Alzi
la mano chi non crede che l’INPS abbia un buco di bilancio o che possa fallire
o che sono a rischio le pensioni in un futuro più o meno remoto. Lascio da
parte quest’ultima eventualità, visto che il futuro lontano è soltanto nella mente di
Giove, ma almeno posso rassicurare chi legge sul fatto che il sistema
pensionistico italiano, dopo le numerose riforme varate, di cui quella Fornero
è soltanto l’ultima in ordine di tempo e, contrariamente alla vulgata generale,
neppure la più severa (le vengono attribuite anche le misure sia della riforma
Dini, 1995, sia, soprattutto, anche da parte dell’INPS[1] – v. anche la Presentazione del
XV Rapporto annuale
di Tito Boeri, al minuto 12.20 e al minuto 38.10[2] - della più severa riforma Sacconi, 2010), è considerato dalla
Commissione europea tra i più sostenibili nel lungo termine.[1] Mi limito dunque alle
prime due. Mi è successo di leggere sui media e nel web affermazioni del genere
di quelle indicate sopra quasi ogni volta che si parla di previdenza. Ed
essendomi assegnato il compito ingrato – praticamente una fatica di Sisifo – di
CONTROINFORMARE sul tema, negli ultimi mesi mi è capitato di discutere spesso sul
supposto buco dell’INPS e sul suo paventato, possibile default (fallimento), in particolare in tre occasioni: la prima, nel sito del
giornale on-line Gli Stati Generali[3]; la seconda, nel sito neo-liberista
NoisefromAmerika;[4] e, la terza, nel sito Goofynomics.[5] Ce n’è una quarta, avvenuta con il
titolare del sito The walking debt,[6] ma la ometto perché ripetitiva,
anche se è anch’essa un esempio significativo di fatica di Sisifo, poiché segue
ad una discussione approfondita sullo stesso tema avvenuta nello stesso sito un
anno prima.
Per
inciso, segnalo che il presidente dell’INPS, Tito Boeri, nella presentazione dell’ultimo
Rapporto annuale dell’INPS,[2] al minuto 40.30, ha dichiarato: “Si danno molte notizie
allarmistiche sul bilancio dell’INPS, bene dunque mettere alcuni puntini sulle
i. Primo, l’INPS opera per conto dello stato, quello che conta per lavoratori,
pensionati e imprese è il bilancio consolidato dello Stato, non il bilancio
dell’INPS”.
Riporto
i dialoghi nell’ordine indicato, avvertendo che nel primo caso si è trattato di
un monologo – diciamo così - per forfait
dell’interlocutore, che – ho visto solo dopo – è un docente universitario.
Gli Stati Generali
“La cosa sconvolgente
è che stavolta l’iceberg non
l’ha visto neppure Crozza, che ha assalito Di Maio con gli stessi argomenti di
un qualsiasi politico del PD. Invece l’icerberg l’ha visto Carlo Scarpa in un
recente pezzo su lavoce.info.[7] Noi qui ci mettiamo tra Crozza e Scarpa e proviamo a
rendere ancora più paradossale il caso Nogarin. Come? Trasformando Nogarin in
Boeri.
Qual è l’icerberg? E cosa hanno in comune
Nogarin e Boeri? Per i lettori
impazienti, l’iceberg è il
default del sistema pubblico italiano.
Il parallelo con la battaglia di Boeri è
evidente: se Boeri portasse in tribunale i libri dell’INPS e poi pagasse solo le pensioni fino a
millecinquecento euro, riceverebbe anche lui dal tribunale un avviso di
garanzia per bancarotta fraudolenta”.
INPS?
Vale la pena forse di segnalare che la gestione dell'INPS, al netto dei 45 mld
di imposte e dei 45 mld di voci spurie (TFR e Assistenza) è in notevole attivo.
Senza voler considerare che l'INPS ha dovuto incorporare gestioni deficitarie,
in particolare l'INPDAP, il cui deficit è dovuto alla decisione dello Stato di
non versare i contributi a se stesso (http://www.corriere.it/economia/12_ottobre_01/cassa-statali-inps_27b702b4-0b8a-11e2-a626-17c468fbd3dd.shtml). PS: Per un'analisi delle pensioni, cfr. "Lettera ai
media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli" http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2833739.html oppure (se in avaria) http://vincesko.blogspot.com/2015/06/lettera-ai-media-al-governo-al-pd-e-ai.html.
