mercoledì 28 febbraio 2018

Dialogo con il Prof. Carlo Mazzaferro sulle sue fake news sulla riforma Fornero



Pubblico la lettera che ho inviato nove giorni fa al professor Carlo Mazzaferro, dell’Università di Bologna, dopo aver letto un suo articolo su LaVoce.info, contenente la solita errata attribuzione alla tanto vituperata riforma Fornero di misure della ben più severa riforma SACCONI, le sue risposte e le mie repliche.

Lettera al Prof. Carlo Mazzaferro: fake news sulla riforma Fornero
Da:  v
19/2/2018  14:10
A:  carlo.mazzaferro@unibo.it  

Egr. Prof. Mazzaferro,
Traggo dal Suo articolo su LaVoce.info Riforma Fornero: perché non si può tornare indietro
Citazione: “Aumentare l’età di pensionamento nella stessa misura dell’aumento nell’aspettativa di vita (come fa la riforma Fornero) provoca una riduzione nel rapporto tra pensionati e occupati. Misure meno draconiane sono sufficienti a mantenerlo costante: nel nostro caso, basta l’aumento di un anno nell’età di pensionamento.
Il legislatore è stato dunque eccessivamente severo nel 2011?
”.
Mi permetta di correggerLa. Non è stata la riforma delle pensioni Fornero (L. 214/2011, art. 24), che è soltanto la settima delle riforme delle pensioni dal 1992 e non la più severa, ma la riforma SACCONI (L. 122/2010, art. 12, nonché L. 111/2011 e L. 148/2011) a decidere sia il maggiore allungamento dell’età di pensionamento, sia di vecchiaia (67 anni nel 2019) che anticipata (ex anzianità, 43 anni e 3 mesi per gli uomini e 42 anni e 3 mesi per le donne, nel 2019), sia l’introduzione dell’adeguamento automatico, deciso, con un richiamo al DL 78/2009 che lo aveva già previsto, dal comma 12bis dell’art. 12 della L. 122/2010. La riforma Fornero ha solo modificato la periodicità dell’adeguamento automatico da triennale a biennale, a decorrere da quello successivo a quello triennale del 2019 (L. 214/2011, art. 24, comma 13), e cioè dal 2022, anche se tutti, incluso il Parlamento (sic!), dicono dal 2021.
Cordiali saluti
V.

PS: La prego di inoltrare questa mia e-mail al professor Marcello Morciano, del quale non ho l’indirizzo e-mail, coestensore con Lei di articoli per LaVoce.info, e che cita sempre soltanto la riforma Fornero. Numerosi altri sono riportati nel mio blog http://vincesko.ilcannocchiale.it oppure http://vincesko.blogspot.it.

