venerdì 15 luglio 2016

Dialoghi sull’INPS che ha un buco e può fallire


Alzi la mano chi non crede che l’INPS abbia un buco di bilancio o che possa fallire o che sono a rischio le pensioni in un futuro più o meno remoto. Lascio da parte quest’ultima eventualità, visto che il futuro lontano è soltanto nella mente di Giove, ma almeno posso rassicurare chi legge sul fatto che il sistema pensionistico italiano, dopo le numerose riforme varate, di cui quella Fornero è soltanto l’ultima in ordine di tempo e, contrariamente alla vulgata generale, neppure la più severa (le vengono attribuite anche le misure sia della riforma Dini, 1995, sia, soprattutto, anche da parte dell’INPS[1] – v. anche la Presentazione del XV Rapporto annuale di Tito Boeri, al minuto 12.20 e al minuto 38.10[2] - della più severa riforma Sacconi, 2010), è considerato dalla Commissione europea tra i più sostenibili nel lungo termine.[1] Mi limito dunque alle prime due. Mi è successo di leggere sui media e nel web affermazioni del genere di quelle indicate sopra quasi ogni volta che si parla di previdenza. Ed essendomi assegnato il compito ingrato – praticamente una fatica di Sisifo – di CONTROINFORMARE sul tema, negli ultimi mesi mi è capitato di discutere spesso sul supposto buco dell’INPS e sul suo paventato, possibile default (fallimento), in particolare in tre occasioni: la prima, nel sito del giornale on-line Gli Stati Generali[3]; la seconda, nel sito neo-liberista NoisefromAmerika;[4] e, la terza, nel sito Goofynomics.[5] Ce n’è una quarta, avvenuta con il titolare del sito The walking debt,[6] ma la ometto perché ripetitiva, anche se è anch’essa un esempio significativo di fatica di Sisifo, poiché segue ad una discussione approfondita sullo stesso tema avvenuta nello stesso sito un anno prima.
Per inciso, segnalo che il presidente dell’INPS, Tito Boeri, nella presentazione dell’ultimo Rapporto annuale dell’INPS,[2] al minuto 40.30, ha dichiarato: “Si danno molte notizie allarmistiche sul bilancio dell’INPS, bene dunque mettere alcuni puntini sulle i. Primo, l’INPS opera per conto dello stato, quello che conta per lavoratori, pensionati e imprese è il bilancio consolidato dello Stato, non il bilancio dell’INPS”.
Riporto i dialoghi nell’ordine indicato, avvertendo che nel primo caso si è trattato di un monologo – diciamo così - per forfait dell’interlocutore, che – ho visto solo dopo – è un docente universitario.


Gli Stati Generali

“La cosa sconvolgente è che stavolta l’iceberg non l’ha visto neppure Crozza, che ha assalito Di Maio con gli stessi argomenti di un qualsiasi politico del PD. Invece l’icerberg l’ha visto Carlo Scarpa in un recente pezzo su lavoce.info.[7] Noi qui ci mettiamo tra Crozza e Scarpa e proviamo a rendere ancora più paradossale il caso Nogarin. Come? Trasformando Nogarin in Boeri.
Qual è l’icerberg? E cosa hanno in comune Nogarin e Boeri? Per i lettori impazienti, l’iceberg è il default del sistema pubblico italiano.
Il parallelo con la battaglia di Boeri è evidente: se Boeri portasse in tribunale i libri dell’INPS e poi pagasse solo le pensioni fino a millecinquecento euro, riceverebbe anche lui dal tribunale un avviso di garanzia per bancarotta fraudolenta.

1.     vincesko 2 mesi fa
INPS? Vale la pena forse di segnalare che la gestione dell'INPS, al netto dei 45 mld di imposte e dei 45 mld di voci spurie (TFR e Assistenza) è in notevole attivo. Senza voler considerare che l'INPS ha dovuto incorporare gestioni deficitarie, in particolare l'INPDAP, il cui deficit è dovuto alla decisione dello Stato di non versare i contributi a se stesso (http://www.corriere.it/economia/12_ottobre_01/cassa-statali-inps_27b702b4-0b8a-11e2-a626-17c468fbd3dd.shtml). PS: Per un'analisi delle pensioni, cfr. "Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli" http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2833739.html  oppure (se in avaria) http://vincesko.blogspot.com/2015/06/lettera-ai-media-al-governo-al-pd-e-ai.html.