Tra
l’INPS e L’Azienda Autonoma dei Rifiuti di Livorno c’è però una differenza: il
primo è un ente pubblico non economico, e non è previsto che possa fallire, un
suo eventuale default è gestito direttamente dal Tesoro e non dal giudice
fallimentare. La seconda è invece una SpA e quindi quando ne ricorrono le
condizioni gli amministratori devono portare i libri in tribunale e se non lo
fanno loro dovrebbero farlo i sindaci. Il problema a monte però, è che nel
nostro paese gli enti pubblici, che dovevano produrre servizi ai cittadini,
sono stati man mano ingabbiati nelle stesse regole (amministrative, gestionali,
contrattuali, del personale, ecc.) delle amministrazioni centrali, fino al
punto da bloccarne di fatto l’operatività. Allora, per risolvere il problema,
invece di semplificare le norme o disegnare un modello nuovo e originale di
azienda pubblica, si è preferita la scorciatoia di dare agli enti pubblici la
forma della società per azioni. Si tratta però di una forzatura e di una
finzione, perché le regole pensate per una SpA non necessariamente funzionano
per un’azienda che fa un servizio pubblico, e tra quelle che non possono
funzionare ci sono sicuramente quelle relative allo stato di insolvenza (basti
pensare all’assurdo di un giudice che dovrebbe decidere la liquidazione di una
società costituita con una legge…)
La
ringrazio del commento, ma giuristi mi hanno detto e argomentato che l'INPS può
fallire. Se ha interpretazioni diverse e fonti la prego di indicarmele perché
sto lavorando, sul fronte economico, ovviamente, sulla questione. Grazie.
Non mi
ritengo un giurista, ma ho lavorato a lungo in un ente pubblico, anche come
direttore amministrativo. Per quanto ne so, la legge fallimentare si applica
alle imprese che svolgono attività commerciale (art. 1). L'INPS è un ente
pubblico non economico che non svolge attività commerciale, quindi ad esso non
si può applicare la legge fallimentare, né le norme relative ai reati connessi.
Del resto l'INPS adotta il sistema di contabilità pubblica e non quello
civilistico, per cui anche sotto questo profilo sarebbe problematico utilizzare
molte delle categorie legate alle norme fallimentari. (ad esempio, manca la
nozione di capitale sociale). Per un ente di questo tipo si può quindi parlare
di default in senso generico, ma non di fallimento in senso tecnico. Altra
cosa, ovviamente, sono i c.d. enti pubblici economici e le società ad
azionariato pubblico. Non so che tipo di ragionamenti abbiano fatto i giuristi
cui lei si riferisce.
Risulta
da studi fatti in materia che ciascuno di noi è “catturato” dalle proprie tesi
precostituite, che quasi sempre resistono a qualunque prova contraria. Io lo
verifico da 5 anni in tema di a) governo Monti; e b) pensioni e spesa
pensionistica. Nel primo caso, quasi TUTTI ignorano che, nella scorsa
legislatura, il governo Monti ha varato, in un tempo equivalente, soltanto 1/5
delle manovre correttive rispetto ai 4/5 del governo Berlusconi e sono state
molto più eque; ma la recessione viene da TUTTI attribuita a Monti e non a
BERLUSCONI; nel secondo caso, che la tanto vituperata riforma Fornero (DL
201/2011) è molto meno severa della riforma SACCONI (DL 78/2010), ma
l'allungamento eccessivo dell'età di pensionamento, oltre a tutte le misure di
Sacconi, viene ascritta alla Fornero; e che la spesa pensionistica (pari a
quasi 280 mld lordi) contiene 45 mld di imposte, che per l’INPS è una partita
di giro poiché esso paga il netto, e 45 mld di voci spurie, suddivise più o
meno a metà tra TFR (che esiste solo in Italia e può essere riscosso anche
decenni prima del pensionamento) e Assistenza, che nulla ha a che vedere con la
previdenza e che infatti viene pagata dallo Stato con i trasferimenti
(fiscalità generale); per cui al netto di questi 90 mld l’INPS è in “attivo” e
“creditore” verso lo Stato. Eppure, ogni volta che mi capita di intavolare una
discussione su questi 2 temi, anche con docenti universitari di Economia, che
