P.C. SIG. PRESIDENTE DEL CONSIGLIO
Oggetto: Due proposte per il Mezzogiorno e
l’Italia.
Egr. Signora Ministra Carfagna,
Dato lo scarso
spazio a disposizione nell’apposito form, mi pregio sottoporre al Suo vaglio,
più estesamente, i due seguenti progetti, nell’ambito del Fondo Nazionale
di Ripresa e Resilienza.
PREMESSA
PNRR: LA STRATEGIA
DEI TRE PASSI PRIORITARI
La burocrazia riesce a
spendere neppure 2 miliardi all'anno di fondi europei, ora dovrebbe riuscire a
spenderne oltre 15 volte tanto per 6 anni. Non sembra possibile.
Occorrono, dunque, questi TRE passi prioritari:
1. il primo passo è la RIPARTIZIONE territoriale
delle risorse: sia per gli obiettivi stabiliti dall'UE, oltre che dalla nostra
Costituzione - riduzione dei divari territoriali -, sia in base ai
moltiplicatori (al Sud oltre 4, al Nord meno di 1, cfr. precedente bozza PNRR),
la quota maggioritaria deve essere assegnata al Mezzogiorno (non a caso, l'UE
ha attribuito al Sud il 66% del contributo a fondo perduto);
2. il secondo passo è una logica conseguenza del
primo passo: i progetti devono essere pochi e grandi, a partire
dall'unificazione ferroviaria nazionale, obiettivo strategico indicato da Cavour 175 anni fa, alle strade, ai porti, agli acquedotti, alle
CASE POPOLARI (1,5% del totale degli immobili residenziali in Italia, contro il
32% dell’Olanda, il 23% dell’Austria, il 19% della Danimarca, il 16% della
Francia), al PROGETTO EDUCATIVO rivolto, a domicilio, alle mamme in gravidanza
e nei primi 3 anni di vita dei figli (dopo è già tardi);
3. il terzo passo è la creazione di una tecnostruttura
gestionale dedicata altamente competente ed efficiente (CDP, BEI, Banca
d'Italia, Accademia, ecc.), svincolata dalle pastoie della inefficientissima
burocrazia nazionale e regionale, che deve solo fornire le persone più adatte e
competenti, prendendo i migliori, che
abbia ramificazioni anche nelle Regioni; regolata da norme europee.
PROGETTI
DUE PROPOSTE PER IL MEZZOGIORNO E
L’ITALIA
(che quasi nessuno fa)
La Questione meridionale - lo dimostrano la storia economica e l’analisi di tutti gli indicatori dall’unità d’Italia (cfr., tra gli altri, questo eccellente studio della Banca d’Italia che dà uno sguardo anche alla ex Germania Est, destinataria di imponenti risorse dopo l’unificazione, molto superiori a quelle asseritamente riversate nel nostro Mezzogiorno) - non è soltanto un problema di risorse finanziarie. Occorre agire congiuntamente sulla leva economico-finanziaria e su quella educativa. Sono cose che propongo, nel mio piccolo, da 10 anni (le ho proposte anche al precedente PdC e al precedente ministro per gli Affari Europei).
1. GRANDE PIANO PLURIENNALE DI CASE
POPOLARI DI QUALITA’
Soltanto il 73% degli Italiani abita
in case di proprietà;[1] in alcune Regioni del Sud, intorno al 60%. La
prima infrastruttura deve essere un Grande Piano Pluriennale di Case Popolari
di Qualità. Le case popolari e ultrapopolari in Italia sono appena l’1,5%
dei 35 milioni di immobili residenziali,[2] contro il 32% in Olanda, il
23% in Austria, il 19% in Danimarca e il 16% in Francia.[3] Nel 2010, in
Francia - ed è il record - si sono costruiti 131.500 alloggi pubblici, cioè
quanti, al ritmo attuale, se ne costruiscono in Italia in 50 anni. Negli altri Paesi
europei, infatti, vengono costruiti molti più alloggi popolari, per calmierare
i prezzi degli affitti e tutelare i ceti più poveri.
Il numero delle case popolari e ultrapopolari è diminuito rispetto a
quindici anni fa, a seguito della loro vendita (privatizzazioni).