2.     icecreamit 2 mesi fa
Tra l’INPS e L’Azienda Autonoma dei Rifiuti di Livorno c’è però una differenza: il primo è un ente pubblico non economico, e non è previsto che possa fallire, un suo eventuale default è gestito direttamente dal Tesoro e non dal giudice fallimentare. La seconda è invece una SpA e quindi quando ne ricorrono le condizioni gli amministratori devono portare i libri in tribunale e se non lo fanno loro dovrebbero farlo i sindaci. Il problema a monte però, è che nel nostro paese gli enti pubblici, che dovevano produrre servizi ai cittadini, sono stati man mano ingabbiati nelle stesse regole (amministrative, gestionali, contrattuali, del personale, ecc.) delle amministrazioni centrali, fino al punto da bloccarne di fatto l’operatività. Allora, per risolvere il problema, invece di semplificare le norme o disegnare un modello nuovo e originale di azienda pubblica, si è preferita la scorciatoia di dare agli enti pubblici la forma della società per azioni. Si tratta però di una forzatura e di una finzione, perché le regole pensate per una SpA non necessariamente funzionano per un’azienda che fa un servizio pubblico, e tra quelle che non possono funzionare ci sono sicuramente quelle relative allo stato di insolvenza (basti pensare all’assurdo di un giudice che dovrebbe decidere la liquidazione di una società costituita con una legge…)

3.     umberto.cherubini 2 mesi fa
La ringrazio del commento, ma giuristi mi hanno detto e argomentato che l'INPS può fallire. Se ha interpretazioni diverse e fonti la prego di indicarmele perché sto lavorando, sul fronte economico, ovviamente, sulla questione. Grazie.

4.     icecreamit 2 mesi fa
Non mi ritengo un giurista, ma ho lavorato a lungo in un ente pubblico, anche come direttore amministrativo. Per quanto ne so, la legge fallimentare si applica alle imprese che svolgono attività commerciale (art. 1). L'INPS è un ente pubblico non economico che non svolge attività commerciale, quindi ad esso non si può applicare la legge fallimentare, né le norme relative ai reati connessi. Del resto l'INPS adotta il sistema di contabilità pubblica e non quello civilistico, per cui anche sotto questo profilo sarebbe problematico utilizzare molte delle categorie legate alle norme fallimentari. (ad esempio, manca la nozione di capitale sociale). Per un ente di questo tipo si può quindi parlare di default in senso generico, ma non di fallimento in senso tecnico. Altra cosa, ovviamente, sono i c.d. enti pubblici economici e le società ad azionariato pubblico. Non so che tipo di ragionamenti abbiano fatto i giuristi cui lei si riferisce.

