lunedì 27 giugno 2016

Brexit, il mio giudizio è ambivalente


A risultato acquisito del referendum sulla permanenza o meno della Gran Bretagna nell’Unione Europea, riporto il mio commento pubblicato nel blog di Carlo Clericetti su Repubblica prima del referendum, giudizio che confermo, ma col sincero rammarico che non si sia realizzata la condizione per poter vedere in futuro il verificarsi della terza ipotesi.  

Carlo Clericetti  -  22 GIU 2016
Inglesi, fateci un regalo: uscite


Il giudizio sulla Brexit che do io è ambivalente.
Io ritengo l'uscita della Gran Bretagna dall'UE negativa verso l'esterno dell'UE, dato il peso "morale" e di immagine della Gran Bretagna a livello mondiale.
Positiva verso l'interno perché fa finalmente chiarezza sulla posizione nell’UE a mezzo servizio della Gran Bretagna da sempre, posizione che si è notevolmente e ulteriormente ridotta proprio a seguito della scelta del referendum, che ha alienato alla Gran Bretagna, molto presente e con un peso notevole nella gestione interna dell'UE al di là delle sue dichiarazioni, l'appoggio di vari Paesi (Polonia, Svezia, Cechia, Paesi baltici), che temono storicamente la Germania, e che ora si sono avvicinati alla Germania stessa, accrescendone il peso, peraltro non più bilanciato dalla Francia.
Discorso diverso se invece la Gran Bretagna, nel caso decidesse (ormai: avesse deciso) di restare nell'UE, partecipasse (ormai: avesse partecipato) concretamente, sia politicamente sia tramite la sua formidabile pubblica amministrazione, alla ridefinizione della missione e delle regole dell'UE e alla sua gestione, riprendendo il suo ruolo storico di contraltare della ormai egemone ed ottusa Germania.

Post scriptum
Il giorno dopo il referendum l’avevo pensato, sono dunque d’accordo. Segnalo volentieri questa petizione che in un solo giorno ha già superato 1.600.000 firmatari.

Petition
EU Referendum Rules triggering a 2nd EU Referendum
We the undersigned call upon HM Government to implement a rule that if the remain or leave vote is less than 60% based a turnout less than 75% there should be another referendum.

E quest’altra, che ha già superato i 137.000 firmatari:

Declare London independent from the UK and apply to join the EU.


Appendice

Articolo 50
1. Ogni Stato membro può decidere, conformemente alle proprie norme costituzionali, di
recedere dall'Unione.
2. Lo Stato membro che decide di recedere notifica tale intenzione al Consiglio europeo. Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio europeo, l'Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tenendo conto del quadro delle future relazioni con l'Unione. L'accordo è negoziato conformemente all'articolo 218, paragrafo 3 del trattato sul funzionamento dell'Unione europea. Esso è concluso a nome dell'Unione dal Consiglio, che delibera a maggioranza qualificata previa approvazione del Parlamento europeo.
3. I trattati cessano di essere applicabili allo Stato interessato a decorrere dalla data di entrata in vigore dell'accordo di recesso o, in mancanza di tale accordo, due anni dopo la notifica di cui al paragrafo 2, salvo che il Consiglio europeo, d'intesa con lo Stato membro interessato, decida all'unanimità di prorogare tale termine.
4. Ai fini dei paragrafi 2 e 3, il membro del Consiglio europeo e del Consiglio che rappresenta lo Stato membro che recede non partecipa né alle deliberazioni né alle decisioni del Consiglio europeo e del Consiglio che lo riguardano.
Per maggioranza qualificata s'intende quella definita conformemente all'articolo 238, paragrafo 3, lettera b) del trattato sul funzionamento dell'Unione europea.
5. Se lo Stato che ha receduto dall'Unione chiede di aderirvi nuovamente, tale richiesta è oggetto della procedura di cui all'articolo 49.


Articoli collegati:

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Christoph Schmidt, presidente del German Council of Economic Experts
Adriano Bosoni, senior analysist Stratfor
Carlo Altomonte, senior associate researcher ISPI

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http://www.gustavopiga.it/2016/brexit-figlia-del-fiscal-compact-che-uccide-leuropa/  

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http://www.eunews.it/2016/06/29/solo-nuove-elezioni-non-impossibili-possono-fermare-la-brexit/62948  

Ora la Gran Bretagna se ne vada in fretta. Non può ferire l’Europa con Brexit e finirla paralizzandone il progresso
A colloquio con Romano Prodi “ma l’Unione a 27 non è la fine del Mondo”
“Gli inglesi contrattavano sempre su tutto e non gli andava mai bene niente. Ma ci rimetteranno loro”
Intervista di Francesco Anfossi su Famiglia Cristiana del 30 giugno 2016
http://www.romanoprodi.it/strillo/ora-la-gran-bretagna-se-ne-vada-in-fretta-non-puo-ferire-leuropa-con-brexit-e-finirla-paralizzandone-il-progresso_13189.html  