si suppone siano esseri razionali a adusi a maneggiare i numeri, incontro
resistenze terribili. Come è in parte il caso anche dell’Autore dell’articolo,
che a) ha evitato di replicare al mio commento; e b) continua a preoccuparsi
del fallimento (sic!) dell’INPS, per cui escluderei che non l’ha fatto perché
“chi tace acconsente”. PS: La voce di Wikipedia dell’INPS è carente dal punto
di vista dell’analisi economica della spesa pensionistica, ma, per quel che
vale, sotto l’aspetto giuridico afferma questo, che per me è condivisibile:
“L'INPS non è un ente con fini di lucro ma è un ente dello Stato predisposto per
erogare dei servizi, come lo sono i Comuni, le Provincie o le scuole. Pertanto
nel bilancio dell'INPS non vi sono utili o perdite ma avanzi o disavanzi di
esercizio, che derivano dalla differenza tra le risorse finanziarie assegnate
dallo Stato e i costi per i servizi che deve erogare in base alle leggi
vigenti. Se in base alla legislazione vigente, vi è un disavanzo, o viene
coperto da ulteriori trasferimenti dello Stato, magari nell'esercizio
successivo o c'è il default previdenziale ossia lo Stato fa una riforma
previdenziale per ristabilire l'equilibrio dei conti. In caso contrario si
andrebbe al default dello Stato, non dell'INPS che è un organo dello Stato che
attua le leggi dello Stato e che non ha autonomia negoziale in quanto il
diritto della previdenza sociale è una branca del diritto pubblico”. https://it.wikipedia.org/wiki/Istituto_nazionale_della_previdenza_sociale
***
NoisefromAmerika
“l'INPS ha un buco pauroso, facciamo di 100 miliardi di Euro
all'anno”.
Mi spiace venire qui a parlare ancora di pensioni, scrivo anche
di molte altre cose, ma come sapete mi arrogo il compito arduo e ingrato ma
doveroso di CONTROINFORMARE e “bastonare” (passatemi il termine, ormai sapete
che ha una funzione essenzialmente "terapeutica") volentieri coloro
che fanno – per malafede o ignoranza - il solito catastrofismo infondato
sull’INPS e sulla spesa previdenziale.
Le metto insieme poiché ho un solo commento disponibile.
1. Domanda all’autore dell’articolo: la spesa previdenziale
riportata nelle tabelle ed assunta a base delle valutazioni critiche è al lordo
o al netto delle imposte? (Vedi anche appresso).
2. Vale la pena forse di segnalare al commentatore Alessandro
Riolo, che ha scritto: “l'INPS ha un buco pauroso, facciamo di 100 miliardi
di Euro all'anno”, che si sbaglia di grosso: la gestione dell'INPS (la
gestione è unitaria, le singole gestioni hanno solo una valenza
amministrativa), con una spesa complessiva pari a quasi 280 mld lordi, al netto
dei 45 mld di imposte e dei 45 mld di voci spurie (suddivisi più o meno a metà
tra TFR, che esiste solo in Italia e può essere riscosso anche decenni prima del
pensionamento, e Assistenza, che nulla ha a che vedere con la previdenza e che
infatti viene pagata dallo Stato con i trasferimenti dalla fiscalità generale)
è in notevole attivo (20 mld), per cui al netto di questi 90 mld l’INPS è
“creditore” verso lo Stato . Senza voler considerare che l'INPS ha dovuto
incorporare gestioni deficitarie, in particolare l'INPDAP, il cui deficit è
dovuto alla decisione dello Stato di non versare i contributi a se stesso (http://www.corriere.it/economia/12_ottobre_01/cassa-statali-inps_27b702b4-0b8a-11e2-a626-17c468fbd3dd.shtml)
o l’INPDAI dei dirigenti d’azienda, il cui deficit era dovuto ad eccessiva
generosità (cfr. pagg. 33-34 dell’allegato di ManagerItalia
“L’avventurosa storia dell’istituto di previdenza dei dirigenti industriali, fino all’ultimo colpo di scena: il passaggio sotto le ali dell’Inps” http://www.manageritalia.it/content/download/Informazione/Giornale/Dicembre2002/pag28.pdf).
“L’avventurosa storia dell’istituto di previdenza dei dirigenti industriali, fino all’ultimo colpo di scena: il passaggio sotto le ali dell’Inps” http://www.manageritalia.it/content/download/Informazione/Giornale/Dicembre2002/pag28.pdf).