5.     vincesko 2 mesi fa
Risulta da studi fatti in materia che ciascuno di noi è “catturato” dalle proprie tesi precostituite, che quasi sempre resistono a qualunque prova contraria. Io lo verifico da 5 anni in tema di a) governo Monti; e b) pensioni e spesa pensionistica. Nel primo caso, quasi TUTTI ignorano che, nella scorsa legislatura, il governo Monti ha varato, in un tempo equivalente, soltanto 1/5 delle manovre correttive rispetto ai 4/5 del governo Berlusconi e sono state molto più eque; ma la recessione viene da TUTTI attribuita a Monti e non a BERLUSCONI; nel secondo caso, che la tanto vituperata riforma Fornero (DL 201/2011) è molto meno severa della riforma SACCONI (DL 78/2010), ma l'allungamento eccessivo dell'età di pensionamento, oltre a tutte le misure di Sacconi, viene ascritta alla Fornero; e che la spesa pensionistica (pari a quasi 280 mld lordi) contiene 45 mld di imposte, che per l’INPS è una partita di giro poiché esso paga il netto, e 45 mld di voci spurie, suddivise più o meno a metà tra TFR (che esiste solo in Italia e può essere riscosso anche decenni prima del pensionamento) e Assistenza, che nulla ha a che vedere con la previdenza e che infatti viene pagata dallo Stato con i trasferimenti (fiscalità generale); per cui al netto di questi 90 mld l’INPS è in “attivo” e “creditore” verso lo Stato. Eppure, ogni volta che mi capita di intavolare una discussione su questi 2 temi, anche con docenti universitari di Economia, che si suppone siano esseri razionali a adusi a maneggiare i numeri, incontro resistenze terribili. Come è in parte il caso anche dell’Autore dell’articolo, che a) ha evitato di replicare al mio commento; e b) continua a preoccuparsi del fallimento (sic!) dell’INPS, per cui escluderei che non l’ha fatto perché “chi tace acconsente”. PS: La voce di Wikipedia dell’INPS è carente dal punto di vista dell’analisi economica della spesa pensionistica, ma, per quel che vale, sotto l’aspetto giuridico afferma questo, che per me è condivisibile: “L'INPS non è un ente con fini di lucro ma è un ente dello Stato predisposto per erogare dei servizi, come lo sono i Comuni, le Provincie o le scuole. Pertanto nel bilancio dell'INPS non vi sono utili o perdite ma avanzi o disavanzi di esercizio, che derivano dalla differenza tra le risorse finanziarie assegnate dallo Stato e i costi per i servizi che deve erogare in base alle leggi vigenti. Se in base alla legislazione vigente, vi è un disavanzo, o viene coperto da ulteriori trasferimenti dello Stato, magari nell'esercizio successivo o c'è il default previdenziale ossia lo Stato fa una riforma previdenziale per ristabilire l'equilibrio dei conti. In caso contrario si andrebbe al default dello Stato, non dell'INPS che è un organo dello Stato che attua le leggi dello Stato e che non ha autonomia negoziale in quanto il diritto della previdenza sociale è una branca del diritto pubblico”. https://it.wikipedia.org/wiki/Istituto_nazionale_della_previdenza_sociale  

***

NoisefromAmerika

l'INPS ha un buco pauroso, facciamo di 100 miliardi di Euro all'anno”.

Vincesko 21/5/2016 - 21:58
Mi spiace venire qui a parlare ancora di pensioni, scrivo anche di molte altre cose, ma come sapete mi arrogo il compito arduo e ingrato ma doveroso di CONTROINFORMARE e “bastonare” (passatemi il termine, ormai sapete che ha una funzione essenzialmente "terapeutica") volentieri coloro che fanno – per malafede o ignoranza - il solito catastrofismo infondato sull’INPS e sulla spesa previdenziale.
Le metto insieme poiché ho un solo commento disponibile.
1. Domanda all’autore dell’articolo: la spesa previdenziale riportata nelle tabelle ed assunta a base delle valutazioni critiche è al lordo o al netto delle imposte? (Vedi anche appresso).
2. Vale la pena forse di segnalare al commentatore Alessandro Riolo, che ha scritto: “l'INPS ha un buco pauroso, facciamo di 100 miliardi di Euro all'anno”, che si sbaglia di grosso: la gestione dell'INPS (la gestione è unitaria, le singole gestioni hanno solo una valenza amministrativa), con una spesa complessiva pari a quasi 280 mld lordi, al netto dei 45 mld di imposte e dei 45 mld di voci spurie (suddivisi più o meno a metà tra TFR, che esiste solo in Italia e può essere riscosso anche decenni prima del pensionamento, e Assistenza, che nulla ha a che vedere con la previdenza e che infatti viene pagata dallo Stato con i trasferimenti dalla fiscalità generale) è in notevole attivo (20 mld), per cui al netto di questi 90 mld l’INPS è “creditore” verso lo Stato . Senza voler considerare che l'INPS ha dovuto incorporare gestioni deficitarie, in particolare l'INPDAP, il cui deficit è dovuto alla decisione dello Stato di non versare i contributi a se stesso (http://www.corriere.it/economia/12_ottobre_01/cassa-statali-inps_27b702b4-0b8a-11e2-a626-17c468fbd3dd.shtml) o l’INPDAI dei dirigenti d’azienda, il cui deficit era dovuto ad eccessiva generosità (cfr. pagg. 33-34 dell’allegato di ManagerItalia
“L’avventurosa storia dell’istituto di previdenza dei dirigenti industriali, fino all’ultimo colpo di scena: il passaggio sotto le ali dell’Inps”
http://www.manageritalia.it/content/download/Informazione/Giornale/Dicembre2002/pag28.pdf).
Infine, la spesa pensionistica, dopo le ben 8 riforme delle pensioni dal 1992 (di cui quella Fornero, DL 201/2011, è soltanto l'ultima, neppure la più severa e produrrà i suoi effetti soprattutto nel lungo periodo!), è giudicata dalla Commissione europea e dagli esperti (anche finanziari!) tra le meno preoccupanti e più sostenibili nel lungo termine.[*]

