La prima bozza del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) aveva assegnato al Sud appena il 30% del totale delle risorse, cioè un livello neppure proporzionale alla popolazione, quantunque – ancorché fosse già stato rilevato in passato - sia ormai venuto completamente alla luce del Sole da oltre un anno per merito in particolare del Quotidiano del Sud, diretto da Roberto Napoletano, e sia ora oggetto di disputa tra gli specialisti, l’iniquo riparto delle risorse fra le tre ripartizioni territoriali dell’Italia: Nord, Centro e Sud.
Sarebbe utile
sapere i nomi e i cognomi di chi ha (i) stilato e (ii) appoggiato la prima
bozza del PNRR.
Sarebbe anche utile indagare se il 30% è stato un errore non intenzionale di un funzionario o una mossa tattica per rendere digeribile il 34% poi indicato a pag. 117 della seconda bozza del PNRR,[1] che rappresenta la quota di popolazione del Sud, ma comunque è ben lontano dal 45% della cosiddetta “clausola Ciampi” e ancor di più dal 60% che rappresenta la quota maggioritaria auspicata, pare anzi prescritta, dall’Unione Europea per il Mezzogiorno, che sarebbe la misura minima congrua sia per cominciare seriamente a colmare i divari territoriali, sia per compensare il Sud dello “scippo” dei fondi ordinari degli ultimi decenni determinato dal riparto iniquo e incostituzionale (art. 119)[2] basato sulla spesa storica e contravvenendo a quanto stabilito dalla legge 42 del 2009 (cosiddetta Legge Calderoli sul federalismo fiscale).[3]
Il PdC Conte non è Prodi o Ciampi. L’ex PdC Renzi ha contestato la governance verticistica del PNRR e minacciato la crisi di governo. In fatto di autoreferenzialità ed egotismo, Renzi è l’ultimo a poter parlare, ma nel caso del PNRR segnala un problema reale. Data l’inefficienza della PA, la centralizzazione della gestione dei 200 mld del PNRR – vedi appresso - è non solo utile ma necessaria. Ma in fatto di scelta e gestione di progetti complessi e competenze di eccellenza il ‘parvenu’ tuttologo e tuttofare PdC Conte non è, manco alla lontana, Prodi o Ciampi.
Nel difficile ruolo
di PdC, egli ha palesemente raggiunto il suo livello di incompetenza.[4]
Maschera e compensa i suoi limiti evidenti con una straordinaria capacità di
resilienza.[5] Neppure Prodi aveva un suo partito, e pagò ciò caramente,
ma aveva visione strategica, competenza tecnico-economica, sensibilità per la
Questione meridionale, spirito di squadra e la statura intellettuale per
avvalersi di persone altamente competenti (ancor più Ciampi), secondo il principio “Dimmi che
collaboratori hai e ti dirò chi sei”. Forse il suo vero punto debole fu che si
scelse il portavoce più taciturno del mondo, con conseguente défaillance
comunicativa degli ottimi risultati ottenuti nonostante la breve durata dei
suoi due governi.
Ecco, per incompetenza e inadeguatezza Conte è
paragonabile a Berlusconi, che in politica, infatti, a differenza che nelle sue
aziende, si è sempre contornato di personaggi mediocri, pescando - nell’ipotesi
migliore - tra le seconde o terze file della Prima Repubblica. Ma almeno lui è
un eccellente venditore. Beninteso, della corrente che propugna la tecnica di
vendita manipolatoria (l’altra corrente caldeggia la metodologia basata sulla
costruzione di un rapporto di fiducia con il cliente protratto nel tempo).
In che cosa eccella Conte, tranne la sua formidabile resilienza, io non saprei
dire. Neppure in lingua italiana, eccelle. Neppure in aritmetica o in diritto
costituzionale, eccelle, visto che... la sua prima bozza del PNRR assegnava al
Sud il 30% delle risorse, calpestando in un colpo solo la matematica, la
demografia, la Costituzione, nonché la sua origine meridionale. Purtroppo,
perché è doloroso ammetterlo.
