Torino, 30 gennaio 2016
[…] Alla fine del 2015 il Financial Stability Board ha definito requisiti stringenti in materia di capacità di assorbimento delle perdite da parte delle banche sistemiche a livello globale (Total Loss Absorbing Capacity, TLAC), concentrandosi sugli strumenti subordinati e prevedendo un’entrata in vigore graduale, entro il 2022, dei nuovi requisiti. Nell’ordinamento europeo il cambiamento è stato drastico e repentino. Nel 2013 la “Comunicazione” della Commissione europea aveva disposto l’applicazione immediata di un nuovo regime di burden sharing che imponeva, in caso di crisi di una banca, perdite su azioni e obbligazioni subordinate come precondizione per un intervento pubblico. Nel 2014 la BRRD, approvata dal Consiglio e dal Parlamento europeo, ha esteso quello stesso regime, già a partire da quest’anno, anche alle obbligazioni ordinarie e ai depositi superiori a 100.000 euro (il bail-in); tra questi ultimi, quelli detenuti da famiglie e piccole imprese hanno un trattamento preferenziale. Nell’ambito del regime di burden sharing e secondo le procedure di risoluzione definite dalla BRRD, si è proceduto nel novembre scorso ad attuare gli interventi di risoluzione delle quattro banche di cui ho appena parlato. Nell’introdurre questo delicato cambiamento a livello europeo non si è prestata sufficiente attenzione alla fase di transizione. Nel corso dei lavori tecnici per la definizione della direttiva il Ministero dell’economia e delle finanze e la Banca d’Italia sostennero, senza trovare il necessario consenso, che un’applicazione immediata e, soprattutto, retroattiva dei meccanismi di burden sharing fino al 2015 e, successivamente, del bail-in avrebbe potuto comportare – oltre che un aumento del costo e una rarefazione del credito all’economia – rischi per la stabilità finanziaria, connessi anche col trattamento dei creditori in possesso di passività bancarie sottoscritte anni 8 addietro, in tempi in cui le possibilità di perdita del capitale investito erano molto remote. Le nostre valutazioni furono espresse nelle pubblicazioni ufficiali della Banca d’Italia. Sarebbe stato preferibile un passaggio graduale e meno traumatico, tale da permettere ai risparmiatori di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime e di orientare le loro scelte di investimento in base al mutato scenario. Un approccio mirato, con l’applicazione del bail-in solo a strumenti provvisti di un’espressa clausola contrattuale, e un adeguato periodo transitorio avrebbero consentito alle banche di emettere nuove passività espressamente assoggettabili a tali condizioni. Questo approccio, in particolare l’accento sugli strumenti subordinati, sarebbe stato più in armonia con quello adottato dal Financial Stability Board nel determinare i requisiti di TLAC. La BRRD contiene una clausola che ne prevede la revisione, da avviare entro giugno 2018. È auspicabile che questa occasione sia ora sfruttata, facendo tesoro dell’esperienza, per meglio allineare la disciplina europea con gli standard internazionali. […]
[…] Alla fine del 2015 il Financial Stability Board ha definito requisiti stringenti in materia di capacità di assorbimento delle perdite da parte delle banche sistemiche a livello globale (Total Loss Absorbing Capacity, TLAC), concentrandosi sugli strumenti subordinati e prevedendo un’entrata in vigore graduale, entro il 2022, dei nuovi requisiti. Nell’ordinamento europeo il cambiamento è stato drastico e repentino. Nel 2013 la “Comunicazione” della Commissione europea aveva disposto l’applicazione immediata di un nuovo regime di burden sharing che imponeva, in caso di crisi di una banca, perdite su azioni e obbligazioni subordinate come precondizione per un intervento pubblico. Nel 2014 la BRRD, approvata dal Consiglio e dal Parlamento europeo, ha esteso quello stesso regime, già a partire da quest’anno, anche alle obbligazioni ordinarie e ai depositi superiori a 100.000 euro (il bail-in); tra questi ultimi, quelli detenuti da famiglie e piccole imprese hanno un trattamento preferenziale. Nell’ambito del regime di burden sharing e secondo le procedure di risoluzione definite dalla BRRD, si è proceduto nel novembre scorso ad