[*] Per un'analisi dettagliata delle pensioni, cfr.:
"Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli"
oppure (se in avaria)

PS: Strano, ma non tanto conoscendo la struttura mentale dei neo-liberisti, che nessuno della Redazione Suprema (famigerata per la consuetudine di applicare le sanzioni regolamentari alla rovescia) abbia segnalato l’erroneità delle affermazioni, essendosi svolta qui in passato un’ampia, documentata e accesa discussione (cfr.

Alessandro Riolo 21/5/2016 - 22:21
2. Vale la pena forse di segnalare al commentatore Alessandro Riolo, che ha scritto: “l'INPS ha un buco pauroso, facciamo di 100 miliardi di Euro all'anno”, che si sbaglia di grosso:
Ringraziando Marco Esposito:
Il differenziale di cassa previsto per il 2013 è pari a 110.478 mln (105.649 mln nella terza nota di variazione al bilancio di previsione 2012) ed è rappresentato dalla differenza tra le riscossioni, al netto dei trasferimenti dallo Stato e delle anticipazioni di Tesoreria, per 275.038 mln ed i pagamenti per 385.516 mln. Il suddetto differenziale, insieme ad incremento delle disponibilità liquide per 224 milioni, risulta coperto da:
- 92.428 mln relativi a trasferimenti dello Stato per il finanziamento delle prestazioni assistenziali ex art. 37 legge 88/89(74.928 mln) e per le prestazioni e spese degli invalidi civili (17.500 mln);
- 18.274 mln relativi alle anticipazioni dello Stato per le gestioni previdenziali; (prestiti, NdA).
Ad ogni modo, il discorso fatto in questa discussione verteva sulle poste come classificate dai CPT, che mostrano chiaramente un forte disavanzo tra entrate e spese previdenziali, ben maggiore di 18 miliardi di Euro.

Francesco Forti 22/5/2016 - 08:28
Ad ogni modo, il discorso fatto in questa discussione verteva sulle poste come classificate dai CPT, che mostrano chiaramente un forte disavanzo tra entrate e spese previdenziali, ben maggiore di 18 miliardi di Euro.
A monte l'errore principale è iniziare a parlare di tasse (da "trattenere") e finire a parlare di previdenza, da gestire (localmente?). La discussione poteva essere interessante se si focalizzava sul federalismo fiscale vs il concetto di "trattenere". Che sono due cose ben diverse, come già premesso fin dall'inizio dall'autore. Purtroppo si finisce per commentare le richieste populiste di qualche governatore dandogli pure la sponda di un improbabile "gestione" locale della spesa previdenziale.

