41 anni e 10 mesi. Dell’anno e 10 mesi, un anno e 3 mesi (un anno e 9 mesi per le autonome) sono stati decisi (L. 122/2010, art. 12, comma 2 + L. 111/2011, art. 18, comma 22-ter) da SACCONI (tranne 4 mesi in media da Damiano, L. 247/2007), 7 mesi con l’adeguamento all’aspettativa di vita (comma 12) da Fornero (oltre alla riduzione di 6 mesi per le autonome, comma 6).

Non è necessario aggiungere altro per additare SACCONI anziché Fornero.

Evidenzio anche che la Riforma Fornero:
- non ha quasi toccato la pensione di vecchiaia, se non per l’accelerazione dell’allineamento graduale a 65 anni entro il 2018 delle donne del settore privato (dipendenti e autonome) e per la riduzione di 6 mesi (da 18 a 12 mesi) della “finestra” per gli autonomi, allineandoli a tutti gli altri (L. 214/2011, art. 24, comma 6); e
- con il comma 5 dell’art. 24 della L. 214/2011,[2] ha opportunamente abolito la “finestra” Sacconi/Damiano di 12 (15 per la pensione anticipata) o 18 mesi (21 per la pensione anticipata) e contestualmente (rispettivamente con il comma 6, lettere c e d, e con il comma 10) ha aumentato l’età base di vecchiaia e di anzianità (ora denominata “anticipata”) di 1 anno o 1 anno e 3 mesi (rispettivamente da 65 a 66 e da 40 a 41 anni e 3 mesi), ma solo formalmente e senza evidenziarne il legame, così da un lato si è intestata entrambe le misure e dall’altro ha indotto in errore tutti, inclusi i docenti di Lavoro e Previdenza.

[2] 
Abolizione “finestre” di 12 mesi (dipendenti) o 18 mesi (autonomi) (Riforma Fornero)
5. Con riferimento esclusivamente ai soggetti che a decorrere dal 1° gennaio 2012 maturano i requisiti per il pensionamento indicati ai commi da 6 a 11 del presente articolo non trovano applicazione le disposizioni di cui all'articolo 12, commi 1 e 2 del decreto-legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito, con  modificazioni, dalla legge 30 luglio 2010, n. 122 e successive modificazioni e integrazioni [“finestre], e le disposizioni di cui all'articolo 1, comma 21, primo periodo del decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, convertito, con modificazioni, dalla legge 14 settembre 2011, n. 148 [estensione delle “finestre” al comparto della scuola e dell’università].
Aumento età base pensione di vecchiaia di 12 mesi da 65 a 66 anni  (Riforma Fornero)
6 c. per i lavoratori dipendenti e per le lavoratrici dipendenti di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni e integrazioni, la cui pensione e' liquidata a carico dell'assicurazione generale obbligatoria e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima il requisito anagrafico di sessantacinque anni per l'accesso alla pensione di vecchiaia nel sistema misto e il requisito anagrafico di sessantacinque anni di cui all'articolo 1, comma 6, lettera b), della legge 23 agosto  2004, n. 243, e successive modificazioni, e' determinato in 66 anni;
Riduzione di 6 mesi per gli autonomi (da 66 anni e 6 mesi a 66 anni)  (Riforma Fornero)
6 d. per i lavoratori autonomi la cui pensione e' liquidata a carico dell'assicurazione generale obbligatoria, nonche' della gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, il requisito anagrafico di sessantacinque anni per l'accesso alla pensione di vecchiaia nel  sistema misto e il requisito anagrafico di sessantacinque anni di cui all'articolo 1, comma 6, lettera b), della legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, e' determinato in 66 anni.
Aumento età base pensione anticipata (ex anzianità) a 42 anni e 3 mesi per gli uomini e 41 anni e 3 mesi per le donne, già decisi, tranne 1 anno per gli uomini, dalla Riforma Sacconi (v. sopra, nota 1)  (Riforma Fornero)
10. A decorrere dal 1o gennaio 2012 e con riferimento ai soggetti la cui pensione è liquidata a carico dell'AGO e delle forme sostitutive ed esclusive della medesima, nonchè della gestione separata di cui all'articolo 2, comma 26, della legge 8 agosto 1995, n. 335, che maturano i requisiti a partire dalla medesima data l'accesso alla pensione anticipata ad età inferiori ai requisiti anagrafici di cui al comma 6 è consentito esclusivamente se risulta maturata un'anzianità contributiva di 42 anni e 1 mese per gli uomini e 41 anni e 1 mese per le donne, con riferimento ai soggetti che maturano i requisiti nell'anno 2012. Tali requisiti contributivi sono aumentati di un ulteriore mese per l'anno 2013 e di un ulteriore mese a decorrere dall'anno 2014.