Brexit, catastrofe o opportunità?
Il Brexit, lungi dall’essere la pietra tombale della sinistra britannica, potrebbe al contrario trasformarsi in un’opportunità storica senza precedenti.
di Thomas Fazi  -  1 luglio 2016
http://www.eunews.it/2016/07/01/brexit-catastrofe-o-opportunita/63344  

Theresa May, la prossima prima ministra britannica.
Cinq questions sur Theresa May, la future première ministre britannique
LE MONDE | 12.07.2016 à 20h19 • Mis à jour le 13.07.2016 à 10h11

http://www.lemonde.fr/referendum-sur-le-brexit/article/2016/07/12/cinq-questions-sur-theresa-may-la-future-premiere-ministre-britannique_4968562_4872498.html

Il problema mi pare sia più della Gran Bretagna, che fa melina poiché rischia di spaccarsi, che dell’UE. Poi, certo, gli Inglesi sono inglesi e, anche se ormai non ne hanno molte ragioni, devono continuare ad alimentare il loro complesso di superiorità.
Après les félicitations, les dirigeants européens rappellent à Mme May les conséquences du Brexit
LE MONDE | 14.07.2016 à 02h57 • Mis à jour le 14.07.2016 à 09h49

http://www.lemonde.fr/europe/article/2016/07/14/theresa-may-les-reactions-politiques-soulignent-le-travail-a-fournir-apres-le-brexit_4969260_3214.html

Sul rischio della Gran Bretagna di spaccarsi, leggete come intende procedere la nea-prima ministra britannica Theresa May, la quale, ancorché il referendum sia stato consultivo e quindi il Parlamento britannico potrebbe per ragioni di forza maggiore non tenerne conto, secondo Enrico Franceschini intenderebbe comunque far decidere al popolo.
Enrico Franceschini  -  16 LUG 2016
Se la Scozia mette il freno a Brexit
Il primo incontro post referendum tra Theresa May, primo ministro britannico, e Nicola Sturgeon, premier del governo autonomo scozzese, è andato bene, a detta di entrambe. Hanno discusso di Brexit. La May ha detto che vorrebbe realizzare l'uscita della Gran Bretagna dalla Ue. La Sturgeon ha risposto che la Scozia vuole restare nella Ue e valuterebbe la possibilità di un secondo referendum sulla secessione dal Regno Unito, se il Regno Unito uscisse dalla Ue. Posizioni contrapposte. Ma le due donne hanno concordato di partecipare insieme alla trattativa con Bruxelles. E la May ha affermato che non intende avviare l'articolo 50 del trattato europeo che dà il via al negoziato per l'uscita di un paese membro dall'Unione, "fino a quando non ci sarà una posizione comune " dell'intero Regno Unito, cioè concordata anche con la Scozia - e presumibilmente la stessa cosa vale per l'Irlanda del Nord, che - come la Scozia- ha votato a grande maggioranza per Remain. Si profila così uno scenario del genere: a un certo  punto la May potrebbe dire agli elettori, "volete Brexit anche a costo che la conseguenza sia la secessione dalla Scozia dal Regno Unito?" E potrebbe volerci un'elezione anticipata, o un secondo referendum britannico, per rispondere a questa domanda. Sarebbe interessante sapere cosa penserebbero in proposito Boris Johnson e gli altri ministri pro-Brexit del governo May. Insomma, ricevuta da David Cameron la patata bollente di Brexit, Theresa May potrebbe non volere passare alla storia come la premier che è uscita dall'Europa e ha portato alla disunione della Gran Bretagna. Questa storia sarà ancora lunga. E forse con qualche sorpresa.


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2 commenti:

  1. concordo con la visione ma non credo che il bilancio tra visione esterna e interna sia pari a zero. Quello che stiamo vedendo è una nazione, abituata ad essere indipendente che dibatte al suo interno su quale debba essere il suo futuro e il suo ruolo. forse mettendola su questo piano il referendum avrebbe avuto altri esiti.
    certo è che l'EU è poca appealing in questo momento e i promotori del leave hanno avuto buon gioco.
    la situazione interna inglese si sta complicando e l'applicazione dell'articolo 50 del trattato di Lisbona sarà lunga e non priva di ostacoli e ricatti. Quel che preoccupa è la dispersione di forze, di menti, di tempo che dovrà essere profusa in questo processo, da entrambe le parti, mentre avrebbe potuto essere messa a servizio della (ex) causa comune EU

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  2. Sono sostanzialmente d'accordo. Hanno avuto la meglio l'indipendenza (venata di complesso di superiorità) e un po' la paura o, meglio, la conservazione. Ma a ben vedere, se si fa un bilancio tra i vantaggi e gli svantaggi della Brexit, io credo che - sia attualmente che, soprattutto, in prospettiva futura - i secondi siano maggiori dei primi, sia per la Gran Bretagna che per il resto dell'Unione Europea, a trazione troppo tedesca. Grazie del commento.

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