Vincesko 23/5/2016 - 09:03
@Alessandro Riolo
Chiedo scusa ma io mi limito all’oggetto del mio commento precedente, essendo per nulla interessato al resto della vostra discussione sull’articolo che ci “ospita”, e non solo perché francamente mi sembra un po’ lunare discutere di una proposta del governatore leghista Zaia del Veneto, Regione a statuto ordinario che è la quinta per popolazione e la terza per Pil, di essere trattato come il Trentino Alto Adige, Regione autonoma di 1 mln di abitanti e 13° per Pil. Catalano potrebbe dare, se fosse ancora vivo, la risposta più appropriata.
1. Con tutto il rispetto, a) non mi pare che Marco Esposito sia una fonte del tutto attendibile e soprattutto imparziale. Poi non si accorge che:
differenziale
"d. Nel linguaggio economico e sindacale, il termine è talora usato impropriam. con il sign. di differenza, divario: ridurre i d.salariali o retributiv (per es., tra gruppi analoghi di dipendenti in diversi settori produttivi); eliminare il d. inflazionistico rispetto ad altri paesi".
http://www.treccani.it/vocabolario/differenziale/;
b) ho controllato la data del suo articolo da cui è tratta la citazione: è di un anno antecedente alla discussione “ampia, documentata e accesa” che ho allegato.
c) Il link al Bilancio INPS 2013 ch’egli ha preso a base della sua analisi non è più attivo, perché hanno modificato la metodologia di classificazione delle pensioni INPDAP. Le riforme pensionistiche per loro natura producono i loro effetti nel lungo periodo, così è anche sia per la molto severa riforma SACCONI (DL 78/2010, art. 12, con decorrenza 1.1.2011), sia per quella Fornero (DL 201/2011, art. 24, a valere da 1.1.2012), il 2013 è solo, rispettivamente, il terzo e secondo anno di loro applicazione. Ricavo dal Rapporto annuale INPS- 2013-Sommario (http://www.inps.it/portale/default.aspx?sID=%3b0%3b00%3b6793%3b6800%3b49...): “Il flusso finanziario complessivo annuo nel 2013 è risultato pari a 803,5 miliardi di euro (somma tra entrate pari a 396,8 miliardi e uscite pari a 406,7 miliardi), valore che supera la metà del PIL italiano. La gestione finanziaria di competenza evidenzia un saldo negativo di 9,9 miliardi di euro, da ascrivere in larga parte alla gestione dei lavoratori pubblici ex Inpdap. La situazione patrimoniale alla fine dell’esercizio 2013 rileva (dato di preconsuntivo) un patrimonio netto di 7,5 miliardi di euro. Tale valore migliora nettamente se si tiene conto della legge di stabilità 2014, la quale prevede che le anticipazioni di bilancio negli esercizi pregressi al 2012, per il pagamento delle prestazioni ai dipendenti dell’amministrazione pubblica, si intendano effettuate a titolo definitivo. L’effetto di questa disposizione normativa comporta un miglioramento del patrimonio netto dell’Istituto pari a 21,7 miliardi di euro, portando il patrimonio netto all’1.1.2014 a 29,2 miliardi di euro complessivi. Il deficit patrimoniale e lo squilibrio strutturale dell’ex Inpdap non mettono, quindi, a rischio la sostenibilità del sistema pensionistico. Si aggiunga, inoltre, che nei prossimi anni le riforme degli anni scorsi, e soprattutto la riforma varata con la Legge n. 214/2011, andranno a regime con conseguenti risparmi significativi e crescenti nel tempo. Il disavanzo dell’Istituto è quindi temporaneo e destinato ad essere riassorbito, mettendo definitivamente in sicurezza i conti della previdenza italiana”.
2. La tua risposta è insoddisfacente, per 2 motivi: a) perché non si dovrebbero dare giudizi roboanti sulla base di una conoscenza insufficiente, “de relato” dei dati, elaborati da una singola fonte; e b) anche perché, soprattutto, rivedendo la discussione linkata, che è dell’anno successivo, ho riscontrato che vi hai partecipato.
3. Al netto di questo, restano in ogni caso le domande fondamentali che, in parte, ho rivolto all’autore dell’articolo: gli importi, da chiunque elaborati, su cui basate i vostri giudizi a) distinguono tra Previdenza e Assistenza? E b) Sono al lordo o al netto delle imposte? Perché, nel primo caso, la voce Assistenza è gestita dall’INPS ma è a carico della fiscalità generale. Nel secondo caso, c’è una differenza sostanziale tra l’esborso “lordo” effettuato da un’azienda, che ovviamente va assunto come costo integralmente, e l’esborso “lordo” dell’INPS, la cui componente fiscale è una mera partita di giro, poiché l’INPS, che è parte integrante dello Stato, eroga gli assegni pensionistici “al netto” e gira la differenza allo Stato, alle Regioni e ai Comuni, pur contabilizzando il “lordo”. L’INPS espone, ad esempio, nel suo Osservatorio sulle pensioni 2014 l’importo “in pagamento”, che presumo sia il netto o non so che, che è molto distante dal totale della spesa pensionistica che va nel calcolo del rapporto col Pil e che è di quasi 280 mld, cfr. anche il mio ultimo commento in calce al 1° dei due articoli linkati nel mio commento precedente:
[L’importo complessivo annuo risulta pari a 192,6 miliardi di euro, di cui 173 miliardi sostenuti dalle gestioni previdenziali. Il 66% dell’importo è erogato dalle gestioni lavoratori dipendenti, il 23,8% da quelle dei lavoratori autonomi, il 10,1% da quelle assistenziali.]
Peraltro, ho letto recentemente (ma ora non ricordo dove) che anche la Ragioneria dello Stato redige le sue analisi considerando il costo della spesa pensionistica al netto delle imposte.
In definitiva, quindi, e l’INPS e la spesa pensionistica in senso stretto stanno molto meglio di quanto voi disinformati e/o in malafede e/o catastrofisti vi dilettate a raccontare, anche dopo che conoscete le prove documentali contrarie. O è tigna o sono problemi con il principio di realtà.

