mercoledì 30 marzo 2016

Dialogo con Beniamino Piccone sui probi Monti e Saccomanni, lo screditato Berlusconi, il calo dello spread e i numeri delle manovre correttive


Riporto il breve dialogo tra Beniamino Piccone, collaboratore de Il Sole 24 ore, e me in merito alla discesa dello spread tra BTP e Bund tedeschi nel 2011.

Risposta all'articolo "La lettera da Bruxelles e le incoerenze italiche tra deficit (buono) e debito (cattivo)"
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Da:
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A:
<piccone@nextampartners.com> 

Citazione: “Re Giorgio non perse tempo e diede l’incarico a Mario Monti, il quale contribuì fattivamente alla ricostruzione della fiducia verso il nostro Paese (lo spread BTp-Bund scese velocemente da 575 punti base ai circa 300 del primo trimestre 2013)”.

Io non sono né berlusconiano né montiano, ma questi sono i dati:
Riepilogo delle manovre correttive (importi cumulati da inizio legislatura):
- governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld;
- governo Monti 63,2 mld;
Totale 329,5 mld.

LE CIFRE. Le manovre correttive, dopo la crisi greca, sono state: • 2010, DL 78/2010 di 24,9 mld; • 2011 (a parte la legge di stabilità 2011), due del governo Berlusconi-Tremonti (DL 98/2011 e DL 138/2011, 80+60 mld), (con la scopertura di 15 mld, che Tremonti si riprometteva di coprire, la cosiddetta clausola di salvaguardia, con la delega fiscale, – cosa che ha poi dovuto fare Monti – aumentando l’IVA), e una del governo Monti (DL 201/2011, c.d. decreto salva-Italia), che cifra 32 mld “lordi” (10 sono stati “restituiti” in sussidi e incentivi); • 2012, DL 95/2012 di circa 20 mld. Quindi in totale esse assommano, rispettivamente: - Governo Berlusconi: 25+80+60 = tot. 165 mld; - Governo Monti: 22+20 = tot. 42 mld. Se si considerano gli effetti cumulati da inizio legislatura (fonte: “Il Sole 24 ore”), sono: - Governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld; - Governo Monti 63,2 mld. Totale 329,5 mld.
(Cfr. Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti

Conclusione.

Come si vede facilmente, per gli ammontari delle manovre finanziarie, i sacrifici iniqui imposti agli Italiani e gli effetti recessivi Berlusconi batte Monti 4 a 1.

Discorso analogo per le pensioni: la riforma Sacconi (DL 78/2010, art. 12, modificata in peggio nel 2011), di cui nessuno parla, neppure il suo autore, che ha aumentato, senza gradualità, a 66 anni l’età di pensionamento di vecchiaia, per tutti tranne le dipendenti private, e ha introdotto l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita, che porterà l’età di pensionamento a 67 entro il 2020 e poi via via a 70 anni e oltre, è molto più severa della tanto vituperata riforma Fornero (DL 201/2011, art. 24), che ha solo adeguato, con gradualità, le dipendenti private a tutti gli altri e ha solo esteso, col calcolo pro-rata, il metodo contributivo a quelli esclusi dalla riforma Dini del 1995 (>18 anni di lavoro).  (Cfr. Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli

Infine, anche con Monti, gli attacchi speculativi contro l'Italia continuarono (infatti, lo spread, che nel periodo iniziale del governo era sceso, riprese a salire), ma i mercati non è che ce l'avessero particolarmente con l'Italia, che, come abbiamo visto, aveva varato manovre pesantissime e una riforma delle pensioni severissima, ma avevano scommesso sulla rottura dell'Euro e, dopo l'Irlanda, la Grecia, il Portogallo e la Spagna, avevano attaccato l'Italia (poi sarebbe probabilmente toccato alla Francia), lasciati liberi di agire dall'inerzia colpevole della BCE di Draghi, bloccata dalla Germania. Fino al famoso "whatever it takes" del luglio 2012. Cioè Draghi - come era stato previsto dai suoi numerosi critici - non dovette spendere neppure 1 €, bastò la parola del banchiere centrale europeo a fermare la giostra “impazzita” della speculazione mondiale. Questo ovviamente successe perché i mercati finanziari credettero alla minaccia di Draghi ed ebbero paura di verificare se le sue parole erano un bluff, rischiando un bagno di capitali (bisogna anche considerare che la Germania aveva fatto ricorso contro gli OMT-Acquisti illimitati di titoli pubblici da parte della BCE, il che aveva indebolito oggettivamente la minaccia di Draghi).