Appendice

Il quadro complessivo dell’età di pensionamento in base alle norme e ai loro autori è il seguente (nel 2019):
QUOTE: abolite dalla riforma Fornero.
PENSIONE ANTICIPATA (ex anzianità)
- L'età di pensionamento degli uomini salirà (da 40 anni nel 2010) a 43 anni e 3 mesi e di questi 3 anni e 3 mesi in più quasi 2 anni sono di SACCONI, 4 mesi in media di Damiano e solo 1 anno di Fornero [rectius1 anno e 3 mesi, o 1 anno e 9 mesi relativamente agli autonomi, sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 2 anni sono di Fornero o 1 anno e 6 mesi relativamente agli autonomi].
- L'età di pensionamento delle donne salirà (da 40 anni) a 42 anni e 3 mesi, e di questi 2 anni e 3 mesi in più, quasi 2 anni sono di SACCONI e 4 mesi in media di Damiano; quindi la Fornero non c’entra [rectius: 1 anno e 3 mesi, o 1 anno e 9 mesi relativamente agli autonomi, sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 1 anno o 6 mesi sono di Fornero].
PENSIONE DI VECCHIAIA
- L'età di pensionamento degli uomini salirà (da 65 nel 2010) a 67 anni e questi 2 anni in più sono di SACCONI, tranne 4 mesi in media di Damiano; quindi  la Fornero non c’entra.
- L'età di pensionamento delle donne del settore pubblico salirà (da 60 di botto a 65 deciso nel 2010 da SACCONI a seguito della sentenza del 2008 della CGUE, ma che poteva avvenire a qualunque età tra 60 e 65 anni) + “finestra” di 12 mesi a 67 anni e questi 7 anni in più sono tutti dovuti a SACCONI, tranne 4 mesi in media a Damiano; quindi  la Fornero non c’entra.
- L’allineamento dell'età di pensionamento delle donne del settore privato (da 60) a tutti gli altri (già regolati da SACCONI) a 65 anni più “finestra”, previsto da SACCONI gradualmente entro il 2026 (2023, includendo l'adeguamento automatico), è stato accelerato da Fornero gradualmente entro il 2018, ma in ogni caso 2 anni (da 65 a 67) sono di SACCONI, tranne 4 mesi in media di Damiano.
Va aggiunto (i) che la riforma Fornero ha ridotto da 18 (previsto dalla riforma SACCONI) a 12 mesi la “finestra” degli autonomi; (ii) che la riforma Fornero ha aumentato l'età base di vecchiaia e di anzianità di 1 anno (rispettivamente da 65 a 66 e da 40 a 41), ma solo formalmente, poiché ha abolito contestualmente la “finestra” di 12 mesi, di Damiano (4 mesi in media) e SACCONI (8 mesi), ma senza evidenziarne il legame, così si è intestata entrambe le misure; (iii) che, dal 2022, in forza della legge Fornero (L. 214/2011, art. 24, comma 13), l'adeguamento automatico diverrà biennale (“13 Gli adeguamenti agli incrementi della speranza di vita successivi a quello [triennale, ndr] effettuato con decorrenza 1° gennaio 2019 sono aggiornati con cadenza biennale”), ma, appunto, è solo un'accelerazione del meccanismo deciso da SACCONI; e (iv) che la riforma Fornero ha soltanto esteso, pro rata dall’1.1.2012, il metodo contributivo – introdotto dalla riforma Dini nel 1995 – a coloro che ne erano esclusi, cioè coloro che al 31.12.1995, avevano almeno 18 anni di contributi, quindi tutti relativamente anziani.
Come si vede facilmente, la riforma SACCONI è molto più severa e incisiva della riforma Fornero, oggetti, del tutto ingiustificatamente, di damnatio memoriae la prima e di demonizzazione la seconda, alla quale, dai millanta ignoranti o in malafede, vengono attribuite tutte le misure della riforma SACCONI.


Re: Lettera al Prof. Carlo Mazzaferro: fake news sulla riforma Fornero
Da: Carlo Mazzaferro (carlo.mazzaferro@unibo.it)
19/2/2018  21:20
A:  v   CC Morciano Marcello Dr  

Gentile V.,
la ringrazio della segnalazione. Sono coscente del fatto che l'aggancio automatico è stato introdotto da Sacconi, quando era ministro del lavoro. Del resto nel mio testo, per precisione, non dico che l'aggancio all'aspettativa di vita è stato introdotto dalla Fornero. La riforma di fine 1022 tuttaiva, se non ricordo male, ha introdotto comunque l'aggancio delle condizioni di eligibilità sulla contribuzione e l'aggancio alle aspettative anche dell'assegno sociale.
In ogni caso il tema centrale dell'articolo non è chi abbia introdotto l'aggancio, ma se questo nelle attuali condizioni ed in quelle prospettiche, della popolazione e dell'economia italiana, sia o meno sensato.
MI stupisce in questo il titolo del suo messaggio. Io non volevo travisare ne ingannare nessuno.
Le allego a questo proposito una definizione dei fake new da wikipedia, non certo il dizionario della Zanichelli, ma un sito che bene si attaglia a questo tipo di definizioni:
"Il termine inglese fake news (in italiano notizie false) indica articoli redatti con informazioni inventate, ingannevoli o distorte, resi pubblici con il deliberato intento di disinformare o diffondere bufale attraverso i mezzi di informazione."
I miei più cordiali saluti
Carlo Mazzaferro