Guido Cacciari 23/5/2016 - 12:12
Però, mi sembra documentatissimo. Sarà la specializzazione nel controllo di gestione. E la disponibilità di tempo ...
Riuscirebbe a trovarlo anche per chiarire il mio quesito, posto un poco più sopra?

Alessandro Riolo 23/5/2016 - 23:40
2. La tua risposta è insoddisfacente, per 2 motivi: a) perché non si dovrebbero dare giudizi roboanti sulla base di una conoscenza insufficiente, “de relato” dei dati, elaborati da una singola fonte; e b) anche perché, soprattutto, rivedendo la discussione linkata, che è dell’anno successivo, ho riscontrato che vi hai partecipato.
Leggo da molti anni a questa parte tutti i rapporti annuali, dove risulta chiaramente che negli ultimi anni il buco dell'INPS ha raggiunto poco meno di 100 miliardi di Euro annui, rattoppato con trasferimenti statali. Il brano citato da Marco Esposito, suggerisce che si tratti per la gran parte di spesa assistenziale, ma c'è anche una consistente quota previdenziale.
Leggo anche i rendiconti generali e la relazione della corte dei conti, ma generalmente mi concentro sul FSTA.
Al netto di questo, restano in ogni caso le domande fondamentali che, in parte, ho rivolto all’autore dell’articolo: gli importi, da chiunque elaborati, su cui basate i vostri giudizi a) distinguono tra Previdenza e Assistenza?
Nei CPT si distingue tra previdenza ed assistenza, o meglio tra spese teoricamente pagate da contributi oppure dalla fiscalità generale. Vedi ad esempio la risposta data a Guido Cacciari in questa conversazione il 19/5/2016 alle 16:23.
Ad ogni modo, nel contesto delle risposte ai temi dell'articolo, e tenendo ben presente l'obiezione di Francesco Forti, e cioè che bisogna tenere a mente che "gestire localmente entrate e spese significa avere il controllo delle legislazione in merito alle entrate ed alle spese di competenza", obiezione la cui logica conseguenza è  a mio parere che il federalismo all'italiana in tutte le sue salse sia e sia sempre stato generalmente una presa in giro, quello che personalmente mi interessava far notare all'autore, e mi par di capire che potrei esserci riuscito, è che se prendiamo per buoni i CPT, quale che sia la causa del buco previdenziale, questo è osservabile nei conti pubblici, ed ha come effetto da un lato di amplificare la misura del residuo fiscale di alcune regioni, cioé quanto complessivamente i contribuenti di questi regioni sono chiamati a contribuire al riequilibrio dei conti dello stato, ma dall'altro lato, magari controintuitivamente, attenua sensibilmente il residuo fiscale negativo di quasi tutti le regioni meno sviluppate del paese. Regioni tra le meno economicamente sviluppate del paese come la Puglia o la Campania secondo i CPT non solo si pagano tutte le proprie spese pubbliche da sole, comprese le quote a loro allocate delle spese di difesa o di rappresentanza all'estero, ma contribuiscono anche a coprire parte del disavanzo contributivo. E addirittura la stessa Sicilia è a poca distanza dal riuscire a fare altrettanto. La necessaria conseguenza, sempre se i CPT sono affidabili, è che in Italia da alcuni anni non esiste una vera perequazione non previdenziale. Se i Campani, i Pugliesi od i Siciliani necessitano di una infrastruttura, o un qualsiasi investimento in conto capitale, se lo pagano da soli, né più né meno di Veneti, Toscani o Lombardi.
Derivando per un attimo nuovamente sui conti INPS, sai se le previsioni sono fatte usando lo scenario centrale di previsione per la popolazione dell'ISTAT? Se così fosse, come si tiene conto che quello scenario prevede un saldo migratorio netto di 16 milioni e mezzo di immigrati dal 2014 al 2040? E se non arrivassero?

