Nello
scorso mese di giugno inviai una lunga lettera
alla Commissaria europea Margrethe Vestager [1
o 2].
Pubblico la risposta della Direzione Generale Affari Economici e Finanziari della
Commissione Europea, anche per conto della Commissaria Vestager, che ho
ricevuto oggi.
COMMISSIONE EUROPEA
DIREZIONE GENERALE
AFFARI ECONOMICI E FINANZIARI
Economies of the Member States II
Italy, United Kingdom
Bruxelles, 8 Agosto 2019
ECFIN.DDG1G.3/AM/FRS
Gentile Sig. V.,
Le scrivo anche a nome della Commissaria Vestager, in
risposta alla sua lettera inviata lo scorso 24 giugno.
Innanzitutto La ringrazio per l’interesse portato alle
politiche comunitarie, tanto più lodevole in quanto accompagnato da un approfondimento
attento e critico. Allo stesso tempo, mi permetta di esprimere alcune considerazioni
generali, in particolare riguardo all’applicazione delle regole del Patto di
Stabilità e Crescita, senza entrare nel merito specifico dei diversi punti da
Lei sollevati.
In primo luogo, le regole fiscali incluse nel Patto di
Stabilità e Crescita così come ogni loro successiva modifica sono state discusse,
concordate e sottoscritte da tutti gli Stati Membri, inclusa l’Italia. Questo
si applica anche alle specificazioni operative delle regole, come la metodologia
di stima del prodotto potenziale, da Lei citata, che è costantemente perfezionata
e discussa da un collegio di esperti rappresentanti tutti gli Stati Membri
dell’Unione. Se da un lato le regole esistenti sono certamente migliorabili - e
un processo di revisione promosso dalla Commissione è attualmente in corso - esse
hanno svolto e svolgono un ruolo importante per la solidità dell’unione
economica e monetaria.
In secondo luogo, le regole di bilancio europee sono
disegnate in modo da tenere conto, a diversi livelli, della situazione economica
degli Stati Membri così come di circostanze eccezionali. In aggiunta a ciò, in casi
determinati la Commissione Europea dispone di margini, ben definiti e specificati
dai regolamenti, per tenere conto di una valutazione complessiva della situazione
economica di ciascuno Stato Membro. In linea generale, è difficile sostenere
che l’applicazione delle regole fiscali sia stata particolarmente rigida nel caso
dell’Italia. L’Italia è infatti lo Stato Membro che ha più beneficiato delle clausole
di flessibilità previste dal braccio preventivo del Patto di Stabilità e Crescita.
Inoltre, nonostante il livello e l’evoluzione del
debito pubblico italiano non rispettassero prima facie le regole del Patto, per
diversi anni la Commissione ha ritenuto che non fosse opportuno aprire una procedura
per deficit eccessivo proprio sulla base di analisi e valutazioni circostanziate
(pubblicate in successive relazioni preparate a norma dell'articolo 126, paragrafo
3, del trattato sul funzionamento dell'Unione europea) che hanno tenuto conto,
tra gli altri fattori rilevanti, del difficile contesto macroeconomico.
Infine, il rispetto dei vincoli europei di finanza pubblica
non soltanto corrisponde agli impegni sottoscritti dall'Italia come Stato Membro
dell'Unione Europea, ma è anche nell'interesse del paese e della sua popolazione.
Attualmente l'alto livello di debito pubblico causa un'ingente spesa per interessi,
che riduce la capacità del governo di sostenere la crescita economica e
l'occupazione. Ridurre il debito pubblico in linea con le raccomandazioni europee
permetterebbe quindi all'Italia e agli italiani di risparmiare vaste risorse
che potrebbero essere ridirette verso utilizzi più produttivi.
I miei saluti più cordiali,
(e-signed)
Alienor MARGERIT
Il Capounità
Persona da contattare: ROSSI SALVEMINI, Francesco,
Francesco.ROSSI-SALVEMINI@ec.europa.eu
Firmato elettronicamente il 08.08.2019 11.24 (UTC+02)
in conformità all'articolo 4.2 (Validità dei documenti elettronici) della
decisione 2004/563 della Commissione
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