 

Post scriptum

Perché la “legge Fornero”, come la chiamano, è diventata una BUFALA mondiale?

A parte che è sbagliato definirla legge (è l’art. 24 della L. 214/2011, cosiddetta Salva-Italia del Governo Monti), la diffondono tutti per ignoranza, tranne pochissimi, che lo fanno consapevolmente: Tremonti, Cazzola, T. Boeri, P. Ichino, Damiano, SACCONI, A. Brambilla, alcuni giornalisti, e la stessa prof. Fornero (sono tutti approfonditi nel mio saggio, con le relative prove documentali), la quale, attribuendosi o lasciando che le attribuiscano meriti/colpe inesistenti, risulta, di fatto, una millantatrice autolesionista (maledizioni e minacce sotto casa), che probabilmente - mi posso naturalmente sbagliare ma non trovo altre spiegazioni - ha deciso di sopportare questa sorta di calvario perenne perché vuole passare alla storia come salvatrice dell’Italia dal default (compito assegnato al professor Monti e a lei - comè noto - dai cosiddetti poteri forti italiani ed europei). Cosa che, sulla base dei dati e dei fatti, è anchessa una BUFALA mondiale, anzi ancor più grande.

Ho riportato la sua risposta del 2018 nel mio saggio. Che ha ribadito un mese fa, quando mi ha scritto per ringraziarmi della mia ennesima lettera “circolare” al Corriere della Sera, Repubblica e Sole 24 Ore sulle loro ennesime BUFALE sulla Riforma Fornero[3] e per esprimermi la sua meraviglia perché, appunto, le ho attribuito atteggiamenti millantatori. Io, invece, tra l'altro, le ho suggerito di querelare i media.

[3] Lettera al Corriere della Sera, a Repubblica e al Sole 24 Ore sulla loro ennesima BUFALA sulla Riforma delle pensioni Fornero
https://vincesko.blogspot.com/2021/09/lettera-al-corriere-della-sera.html oppure
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2874170.html

La Riforma Fornero è un caso di studio di DISINFORMAZIONE mondiale, anche psicologico.

Traggo dal mio saggio:

9. Informazione cattiva sulle riforme delle pensioni

9.2 Noti esperti di previdenza

In questo sottoparagrafo, tratterò in particolare e in dettaglio dello strano fenomeno costituito dalla reale o fittizia ignoranza delle norme pensionistiche da parte di sette noti esperti di previdenza. I quali sono accomunati dalla commissione di un errore grave, involontario o intenzionale (essendo essi degli esperti, io debbo propendere nettamente per la seconda ipotesi, ma decidano loro), ossia l’attribuzione alla Riforma delle pensioni Fornero, in loro articoli e documenti, di norme incisive decise dalla Riforma delle pensioni SACCONI un anno e mezzo prima che arrivasse il Governo Monti e già in vigore dall’1.01.2011, sulla quale sembrano aver deciso tacitamente una congiura del silenzio.

Si tratta di Giuliano Cazzola,[209] Oscar Giannino,[210] Tito Boeri e Pietro Garibaldi,[211] Pietro Ichino[212] e Cesare Damiano,[213] più Maurizio Sacconi,[214] che ha prima per sei anni peccato di omissione, non rivendicando la paternità delle sue norme, e poi, assieme all’On. Cesare Damiano, che lo aveva fino a poco tempo prima contrastato e criticato duramente (mai nella forma, ché l’On. Damiano è un gentiluomo piemontese, e si sa come sono i Piemontesi…), peccato per commissione.

Avviso che la significatività di questo sottoparagrafo, articolato in citazioni puntuali delle affermazioni erronee dei citati, famosi esperti e relativo mio commento critico, è inversamente proporzionale alla sua piacevolezza. I responsabili della bufala mondiale sulla Riforma delle pensioni Fornero sono ormai talmente tanti da rendere apparentemente impossibile capirne l’autore o gli autori iniziali. Più avanti, riportando la mia lettera a Elsa Fornero, abbozzerò una parte della mia personale spiegazione, che vede proprio i più o meno consapevoli Monti e Fornero svolgere un duplice ruolo: quelli di protagonisti e di capri espiatori, ai quali – con una escalation impressionante nell’arco di un paio d’anni - vengono attribuite le principali misure di tutte le riforme precedenti varate dal 1992. In questo caso, i nomi e cognomi ci sono, riguardano altri protagonisti della materia pensionistica, e la loro conoscenza val bene la… pena.

