Pubblico
la lettera che ho inviato tre giorni fa a Carlotta Scozzari, collaboratrice di “Repubblica”e di “Business insider”, su una sua notizia falsa sulla Riforma delle pensioni
Fornero. Visto il suo curriculum, non ho voluto infierire troppo, cosa che invece
faccio volentieri con i sedicenti esperti previdenziali, in particolare quelli
che “resistono”, come è successo due giorni fa (pubblicherò la lettera domani). A questo
momento non ho ricevuto nessuna risposta.
Lettera a
Carlotta Scozzari di “Repubblica” sulla sua notizia falsa sulla Riforma delle
pensioni Fornero.
Da: v
4/2/2019
16:53
A: carlotta.scozzari@businessinsideritalia.com Copia redazione.internet@ansa.it e altri 47+100
Gentile Dott.ssa Scozzari,
Traggo dal Suo articolo del 26 gennaio
2019 “Pensioni, da quota 100 a
opzione donna tutti i modi per dire addio al lavoro prima dei 67 anni previsti
dalla legge Fornero” https://it.businessinsider.com/pensione-anticipata-opzione-donna-quota-100-precoci-requisiti-guida/ la seguente frase:
“La cosiddetta quota 100, che consente di
lasciare il lavoro con almeno 62 anni di età e 38 di contributi, appena
introdotta dal governo di Lega e Movimento 5 stelle, è solo uno dei
modi attualmente a disposizione per andare in pensione in anticipo rispetto ai
67 anni previsti dalla legge Fornero.”
Come ho osservato, da ultimo, alla Sua
collega Valentina Conte (https://vincesko.blogspot.com/2018/12/lettera-n-2-valentina-conte-di.html) e, prima, a
tantissimi altri (http://vincesko.blogspot.it), è falso che
l’età di pensionamento a 67 anni sia stato previsto dalla riforma Fornero. Non
ha mai sentito parlare della riforma SACCONI e del suo contenuto? No? Non si
preoccupi, questa è l’ennesima riprova della damnatio memoriae decretata sulla severissima riforma SACCONI e alimentata da almeno 5 anni dai
supposti esperti e da tutti i media, e che ormai ha un ambito mondiale.
Anche per colpa della professoressa Elsa Fornero, che ha formulato in maniera
insufficiente e poco chiara la sua legge, omettendo il legame tra l’aumento di
un anno dell’età base di pensionamento, sia di vecchiaia che anticipata, e
l’abolizione della “finestra” mobile Sacconi-Damiano.
La riforma Fornero non ha quasi riguardato
il pensionamento di vecchiaia. L’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni è
stata decisa dalla ben più severa riforma SACCONI, come risulta dal seguente
prospetto:
Quadro sintetico dell’età di pensionamento in base
alle norme e ai loro autori (nel 2019)
QUOTE: abolite dalla riforma Fornero (L. 214/2011,
art. 24, commi 3 e 10).
PENSIONE DI VECCHIAIA
- L’età di pensionamento degli uomini è salita (da 65
nel 2010) a 67 anni nel 2019 e questi 2 anni in più - “finestra” mobile di 12
mesi (o 18 mesi per gli autonomi) e adeguamento triennale all’aspettativa di
vita - sono stati decisi dalla riforma
Sacconi (L. 122/2010, art. 12), tranne 4 mesi in media dalla riforma Damiano
(L. 247/2007); quindi la riforma Fornero non c’entra (se
non per la riduzione di 6 mesi per gli autonomi).
- L’età di pensionamento delle donne del settore
pubblico è salita (da 60) quasi senza gradualità a 65 anni nel 2012, ed è stato
deciso nel 2009 (L. 102/2009, art. 22ter, comma 1) e modificato nel 2010 (L.
122/2010, art. 12, comma 12-sexies) da Sacconi a seguito della Sentenza
del 13 novembre 2008 della Corte di giustizia dell’Unione europea, ma che poteva avvenire a qualunque età
tra 60 e 65 anni), più
“finestra” di 12 mesi, più 12 mesi di adeguamento all’aspettativa di vita, e a
67 anni nel 2019, e questi 7 anni in più sono tutti dovuti a Sacconi, tranne 4
mesi in media a Damiano; quindi la riforma Fornero non c’entra.
- L’allineamento dell’età di pensionamento delle donne
del settore privato (da 60) a tutti gli altri (già regolati da Sacconi) a 65
anni più «finestra», previsto da Sacconi gradualmente entro il 2026 (2023,
includendo l'adeguamento all’aspettativa di vita), è stato accelerato da
Fornero gradualmente entro il 2018 (L. 214/2011, art. 24, comma 6), ma in ogni
caso 2 anni (da 65 a 67) sono di Sacconi, tranne 4 mesi in media di Damiano.