attuare gli interventi di risoluzione delle quattro banche di cui ho appena parlato. Nell’introdurre questo delicato cambiamento a livello europeo non si è prestata sufficiente attenzione alla fase di transizione. Nel corso dei lavori tecnici per la definizione della direttiva il Ministero dell’economia e delle finanze e la Banca d’Italia sostennero, senza trovare il necessario consenso, che un’applicazione immediata e, soprattutto, retroattiva dei meccanismi di burden sharing fino al 2015 e, successivamente, del bail-in avrebbe potuto comportare – oltre che un aumento del costo e una rarefazione del credito all’economia – rischi per la stabilità finanziaria, connessi anche col trattamento dei creditori in possesso di passività bancarie sottoscritte anni 8 addietro, in tempi in cui le possibilità di perdita del capitale investito erano molto remote. Le nostre valutazioni furono espresse nelle pubblicazioni ufficiali della Banca d’Italia. Sarebbe stato preferibile un passaggio graduale e meno traumatico, tale da permettere ai risparmiatori di acquisire piena consapevolezza del nuovo regime e di orientare le loro scelte di investimento in base al mutato scenario. Un approccio mirato, con l’applicazione del bail-in solo a strumenti provvisti di un’espressa clausola contrattuale, e un adeguato periodo transitorio avrebbero consentito alle banche di emettere nuove passività espressamente assoggettabili a tali condizioni. Questo approccio, in particolare l’accento sugli strumenti subordinati, sarebbe stato più in armonia con quello adottato dal Financial Stability Board nel determinare i requisiti di TLAC. La BRRD contiene una clausola che ne prevede la revisione, da avviare entro giugno 2018. È auspicabile che questa occasione sia ora sfruttata, facendo tesoro dell’esperienza, per meglio allineare la disciplina europea con gli standard internazionali. […]
Il
governatore della Banca d'Italia, Ignazio Visco, ora che si colpiscono i ricchi e i benestanti, è più
determinato con l’UE di quando si tartassavano i poveri cristi. E chiede
subito, naturalmente con il solito suo stile sobrio, la revisione delle norme
del bail-in, andate in vigore all'inizio di questo mese.
Sul governatore Ignazio Visco, traggo
dal mio archivio:
1. Segnalo queste sorprendenti – per chi le fa, non per il merito –
affermazioni del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, membro del
‘board’ della BCE. Preluderanno a un cambio di rotta del Consiglio direttivo
della BCE? Io ne dubito.
La
svolta di Visco: l’Europa ha sbagliato nel 2010, e ora i banchieri centrali
pensino al benessere della gente e non ai parametri
di Guido Gentili. Analisi di Alberto Quadrio Curzio e Luigi Zingales 5 ottobre 2014
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-05/la-svolta-visco-europa-ha-sbagliato-2010-e-ora-banchieri-centrali-pensino-benessere-gente-e-non-parametri-152936.shtml
di Guido Gentili. Analisi di Alberto Quadrio Curzio e Luigi Zingales 5 ottobre 2014
http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-10-05/la-svolta-visco-europa-ha-sbagliato-2010-e-ora-banchieri-centrali-pensino-benessere-gente-e-non-parametri-152936.shtml
cclericetti 10 ottobre 2014 alle 01:20
Ho letto le tre cartelle del discorso ufficiale di Visco. La frase sui parametri, la
sola che conta (però conta...), è nell'ultimo capoverso, mentre l'affermazione
sugli errori fatti è nell'intervista al Mattino. Se non sono
prese di posizione estemporanee e se non resteranno isolate sono importanti.
Difficile che si riesca a rovesciare la linea del board della Bce, ma la Banca
d'Italia, se volesse, potrebbe fare molto. Per esempio prendendo posizioni più
nette nei discorsi ufficiali e pubblicando analisi della crisi che si
allontanino finalmente dalle ricette mainstream, o facendo le pulci alle
metodologie che ci costringono a un circolo vizioso di tagli e recessione.
Significherebbe mettersi esplicitamente contro la Germania e i suoi alleati e
anche contro le ricette del "supercapitalismo", che non mirano a
risolvere la crisi ma ad usarla per i loro obiettivi reazionari. Se Visco lo
facesse darebbe una dimostrazione di grande coraggio e si schiererebbe,
finalmente, dalla parte giusta.