Cesare Damiano, ex compagno di banco di Elsa Fornero, ed al quale ho scritto sette lettere,[4] ha ripetuto la BUFALA che i 67 anni li abbia decisi “la Riforma Monti-Fornero” venerdì scorso nella sua settimanale intervista a Radio Radicale (complice delle BUFALE perché ho scritto più volte al direttore Falconio e gli ho anche fatto omaggio del mio saggio). https://www.radioradicale.it/download/20211022_20.29.37.mp3

[4] Lettera n. 7 all’On. Cesare Damiano sulle sue ennesime fake news sulle pensioni
http://vincesko.blogspot.com/2018/01/lettera-n-7-allon-cesare-damiano-sulle.html oppure
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2859940.html

Anche il professor Giuliano Cazzola ha ripetuto recentemente (più volte) la BUFALA sulla Riforma Fornero nel suo ultimo articolo su Il Quotidiano del Sud (in calce c'è il mio commento).[5]

[5] https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/le-due-italie/occupazione/2021/10/22/pensioni-lo-scalone-e-una-tigre-di-carta-che-spaventa-gli-allocchi/.

Per quanto concerne la professoressa Fornero, riporto il sottoparagrafo del mio saggio che la riguarda.

9.9 Elsa Fornero è uno dei principali responsabili della disinformazione sulle pensioni

La professoressa Elsa Fornero, palesando un autolesionismo apparentemente inspiegabile, è uno dei principali responsabili della DISINFORMAZIONE che circonda le pensioni.

Lo è sia per la formulazione poco chiara, omissiva e tendente al plagio delle sue norme, fin dall’indicazione dei «principi e criteri» della sua Riforma[171] (si veda il comma 1, lettera c, relativo all’aggancio alla speranza di vita); sia per la prassi impropria di confermare e ripetere le norme precedenti (una norma ordinaria pienamente in vigore – Riforma Sacconi - non ha affatto bisogno di essere confermata da un’altra norma ordinaria - Riforma Fornero – per essere valida); sia, successivamente, per la sua reticenza le millanta volte che comunica attraverso i media o quando (cioè quasi sempre) - tace del tutto quando le vengono erroneamente attribuite – come abbiamo visto perfino dallo stesso Sacconi, ma nel suo caso volutamente - norme severe di Sacconi (cioè quasi sempre); false attribuzioni che da oltre un lustro le costano maledizioni e talvolta perfino minacce sotto casa.

Nella sua Riforma delle pensioni (DL 201/2011, art. 24), anziché – come si fa di solito – limitarsi a modificare ed integrare la legislazione preesistente, l’allora ministra Fornero ha talvolta confermato e ripetuto le misure della severa Riforma Sacconi, senza esplicitare i nessi. Si veda, ad esempio, l’allungamento dell’età di pensionamento di vecchiaia da 65 a 66 anni o dell’età di pensionamento anticipato da 40 a 41 anni e 3 mesi, che a leggere la norma[171] sembra deciso dalla Riforma Fornero, anziché dalla Riforma Sacconi tramite le «finestre». Che – come giustamente accusa Elsa Fornero nel suo ultimo libro già più volte citato, lamentandosi anche dell’erronea attribuzione a lei dell’allungamento[171][174] - era un escamotage per aumentarla surrettiziamente, per non pagarne il prezzo politico. L’aspetto paradossale è che è proprio la ministra Fornero, con una formulazione non chiara della norma e nascondendo il legame con l’abolizione delle «finestre», ad occultare le responsabilità dei suoi predecessori.

E, purtroppo, ha continuato a farlo anche dopo, nelle sue innumerevoli dichiarazioni. E talvolta perfino nel suo libro già citato, che è del 2018. Ecco solo alcuni esempi (alcuni altri sono nel successivo paragrafo 10), cui segue il mio commento critico.

1. «E il 24 ottobre il Presidente del Consiglio proponeva una riforma delle pensioni che aveva come punto centrale l’aumento a 67 anni, uguale in tutta Europa, dell’età di pensionamento: la proposta incontrò la ferrea opposizione della Lega e del suo leader Umberto Bossi.» (Pos. kindle 2.625).