Il divario con gli altri Paesi UE risulta ancora più marcato in termini di
spesa per l’housing sociale, con un rapporto spesa/Pil dell’Italia pari
(2005 e 2009) ad un misero 0,02%, contro una media dello 0,57%
UE27.[4]
Poi ci si scandalizza della guerra tra poveri dell’occupazione abusiva
delle case popolari, mentre bisognerebbe scandalizzarsi per l’estrema penuria
di alloggi pubblici e sollecitare vigorosamente un corposo piano pluriennale di
alloggi pubblici.
Pertanto, l’obiettivo prioritario in Italia deve essere un GRANDE PIANO
PLURIENNALE DI CASE POPOLARI DI QUALITA’, sulla falsariga del piano Fanfani[5]
(all’epoca
ministro del Lavoro e della Previdenza sociale), adattato alle esigenze attuali, anche in termini di consumo di suolo, e
tenendo conto eventualmente della grande disponibilità di case sfitte o
invendute (così si depotenzia la contrarietà della potente lobby delle
banche e degli immobiliaristi, oltre che dei proprietari di casa, beneficiari
senza alcun merito, da 60 anni, della legislazione urbanistica sul regime dei
suoli).
Come disse una ragazza ricca alla
trasmissione “Ballarò”, si è poveri quando non si possiede una casa. O,
aggiungo io, quando con un basso reddito non è possibile pagare un affitto
sociale.
È una misura che verrebbe approvata
sicurissimamente dall’UE, perché è inclusa nelle proposte del gruppo di studio,
presieduto da Romano Prodi, per conto della Commissione Europea.[6]
Ed è, soprattutto, una misura che coniuga assistenza (che è
uno dei compiti istituzionali - e costituzionali - dello Stato), equità e
sviluppo produttivo.
Il piano andrebbe affidato, almeno, ad un Sottosegretario di Stato forte politicamente ed efficiente.
2. PROGETTO EDUCATIVO
Oltre alle carenze evidenti della
capacità amministrativa delle Regioni del Sud, cui si può sopperire, nel breve
periodo, gemellando Regioni del Sud e Regioni del Nord e/o unificando e
centralizzando le migliori competenze per l’amministrazione delle risorse
destinate al Sud, svincolate finalmente dal criterio iniquo, sperequato e
incostituzionale della spesa storica per il riparto della spesa ordinaria e che
prevedano una quota addizionale per la spesa per investimenti (art. 119 Cost.),
occorre implementare una rivoluzione culturale (in senso lato) ed un
correlato PROGETTO EDUCATIVO.
Esso deve avere come soggetto e oggetto principale la DONNA
meridionale, al fine di incrementare il capitale umano e il capitale sociale.
La donna, infatti, nel suo duplice ruolo di madre e poi di insegnante, è il principale agente educativo e culturale nelle famiglie (è lì, coinvolgendo i padri, e i nonni quando presenti, molto più che negli asili nido, che è necessario intervenire, in un’intelligente ottica di prevenzione/efficacia/economicità), e va supportata attraverso un lavoro di assistenza a domicilio, durante la gravidanza e nei primi tre anni di vita dei figli, che è il periodo critico per lo sviluppo affettivo (principale mattone della personalità), intellettivo (è il periodo principale in cui si sviluppano le sinapsi e gli assoni - che collegano i 100 miliardi di neuroni di cui ciascuno di noi è dotato alla nascita ma quasi privi di sinapsi -, a condizione che essi vengano “fissati” dall’educazione, vale a dire dall’interazione con l’ambiente, gli altri si atrofizzano) ed etico-normativo (l’altro mattone della personalità).[7]
Esprimo la speranza che i due sopra
descritti, fondamentali progetti vengano inclusi in quelli approvati e
finanziati.
La ringrazio dell’attenzione e Le porgo i miei migliori saluti e auguri di buon lavoro,
V.