@Carlo Clericetti
Sarò pessimista, ma francamente, 1) io non lo vedo Ignazio Visco, solo soletto (senza manco l'appoggio di Draghi-Signor Hyde), che fa la guerriglia alla Germania e a Weidmann a colpi di "report"; 2) ormai. anche l'FMI (http://keynesblog.com/2014/10/09/il-fmi-gli-investimenti-pubblici-si-ripagano-da-soli/ ).e famosi neo-liberisti sono (quasi) passati sulla sponda keynesiana, ma questo non ha cambiato finora di una virgola la posizione rigida e arrogante della Germania sulla famigerata, ossimorica austerità espansiva e sulle supposte salvifiche riforme strutturali; 3) avrà letto sicuramente l'ultima newsletter di Sbilanciamoci, dedicata interamente alla Germania e ad alcune voci critiche tedesche sull'attuale politica economica giudicata suicida nel medio termine del governo tedesco, ma anch'esse - sono sicuro - lasceranno il tempo che trovano.
L'unica soluzione, l'ho già scritto più volte, se non si vuole uscire dall'Euro o minacciare di farlo (ed io sono stato sempre un filo-Euro) è denunciare la BCE alla Corte di Giustizia Europea. E' la soluzione più facile, comoda e (forse) efficace.
Sarò pessimista, ma francamente, 1) io non lo vedo Ignazio Visco, solo soletto (senza manco l'appoggio di Draghi-Signor Hyde), che fa la guerriglia alla Germania e a Weidmann a colpi di "report"; 2) ormai. anche l'FMI (http://keynesblog.com/2014/10/09/il-fmi-gli-investimenti-pubblici-si-ripagano-da-soli/ ).e famosi neo-liberisti sono (quasi) passati sulla sponda keynesiana, ma questo non ha cambiato finora di una virgola la posizione rigida e arrogante della Germania sulla famigerata, ossimorica austerità espansiva e sulle supposte salvifiche riforme strutturali; 3) avrà letto sicuramente l'ultima newsletter di Sbilanciamoci, dedicata interamente alla Germania e ad alcune voci critiche tedesche sull'attuale politica economica giudicata suicida nel medio termine del governo tedesco, ma anch'esse - sono sicuro - lasceranno il tempo che trovano.
L'unica soluzione, l'ho già scritto più volte, se non si vuole uscire dall'Euro o minacciare di farlo (ed io sono stato sempre un filo-Euro) è denunciare la BCE alla Corte di Giustizia Europea. E' la soluzione più facile, comoda e (forse) efficace.
cclericetti 11 ottobre
2014 alle 01:03
@Vincesko Per la verità Visco in quel
ruolo non ce lo vedo neanche io, però quella frase è piuttosto netta ed è stata
una sorpresa. Speriamo che ci sorprenda ancora. Visco è una persona per bene,
si fosse finalmente convinto che non si può più essere complici...
Quanto al ricorso alla Corte di giustizia, va bene come mossa politica, ma non spererei in un risultato favorevole. Purtroppo nei trattati c'è scritto solo "sotto il 2%", non si dice che l'inflazione deve essere al 2. Per i trattati va bene anche una deflazione al -10%, il che è una riprova della follia di chi li ha scritti e dell'irresponsabilità di chi li ha approvati senza opporsi a cose del genere. Questo però comporta che la Corte, per accettare il ricorso, dovrebbe dare un'interpretazione politica contraria alla linea dei tedeschi e delle tecnocrazie. E' più facile che un canapo passi per la cruna di un ago...
Quanto al ricorso alla Corte di giustizia, va bene come mossa politica, ma non spererei in un risultato favorevole. Purtroppo nei trattati c'è scritto solo "sotto il 2%", non si dice che l'inflazione deve essere al 2. Per i trattati va bene anche una deflazione al -10%, il che è una riprova della follia di chi li ha scritti e dell'irresponsabilità di chi li ha approvati senza opporsi a cose del genere. Questo però comporta che la Corte, per accettare il ricorso, dovrebbe dare un'interpretazione politica contraria alla linea dei tedeschi e delle tecnocrazie. E' più facile che un canapo passi per la cruna di un ago...