Come si vede, anche una docente universitaria della materia pensionistica come la professoressa Fornero conosce o rammenta o interpreta male le vicende, i documenti e direi lo stato dell’arte in tema previdenziale dell’anno orribile 2011 (di cui ho scritto estesamente nel capitolo 1).

Di ritorno dal Consiglio europeo del 23-26 ottobre 2011, dove ci furono i sorrisini di Sarkozy (irritato con Berlusconi per la questione Bini Smaghi, che forte della sua indipendenza rifiutava di lasciare il posto di membro del Comitato Esecutivo della BCE ad un esponente francese) e Merkel nei riguardi di Berlusconi, il periclitante PdC Berlusconi, per uscire dall’angolo, riferì a beneficio dei giornali questa richiesta dell’Europa dei 67 anni, che in realtà - v. sopra, pag. 65 - era un obiettivo legislativamente già deliberato un anno e mezzo prima dall’Italia, che era avanti rispetto a numerosi altri Paesi per il pensionamento di vecchiaia. Due giorni dopo, infatti, il Governo inviò a Bruxelles un documento di chiarimenti su quanto già fatto dalla Riforma Sacconi.

Si tratta della prima lettera del Governo italiano all’UE (26 ottobre 2011),[50] quella che Tremonti si rifiutò di firmare[54] (anche perché fu redatta da Brunetta).

Essa contiene il grave errore dei 67 anni entro il 2026 per tutti, che in realtà riguardava soltanto l’allineamento graduale dell’età di pensionamento di vecchiaia da 60 a 65 anni delle donne del settore privato (2023, includendo l’adeguamento all’aspettativa di vita, poi accelerato dalla Riforma Fornero entro il 2018), mentre tutti gli altri (uomini e dipendenti pubbliche) ci sarebbero arrivati già nel 2021 (benchmark in UE). Vale a dire molto prima della Francia. Alla quale però nessuno chiedeva nulla, anzi Sarkozy, a causa della sua lunga coda di paglia, scaricava i suoi sensi di colpa sull’Italia.

L’errore fu poi corretto nella seconda lettera di chiarimenti,[61] in risposta ai 39 quesiti dell’UE.[59] Il veto di Bossi - come abbiamo già visto[30] - riguardò l’abolizione delle «quote», che era il punto debole del sistema pensionistico italiano, e l’allineamento più rapido delle donne del settore privato, come era stato chiesto dalla lettera della BCE[55] (v. anche il successivo par. 10 e il cap. 1).

2. «Un secondo esempio di dubbia trasparenza è rappresentato dall’introduzione, da parte del terzo governo Berlusconi nel 2009, dell’aggancio (indicizzazione) dell’età per il pensionamento di vecchiaia alla speranza di vita, come meccanismo automatico di adeguamento dei conti all’invecchiamento della popolazione. La misura è in sé positiva – e sarà infatti confermata con una estensione di requisito di anzianità dalla riforma del 2011 – ma avrebbe richiesto una ben più chiara comunicazione.» (Pos. kindle 2.839).

Dal punto di vista giuridico non era necessaria nessuna conferma, scriverlo da parte di una docente universitaria è un grave errore tecnico e segno di albagìa. Peraltro, non a caso, questa argomentazione è usata dai propalatori di bufale sulla Riforma Fornero (v., al sotto-sottopar. 9.2.1, il prof. Giuliano Cazzola).

La critica sulla scarsa chiarezza è giusta. Ma da estendere in parte anche a Elsa Fornero, anche se nel segno opposto dell’«appropriazione», sia per la sua reticenza sul punto tutte le innumerevoli volte che, negli ultimi sei anni, tale adeguamento è stato erroneamente attribuito alla Riforma Fornero, sia per la scarsa trasparenza di alcune sue misure (v., ad esempio, l’abolizione della «finestra» e l’allungamento contestuale dell’età di pensionamento base, sia di vecchiaia che anticipata, senza esplicitarne il nesso e quindi intestandosi di fatto entrambe le misure).

3. «In simile contesto, la riforma del 2011, fondamentale per ripristinare l’affidabilità della finanza pubblica italiana, può considerarsi il completamento, il rafforzamento e l’accelerazione del percorso precedentemente compiuto.» (Pos. kindle 2.848).

«La rapidità del provvedimento, peraltro, fa da contrappunto quasi drammatico al gradualismo riluttante del percorso precedente.» (Pos. kindle 2.854).

