Segnalo il comunicato di ieri della BCE.[1]
Da esso si evince che l’utile netto della BCE, pari a 1,6 mld, in calo rispetto
al 2019, è interamente distribuito alle banche centrali nazionali, tra cui la
Banca d’Italia (nella misura del quasi 17,5% del totale, cioè la quota “corretta”
di partecipazione dell’Italia nel capitale della BCE), la quale a sua volta lo
girerà quasi integralmente al Tesoro.
Evidenzio che questo meccanismo virtuoso, che si estende ai titoli pubblici (di ammontare molto più elevato) acquistati direttamente dalla Banca d’Italia, alleggerirà ulteriormente il carico della spesa per interessi passivi, già ridottosi notevolmente dal 2012 (86 mld) grazie alla diminuzione dei tassi d’interesse sul debito, riducendo il circolo vizioso che ha caratterizzato per decenni il debito pubblico italiano, che cresce esclusivamente a causa degli interessi passivi, gravati da tassi di interesse elevati, doppi o tripli rispetto alla Francia e alla Germania. Alla fine del 2019, nonostante l’aumento del debito di circa 400 mld rispetto al 2012,[2] la spesa annua per interessi passivi è calata di 20 mld. E questo trend è il più probabile nei prossimi anni.[3]
Non dico che esso non sia un grosso problema, ma quando ascoltate o leggete i catastrofisti sul debito pubblico italiano fuori controllo, dite loro che ora esso è più sotto controllo di quanto lo fosse 10 anni fa, quando, peraltro, era giudicato tra i più sostenibili nel lungo periodo. Perché, finalmente, sono mutati sostanzialmente i fattori esogeni (politica monetaria della BCE, che è lascito della presidenza Draghi dal 2015, e politica economica della Unione Europea meno a trazione della Germania ordoliberista e antitaliana).
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[1] Comunicato stampa
18 febbraio 2021
Bilancio della BCE per il 2020
• L’utile netto della BCE ammonta a 1,6
miliardi di euro (2,4 miliardi nel 2019) ed è distribuito integralmente alle
banche centrali nazionali
• Gli interessi attivi netti sui titoli
detenuti per finalità di politica monetaria si collocano a 1,3 miliardi di euro
(1,4 miliardi nel 2019)
• Il totale di bilancio della BCE è
aumentato, portandosi a 569 miliardi di euro (457 miliardi nel 2019)
Il bilancio 2020 della Banca centrale
europea (BCE), sottoposto a revisione, evidenzia un utile d’esercizio pari a
1.643 milioni di euro (2.366 milioni nel 2019). La diminuzione di 722
milioni di euro rispetto all’anno precedente è dovuta principalmente alla
riduzione degli interessi attivi netti sulle riserve valutarie e sui titoli
detenuti per finalità di politica monetaria. Il Consiglio direttivo ha inoltre
deciso di effettuare un trasferimento di 48 milioni di euro al fondo di
accantonamento a fronte dei rischi finanziari della BCE, che ha determinato una
diminuzione dell’utile della Banca per un importo equivalente.
Nel 2020 si rilevano interessi attivi
netti per 2.017 milioni di euro (2.686 milioni nel 2019). Gli interessi
attivi netti sulle riserve ufficiali sono diminuiti, portandosi a 474 milioni
di euro (1.052 milioni nel 2019), per effetto della riduzione degli interessi
derivanti dal portafoglio in dollari statunitensi. Gli interessi attivi netti
generati dai titoli detenuti per finalità di politica monetaria sono scesi a
1.337 milioni di euro (1.447 milioni nel 2019), principalmente a seguito della
flessione degli interessi attivi rivenienti dal Programma per il mercato dei
titoli finanziari (Securities Markets Programme, SMP) dovuta ai rimborsi.
Gli utili realizzati su operazioni
finanziarie ammontano a 342 milioni di euro (197 milioni nel 2019).
L’aumento è da ricondurre in gran parte ai più elevati utili da prezzo sulla
vendita di titoli denominati in dollari statunitensi, il cui valore di mercato
ha beneficiato della diminuzione dei rendimenti obbligazionari in dollari
statunitensi nel 2020
https://www.bancaditalia.it/media/bce-comunicati/documenti/2021/ecb.pr210218.it.pdf
[2] Andamento del debito negli ultimi anni confrontato con il PIL (in milioni di €):
Anno | Debito (MEuro) | PIL (MEuro) | % sul PIL |
---|---|---|---|
2005 | 1.512.779 | 1.429.479 | 101,90% |
2006 | 1.582.009 | 1.485.377 | 102,60% |
2007 | 1.602.115 | 1.546.177 | 103,60% |
2008 | 1.666.603 | 1.567.761 | 102,40% |
2009 | 1.763.864 | 1.519.702 | 112,50% |
2010 | 1.843.015 | 1.548.816 | 115,40% |
2011 | 1.897.900 | 1.580.220 | 116,50% |
2012 | 1.989.781 | 1.613.265 | 123,40% |
2013 | 2.070.228 | 1.604.599 | 129,00% |
2014 | 2.137.322 | 1.621.827 | 131,80% |
2015 | 2.239.304 | 1.655.355 | 135,30% |
2016 | 2.285.619 | 1.695.787 | 134,80% |
2017 | 2.329.553 | 1.736.593 | 134,10% |
2018 | 2.380.492 | 1.766.168 | 134,80% |
2019 | 2.409.841 | 1.787.664 | 134,80% |
https://it.wikipedia.org/wiki/Debito_pubblico
[3] Ma c’è un paradosso: gestire questo
debito sempre più enorme costa sempre meno. È la stessa stima di UniCredit a
disegnare tre scenari per il decennio 2021-2030. Nello scenario market-base, quello ritenuto più probabile, nei prossimi dieci anni l’Italia spenderà 630 miliardi di euro per pagare gli interessi sul suo debito pubblico, cioè meno
dei 707 miliardi pagati per gli interessi tra il 2010 e il 2019 e dei 727
miliardi spesi nel decennio 2000-2009. Anche in rapporto al Pil la spesa annua
per interessi sul debito pubblico cala: è prevista al 3,4% il prossimo
decennio, è stata al 4,2% nel decennio che si conclude ora e del 5% in quello
precedente. Negli altri due scenari indicati da UniCredit le cifre cambiano: la
spesa complessiva scende a 563 miliardi nello scenario “benigno” mentre sale a
1006 miliardi in quello “negativo”. La prospettiva “benigna”, basata su uno
spread Btp-Bund attorno ai 125 punti, è considerata più probabile, perché «in
linea con ulteriori passi avanti presi dagli Stati membri verso una maggiore
integrazione europea» (il report era stato scritto prima dell’accordo del 21 luglio sul Recovery Fund).
https://www.avvenire.it/economia/pagine/debito-pubblico-altro-record-ma-cala-la-spesa-per-interessi
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