Lo sgombero dei rifugiati a Roma si poteva evitare?
Come siamo
arrivati agli scontri di ieri, fra le soluzioni alternative proposte dal Comune
e la decisione di usare gli idranti da parte della polizia
VENERDÌ 25 AGOSTO 2017
(ANSA/ANGELO
CARCONI)
Uno Stato forte fa rispettare le regole, in primis
dagli autoctoni e poi – naturale conseguenza – da tutti gli altri.
In Italia è casuale: nel senso che un certo giorno (un
giorno al mese o un giorno all’anno o un giorno ogni 4 anni…) l’Autorità
costituita decide di essere severa, e guai a chi ci capita, perché, avendo i
sensi di colpa per coda di paglia (prima fa
incancrenire le situazioni e poi interviene[1]), di solito usa la mano pesante.
Si oscilla dal lassismo – protratto nel tempo (nel
caso del palazzo di Roma occupato, quattro anni) - al rispetto delle regole
imposto col manganello.[2] E’ un
festival dell’illogicità, al massimo grado nelle materie in cui è implicata la
Chiesa cattolica, forse la fucina principale che col suo lavorio millenario ci
ha resi quasi estranei alla logica greca e alla concretezza e severità romana, intendo
di Roma antica, non a caso caput mundi
per 1.239 anni.
Quando ri-avremo una cultura basata sulla
pianificazione, l’analisi razionale dei problemi, l’individuazione delle
soluzioni (tecniche e finanziarie), ed una burocrazia, motivata soltanto dal
senso del dovere e dall’etica della responsabilità, capace di attuarle in
maniera efficace, efficiente e secondo standard qualitativi adeguati?
[1] Che, com’è
noto, è la maniera meno efficiente e più diseducativa, essendo quella più
efficiente e “pedagogica” la cosiddetta teoria delle finestre rotte.
[2] Ho notato che con
i governi di Centrosinistra, fin da quando è stato ministro dell’Interno Giorgio
Napolitano, la musica è la stessa e lo strumento è il manganello, spesso usato
in modo incongruo.
Napolitano, da
comunista a custode della conservazione e degli interessi del potere egemone
***
PIANO CORPOSO DI
EDILIZIA PUBBLICA DI QUALITA’
Quello della
casa è uno dei problemi più grossi, che dovrebbe costituire un obiettivo
prioritario della politica.
Nel famoso programma di quasi 300 pagine, che fu elaborato dal Cantiere dell'Unione, il problema casa vi fu inserito per forte sollecitazione della base (La casa: un diritto di tutti, pagg. 178-180).
Il governo Berlusconi, non appena insediato, varò il “Piano casa”, che si è rivelato un bluff, perché è tale solo nel nome, essendo un piano di aumento delle... volumetrie; in più tagliò, per il 2009, 550 milioni già stanziati allo scopo dal governo Prodi nel 2007.
Nel famoso programma di quasi 300 pagine, che fu elaborato dal Cantiere dell'Unione, il problema casa vi fu inserito per forte sollecitazione della base (La casa: un diritto di tutti, pagg. 178-180).
Il governo Berlusconi, non appena insediato, varò il “Piano casa”, che si è rivelato un bluff, perché è tale solo nel nome, essendo un piano di aumento delle... volumetrie; in più tagliò, per il 2009, 550 milioni già stanziati allo scopo dal governo Prodi nel 2007.
Occorre
riprendere quelle proposte. In particolare: a) investire molto di più in
edilizia pubblica; b) utilizzare la leva fiscale per scoraggiare il nero; c)
ridurre il carico fiscale sugli affitti; d) disincentivare il numero di case
tenute sfitte.
In Italia, negli ultimi 10 anni, dopo i vari piani di alienazione, anziché crescere, il loro numero si è dimezzato e a fine 2016 ci sono – pare - circa 500.000 alloggi popolari pubblici (454.000 della cat. A/4-Abitazioni di tipo popolare e 85.000 della cat. A/5- Abitazioni di tipo ultrapopolare)
In Italia, negli ultimi 10 anni, dopo i vari piani di alienazione, anziché crescere, il loro numero si è dimezzato e a fine 2016 ci sono – pare - circa 500.000 alloggi popolari pubblici (454.000 della cat. A/4-Abitazioni di tipo popolare e 85.000 della cat. A/5- Abitazioni di tipo ultrapopolare)
Dalla fine degli
anni '80, anche se i lavoratori pagavano per l'edilizia pubblica i contributi
GESCAL (fino al 1994), se ne costruiscono pochissimi: in media 2.000 all'anno,
contro 10 o 15 o 20 volte tanto in altri Paesi europei, come la Gran Bretagna,
la Francia, la Germania o i Paesi scandinavi (in Danimarca, ho letto che 1/3
delle case sono alloggi pubblici).
Negli altri Paesi europei, infatti, vengono costruiti molti più alloggi popolari, per calmierare i prezzi degli affitti e tutelare i ceti più poveri.
