Recovery Plan, numeri e percentuali al Sud diventano
un balletto per colpa dei soliti furbetti
Fare confusione in questi casi è la cosa migliore per
confondere le carte ed ecco che nei conti ci sono progetti già finanziati
PIETRO MASSIMO BUSETTA | 17 APR. 2021 20:13 | 1
https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/le-due-italie/economia/2021/04/17/sudismi-di-pietro-massimo-busetta-recovery-plan-numeri-e-percentuali-al-sud-diventano-un-balletto-per-colpa-dei-soliti-furbetti/
L’ho scritto subito (https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/gli-editoriali/politica/2021/04/13/leditoriale-di-roberto-napoletano-laltravoce-dellitalia-morire-di-propaganda/ ) che il 40% al Sud di Draghi e
ancor più di Franco (che è settentrionale, come la gran parte dei ministri del
governo Draghi) è una fregatura e, come la ripartizione decisa dal precedente
governo Conte2 a trazione asseritamente meridionale, non rispetta i criteri
stabiliti da Bruxelles.
Che le cose sarebbero andate storte, lo scrissi già dopo aver
letto la lista dei ministri: “Voi pensate che, con tutti questi ministri
settentrionali, al Sud arriveranno i soldi che gli spettano? Che, per la
verità, manco col governo Conte2, pieno di ministri meridionali, arrivavano.” (https://www.quotidianodelsud.it/laltravoce-dellitalia/gli-editoriali/politica/2021/02/12/leditoriale-di-roberto-napoletano-laltravoce-dellitalia-il-ritorno-del-cavaliere-bianco/ ).
Qui ci devono essere le solite
manine ministeriali, per la verità piuttosto maldestre, perché non sono i furbi
presidenti di Giunta regionale dell’Emilia Romagna e del Veneto a redigere il
PNRR.
Il Quotidiano del Sud dovrebbe indagare su queste manine e
chiederne conto a Franco, che è quello che ora dirige la redazione del piano,
visto che non lo fa la semitosta ministra per il Sud, la salernitana Carfagna,
che speravo fosse un po’ più tosta del siciliano Provenzano, del napoletano
Amendola e del pugliese Boccia, ministri del governo Conte2.
Le risorse del PNRR, secondo l’UE, devono servire per ridurre i divari territoriali, e basta un piccolo calcolo economico per stabilire che questo si ottiene soltanto se il tasso di variazione medio annuo del PIL del Mezzogiorno è maggiore di quello del Nord e nella misura congrua e per un numero congruo di anni: non bastano certamente i 6 anni del PNRR a colmarlo, ma ci vogliono 52 anni se la differenza di tasso medio annuo è pari a +1%, 26 anni se è pari al +2%.
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