Al Premio Napoli, per il quale nell’anno 2021
sono stato un giudice-lettore per la saggistica, fra i tre finalisti in tale categoria c’è stato in concorso il saggio di Marco D’Eramo “Dominio”.
Che descrive, fornendone minuziosamente le prove documentali, come i ricchi
hanno progettato alla fine degli anni ’70 del secolo scorso, poi realizzato e
vinto la rivoluzione dei ricchi contro i poveri, dei dominanti contro i
dominati, nel nome e secondo i principi strampalati e spietati del
neo-liberismo, ma con le tecniche e secondo gli insegnamenti dei pensatori di
sinistra, tra cui Antonio Gramsci. Senza che i poveri, i dominati, se ne siano
accorti.
Ho trovato il
saggio interessante (anche se conoscevo già l’argomento) e di ottimo livello.
Tranne la proposta conclusiva, che ho trovato invece debole (ricoinvolgere gli
intellettuali di sinistra per organizzare una controrivoluzione).
Nell’incontro con i tre autori che si è svolto la sera di venerdì 10 dicembre presso la sede del Premio Napoli, che sta nel Palazzo Reale di Napoli, ho esternato a Marco D’Eramo il mio giudizio e gli ho chiesto, tra l’altro, perché avesse completamente omesso il tema dell’Unione Europea (il tema del libro è, appunto, il Dominio da parte delle élite neo-liberiste). Ed ho spiegato che l’UE aveva praticamente imposto all’Italia, nella XVI legislatura (Governi Berlusconi e Monti), dopo la crisi greca, un risanamento dei conti pubblici mastodontico pari a 330 mld, per l’81% fatto da Berlusconi e il 19% da Monti. Al quale però la potente propaganda berlusconiana e del centrodestra è riuscita ad attribuire tutta la responsabilità. Ingannando tutti. E questa BUFALA, unitamente a quella della Riforma delle pensioni Fornero, è diventata mondiale, ingannando l’intera categoria degli economisti, incluso il premio Nobel Krugman, citato positivamente nel saggio. D’Eramo mi ha dato la strana risposta che “l’Unione Europea non esiste”. Mi è stato facile ribattere: ha preso dalle tasche degli Italiani 330 mld e non esiste?
***
Come si realizza il dominio tedesco (e dei suoi satelliti) dell’Unione Europea? A mio avviso, come spiega anche l’ottimo articolo di Carlo Clericetti “Come cambiare le regole europee”, attraverso una serie di stravolgimenti tra cui quello lessicale (v. l’esempio eclatante della parola “riforma”, come afferma anche il predetto saggio) e soprattutto il potere di interpretazione dei Trattati europei, stravolgendoli. Perché l’interpretazione che la burocrazia ne dà è spesso sbagliata e lontana dalla lettera e dallo spirito della “missione” (cioè l’obiettivo primario, strategico) dell’UE, che è definita e sancita nel fondamentale art. 3 del TUE che ho riportato sotto e che, in definitiva, è LA PIENA OCCUPAZIONE E IL PROGRESSO SOCIALE. Tutti gli altri sono soltanto dei sub-obiettivi strumentali al raggiungimento dell’obiettivo strategico.
«Art. 3. […] L’Unione instaura un
mercato interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su
una crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia
sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al
progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della
qualità dell’ambiente.»
http://register.consilium.europa.eu/pdf/it/08/st06/st06655-re07.it08.pdf
Sulla mia stessa lunghezza d’onda c’è il
prof. Daniele Ciravegna dell’Università di Torino (in calce al suo articolo c’è
il mio commento).