Vincesko 24/5/2016 - 22:40
@Alessandro Riolo 
1. Vedo che tieni in non cale le mie obiezioni, fondate sui documenti ufficiali, e continui a basarti fideisticamente (è un vizio di voi neo-liberisti) su ciò che scrisse 2 anni fa Marco Esposito, ma comunque ci sei arrivato anche tu che la cifra di 100 mld, ammesso e non concesso che sia esatta, è fatta in gran parte di Assistenza.
2. Per il resto, la risposta alla tua reiterata preoccupazione sul supposto buco dell’INPS è nella tua omissione (intenzionale?) della mia seconda domanda: “b) gli importi sono al lordo o al netto delle imposte?” Se fai, allora, un altro piccolo sforzo, vincendo la tua “resistenza”, puoi arrivare a capire anche tu che, applicando una rettifica in meno dei costi pari all’ammontare complessivo della componente fiscale (45 mld), che è una partita di giro per l’INPS e i conti pubblici, si ottiene un saldo positivo di una ventina di mld, che è l’avanzo dell’INPS di 20 mld che ho indicato più sopra.
3. Il 70-80% (!) residuo della tua replica non è pertinente con la mia risposta, potevi farne a meno, ma evidentemente – intenzionalmente o inconsciamente – hai sentito il bisogno di fare fumo e rifugiarti in territorio “amico”.
PS: Le previsioni a lungo termine sono esercitazioni accademiche e altamente aleatorie, segui il suggerimento implicito del neo-classico Michele Boldrin: evita di farne o di chiederne.

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Goofynomics

http://img2.blogblog.com/img/b16-rounded.gif
Ciao Prof. Io provo a parlare con mi è vicino, il mio titolare ed amico, se.pre votato a sinistra il mio amico consulente, altro a sinistra il suo collega di ufficio con agenzia immobiliare che ha votato tutti ed adesso vota 5S...ma la risposta è sempre quella..se so magnati tutto e il buco dell'INPS ..io ci provo ma la vedo dura!..

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@Giuseppe Grandi
Citazione: “il buco dell'INPS”.
Ti segnalo che, ad un’analisi non superficiale, l’INPS, in quanto Istituto per la previdenza sociale, non ha nessun buco, ma un avanzo.

Note

[1] Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli

[2] XV Rapporto annuale

07 LUG 2016
INPS Istituto Nazionale della Previdenza Sociale - Presentazione del XV Rapporto annuale
MANIFESTAZIONE UFFICIALE | Roma - 11:04. Durata: 1 ora 14 min

[3] IL CASO NOGARIN È IL PROBLEMA DI BOERI: MANCANO REGOLE PER UN DEFAULT PUBBLICO
12 maggio 2016
http://www.glistatigenerali.com/nlclick/6145/1979 

[4] Autonomia del Veneto entro il 2018
16 maggio 2016 lodovico pizzati

[5] Dialogo nel blog Goofynomics su Monti-Fornero e le pensioni. Censura finale ad opera di Bagnai

[6] Maurizio Sgroi  -  04/07/2016
Tesoretto da 30 miliardi per l’Italia grazie al QE
Citazione: " Insomma: pensioni e sanità si confermano essere il buco nero del bilancio dello stato e soprattutto inarrestabili nella loro crescita di costi".
Non so per la sanità, ma per le pensioni l'allarme, per il medio-lungo periodo, è del tutto ingiustificato. Il sistema pensionistico italiano, dopo le 8 riforme dal 1992, è tra i più severi e sostenibili nel lungo periodo. […]

10.05.16


Post collegati:

Il presidente dell’INPS, Antonio Mastrapasqua

Analisi quali-quantitativa/24 - Spesa pensionistica


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