lunedì 22 febbraio 2016

Il Pil dell’Italia frena a fine 2015: + 0,7%


Il Pil frena a fine 2015. Ma Renzi, Italia in crescita
Padoan, importante è direzione. Opposizioni attaccano. Rallenta Ue
Silvia Gasparetto
13 febbraio 2016

Non c'è da meravigliarsi.
La previsione era di 0,8-0,7%; si è avuta la più bassa tra le due, ma cambia poco.
Ho letto i commenti in giro e constatato che c'è poca consapevolezza di quello che è successo in Italia negli ultimi 8 anni e, soprattutto, di ciò che occorrerebbe fare.
Dopo la cura da cavallo imposta all'Italia dall'insensata élite UE negli ultimi 8 anni (solo nella scorsa legislatura sono state varate manovre correttive per 330 mld cumulati, le cui misure strutturali dispiegano i loro effetti tuttora, addossati sui ceti medio-bassi ad alta propensione al consumo),[1] che ha causato la distruzione del 25% dell'apparato produttivo, un calo notevole della occupazione e la riduzione della domanda, occorrerebbe una terapia d'urto dell'ordine di vari punti di Pil (ogni punto di Pil vale 16 mld).
Di fronte ad una crisi economica di tali dimensioni e durata, infatti, è errato da parte dell’Unione europea continuare a imporre un avanzo primario crescente (il più alto in UE28), che equivale a sottrarre altrettante risorse all'economia reale.
Come pure è sbagliato, da parte del Governo italiano, visto che la determinante del perdurare della crisi è il calo della domanda, attaccarla dal lato dell'offerta (IRAP e Jobs act), come sostengono i nostri imprenditori e l’ideologia mainstream neo-liberista; o dare i soldi, anziché ai poveri ad alta propensione al consumo, ai ricchi a bassa propensione al consumo, con l'abolizione per tutti della TASI sull'abitazione principale.[2]
Per quanto riguarda la condotta specifica del PdC Renzi nell’ultimo periodo, certo, occorrerebbe ben altro che la misera flessibilità da lui invocata a gran voce, che è solo un palliativo. Ma, dati gli attuali vincoli UE, egli si attacca giocoforza ai decimali e, dati gli attuali rapporti di forza e il controllo occhiuto sull'Italia (che è dal 2011 sorvegliata speciale) da parte della Commissione europea (per conto della concorrente Germania), non ha il potere né di sforare il limite del 3% del deficit, né tanto meno di ottenere ciò che servirebbe: uno shock di alcuni punti di Pil.[3]
Ma fa benissimo ad aver posto con forza il problema. Purché insista e, con l'appoggio di altri Paesi, miri molto più in alto.
Aggiungo che, per reperire le cospicue risorse necessarie al taglio celere del debito pubblico e alla crescita economica e dell'occupazione, le alternative - l’ho già scritto da molto tempo[4] - sono:
- all'interno, varare una corposa imposta patrimoniale (300-400 mld), caldeggiata anche dalla Germania e dall'FMI, ma solo sul decile o la metà del decile più ricco delle famiglie, a bassa propensione al consumo (il 90-95% delle famiglie sarebbe esente); però so bene che Renzi non lo farà, se non costretto;
- all'esterno, implementare, in luogo del risibile piano Juncker, la vecchia proposta degli EuroUnionBond di Prodi e Quadrio-Curzio: 3.000 mld per tutta l’Eurozona, da destinare al taglio del debito pubblico e alla crescita, conferendo in garanzia, per rassicurare la riottosa Germania, l'oro delle banche centrali e quote di aziende pubbliche.
Queste cose il prof. Padoan le sa bene, ma il ministro-burocrate-prudente Padoan fa finta di non saperle e attacca l'asino dove chiede il padrone.[5]

[1] Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti

[2] Abolizione IMU-TASI, l’allievo Renzi ha superato il maestro Berlusconi

[3] La frase di Renzi è una negazione freudiana

[4] Piano taglia-debito per la crescita

[5] IL PROFESSOR PADOAN HA CONFESSATO CHE IL MINISTRO NON CAPISCE NIENTE
POSTED BY REDAZIONE - 11 FEBBRAIO 2016


Risegnalo questi articoli:

MOSLER: SALVI COL DEFICIT ALL’8% MA BERLINO VI VUOLE MORTI
Pubblicato in POLITICA&PALAZZO da L'Euroscettico il 10 giugno, 2015

Morire per Bruxelles
Carlo Clericetti 21 GEN 2016
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EURO CRISIS gennaio 22, 2016 posted by Mitt Dolcino
La strategia EU-tedesca nella “crisi” delle nostre banche: attaccare gli altri paesi per impossessarsi dei loro attivi al fine di coprire i buchi del proprio sistema. Come chiudere il cerchio

Una Ue che non ha più certezze
di Vincenzo Visco 29 Gennaio 2016
[…] All’origine di questo disastro vi sono due fattori principali: la crisi economica e il fenomeno dell’immigrazione. La crisi del 2007 ha avuto dimensioni epocali e, come quella del 1929, rischia di avre conseguenze politiche devastanti in Europa dove la leadership tedesca ha imposto una terapia insensata, ispirata agli interessi di breve periodo della Germania, ma assolutamente iatrogena per tutti gli altri, che ha spinto le economie del continente a divergere sempri di più e a scaricare sui ceti più deboli tutto il costo dell’aggiustamento, creando insicurezza, paura e risentimento, e anche mettendo a rischio la ripresa mondiale affidata solo agli sforzi degli Stati Uniti. La pervicacia con cui il ministero delle Finanze tedesco e la Bundesbank continuano a portare avanti la loro linea incuranti delle macerie materiali e morali che essa ha provocato fa temere che in verità i gruppi dirigenti tedeschi (o una loro parte) abbiano già deciso di considerare chiusa l’esperienza dell’euro se non della stessa Unione. […]

E questa vecchia proposta (in luogo del ridicolo piano Juncker):

EuroUnionBond per la nuova Europa
di Romano Prodi e Alberto Quadrio Curzio
23 agosto 2011


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