In conclusione, e mi spiace dirlo, l’Italia l’ha salvata, in modo molto iniquo, molto più l’incompetente Berlusconi che il “millantatore” Monti.

Cordiali saluti
V.


RE: Risposta all'articolo "La lettera da Bruxelles e le incoerenze italiche tra deficit (buono) e debito (cattivo)"
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Beniamino Andrea Piccone (piccone@nextampartners.com) http://webmail-static.iol.it/cp/images/default/en/uikit/img_transparent.gif
14 mar 2016 - 11:23 http://webmail-static.iol.it/cp/images/default/en/uikit/img_transparent.gif http://webmail-static.iol.it/cp/images/default/en/uikit/img_transparent.gif
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A:
"v
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CC:
"Beniamino Andrea Piccone"<piccone@nextampartners.com> 
Caro V.,
Non contano le manovre ma la credibilità. Berlusconi con le sue mattane perse ogni credibilità sui mercati, e visto che ogni mese l’Italia deve collocare debito pubblico per pagare gli stipendi del pubblico impiego, non esiste governo che possa stare in piedi senza avere la fiducia dei mercati.
Quando era ministro del Tesoro Ciampi, la sua sola presenza scoraggiava qualsiasi ribassita sui BTP.
Monti con la sua credibilità guadaganta come Commissario Europeo riuscì a diminuire il costo del debito pubblico. Così è.
Saluti,
B. Piccone


R: RE: Risposta all'articolo "La lettera da Bruxelles e le incoerenze italiche tra deficit (buono) e debito (cattivo)"
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Da:
v
14 mar 2016 - 14:20 http://webmail-static.iol.it/cp/images/default/en/uikit/img_transparent.gif http://webmail-static.iol.it/cp/images/default/en/uikit/img_transparent.gif
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A:
"Beniamino Andrea Piccone"<piccone@nextampartners.com> 

Caro Piccone,
Sono del tutto d’accordo, ovviamente, sull’importanza della credibilità per i mercati:

Prima della fine dell’estate del 2011, il governo Berlusconi-Tremonti aveva già varato 3 manovre correttive lacrime e sangue, molto inique, per complessivi 165 mld (non cumulati) [1], ma che non furono sufficienti a convincere i mercati finanziari a causa della credibilità prossima allo zero del premier Berlusconi;”.[***]

Non sono affatto d’accordo, invece, per l’efficacia complessiva delle manovre: quelle di Berlusconi sono state ben il quadruplo di quelle di Monti. E’ tale il rapporto – 4 a 1 – che non c’è gara per quanto attiene all’effetto sui dati macroeconomici successivi dell’Italia, altrettanto importanti per il giudizio dell’UE, dei mercati e degli esperti in generale.

Quando arrivò il governo Monti, il risanamento dei conti pubblici era stato già fatto, in maniera molto iniqua, per circa 4/5, pari a 267 mld cumulati, visto che il nuovo governo varò manovre correttive, molto più eque, per “soli” 63 mld cumulati, su un totale di 330, [1] peraltro adempiendo misure in parte già decise dal governo precedente, ad esempio, l’aumento dell’IVA, [1] nonché il fiscal compact, [8] col pareggio di bilancio inserito in Costituzione. [9]”.[***]

[***] Sulla incompetenza e la credibilità dannosa di Berlusconi, di cui sono uno “studioso” da molto tempo, ho scritto vari miei post, tra cui questo:
Post n. 448 del 15-05-2014 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Analisi parziale del complotto contro Berlusconi

Aggiungo, infine, un’osservazione per quanto riguarda Fabrizio Saccomanni, ma – anche per informarla di averlo fatto - la ricavo direttamente dal mio commento postato nel blog di Carlo Clericetti su Repubblica, dove ho pubblicato la lettera che le ho inviato (e, a meno che lei non mi comunichi la sua contrarietà, pubblicherò anche la sua risposta e questa mia replica), travasando poi il tutto nel mio blog.

2. Nell’articolo viene citato ed elogiato Fabrizio Saccomanni, che – in qualità di studioso - si impanca come al solito a severo censore degli sprechi di spesa dei politici, ma che – in qualità di ministro dell’Economia, cioè quando egli rivestiva una carica politica – calò letteralmente le brache, assieme al premier Letta, di fronte all’imposizione del demagogo Berlusconi di restituire l’IMU 2012.
Post n. 368 del 03-09-13 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Letta, Epifani e Saccomanni, un trio di calabrache

Cordiali saluti,
V.


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