È un giudizio infondato (nell’arco di un quindicennio, anche se con qualche passo indietro, la severa Riforma Amato, la severa Riforma Dini, la severa Riforma Maroni, la Riforma Damiano e, soprattutto, la severissima Riforma Sacconi dimostrano il contrario) e troppo severo da tecnico, che non ha responsabilità politiche e preoccupazioni elettorali. E che sia infondato è attestato anche dai termini «completamento e accelerazione» usati poco prima dall’autrice. Come si evince anche dalla lettera della BCE, che ne è stata la bussola. Una bussola superata in severità dalla troppo zelante e severa professoressa Fornero, succuba – in modo speculare del voto per i politici – dello spread BTP-Bund. Che è aumentato abnormemente non a causa dei fondamentali macroeconomici dell’Italia ma dell’attacco della speculazione finanziaria che aveva scommesso sulla rottura dell’Euro. Speculazione contrastata per niente a livello economico dalla Commissione Europea a trazione tedesca, che ha anzi imposto ad alcuni Paesi dell’Eurozona, tra cui l’Italia, una politica prociclica che ha aggravato e prolungato la crisi, e insufficientemente a livello monetario dalla BCE. Come è provato plasticamente e dal ritorno dello spread sopra i 500 punti base dopo il varo della Riforma delle pensioni Fornero, e dall’effetto risolutivo del «whatever it takes» del presidente della BCE Draghi, che ha stoppato la speculazione finanziaria senza dover spendere neppure un Euro (v. il cap. 1).

4. «Molto importante per la stabilizzazione della spesa è l’applicazione, ogni due anni (in anticipo e con l’estensione alle pensioni di anzianità rispetto a quanto già previsto [dal] governo Berlusconi) dell’indicizzazione all’aspettativa di vita di tutti i requisiti anagrafici/lavorativi richiesti per il pensionamento.»

Perché in anticipo? Così come è scritto, sembrerebbe si riferisca alla decorrenza. Ma l’applicazione dell’adeguamento alla speranza di vita è stata già anticipata dalla Riforma Sacconi a decorrere dal 1° gennaio 2013, quando effettivamente è decorsa, col DL 98/2011, L. 111/2011, art. 18, comma 4 (v. la nota 166). Vale la pena di aggiungere che l’OCSE e l’FMI (cfr. sotto-sottoparagrafi 9.7.2 e 9.7.3) fanno decorrere l’adeguamento dal 2011, attribuendolo erroneamente alla Riforma Fornero, che lo ha soltanto esteso alle pensioni anticipate e reso biennale dal 2022.

5. «e con l’immediata entrata in vigore (dal 1° gennaio 2012) del metodo contributivo, esteso a tutti i lavoratori per l’anzianità ancora da maturare, indipendentemente dalla sua lunghezza.» (Pos. kindle 3.080).

È un altro esempio della DISINFORMAZIONE causata dalla professoressa Fornero, che ha influenzato perfino l’RGS (v. il par. 5): il metodo contributivo è stato introdotto, com’ella stessa ha scritto in precedenza nel suo libro e ripete ora in forma ambigua, dalla Riforma Dini del 1995; ella lo ha soltanto esteso a quelli che ne erano esclusi (anzianità contributiva = o > di 18 anni), tutti «anziani» e ora già in pensione o vicini al pensionamento (v. par. 8).

Data la sua importanza, replico qui di seguito la nota 174:

6. «Rispondeva infine essenzialmente a criteri di trasparenza l’assorbimento delle cosiddette «finestre mobili» nei requisiti anagrafici e contributivi, una modalità che era stata adottata per aumentare un po’ surrettiziamente l’età di pensionamento. Nel commentare quest’ultima misura, mi sia consentita un’annotazione sullo stile di governo dei tecnici (e in ogni caso della sottoscritta): mentre le finestre erano state introdotte con lo scopo di ritardare il pensionamento senza farlo ben comprendere all’opinione pubblica, la loro cancellazione rispondeva a un criterio di trasparenza, riassumibile nel messaggio: «se hai maturato il diritto al pensionamento è assurdo che ti si chieda un anno di “attesa”, peraltro non contato a fini pensionistici». La nostra decisione pertanto fu di rendere esplicito l’anno in più richiesto [sic; in effetti già deciso da Sacconi con la L. 122/2010, art. 12, commi 1 e 2, ma ha completamente ragione per l’espediente della «finestra» Sacconi/Damiano di attesa dell’erogazione, che per la pensione anticipata, per effetto del DL 98/2011, passa addirittura da 12 a 15 mesi per i dipendenti e da 18 a 21 mesi per gli autonomi, NdA]. Di fatto, questo non corrispondeva a un aumento dell’anzianità, eppure fu interpretato così, con il seguito di ulteriori aspre polemiche.» (Elsa Fornero, «Chi ha paura delle riforme: Illusioni, luoghi comuni e verità sulle pensioni», pos. kindle 3134).