Va aggiunto (i) che la riforma Fornero ha ridotto da 18 (previsto dalla riforma
Sacconi) a 12 mesi la «finestra» degli autonomi (uomini e donne); (ii) che la
riforma Fornero (rispettivamente, con il comma 6, lettere c e d, e con il comma 10
dell’art. 24 della L. 214/2011) ha aumentato l'età base di vecchiaia e di
anzianità di 1 anno (rispettivamente da 65 a 66 e da 40 a 41), ma solo
formalmente, poiché (con il comma 5) ha abolito contestualmente la
«finestra» di 12 o 18 mesi, di Damiano (4 mesi in media) e Sacconi (8 o 14
mesi), ma senza evidenziarne il legame, così si è intestata di fatto entrambe
le misure; (iii) che, dal 2022, in forza della legge Fornero (L.
214/2011, art. 24, comma 13),
l’adeguamento automatico diverrà biennale («13 Gli adeguamenti agli
incrementi della speranza di vita successivi a quello [triennale, ndr]
effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019 sono aggiornati con cadenza biennale»),
ma, appunto, è solo un’accelerazione del meccanismo deciso da Sacconi; e (iv)
che la riforma Fornero (col comma 2 dell’art. 24 della L. 214/2011) ha soltanto
esteso, pro rata dall’1.1.2012, il metodo contributivo – introdotto dalla riforma
Dini nel 1995 – a coloro che ne erano esclusi, cioè coloro
che, al 31.12.1995, avevano almeno 18 anni di contributi, quindi tutti
relativamente anziani e ora già in pensione o prossimi al pensionamento.
La riforma
SACCONI ha interessato anche le pensioni di anzianità:
PENSIONE ANTICIPATA (ex anzianità)
- L’età di pensionamento degli uomini è salita (da 40
anni nel 2010) a 42 anni e 10 mesi e di questi 2 anni e 10 mesi in più (+ 6
mesi per gli autonomi) 1 anno e 3 mesi (o 1 anno e 9 mesi relativamente agli
autonomi), sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 1 anno e 7
mesi sono di Fornero (o 1 anno e 1 mese relativamente agli autonomi). L’anno
e tre mesi in più sono stati decisi da SACCONI, rispettivamente, con il DL
78/2010, L. 122/2010, art. 12 (“finestra” mobile di 12 mesi) e col DL 98/2011 (L. 111/2011), art. 18, comma 22ter:
più 1 mese per chi matura i requisiti nel 2012, più 2 mesi per chi li matura
nel 2013, e più 3 mesi per chi li matura nel 2014. Quindi si arriva a 41 anni e
1 mese o 2 o 3 per i lavoratori e le lavoratrici dipendenti e 41 anni e 7 mesi
o 8 o 9 per i lavoratori e le lavoratrici autonomi.
- L’età di pensionamento delle donne è salita, da 40
anni nel 2010, a 41 anni e 10 mesi, e di questo anno e 10 mesi in più (+ 6 mesi
per gli autonomi), 1 anno e 3 mesi (o 1 anno e 9 mesi relativamente agli
autonomi), sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 7 mesi sono di
Fornero.
E’ importante, infine, osservare che l’aumento
dell’età di pensionamento sia di vecchiaia (da 65 a 66 anni) che di anzianità
(da 40 a 41 anni e 3 mesi) – oltre all’adeguamento all’aspettativa di vita -
viene di solito erroneamente attribuito alla riforma Fornero e non alla riforma
Sacconi, come lamenta la stessa professoressa Fornero
nel suo ultimo libro. Ma la colpa è della formulazione insufficiente e poco
chiara della legge Fornero, che ha abolito la “finestra” mobile (con il comma
5) e contestualmente aumentato l’età base (rispettivamente, con il comma 6,
lettere c e d, e con il comma 10 dell’art. 24 della L. 214/2011), senza però
evidenziarne il legame, il che ha tratto in inganno tutti, perfino il Servizio
Studi della Camera nell’immediatezza del varo della riforma Fornero (cfr.
dossier L. 214/2011), RGS (cfr. NADEF 2018, pag. 61) e professori di Lavoro e
Previdenza.
Cordiali saluti,
V.
PS: Se vuole approfondire questa e altre due BUFALE italiane
in temi economici e previdenziali che hanno una diffusione non soltanto
nazionale (60 milioni di vittime) ma mondiale, inclusi quasi tutti i professori
universitari di Economia o Lavoro e Previdenza e perfino premi Nobel, Le
suggerisco di leggere il mio libro: https://www.amazon.it/dp/B07L3B5N5M.
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