Infine, la spesa pensionistica, dopo le ben 8 riforme delle
pensioni dal 1992 (di cui quella Fornero, DL 201/2011, è soltanto l'ultima,
neppure la più severa e produrrà i suoi effetti soprattutto nel lungo
periodo!), è giudicata dalla Commissione europea e dagli esperti (anche
finanziari!) tra le meno preoccupanti e più sostenibili nel lungo termine.[*]
[*] Per un'analisi dettagliata delle pensioni, cfr.:
"Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le
pensioni e Carlo Cottarelli"
oppure (se in avaria)
PS: Strano, ma non tanto conoscendo la struttura mentale dei
neo-liberisti, che nessuno della Redazione Suprema (famigerata per la
consuetudine di applicare le sanzioni regolamentari alla rovescia) abbia
segnalato l’erroneità delle affermazioni, essendosi svolta qui in passato
un’ampia, documentata e accesa discussione (cfr.
2. Vale la pena forse di segnalare al commentatore Alessandro
Riolo, che ha scritto: “l'INPS ha un buco pauroso, facciamo di 100 miliardi
di Euro all'anno”, che si sbaglia di grosso:
Il differenziale di
cassa previsto per il 2013 è pari a 110.478 mln (105.649 mln nella terza nota
di variazione al bilancio di previsione 2012) ed è rappresentato dalla
differenza tra le riscossioni, al netto dei trasferimenti dallo Stato e delle
anticipazioni di Tesoreria, per 275.038 mln ed i pagamenti per 385.516 mln. Il
suddetto differenziale, insieme ad incremento delle disponibilità liquide per
224 milioni, risulta coperto da:
- 92.428 mln relativi
a trasferimenti dello Stato per il finanziamento delle prestazioni assistenziali
ex
art. 37 legge 88/89(74.928 mln) e per le prestazioni e spese degli invalidi
civili (17.500 mln);
- 18.274 mln relativi alle anticipazioni dello
Stato per le gestioni previdenziali; (prestiti, NdA).
Ad ogni modo, il discorso fatto in questa discussione verteva
sulle poste come classificate dai CPT, che mostrano chiaramente un forte
disavanzo tra entrate e spese previdenziali, ben maggiore di 18 miliardi di
Euro.
Ad ogni modo, il discorso fatto in questa discussione verteva
sulle poste come classificate dai CPT, che mostrano chiaramente un forte
disavanzo tra entrate e spese previdenziali, ben maggiore di 18 miliardi di
Euro.
A monte l'errore principale è iniziare a parlare di tasse (da
"trattenere") e finire a parlare di previdenza, da gestire
(localmente?). La discussione poteva essere interessante se si focalizzava sul
federalismo fiscale vs il concetto di "trattenere". Che sono due cose
ben diverse, come già premesso fin dall'inizio dall'autore. Purtroppo si
finisce per commentare le richieste populiste di qualche governatore dandogli
pure la sponda di un improbabile "gestione" locale della spesa
previdenziale.
@Alessandro Riolo
Chiedo scusa ma io mi limito all’oggetto del mio commento
precedente, essendo per nulla interessato al resto della vostra discussione
sull’articolo che ci “ospita”, e non solo perché francamente mi sembra un po’
lunare discutere di una proposta del governatore leghista Zaia del Veneto,
Regione a statuto ordinario che è la quinta per popolazione e la terza per Pil,
di essere trattato come il Trentino Alto Adige, Regione autonoma di 1 mln di
abitanti e 13° per Pil. Catalano potrebbe dare, se fosse ancora vivo, la
risposta più appropriata.
1. Con tutto il rispetto, a) non mi pare che Marco Esposito sia
una fonte del tutto attendibile e soprattutto imparziale. Poi non si accorge
che:
differenziale
"d. Nel linguaggio economico e sindacale, il termine è talora usato impropriam. con il sign. di differenza, divario: ridurre i d.salariali o retributiv (per es., tra gruppi analoghi di dipendenti in diversi settori produttivi); eliminare il d. inflazionistico rispetto ad altri paesi". http://www.treccani.it/vocabolario/differenziale/;
"d. Nel linguaggio economico e sindacale, il termine è talora usato impropriam. con il sign. di differenza, divario: ridurre i d.salariali o retributiv (per es., tra gruppi analoghi di dipendenti in diversi settori produttivi); eliminare il d. inflazionistico rispetto ad altri paesi". http://www.treccani.it/vocabolario/differenziale/;
b) ho controllato la data del suo articolo da cui è tratta la
citazione: è di un anno antecedente alla discussione “ampia, documentata e
accesa” che ho allegato.