Sono Ue e Bce a
non rispettare i trattati europei
Daniele Ciravegna - 04/08/2015
Il modello d’Europa definito dai trattati
europei appare assai migliore rispetto all’effettiva gestione che alla comunità
europea stanno dando gli organismi investiti del governo dell’Ue
Con un’espressione di sintesi, alla luce
dei trattati dell’UE, l’enfasi va posta sulla dimensione sociale piuttosto che
sulla dimensione dell’elevata competizione di mercato. Infatti il sintagma
“economia sociale di mercato fortemente competitiva” viene specificato con
l’indicazione “che mira alla piena occupazione e al progresso sociale. “Piena
occupazione” e “progresso sociale” sono così gli unici obiettivi esplicitamente
indicati, mentre tutti gli altri sono presenti in quanto caratteristiche di
àmbito necessarie affinché si possano realizzare i due obiettivi finali
predetti.
http://old.sbilanciamoci.info/Sezioni/globi/Sono-Ue-e-Bce-a-non-rispettare-i-trattati-europei-30952.html
A questo potere di interpretazione da parte della Germania non è sfuggito, fino al 2015 (varo del Quantitative Easing), lo Statuto della BCE. Traggo dal mio saggio sulla BCE «LE VIOLAZIONI STATUTARIE DELLA BCE»:
Paragrafo 1 - Obiettivi
«Articolo 2-Obiettivi Conformemente agli
articoli 127, paragrafo 1 e 282, paragrafo 2, del trattato sul funzionamento
dell’Unione europea, l’obiettivo principale del SEBC è il mantenimento della
stabilità dei prezzi. Fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi, esso
sostiene le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla
realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del trattato
sull’Unione europea. Il SEBC agisce in conformità del principio di un’economia
di mercato aperta e in libera concorrenza, favorendo un’efficace allocazione
delle risorse, e rispettando i principi di cui all’articolo 119 del trattato
sul funzionamento dell’Unione europea.»[16]
Lo statuto della
BCE, come si deduce già dal titolo dell’articolo 2 (al plurale), stabilisce due
obiettivi, non uno soltanto come generalmente si crede, ma a differenza della
FED essi sono in rapporto duale-gerarchico tra loro (tale clausola fu imposta
dalla Germania come condizione per aderire all’Euro, v. la nota 17); tuttavia,
secondo alcuni studiosi, tale rapporto non andrebbe applicato meccanicamente,
ma distinguendo tra target inflazionistico nel breve o nel lungo periodo.
Il primo obiettivo è la stabilità dei prezzi, «sotto, ma vicino, al 2 per cento». Il secondo obiettivo è stabilito nel medesimo articolo 2 dello statuto: «Fatto salvo l’obiettivo della stabilità dei prezzi», la BCE «sostiene le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell’articolo 3 del Trattato sull’Unione europea». Tra questi, i principali sono una «crescita economica equilibrata», la «piena occupazione» e il «progresso sociale»:
«Art. 3. […] L’Unione instaura un mercato
interno. Si adopera per lo sviluppo sostenibile dell’Europa, basato su una
crescita economica equilibrata e sulla stabilità dei prezzi, su un’economia
sociale di mercato fortemente competitiva, che mira alla piena occupazione e al
progresso sociale, e su un elevato livello di tutela e di miglioramento della
qualità dell’ambiente.»[16]
Ne discende che,
in deflazione o con tasso d’inflazione sensibilmente inferiore al target
(fissato a poco sotto il 2 per cento), la condizione sospensiva («fatto salvo»
- «without prejudice», nella versione inglese -), costituita dal raggiungimento
dell’obiettivo principale, è (più che) soddisfatta, quindi il rapporto
duale-gerarchico tra i due obiettivi si modifica e diventa, come per la FED,
paritario. Pertanto, la BCE è obbligata dal suo statuto (art. 2) a sostenere il
raggiungimento del secondo obiettivo - «crescita economica» e «piena
occupazione». E poiché l’inflazione dell’Eurozona è stata per cinque anni sotto
zero (deflazione) o prossima allo zero o molto sotto il target (che rende
necessaria una politica monetaria espansiva) il secondo obiettivo era (è
tuttora) del tutto concordante, convergente e complementare con l’obiettivo
principale, che è quello di riportare l’inflazione, da sotto zero o quasi zero
o molto inferiore, a poco sotto il 2 per cento.
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http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2875447.html
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