Asili nido anziché
case popolari.
Le persone non vivono negli asili nido, come pare immagini il tuttologo e
tuttofare PdC Conte, ma nelle case. Ma non sembra ci sia traccia nel PNRR del
piano corposo di alloggi pubblici di qualità, estremamente carenti in Italia,
in particolare al Sud, poiché essi attualmente rappresentano un misero 1,5% del totale dei
35.000.000 di immobili residenziali, che fa assegnare all’Italia, di gran
lunga, l’ultimo posto in UE. Esprimo, allora, la speranza, come ho scritto a
Conte, che lo si possa varare e finanziare con i 4 mld derivanti dal ripristino
dell’ICI-IMU-TASI sulla casa principale, che verrebbe pagata per 2/3 dai ricchi
e dai benestanti, mentre gli altri pagherebbero un piatto di lenticchie.[6]
Tasse. La riduzione
delle tasse – come ha avvertito ripetutamente il Commissario europeo Gentiloni
- non è finanziabile con il Piano Ripresa e Resilienza europeo, ma Conte,
novello monarca all’incontrario, l’ha inclusa lo stesso.
Il Vice Segretario
del PD, Andrea Orlando, ha affermato in un’intervista al Corriere della Sera:
«Dovremo capire come questa struttura si raccorderà al lavoro dei ministeri,
evitando duplicazioni, e come si eviteranno forme di accentramento.
L’accentramento, comunque, non ha nulla a che vedere con la struttura esterna,
si può avere anche senza e va evitato in tutti casi, non perché c’è diffidenza
nei confronti di Conte ma perché se tutto arriva su un solo tavolo le risposte
rischiano di giungere troppo tardi».
Duplicazioni. Giusto evitare le
duplicazioni, ma bisogna risolvere questo problema a monte, suddividendo i
compiti e gli obiettivi tra la struttura ordinaria, cioè quella ministeriale, e
la struttura straordinaria che dovrà gestire i 209 mld, altrimenti sono
inevitabili.
Accentramento. È fondamentale
chiarire questo aspetto. Se per accentramento si intende evitare che il
tuttologo e tuttofare PdC Conte entri nella gestione delle risorse è giusto e
opportuno. Egli dovrà operare come opera un Presidente del Consiglio di
amministrazione NON operativo in un’azienda, quindi limitarsi a nominare
l’Amministratore Delegato, rappresentare legalmente l’azienda, curare i
rapporti latamente politici, approvare il piano strategico aziendale e valutare
i risultati.
L’accentramento, invece, è una condizione necessaria per il successo del PNRR
(si veda il punto successivo). All’accentramento – variabile fondamentale –
vanno perciò subordinate e condizionate le scelte organizzative e procedurali
conseguenti.
Schema
triangolare.
Fontana, Zaia e Bonaccini, i primi due della Lega Nord, il terzo del PD e
presidente della Conferenza Stato-Regioni, un organo non previsto dalla
Costituzione ma che, secondo Roberto Napoletano, è diventato di fatto una sorta
di terza Camera, i quali hanno chiesto, l’ultimo rivolgendosi direttamente a
Bruxelles, i fondi del PNRR, rappresentano il vecchio schema.
L’attuale schema
dei fondi europei è basato sulla triangolazione Stati -- > UE -- >
Regioni: gli Stati nazionali versano a Bruxelles le risorse, che vengono
retrocesse alle Regioni, che realizzano i vari piani. Come è noto, per varie
ragioni, quote cospicue restano inutilizzate, in particolare nelle Regioni in
ritardo di sviluppo, inefficienza che si somma al riparto iniquo e
incostituzionale delle risorse nazionali tra le Regioni del Nord e quelle del
Sud, aggravando i divari.
Questo schema
inefficiente e iniquo va ribaltato nella gestione del PNRR, proprio attraverso
la centralizzazione della gestione delle risorse. Pertanto, le richieste dei
soliti egoisti e bulimici Fontana, Zaia e Bonaccini (presidenti di Regioni del
Nord che da decenni prendono più soldi di quanti spetterebbero loro in base
alla popolazione, sottraendoli al Sud) vanno rigettate, anzi si autoescludono,
perché rispondono al vecchio schema triangolare, dimostratosi inefficiente e
iniquo.