@Carlo Clericetti
1. Sono d’accordo che la dichiarazione di Ignazio Visco
rappresenta una discontinuità. Ma purtroppo sarà inefficace: gli arroganti –
come la Germania - conoscono solo il linguaggio della forza, e i Tedeschi – per
usare un linguaggio molto franco -, come la storia insegna, non sono solo
arroganti, sono anche “ottusi” o, se si preferisce, sado-masochisti.
2. L’inflazione dev’essere poco sotto il 2%.
3. In ogni caso, la violazione della BCE è di entrambi gli
obiettivi statutari, perché gli obiettivi della BCE (come recita lo stesso
titolo dell’art. 2 del suo statuto) sono due, non uno soltanto, come quasi
tutti – anche docenti ordinari di Economia – pensano. Se fosse solo una mossa
politica, io non l’avrei mai proposto.
Reitero il mio commento pubblicato in calce al post su Bonanni:
Reitero il mio commento pubblicato in calce al post su Bonanni:
Oggi, 24 settembre 2014:
Draghi: «L’obiettivo è riportare l’inflazione al 2 per cento»
Ieri, alla sua audizione al Parlamento Europeo, quindi in una sede istituzionale, Draghi, ad una domanda di un parlamentare, aveva detto che la BCE, con l’inflazione prossima allo zero %, stava rispettando l’obiettivo statutario del controllo dei prezzi. Oggi, invece, all’emittente radiofonica francese Europe1, dice che l’obiettivo è riportare l’inflazione al 2 per cento.
Apparentemente, le due dichiarazioni sembrano equivalersi. Invece c’è una differenza sostanziale. Il primo obiettivo favorisce i creditori (Germania e satelliti), il secondo obiettivo favorisce i debitori (Italia ed altri Piigs).
Ciò che, però, Draghi non ha ancora detto è che la BCE, raggiunto il primo obiettivo statutario, che – come ho più volte segnalato - non è quello di tenere l’inflazione prossima allo zero, ma poco sotto il 2%, deve – deve! – adempiere il secondo obiettivo, di sostenere la crescita economica e dell’occupazione.
Draghi: «L’obiettivo è riportare l’inflazione al 2 per cento»
Ieri, alla sua audizione al Parlamento Europeo, quindi in una sede istituzionale, Draghi, ad una domanda di un parlamentare, aveva detto che la BCE, con l’inflazione prossima allo zero %, stava rispettando l’obiettivo statutario del controllo dei prezzi. Oggi, invece, all’emittente radiofonica francese Europe1, dice che l’obiettivo è riportare l’inflazione al 2 per cento.
Apparentemente, le due dichiarazioni sembrano equivalersi. Invece c’è una differenza sostanziale. Il primo obiettivo favorisce i creditori (Germania e satelliti), il secondo obiettivo favorisce i debitori (Italia ed altri Piigs).
Ciò che, però, Draghi non ha ancora detto è che la BCE, raggiunto il primo obiettivo statutario, che – come ho più volte segnalato - non è quello di tenere l’inflazione prossima allo zero, ma poco sotto il 2%, deve – deve! – adempiere il secondo obiettivo, di sostenere la crescita economica e dell’occupazione.
Allegati:
1) PROTOCOLLO SULLO STATUTO DEL SISTEMA EUROPEO DI BANCHE
CENTRALI E DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA.
Articolo 2- Obiettivi
Conformemente all'articolo 105, paragrafo 1, del trattato, l'obiettivo principale del SEBC è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Fatto salvo l'obiettivo della stabilità dei prezzi, esso sostiene le politiche economiche generali della Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità definiti nell'articolo 2 del trattato.[*] Il SEBC agisce in conformità del principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo un'efficace allocazione delle risorse, e rispettando i principi di cui all'articolo 4 del trattato.
Articolo 2- Obiettivi
Conformemente all'articolo 105, paragrafo 1, del trattato, l'obiettivo principale del SEBC è il mantenimento della stabilità dei prezzi. Fatto salvo l'obiettivo della stabilità dei prezzi, esso sostiene le politiche economiche generali della Comunità al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi della Comunità definiti nell'articolo 2 del trattato.[*] Il SEBC agisce in conformità del principio di un'economia di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo un'efficace allocazione delle risorse, e rispettando i principi di cui all'articolo 4 del trattato.
