UE, EUROCONVINTI
O EUROSCETTICI?
Sui
media, si leggono o si ascoltano ormai spesso discussioni sul destino dell’Euro
e perfino su quello dell’Unione europea, e ci si chiede se vale la pena ancora
essere Euroconvinti o se occorra essere Euroscettici. Io personalmente sono
stato sempre un europeista convinto, ma osservando e analizzando il modo in cui
l’Europa ha gestito e ancora gestisce l’attuale crisi economica, da qualche
tempo sono diventato - come dire? - consapevolmente euroscettico.
UE, IL PECCATO ORIGINALE
Il
peccato originale è nell’ispirazione che ha informato tutta la costruzione
europea, determinata, secondo alcuni, non dal Manifesto di Ventotene del
massone progressista Altiero Spinelli e altri, ma dal progetto conservatore e
neo-oligarchico dei massoni Kalergi, Monnet, Schumann e altri, con
un’impostazione liberistica e deregolamentata del mercato, un Parlamento
europeo privo di poteri e la prevalenza della burocrazia. Come poi si è
realizzato.
UE, LA RESPONSABILITA’ DEI SOCIALISTI EUROPEI
Venendo alle responsabilità più recenti, la principale è quella del PSE, in
particolare del massone socialista Hollande, senza l’assenso del quale
l’egemone Germania, dominata dai massoni reazionari Schaeuble, Merkel e
Weidmann per conto dell’establishment industriale-finanziario teutonico, non
potrebbe imporre le politiche austeritarie, controriformistiche di deflazione
dei salari e dei diritti del lavoro.
C’è stata una occasione, la più importante di tutte, persa da Renzi e dai
socialisti europei: la formazione (composizione e programma) della Commissione
Europea. Il PPE (che è calato rispetto alle elezioni precedenti, mentre il PSE
ha sostanzialmente tenuto) ha preso pochi parlamentari più del PSE, ma ha il
presidente e 13 commissari, contro solo 8 del PSE, e quindi il controllo della
Commissione europea, che, oltre a gestire il bilancio UE, ecc., detiene in
esclusiva l'iniziativa legislativa. In ogni caso, il PPE, senza l'appoggio del
PSE, non avrebbe potuto e potrebbe fare NULLA.
A mio avviso, Renzi, che all'inizio del suo mandato di PdC aveva promesso
sfracelli contro l’austerità imposta dalla prona Commissione europea per conto
dell’egemone Germania, si arrese per due motivi: il primo, nascosto, di far
parte dell’élite massonica; il
secondo, perché il mediocre Hollande gli ha fatto mancare la sua sponda,
ricacciandolo nelle braccia asfissianti della cancelliera Merkel.
CORTE DEI CONTI EUROPEA: UE, DUE PESI E DUE MISURE
Come
ho già rilevato nel post precedente,
questa notizia, che io sappia, non ha avuto quasi nessuna eco nei media
italiani on-line. Ed invece essa è molto importante (perciò la ripropongo) poiché rappresenta bene – per attestazione di un Organo istituzionale europeo terzo e
attendibile - il
doppio standard usato dall’Europa, la quale applica severamente le norme per
alcuni Paesi, mentre per altri, come si usa dire, le “interpreta”. Leggendo la
relazione della Corte dei Conti europea, inoltre, vien da pensare: a) che la
Commissione europea era un covo di dilettanti allo sbaraglio; b) che dopo aver
sbagliato allora per controlli troppo laschi, ora sbaglia per controlli troppo
rigidi e troppo severi; e c) che la costante è che usa due pesi e due misure.
158 27-01-2016 LA
REPUBBLICA
LA
CORTE DEI CONTI UE CONTRO LA COMMISSIONE "NEI SALVATAGGI APPLICATI DUE PESI
E DUE MISURE"
Roma
– “La Commissione europea non era pronta ad affrontare una crisi di proporzioni
di quella scoppiata”. A quasi otto anni dall’ingresso dell’Europa nella
recessione più grave dal dopoguerra, la Corte dei Conti UE ammette che qualcosa
non ha funzionato. Il governo di Bruxelles si è trovato spiazzato con “debole
governance delle banche e politiche di bilancio inadeguate”. E quando si è
trattato di aiutare otto Paesi in difficoltà “è stata colta impreparata dalle
prime richieste di assistenza”. Sotto la lente dei giudici contabili sono
finiti i salvataggi di Ungheria, Lettonia, Romania, ma soprattutto Irlanda e
Portogallo, due dei cinque membri dei Piigs (assieme a Spagna, Italia e
Grecia). E qui la Commissione ha sbagliato quasi tutto, tra 2005 e 2008,
ritenendo i bilanci nazionali e le banche “più solidi di quanto non fossero in
realtà”. E non solo. I giudici denunciano anche disparità per vari Paesi, che
“pur trovandosi in una situazione analoga non sono stati trattati alla stessa
stregua”: rigore assoluto per alcuni, sconti per altri. Due pesi e due misure.
Allego:
26/01/2016
Relazione
speciale n. 18/2015: L’assistenza finanziaria fornita ai paesi in difficoltà
26/01/2016
Sintesi
della relazione speciale n. 18/2015: L’assistenza finanziaria fornita ai paesi
in difficoltà
UE, CONCLUSIONE
In conclusione: sia l'attuale assetto monco UE-Euro-BCE, sia, come si vede,
la politica attuata concretamente dall'UE, sia l'applicazione delle regole da
parte della Commissione con due pesi e due misure avvantaggiano la Germania (e
satelliti) a detrimento dei Paesi deboli, inclusa l’Italia.
Alcuni chiedono la revisione dei Trattati UE. Giusto, ma difficile, molto
difficile. Per modificare i trattati occorre l’unanimità dei 28 Paesi.
Meno difficile, invece, è far applicare correttamente quelli in vigore,
violati o disattesi o togliendo alla Germania il privilegio arrogante e
illegittimo di condizionarne arbitrariamente l’applicazione (attraverso la
prona Commissione europea) usando due pesi e due misure, come ha attestato
recentemente anche la Corte dei Conti europea.
Contrariamente a quel che sostengono esperti come Barra Caracciolo, che
danno un’interpretazione pessimistica e ribaltata, a mio avviso gli attuali
Trattati europei (TEU e TFUE), vedi in particolare l'art. 3, permetterebbero
già ora di concretizzare, in parte, la visione democratica, liberale, solidale,
a favore del popolo europeo del Manifesto di Ventotene di Spinelli e NON quella
neo-oligarchica, liberista e burocratica dei massoni reazionari Kalergi,
Monnet, Schumann. Infatti, “Sono l’Ue e la Bce a non rispettare i trattati
europei” http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2837437.html oppure (se in avaria) http://vincesko.blogspot.com/2015/09/sono-lue-e-la-bce-non-rispettare-i.html .
A condizione, però, che si intraprenda, anziché quella politica, la via giuridica, non facile e
velocissima, ma sicuramente più agevolmente perseguibile di quella politica.
Muovendo, all’interno, come fanno i Tedeschi quando non riescono ad imporre il
loro punto di vista, la Corte Costituzionale italiana, per rigettare ed
eliminare le "superfetazioni" dei trattati, in particolare il fiscal
compact; e, all’esterno, la Corte di Giustizia europea, in particolare per le
violazioni statutarie della BCE (v. post linkato).
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