Nel nuovo schema, la ripartizione dei fondi viene decisa al centro, deve tener conto dei divari profondi tra il Nord e il Sud e quindi concentrare gran parte dei 209 mld del PNRR nel Mezzogiorno, dove peraltro, secondo il PNRR (pag. 118), i moltiplicatori sono molto più alti che al Nord.[7]
_________________________
Note:
[1] PIANO NAZIONALE DI RIPRESA E RESILIENZA
“Per quanto
riguarda la quota del PNRR afferente alle Regioni del Sud si è utilizzata
l’ipotesi che ad esse sia destinato il 34 per cento dei fondi additivi.”
https://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato7468930.pdf
[2] Art.
119 […] La legge dello Stato istituisce un fondo perequativo, senza vincoli di
destinazione, per i territori con minore capacità fiscale per abitante.
Per promuovere lo sviluppo economico, la
coesione e la solidarietà sociale, per rimuovere gli squilibri economici e
sociali, per favorire l'effettivo esercizio dei diritti della persona, o per
provvedere a scopi diversi dal normale esercizio delle loro funzioni, lo Stato
destina risorse aggiuntive ed effettua interventi speciali in favore di
determinati Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni.
https://www.senato.it/1025?sezione=136&articolo_numero_articolo=119
[3] Legge 5 maggio 2009, n. 42 "Delega al Governo in materia di
federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione"
http://www.parlamento.it/parlam/leggi/09042l.htm
[4] resilienza
1. Capacità di un materiale di assorbire un urto senza rompersi.
2. In psicologia, la capacità di un individuo di affrontare e superare un
evento traumatico o un periodo di difficoltà.
[5] Principio di Peter https://it.wikipedia.org/wiki/Principio_di_Peter
[6] Secondo il MEF,
il gravame medio annuo nel 2012, ultimo anno di applicazione, fu di 225€ e
l’85% pagò meno di 400€.
[7] Tavola 4-11: IMPATTO SUL PIL
(deviazione percentuale dallo scenario di base)
|
Base |
2021 |
2022 |
2023 |
ITALIA |
0,43 |
0,93 |
1,05 |
1,10 |
Sud |
1,96 |
4,21 |
4,89 |
5,29 |
Abruzzo |
1,14 |
2,61 |
3,35 |
3,75 |
Molise |
1,96 |
4,39 |
5,35 |
5,82 |
Campania |
2,09 |
4,46 |
5,17 |
5,60 |
Puglia |
1,94 |
4,17 |
4,85 |
5,23 |
Basilicata |
1,50 |
3,18 |
3,69 |
4,00 |
Calabria |
1,98 |
4,19 |
4,75 |
5,08 |
Sicilia |
2,19 |
4,67 |
5,35 |
5,74 |
Sardegna |
1,95 |
4,18 |
4,90 |
5,34 |
Fonte: Elaborazione su dati MACGEM-IT.
Come si evince dai
risultati della simulazione, l’impatto sul PIL reale nazionale della manovra
complessiva (shock combinati) raggiunge nel 2024 l’1,1 per cento. A livello
regionale l’impatto della manovra complessiva si attesta per l’intera area interessata
nel 2024 al 5,3 per cento circa con una variabilità regionale che va dal 3,75
per cento registrato in Abruzzo a oltre il 5 per cento per le altre Regioni.
L’impatto differenziato è legato alla diversa struttura produttiva delle
singole regioni. Inoltre, si evidenzia che la sinergia delle azioni ha un
impatto sul PIL nazionale e regionale più elevato rispetto alla somma degli
effetti delle manovre condotte separatamente. Tale risultato conferma la
rilevanza degli impatti indiretti, indotti e non lineari che le manovre hanno a
livello nazionale e regionale.
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http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2871228.html
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