Negli altri Paesi europei, infatti, vengono costruiti molti più alloggi popolari, per calmierare i prezzi degli affitti e tutelare i ceti più poveri.
Occorre
implementare un Piano Casa simile a
quello Fanfani (https://it.wikipedia.org/wiki/INA-Casa), adattato alla situazione attuale, cioè che comprenda la rottamazione
delle case non a norma (http://www.lavocedinewyork.com/lifestyles/scienza-e-salute/2013/07/11/rottamare-le-citta-per-salvarsi-dai-terremoti-lutopia-di-aldo-loris-rossi/) e
l’acquisizione di immobili nuovi invenduti con caratteristiche idonee.
La proprietà della casa, a ben vedere, o un affitto agevolato (affitto
sociale) sono spesso per milioni di persone percettrici di redditi bassi
(salari o pensioni) ciò che fa o potrebbe fare la differenza tra un'esistenza
difficile ma economicamente sostenibile e la povertà.
Negli ultimi 20 anni, si sono costruiti, a causa del
predominio delle banche, degli immobiliaristi e dei costruttori, meno di 1/10
di alloggi pubblici rispetto agli altri Paesi europei più evoluti;
Dal rapporto 2011-2012 della CIES (“Rapporto sulle
politiche contro la povertà e l’esclusione sociale” 2011-2012 http://impiego.formez.it/sites/all/files/Rapporto2011_2012.pdf, tab. 3.4, pag. 101), si ricava che, nel 2009, la spesa per l’housing
sociale (case popolari) è stata, in Italia, appena dello 0,02% sul PIL, contro
lo 0,57% della UE27, lo 0,75% della Danimarca, lo 0,65% della Germania, lo
0,20% della Spagna, lo 0,85% della Francia e l’1,47% della Gran Bretagna, con
un rapporto tra questi altri Paesi UE e l’Italia, rispettivamente, di 28,5,
37,5, 32,5, 10, 42,5 e 73,5 volte: sono dati che parlano da soli e
costituiscono un vero scandalo!
(dal dossier La casa è un diritto essenziale
L’Italia è un Paese governato dagli immobiliaristi e
dai costruttori edili. E dalle banche.
Se il
destrorso Renzi volesse far seguire alle promesse i fatti, dovrebbe:
- come minimo, rimangiarsi l’improvvida,
similberlusconiana abolizione della TASI sulla casa principale, 3,7 mld
all’anno
Abolizione
IMU-TASI, l’allievo Renzi ha superato il maestro Berlusconi
- come medio, dovrebbe, in più,
varare un’imposta patrimoniale di scopo sui ricchi (10% delle famiglie): almeno
6 mld all’anno (che fu proposta dalle associazioni degli imprenditori nel 2011,
quando Casa Italia bruciava, come contropartita delle cosiddette riforme
strutturali, poi se ne sono dimenticati... http://www.confindustria.it/Conf2004/DbDoc2004.nsf/0/b4cb2e9b9b84e42cc125791e004f26b4/%24FILE/ProgettoImprese.pdf);
- come massimo, dovrebbe, in più,
fregarsene del limite del 3% ed aumentare il deficit di 10 mld all’anno.
Con le risorse già disponibili e
questi 20 mld annui addizionali, dovrebbe lanciare un piano keynesiano
pluriennale, impiegandoli in: (a) investimenti mirati, in base al
moltiplicatore, all’innovatività e al livello di sostituzione di importazioni;
(b) sussidi ai poveri, ad altissima propensione al consumo; e (c) PROGETTO DI
GESTIONE DEL TERRITORIO. Negli ultimi decenni, tra la destra e la sinistra, non
è emersa, in particolare a livello locale, una marcata differenza nel modo di
governare il territorio italiano, elemento fondamentale non soltanto per le sue
intrinseche finalità, ma anche per lo sviluppo del turismo e la qualità della
vita delle persone, influenzata sia dal controllo del proprio tempo
(spostamenti da e per i luoghi di lavoro), sia dalla relazione - sottovalutata
– tra il territorio (urbanistica e architettura) e la psicologia delle persone.
Occorre agire su tre direttrici:
1. la prima,
emanando una rigorosa legge sul regime dei suoli, basata su tre pilastri: la
prevalenza dell'interesse pubblico; la titolarità esclusiva pubblica delle
scelte attinenti al governo del territorio; la pianificazione, in coerenza con
i benchmark europei;
2. la
seconda, realizzando un piano corposo di edilizia residenziale pubblica di
qualità (sovvenzionata, convenzionata e autocostruita);
3. la terza,
attuando un piano di rottamazione edilizia (v. Rottamare le città per salvarsi
dai terremoti. L’“utopia” di Aldo
Loris Rossi http://www.lavocedinewyork.com/lifestyles/scienza-e-salute/2013/07/11/rottamare-le-citta-per-salvarsi-dai-terremoti-lutopia-di-aldo-loris-rossi/).
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