martedì 1 settembre 2015

Questione meridionale, somma di inefficienze


Fondi UE e Mezzogiorno, oltre il piagnisteo
04/08/2015
Le politiche di coesione accendono molti appetiti ma delineano pochi veri investimenti per la crescita e l’occupazione delle regioni più in difficoltà del Paese


Qualcuno ha osservato che “l’Ue è un'area economica senza governo. Mentre i vincoli di finanza pubblica, indebitamento e debito pubblico, sono stringenti, gli impegni per la crescita e lo sviluppo restano per lo più delle (buone) raccomandazioni” (http://sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/Ue-un-area-economica-senza-governo-22282).

La dicotomia è amplificata negativamente, in Italia, dalla struttura “triangolare” della spesa UE: lo Stato centrale versa il suo contributo alla UE, che retrocede alle (inefficienti, talvolta corrotte, segnatamente al Sud) Regioni circa il 60% di quanto versato a Bruxelles (http://www.forexinfo.it/Fondi-europei-Italia-contribuente).

Questo articolo di Sbilanciamoci fornisce delle notizie interessanti. La principale è che all’inefficienza delle Regioni si somma oggi quella del Governo, che ha accentrato presso la Presidenza del Consiglio la gestione della spesa per il Mezzogiorno, dopo che Renzi ha cancellato il Ministero della Coesione territoriale (http://www.huffingtonpost.it/arturo-scotto/renzi-chiude-il-ministero-per-la-coesione-territoriale-e-non-e-solo-una-dimenticanza_b_4845584.html), dimostrando la sua ignoranza e la sua inadeguatezza come PdC di provenienza PD (“Nessuna politica per il Sud può essere credibile ed efficace se non viene pensata come parte di un disegno riformatore nazionale, in grado di affrontare i nodi della crisi economica, sociale e democratica dell’intero Paese. Solo unita l’Italia può uscire dalla più grave crisi democratica ed economica della sua storia repubblicana”. Le proposte del Partito Democratico/11 - Mezzogiorno  http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2763786.html oppure http://vincesko.blogspot.com/2015/05/le-proposte-del-partito-democratico11.html).

Ribadisco ancora una volta: dato il sostanziale fallimento delle modalità con le quali si è affrontato finora la questione meridionale, occorre prefigurare soluzioni innovative, e cioè, nell’ordine: a) l'assunzione della Questione meridionale come questione strategica nazionale; b) una rivoluzione culturale ed un correlato PROGETTO EDUCATIVO quinquennale o decennale, basato sul ruolo cruciale della donna, come madre e insegnante (Assistenza a domicilio, attraverso "health visitor", delle mamme in gravidanza e fino a 3 anni di vita del bambino, periodo cruciale per lo sviluppo delle sinapsi e la costruzione della personalità del bambino, sotto l'aspetto intellettivo, psicologico ed etico-normativo Questione femminile, questione meridionale, rivoluzione culturale e progetto educativo
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2580796.html oppure http://vincesko.blogspot.it/2015/03/questione-femminile-questione.html; c) il commissariamento del Sud o l'adozione della proposta della SVIMEZ di unificazione-centralizzazione dell'amministrazione pubblica del Mezzogiorno; d) una riorganizzazione radicale della burocrazia; e) una lotta feroce alle mafie. In ultimo, f) vengono le risorse (investimenti in: educazione, R&S, sicurezza, infrastrutture, economia verde, turismo, tutela del territorio), che però devono essere congrue, utilizzando come benchmark la Germania dell’Est*.

* Banca d'Italia - Mezzogiorno e politiche regionali
744 pagg., vi sono inclusi: informazioni utili per valutare la performance territoriale delle amministrazioni pubbliche ed un raffronto con la Germania Est (in 40 anni, la politica straordinaria ha speso nel Sud non più dello 0,7 per cento del Pil; per contro, per osservatori autorevoli tedeschi, “l’unità nazionale è un valore che trascende la logica economica, per il quale può ben valere la pena sacrificare il 5 per cento del PIL” - maggiore di quello italiano -  secondo le regole del federalismo cooperativo (Politikverflechtung), che costituisce il carattere saliente del modello politico tedesco. Secondo stime non ufficiali i trasferimenti lordi sarebbero ammontati per il periodo 1991-2003 a 1.250-1500 miliardi di euro, equivalenti a una media di 96-115 miliardi annui) (pag. 486).


Articolo collegato:

Quanto ci costa lasciare andare alla deriva il Mezzogiorno
Le debolezze del Mezzogiorno sono ancora oggi la madre di tutti i nostri problemi
di Maurizio Ferrera
10 settembre 2015
http://www.corriere.it/economia/15_settembre_10/quanto-ci-costa-lasciare-andare-deriva-mezzogiorno-6e0f7c78-578b-11e5-b3ee-d3a21f4c8bbb.shtml


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