[*] Secondo l'articolo
105, paragrafo 1, del Trattato sull'Unione europea, oltre all'obiettivo
principale del mantenimento della stabilità dei prezzi il SEBC "sostiene
le politiche economiche generali nella Comunità al fine di contribuire alla
realizzazione degli obiettivi della Comunità" [che “sono un elevato
livello di occupazione e una crescita sostenibile e non inflazionistica”]
[…]
[…]
Vincesko
PS: Qui tutti i link: Draghi e l’obiettivo
dell’inflazione http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2819224.html
***
2. Il Governatore
Visco ogni tanto non le manda a dire. Purtroppo, succede troppo raramente. Nel
sito della Banca d’Italia non c’è traccia di questo intervento.
ECONOMIA
SIAMO
FERMI: L'EUROPA È BLOCCATA TRA CRISI DEL DEBITO E RISCHIO DEFLAZIONE
VISCO:
CREDITORI E DEBITORI HANNO LE STESSE RESPONSABILITÀ PER LA CRISI
L'intervento
del governatore della banca d'Italia al seminario di villa Mondragone: gli
interventi non convenzionali della banca centrale europea sono necessari per
combattere il rischio deflazione. Sull'Europa il governatore lamenta la carenza
di fiducia reciproca e ricorda: debitori e creditori hanno le stesse
responsabilità
25
giugno 2015
http://clericetti.blogautore.repubblica.it/2015/06/25/le-correzioni-sui-compiti-a-casa/#comment-2324
***
3. Aggiungo, a mo’
di conclusione:
Segnalo molto volentieri
questo articolo, poiché rispecchia il mio pensiero. Questi leader di destra
europei sono spietati e mentono senza scrupoli, perché hanno il cervello
condizionato dall’educazione stortignaccola ricevuta, che li costringe a
scaricare tutte le colpe sui capri espiatori, e così tacitano la loro coscienza
sporca:
«I conservatori hanno devastato l’Europa»
Thomas Piketty: «Quando sento dire dai tedeschi che i debiti vanno onorati mi viene da ridere»
lunedì 29 giugno 2015
http://www.nextquotidiano.it/i-conservatori-hanno-devastato-leuropa/
Thomas Piketty: «Quando sento dire dai tedeschi che i debiti vanno onorati mi viene da ridere»
lunedì 29 giugno 2015
http://www.nextquotidiano.it/i-conservatori-hanno-devastato-leuropa/
http://clericetti.blogautore.repubblica.it/2015/06/25/le-correzioni-sui-compiti-a-casa/#comment-2338
Post scriptum
A mio avviso, le banche non sono, oggi, uguali alle altre imprese, per una
serie di motivi, che si rafforzano a vicenda: primo, perché sono le padrone del
mondo; secondo, perché essendo potentissime sono riuscite e riescono a
influenzare il legislatore; terzo, perché, proprio a cagione della disciplina
che hanno fatto mettere su per il loro funzionamento, svolgono un ruolo
estremamente delicato in un sistema altamente interconnesso come l'attuale;
quarto, per questo il loro fallimento può avere – come è successo nella genesi
di questa ultima, terribile crisi economica - effetti sistemici devastanti. Ne
discende che, per renderle uguali alle altre imprese, è necessario affrontare e
risolvere i vari aspetti citati, implementando le
Regole per i
mercati finanziari:
(a)
separazione tra banche commerciali e banche d’investimento; [8]
(b) controllo dei capitali-ombra; [9];
(c) disciplina dei derivati, (d) vietandoli – assieme alle vendite allo scoperto – per i prodotti alimentari;
(e) regolazione severa delle vendite allo scoperto sui titoli pubblici; [10] ed infine
(f) introduzione della TTF. [7]
(b) controllo dei capitali-ombra; [9];
(c) disciplina dei derivati, (d) vietandoli – assieme alle vendite allo scoperto – per i prodotti alimentari;
(e) regolazione severa delle vendite allo scoperto sui titoli pubblici; [10] ed infine
(f) introduzione della TTF. [7]
Promemoria delle misure anti-crisi
Post collegato
Il governo deve
ristorare i risparmiatori delle quattro banche Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti e Carife?
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