Va evidenziato che non è affatto casuale che, a distanza di sette anni, anche – e forse soprattutto - per colpa della formulazione insufficiente e poco chiara di alcune norme da parte della professoressa Fornero, che non ha esplicitato il legame tra l’aumento dell’età base sia delle pensioni di vecchiaia che di quelle anticipate e l’abolizione delle «finestre», quasi tutti, non esclusi i professori universitari e di nuovo RGS, sia in Italia che all’estero (v. i paragrafi 9 e 5 e, per i media, le note 269 e 270), ritengono che sia stata la Riforma Fornero, e non la Riforma Sacconi, ad aumentare l’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni. E poi a 67 anni per avere introdotto l’adeguamento dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita. E l’età di pensionamento anticipato a 41 anni e 3 mesi. Avendola, invece, per giunta, ridotta in entrambi i casi di 6 mesi per gli autonomi, rispettivamente da 66 anni e 6 mesi a 66 anni e da 41 anni e 9 mesi a 41 anni e 3 mesi, allineandoli a tutti gli altri.

Rilevo che il Servizio Studi della Camera, al secondo capoverso, avvisa dell’inglobamento, ma lo fa con linguaggio burocratese e soltanto al comma 5 (Soppressione del regime delle decorrenze annuali), e non anche – e soprattutto – ai commi 6 e 7 (Pensione di vecchiaia) e ai commi 10 e 11 (Pensione anticipata).[171]

E infine:

7. «Sia consentito un ricordo personale. Ai primi di maggio 2013, pochi giorni dopo l’insediamento del governo Letta, ricevetti una telefonata del premier il quale mi diceva che, dopo un giro di visite nelle principali capitali europee, era assolutamente convinto che senza la riforma previdenziale l’Italia non sarebbe più stata nell’Eurozona e forse neppure nell’Unione. Quella telefonata fu per me di grande importanza.» (Pos. kindle 3.378).

Anche le varie Autorità e gli Organismi esteri – come abbiamo visto nel paragrafo 9 - sono rimasti vittime della damnatio memoriae della Riforma Sacconi, della quale vengono da essi attribuite in tutto o in parte le misure alla Riforma Fornero, in particolare l’adeguamento all’aspettativa di vita.

Per cui, riepilogando, la responsabilità della generale DISINFORMAZIONE sulle pensioni è sia, in primo luogo, del potente sistema disinformativo berlusconiano e del Centrodestra; sia dei media che «dimenticano» quanto avevano scritto e detto appena un paio di anni prima a proposito degli effetti rilevanti della Riforma delle pensioni Sacconi;[268] sia di giornalisti che copiano le notizie errate ampliandone la diffusione o ignorano le notizie corrette scritte dal collega accanto o titolano tradendo il contenuto dell’articolo[271]; sia di direttori che omettono di passare ai loro redattori le segnalazioni rettificative di lettori, a meno che – forse - non si usino toni duri e l’accortezza di diffondere la notizia, inviandola per conoscenza a molti destinatari importanti;[272] sia di famosi esperti previdenziali; sia di coloro (pochissimi) che pur conoscendo le norme, per pigrizia o conformismo o più prosaicamente per guadagnarsi lo stipendio, assecondano la vulgata e additano vilmente il capro espiatorio.

Come, ad esempio, tra questi ultimi, a testimoniare una assoluta convergenza di giudizio tra la destra e la sinistra sulla Riforma Fornero:

- Antonio Signorini de Il Giornale, il quale arriva a redarguire Elsa Fornero perché finalmente (ottobre 2017!) dichiara alla piccola emittente Radio Montecarlo (assieme a risposte omissive) che l’adeguamento alla speranza di vita non lo ha introdotto lei ma Sacconi (cfr. la mia lettera a Signorini allegata nella nota 269); e

- Massimo Franchi de Il Manifesto, il quale, nel suo libro «L’inganno delle pensioni», intitola sobriamente il capitolo 1 «La riforma Fornero ovvero in pensione mai», cita correttamente Dini e Sacconi, scrive correttamente che il metodo contributivo lo ha introdotto Dini e che l’adeguamento all’aspettativa di vita lo ha deciso Sacconi, ma poi contraddittoriamente imputa tutto a Fornero, anche gli effetti delle Riforme Dini e Sacconi.