c) Il link al Bilancio INPS 2013 ch’egli ha preso a base della
sua analisi non è più attivo, perché hanno modificato la metodologia di
classificazione delle pensioni INPDAP. Le riforme pensionistiche per loro natura
producono i loro effetti nel lungo periodo, così è anche sia per la molto
severa riforma SACCONI (DL 78/2010, art. 12, con decorrenza 1.1.2011), sia per
quella Fornero (DL 201/2011, art. 24, a valere da 1.1.2012), il 2013 è solo,
rispettivamente, il terzo e secondo anno di loro applicazione. Ricavo dal
Rapporto annuale INPS- 2013-Sommario (http://www.inps.it/portale/default.aspx?sID=%3b0%3b00%3b6793%3b6800%3b49...):
“Il flusso finanziario complessivo annuo nel 2013 è risultato pari a 803,5
miliardi di euro (somma tra entrate pari a 396,8 miliardi e uscite pari a 406,7
miliardi), valore che supera la metà del PIL italiano. La gestione finanziaria
di competenza evidenzia un saldo negativo di 9,9 miliardi di euro, da ascrivere
in larga parte alla gestione dei lavoratori pubblici ex Inpdap. La situazione
patrimoniale alla fine dell’esercizio 2013 rileva (dato di preconsuntivo) un
patrimonio netto di 7,5 miliardi di euro. Tale valore migliora nettamente se si
tiene conto della legge di stabilità 2014, la quale prevede che le anticipazioni
di bilancio negli esercizi pregressi al 2012, per il pagamento delle
prestazioni ai dipendenti dell’amministrazione pubblica, si intendano
effettuate a titolo definitivo. L’effetto di questa disposizione normativa
comporta un miglioramento del patrimonio netto dell’Istituto pari a 21,7
miliardi di euro, portando il patrimonio netto all’1.1.2014 a 29,2 miliardi di
euro complessivi. Il deficit patrimoniale e lo squilibrio strutturale dell’ex
Inpdap non mettono, quindi, a rischio la sostenibilità del sistema
pensionistico. Si aggiunga, inoltre, che nei prossimi anni le riforme degli
anni scorsi, e soprattutto la riforma varata
con la Legge n. 214/2011, andranno a regime con conseguenti risparmi
significativi e crescenti nel tempo. Il disavanzo dell’Istituto è quindi
temporaneo e destinato ad essere riassorbito, mettendo definitivamente in
sicurezza i conti della previdenza italiana”.
2. La tua risposta è insoddisfacente, per 2 motivi: a) perché
non si dovrebbero dare giudizi roboanti sulla base di una conoscenza
insufficiente, “de relato” dei dati, elaborati da una singola fonte; e b) anche
perché, soprattutto, rivedendo la discussione linkata, che è dell’anno
successivo, ho riscontrato che vi hai partecipato.
3. Al netto di questo, restano in ogni caso le domande
fondamentali che, in parte, ho rivolto all’autore dell’articolo: gli importi,
da chiunque elaborati, su cui basate i vostri giudizi a) distinguono tra
Previdenza e Assistenza? E b) Sono al lordo o al netto delle imposte? Perché,
nel primo caso, la voce Assistenza è gestita dall’INPS ma è a carico della
fiscalità generale. Nel secondo caso, c’è una differenza sostanziale tra
l’esborso “lordo” effettuato da un’azienda, che ovviamente va assunto come
costo integralmente, e l’esborso “lordo” dell’INPS, la cui componente fiscale è
una mera partita di giro, poiché l’INPS, che è parte integrante dello Stato,
eroga gli assegni pensionistici “al netto” e gira la differenza allo Stato,
alle Regioni e ai Comuni, pur contabilizzando il “lordo”. L’INPS espone, ad
esempio, nel suo Osservatorio sulle pensioni 2014 l’importo “in
pagamento”, che presumo sia il netto o non so che, che è molto distante dal
totale della spesa pensionistica che va nel calcolo del rapporto col Pil e che
è di quasi 280 mld, cfr. anche il mio ultimo commento in calce al 1° dei due
articoli linkati nel mio commento precedente:
[L’importo complessivo
annuo risulta pari a 192,6 miliardi di euro, di cui 173 miliardi sostenuti
dalle gestioni previdenziali. Il 66% dell’importo è erogato dalle gestioni
lavoratori dipendenti, il 23,8% da quelle dei lavoratori autonomi, il 10,1% da
quelle assistenziali.]