____________________________
Note:
[1] ISTAT-CENSIMENTO DELLE ABITAZIONI 2011
http://www.istat.it/it/archivio/108392
EUROSTAT
https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Housing_statistics https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/images/0/00/Fig18_2_1.png
[2] Statistiche
catastali 2018
Tabella 5: Numero unità immobiliari
residenziali per categoria catastale e per tipologia di intestatari e
variazione % annua Categoria Intestatari Totale Var % stock 2018/2017 PF PNF
BCC
A/1 28.613 5.429 8 34.050 -1,8%
A/2 11.958.361 887.467 2.462 12.848.290
0,7%
A/3 11.679.209 1.068.467 3.709 12.751.385
0,4%
A/4 5.120.707
445.754 2.718 5.569.179 -0,5%
A/5 728.970
80.945 366 810.281 -2,6%
A/6 571.492 34.257 114 605.863 -3,2%
A/7 2.342.454 65.422 260 2.408.136 1,0%
A/8 28.364 6.225 15 34.604 -0,5%
A/9 1.648 848 3 2.499 -0,2%
A/11 19.562 4.984 40 24.586 0,5%
Totale 32.479.380 2.599.798 9.695
35.088.873 0,3%
https://www.agenziaentrate.gov.it/wps/file/Nsilib/Nsi/Schede/FabbricatiTerreni/omi/Pubblicazioni/Statistiche+catastali/Statistiche+catastali+2018/Statistiche_Catastali_2018_18072019_.pdf
link sostituito da:
https://www.agenziaentrate.gov.it/portale/documents/20143/263802/Statistiche_Catastali_2018_18072019.pdf/92569312-eb38-f34d-1ea5-d69c9e3f8db9
[3] Edilizia
sociale nell'Unione Europea (pag. 23)
http://fupress.net/index.php/techne/article/viewFile/11486/10976
link sostituito da:
https://search.proquest.com/openview/11de67b2778040203932ea2fc95c26fb/1?pq-origsite=gscholar&cbl=756407
[4] Rapporto CIES
2011-2012
Secondo il Rapporto CIES 2011-2012 (tabella 3.4), la spesa per l’housing
sociale in Italia nel 2005 e nel 2009 è stata appena dello 0,02% sul PIL,
contro lo 0,57% della UE27, lo 0,75% della Danimarca, lo 0,65% della Germania,
lo 0,20% della Spagna, lo 0,85% della Francia e l’1,47% della Gran Bretagna,
con un rapporto tra questi altri Paesi UE e l’Italia, rispettivamente, di 28,5,
37,5, 32,5, 10, 42,5 e 73,5 volte: sono dati che parlano da soli e
costituiscono un vero scandalo! http://sitiarcheologici.lavoro.gov.it/Documents/Resources/Lavoro/CIES/RAPPORTO_2011_2012_Fabbris.pdf#page=105
http://sitiarcheologici.lavoro.gov.it/Documents/Resources/Lavoro/CIES/RAPPORTO_2011_2012_Fabbris.pdf
[5] Il piano INA-Casa:
1949-1963
http://www.treccani.it/enciclopedia/il-piano-ina-casa-1949-1963_%28Il-Contributo-italiano-alla-storia-del-Pensiero:-Tecnica%29/
Ina-case, quando l’utopia
50 anni fa si chiudeva il piano ideato da
Fanfani per l’edilizia popolare
https://www.lastampa.it/cultura/2013/02/20/news/ina-case-quando-l-utopia-1.36122560
[6] New Deal sociale
da 150 miliardi l’anno, il piano di Prodi per salvare l’Europa
Il dossier preparato da un
team di esperti: investire su salute, istruzione ed edilizia
https://www.lastampa.it/esteri/2017/12/23/news/new-deal-sociale-da-150-miliardi-l-anno-il-piano-di-prodi-per-salvare-l-europa-1.34086452
Il “New Deal” di Prodi: investire
150 miliardi per rilanciare l’Europa sociale
http://www.romanoprodi.it/notizie/il-new-deal-di-prodi-investire-150-miliardi-per-rilanciare-leuropa-sociale_14786.html (ivi il rapporto, nel
quale è interessante notare (pag. 32) che nella classifica della Social housing as a proportion of overall housing
stock ai primi tre posti ci sono l’Olanda col
34,1%, l’Austria col 26,2% e la Danimarca col 22,2%, mentre l’Italia non figura
affatto).