Nella sinistra è inclusa stranamente la CGIL, che fu l’unico sindacato che nel 2010 scioperò contro la Riforma Sacconi e viene duramente criticata nel Web per non essersi opposta adeguatamente al varo della Riforma Fornero, e perciò avrebbe tutto l’interesse ad evidenziare le misure della Riforma Sacconi, non a nasconderle o attribuirle a Fornero, tenendo illogicamente e ostinatamente in non cale le mie numerose lettere «circolari» e annesse telefonate alle segretarie dei membri della Segreteria nazionale (in particolare il Segretario Generale e il Responsabile delle Politiche previdenziali, i quali però continuano ad attribuire a Fornero norme importanti di Sacconi) per accertarmi che le stampino e gliele consegnino.

Ma – ribadisco ancora una volta - una parte non trascurabile di responsabilità della disinformazione generale ce l’ha sicuramente anche la professoressa Fornero. La quale, dopo aver debordato – diciamo così – in parte dal suo compito assegnatole dalla BCE (cfr. la lettera del 5.08.2011 al Governo italiano[55]) di completare la Riforma Sacconi del 2010 e 2011 (revisione delle pensioni di anzianità e accelerazione dell’allineamento da 60 a 65 anni delle donne del settore privato a tutti gli altri, completamento che era stato impedito a Sacconi nel 2011 dal veto di Bossi[30]), palesa da anni una pervicacia inusitata e ingiustificabile nell’attribuirsi – o almeno nel non rifiutare – la paternità (o maternità) di norme importanti di Sacconi o di Dini. Il che tradisce forse, da una parte, la sua ‘invidia’ (sottesa di rampogna) verso Sacconi di aver… varato norme «forneriane», frutto di studi accademici pluridecennali, della cui concretizzazione legislativa in un certo senso si «riappropria»; e, dall’altra, l’ambizione, peraltro infondata, di passare alla storia come salvatrice dell’Italia dal default, al cui altare offre in sacrificio coraggiosamente e autolesionisticamente gli insulti, le maledizioni e le minacce di cui è oggetto da sette anni.

Dopo una lunga esitazione durata cinque anni, motivata dalla mia preoccupazione di non aggiungere agli insulti e alle maledizioni la disillusione, le ho scritto, due volte: «Lei si vanta ogni volta di ricevere, e di rispondere loro, tutti quelli che Le chiedono di parlare sulla Sua riforma delle pensioni. Allora mi permetto di chiederLe: perché non ha mai risposto a me (e alle mie decine di lettere circolari che Le ho inviato per conoscenza) che Le ho contestato l’appropriazione di fatto (cfr. il testo della L. 214/2011, art. 24) di alcune delle norme di SACCONI? Che, per quanto mi consta, raramente e solo recentemente (vedi la Sua intervista di qualche mese fa a Radio Montecarlo, della quale ho tratto notizia da un articolo disinformativo e ingiustamente critico verso di Lei de Il Giornale, e, da ultimo, nella Sua intervista di pochi mesi fa a Radio1-Zapping del 22 giugno u.s.) lamenta che Le vengono attribuite?». Ed ella, la seconda volta, quasi costretta dalla mia provocazione, mi ha risposto.[273]

Nella mia seconda lettera alla professoressa Fornero, ho motivato così le

«Cause della DISINFORMAZIONE generale. Questo delle Riforme Fornero e SACCONI rappresenta uno dei casi più macroscopici di DISINFORMAZIONE generale della storia italiana, analogo a quelli delle manovre finanziarie dei Governi Berlusconi e Monti e dello Statuto della BCE. Lei come lo spiega? Io, se permette, lo spiego così: Lei, donna, con il Suo pianto, efficacissimo in un Paese melodrammatico come l’Italia mitridatizzato dalla terribile tv, e la Sua sovraesposizione mediatica, senza (quasi) MAI rinviare ai veri autori delle norme e dei dati che Le venivano erroneamente attribuiti, aiutata in questo dal disinformato professor Monti, da famosi esperti previdenziali (Cazzola, Giannino, Boeri, Garibaldi, Ichino, Damiano e Sacconi), oltre che da tutti i media a partire dal 2013, dimentichi di ciò che avevano scritto un anno prima sugli effetti portentosi della Riforma SACCONI, e, soprattutto, la potente DISINFORMAZIONE berlusconiana e del centrodestra avete creato e alimentato una vulgata che ha fatto in Italia quasi 60 milioni di vittime, oltre all’estero.»