Peraltro, ho letto recentemente (ma ora non ricordo dove) che
anche la Ragioneria dello Stato redige le sue analisi considerando il costo
della spesa pensionistica al netto delle imposte.
In definitiva, quindi, e l’INPS e la spesa pensionistica in
senso stretto stanno molto meglio di quanto voi disinformati e/o in malafede
e/o catastrofisti vi dilettate a raccontare, anche dopo che conoscete le prove
documentali contrarie. O è tigna o sono problemi con il principio di realtà.
Però, mi sembra documentatissimo. Sarà la specializzazione nel
controllo di gestione. E la disponibilità di tempo ...
Riuscirebbe a trovarlo anche per chiarire il mio quesito, posto un poco più sopra?
Riuscirebbe a trovarlo anche per chiarire il mio quesito, posto un poco più sopra?
2. La tua risposta è insoddisfacente, per 2 motivi: a) perché
non si dovrebbero dare giudizi roboanti sulla base di una conoscenza
insufficiente, “de relato” dei dati, elaborati da una singola fonte; e b) anche
perché, soprattutto, rivedendo la discussione linkata, che è dell’anno
successivo, ho riscontrato che vi hai partecipato.
Leggo da molti anni a questa parte tutti i rapporti annuali,
dove risulta chiaramente che negli ultimi anni il buco dell'INPS ha raggiunto
poco meno di 100 miliardi di Euro annui, rattoppato con trasferimenti statali.
Il brano citato da Marco Esposito, suggerisce che si tratti per la gran parte
di spesa assistenziale, ma c'è anche una consistente quota previdenziale.
Leggo anche i rendiconti generali e la relazione della corte dei
conti, ma generalmente mi concentro sul FSTA.
Al netto di questo, restano in ogni caso le domande fondamentali
che, in parte, ho rivolto all’autore dell’articolo: gli importi, da chiunque
elaborati, su cui basate i vostri giudizi a) distinguono tra Previdenza e
Assistenza?
Nei CPT si distingue tra previdenza ed assistenza, o meglio tra
spese teoricamente pagate da contributi oppure dalla fiscalità generale. Vedi
ad esempio la risposta data a
Guido Cacciari in questa conversazione il 19/5/2016 alle 16:23.
Ad ogni modo, nel contesto delle risposte ai temi dell'articolo,
e tenendo ben presente l'obiezione di Francesco Forti, e cioè che bisogna
tenere a mente che "gestire localmente entrate e spese significa avere il
controllo delle legislazione in merito alle entrate ed alle spese di
competenza", obiezione la cui logica conseguenza è a mio parere
che il federalismo all'italiana in tutte le sue salse sia e sia sempre stato
generalmente una presa in giro, quello che personalmente mi interessava far
notare all'autore, e mi par di capire che potrei esserci riuscito, è che se
prendiamo per buoni i CPT, quale che sia la causa del buco previdenziale,
questo è osservabile nei conti pubblici, ed ha come effetto da un lato di
amplificare la misura del residuo fiscale di alcune regioni, cioé quanto
complessivamente i contribuenti di questi regioni sono chiamati a contribuire
al riequilibrio dei conti dello stato, ma dall'altro lato, magari
controintuitivamente, attenua sensibilmente il residuo fiscale negativo di
quasi tutti le regioni meno sviluppate del paese. Regioni tra le meno
economicamente sviluppate del paese come la Puglia o la Campania secondo i CPT
non solo si pagano tutte le proprie spese pubbliche da sole, comprese le quote
a loro allocate delle spese di difesa o di rappresentanza all'estero, ma
contribuiscono anche a coprire parte del disavanzo contributivo. E addirittura
la stessa Sicilia è a poca distanza dal riuscire a fare altrettanto. La
necessaria conseguenza, sempre se i CPT sono affidabili, è che in Italia da
alcuni anni non esiste una vera perequazione non previdenziale. Se i Campani, i
Pugliesi od i Siciliani necessitano di una infrastruttura, o un qualsiasi
investimento in conto capitale, se lo pagano da soli, né più né meno di Veneti,
Toscani o Lombardi.