[7] La mancanza di
organizzazione, concretezza, pragmatismo deriva dal clima? Non so, può darsi
che sia una concausa. Io però penso che sia un prodotto essenzialmente della
cultura (nel duplice senso: classico e soprattutto moderno), nelle forme e
nello stadio in cui è in un dato periodo storico (pensiamo ai Romani o agli
Arabi).
Ma
naturalmente è estremamente difficile, anzi impossibile, creare un
sistema-Paese efficiente se ognuno si crede un dio, quindi perfetto (cfr. Il
Gattopardo). È il principe di
Salina che parla:
«Rimasero [gli
ufficiali inglesi] estasiati dal
panorama, della irruenza della luce; confessarono però che erano stati
pietrificati osservando lo squallore, la vetustà, il sudiciume delle strade di
accesso. […] Vengono [i garibaldini] per insegnarci le buone creanze ma non lo potranno fare, perché noi
siamo dèi. […] i Siciliani non vorranno mai migliorare per la semplice ragione
che credono di essere perfetti.»
È quasi superfluo aggiungere che, come
scriveva Dostoevskij, tutti gli ottusi si credono perfetti. Il Sud è strapieno
di individui, a tutti – proprio tutti – i livelli, che si credono perfetti.
Che
fare? Diffondere, attraverso l’educazione, tonnellate,
vagoni, bastimenti di logica e pragmatismo! Ripeto: non soltanto la logica
(greca), ma anche il pragmatismo (anglosassone) o, se si preferisce, la
concretezza romana (della Roma antica, naturalmente); il rispetto delle regole;
l’etica della responsabilità; la propensione al rischio.
E
intervenire alla radice sulla relazione tra ruolo e partecipazione della donna e indice di sviluppo
di un Paese, che caratterizza negativamente il Sud, similmente ai Paesi arabi.
Educazione. «Lo scopo principale della vita da cui
dipendeva ogni felicità» (Lev Tolstoj, Anna Karenina).
Ciascuno di noi è il prodotto di due fattori: i geni e l’educazione. Il
primo è una variabile non controllabile, un dato immodificabile, a meno che non
si prenda in considerazione l’eugenetica; il secondo è invece una variabile
controllabile, attraverso l’interazione con l’ambiente: familiare, scolastico,
sociale. Possiamo chiamare questa interazione «educazione».
Il processo educativo dovrebbe svolgersi considerando, nell’ordine
indicato, questi tre ambiti.
Fascia d’età critica. Il periodo fondamentale è dalla gravidanza a 3 anni! È in questo
lasso di tempo che si formano le sinapsi e gli assoni, che legano i neuroni, ma
essi si fissano a condizione che vengano utilizzati/stimolati dall’educazione,
altrimenti si atrofizzano.
Corollario: elementare decidere di intervenire sui soggetti
giusti, nella fascia d’età giusta e nel luogo giusto.
PROGETTO EDUCATIVO. La mia proposta è questa: in Italia ogni anno nascono ormai poco
più di 400.000 bambini, quindi ci sono poco più di 400.000 madri in gravidanza,
occorre e conviene investire su di loro, attraverso un programma strategico
pluriennale di assistenza a domicilio alle mamme in gravidanza e nei primi 3
anni di vita dei figli (e ovviamente ai padri), che poi, su questa solida
base, si svilupperà – ma solo dopo – attraverso la scuola e gli altri organismi
sociali.
A tale scopo, verrebbe selezionato e formato rigorosamente (con stage
anche all’estero), attingendo tra gli psicologi, i pedagoghi, gli assistenti
sociali, ecc., un piccolo esercito di 25.000-50.000 Assistenti-educatori a
domicilio (sulla falsariga degli Health Visitor finlandesi), diretti
secondo standard elevati di efficacia-efficienza-qualità e basandosi sul
concetto di prevenzione, più semplice ed efficace e meno costoso degli
interventi ex post.
Come progetto pilota, suggerisco di cominciare dalla Calabria e dall’asse Napoli-Caserta.
L’Italia diventerà un Paese normale soltanto quando la Calabria
e l’asse Napoli-Caserta usciranno dal sottosviluppo ferroviario e/o
culturale-antropologico.
***
Segreteria del Ministro:
tel. (+39) 06.67793838
segreteria.ministrosud@governo.it
p.c.
presidente@pec.governo.it
**********
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