E ho concluso la lettera con un’esortazione: «Io non so che cosa Lei abbia scritto nel Suo ultimo libro, ma se vuole fare un’opera di verità, come è riportato nel titolo, e che è anche il mio unico intento nello scrivere queste mie decine di lettere, e ribaltare la vulgata mondiale sulla Riforma delle pensioni Fornero, se non l’ha fatto chiaramente in questo, scriva un altro libro e dia a SACCONI (e Dini) quel che è di SACCONI (e Dini), e poi lo gridi ai quattro venti, come non ha fatto in questi sette anni.»

Anche nel nostro breve scambio di e-mail (che, con la sua autorizzazione, ho riportato nella postfazione) ella ha cercato di giustificarsi: «Quello che forse lei non ha colto, o non ha colto in pieno, è la mia situazione. La mia impossibilità di contrastare una chiave di lettura fraudolenta, mistificatoria e in alcuni aspetti falsa.»

Ma, purtroppo, le poche volte che l’ho ascoltata (non guardo la televisione dal 2008) o ne ho letto le dichiarazioni, la zelante, severa e reticente professoressa Elsa Fornero al massimo riesce a dire mezze verità (che, si sa, equivalgono a bugie intere) a mass media a scarsa diffusione, per giunta sempre commiste a omissioni e strani errori, che in più vengono travisati da tutti i media. Come è appunto successo anche nel caso della sua intervista appena citata alla piccola emittente Radio Montecarlo (si ascolti l’audio che ho riportato, col mio commento critico, nella mia lettera ad Antonio Signorini[269]).

PPS: Il caso di studio sulle Manovre correttive di Berlusconi e Monti è ancora più grosso. 

Per completezza:

In conclusione gli esodati. Scrive in merito ad essi la professoressa Elsa Fornero nel suo libro già citato, evidenziando la carenza dei dati (non era infatti prevista la comunicazione a Roma di tutti gli accordi di prepensionamento):

«Le recriminazioni riguardarono principalmente l’assenza di un periodo di transizione, il che esasperò la questione degli “esodati”, nata essenzialmente per la mancanza di dati attendibili (come fu chiaro, purtroppo, a riforma approvata) ma cresciuta a dismisura anche per effetto di una cinica strumentalizzazione politica.»

Il numero degli esodati fu prima sottostimato (la prima salvaguardia riguardò 65.000 persone, cioè prudenzialmente 15 mila in più dei 50 mila stimati inizialmente dalla burocrazia, cfr. la relazione tecnica della L. 214/2011), e poi sovrastimato dalla stessa burocrazia di RGS e INPS, che, nell’arco di 6 anni e su 8 salvaguardie, «ridetermina il numero massimo degli esodati a 153.389 soggetti», contro una stima rettificata di 389.200, cioè a meno della metà della nuova stima.

Inoltre, la questione esodati fu aggravata dalle precedenti norme Sacconi; ed ampliata dall’allargamento delle maglie dei criteri per essere classificato esodato.

Infine, anche la Riforma Sacconi ha avuto i suoi esodati, almeno diecimila persone (cfr. il DL 78/2010, L. 122/2010, art. 12, comma 6), ma sono stati anch’essi imputati alla Riforma Fornero. A questi si potrebbero aggiungere migliaia di pensionandi inattivi, ma non esclusi dall’applicazione delle nuove norme Sacconi.

I numeri, dunque, danno ragione alla ex ministra Fornero sulla sua accusa al Centrodestra di avere orchestrato una «cinica strumentalizzazione politica». Se, infatti, dal totale di 153.000 sottraiamo i 10.000 di Sacconi e i 65.000 della previsione iniziale (per la quale era stata prevista la copertura finanziaria), residuano non le centinaia di migliaia di cui tutti cianciano, ma appena 78.000 unità di esodati «forneriani» classificati tali con griglie larghe, non subito sanabili. Davvero poca cosa, considerato lo scandalo montato ad arte dal Centrodestra, proporzionale alla sua lunghissima coda di paglia, che perdura dopo dieci anni e forse resterà nei secoli a venire, appetto al silenzio assordante (o quasi) che è seguito alle decine di migliaia di «esodati» sacconiani. 


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http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2874728.html 

 

 

 


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