Derivando per un attimo nuovamente sui conti INPS, sai se le
previsioni sono fatte usando lo scenario centrale di previsione per la
popolazione dell'ISTAT? Se così fosse, come si tiene conto che quello scenario
prevede un saldo migratorio netto di 16 milioni e mezzo di immigrati dal 2014
al 2040? E se non arrivassero?
@Alessandro Riolo
1. Vedo che tieni in non cale le mie obiezioni, fondate sui
documenti ufficiali, e continui a basarti fideisticamente (è un vizio di voi
neo-liberisti) su ciò che scrisse 2 anni fa Marco Esposito, ma comunque ci sei
arrivato anche tu che la cifra di 100 mld, ammesso e non concesso che sia
esatta, è fatta in gran parte di Assistenza.
2. Per il resto, la risposta alla tua reiterata preoccupazione
sul supposto buco dell’INPS è nella tua omissione (intenzionale?) della mia
seconda domanda: “b) gli importi sono al lordo o al netto delle imposte?” Se
fai, allora, un altro piccolo sforzo, vincendo la tua “resistenza”, puoi arrivare
a capire anche tu che, applicando una rettifica in meno dei costi pari
all’ammontare complessivo della componente fiscale (45 mld), che è una partita
di giro per l’INPS e i conti pubblici, si ottiene un saldo positivo di una
ventina di mld, che è l’avanzo dell’INPS di 20 mld che ho indicato più sopra.
3. Il 70-80% (!) residuo della tua replica non è pertinente con
la mia risposta, potevi farne a meno, ma evidentemente – intenzionalmente o
inconsciamente – hai sentito il bisogno di fare fumo e rifugiarti in territorio
“amico”.
PS: Le previsioni a lungo termine sono esercitazioni accademiche
e altamente aleatorie, segui il suggerimento implicito del neo-classico Michele
Boldrin: evita di farne o di chiederne.
***
Goofynomics
Ciao Prof. Io provo a
parlare con mi è vicino, il mio titolare ed amico, se.pre votato a sinistra il
mio amico consulente, altro a sinistra il suo collega di ufficio con agenzia
immobiliare che ha votato tutti ed adesso vota 5S...ma la risposta è sempre
quella..se so magnati tutto e il buco dell'INPS ..io ci provo ma la vedo
dura!..
@Giuseppe Grandi
Citazione: “il buco dell'INPS”.
Ti segnalo che, ad un’analisi non superficiale, l’INPS, in quanto Istituto per la previdenza sociale, non ha nessun buco, ma un avanzo.
Citazione: “il buco dell'INPS”.
Ti segnalo che, ad un’analisi non superficiale, l’INPS, in quanto Istituto per la previdenza sociale, non ha nessun buco, ma un avanzo.
Note
[1] Lettera ai
media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli
http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2833739.html oppure (se in avaria)
[2] XV Rapporto
annuale
07 LUG 2016
INPS Istituto Nazionale della Previdenza Sociale -
Presentazione del XV Rapporto annuale
MANIFESTAZIONE UFFICIALE | Roma - 11:04. Durata:
1 ora 14 min
[3] IL
CASO NOGARIN È IL PROBLEMA DI BOERI: MANCANO REGOLE PER UN DEFAULT PUBBLICO
12 maggio 2016
http://www.glistatigenerali.com/nlclick/6145/1979
[4] Autonomia del Veneto entro il 2018
[5] Dialogo nel
blog Goofynomics su Monti-Fornero e le pensioni. Censura finale ad opera di
Bagnai
[6] Maurizio Sgroi - 04/07/2016
Tesoretto
da 30 miliardi per l’Italia grazie al QE
Citazione:
" Insomma: pensioni e sanità si confermano essere il buco nero del
bilancio dello stato e soprattutto inarrestabili nella loro crescita di
costi".
Non
so per la sanità, ma per le pensioni l'allarme, per il medio-lungo periodo, è
del tutto ingiustificato. Il sistema pensionistico italiano, dopo le 8 riforme
dal 1992, è tra i più severi e sostenibili nel lungo periodo. […]
10.05.16
Post collegati:
Il presidente
dell’INPS, Antonio Mastrapasqua
Analisi
quali-quantitativa/24 - Spesa pensionistica
**********