ps non mancherò di estendere questa sua a Marcello


Re: Lettera al Prof. Carlo Mazzaferro: fake news sulla riforma Fornero
Da:  v
19/2/2018  23:34
A:  Carlo Mazzaferro   CC m.morciano@uea.ac.uk  

Gentile Prof. Mazzaferro,
Lei afferma che è “cosciente del fatto che l'aggancio automatico è stato introdotto da Sacconi”. Mi fa piacere, Lei sarebbe uno dei pochi su 60.000.000 di Italiani (e non solo) a conoscerne l’autore. Ma, francamente - si metta nei panni di chi legge -, tutto lo revoca in dubbio: (i) il titolo, che cita soltanto Fornero (“Riforma Fornero: perché non si può tornare indietro”), (ii) il sottotitolo, che cita solo Fornero e la lega esplicitamente all’“aggancio automatico” (“Vari partiti promettono di cancellare la riforma Fornero. Ma l’aggancio automatico dell’età della pensione alle aspettative di vita è una politica ragionevole se non si vuole mettere in discussione la stabilità finanziaria del sistema pensionistico.), (iii) facendo riferimento a proposte di partiti che chiedono la cancellazione esclusivamente della riforma Fornero, che – Lei non l’ha intuito – è solo cortina fumogena per nascondere la ben più colpevole riforma SACCONI (cfr. Appendice nell’email precedente), che essi votarono nel 2010 e 2011;[1] ma titolo e sottotitolo possono essere redazionali; e (iv) l’articolo, che esordisce facendo riferimento alla richiesta dei partiti di bloccare l’adeguamento automatico, introdotto da SACCONI, che però non viene mai citato. Invece cita i 140 mld dell’INPS (di Tito Boeri, che ignora l’esistenza della riforma SACCONI[1]), che – detto per inciso – a me sembrano numeri un po’ ballerini e probabilmente numeri del lotto, o almeno un po’ esagerati, un po’ come quelli della RGS,[2] che interpreta anch’essa male la norma pensionistica,[3] come tutti, ma questo sarà oggetto di un altro documento, poiché non riguarda soltanto le statistiche, che invierò anche a Lei.
Fake news non vuol dire notizia falsa soltanto frutto di malafede, ma notizia “non vera”, frutto sia di ignoranza che di malafede.[4]
In ogni caso, poiché non ero sicurissimo della mia deduzione e non ho ravvisato malafede, non ho inviato la mia email p.c. ad altri destinatari, come faccio negli ultimi mesi, per contrastare in maniera un po’ più efficace la DISINFORMAZIONE generale sulle pensioni e su Monti, contro la quale sono impegnato da quasi 7 (sette) anni: una vera fatica di Sisifo! Peraltro, mi sono accorto, cercando il Suo nome nel mio archivio (ricordavo di avere già postato una mia segnalazione rettificativa nelle bacheche Facebook Sua e di Marcello Morciano, poiché non avevo l’indirizzo email, ma non ne ho trovato ancora riscontro, forse riguardava un’altra coppia giovane che scrive sulla Voce.info), che Lei è stato uno di questi destinatari in due precedenti occasioni (25/10/17 00:08 Tre casi di DISINFORMAZIONE generale tra i più macroscopici della storia italiana e 16/1/18 13:15 L'assassinio della verità, chi ha davvero messo le mani nelle tasche degli Italiani e causato la grande recessione).
Infine, colgo l’occasione, se non l’ha ancora letto, per segnalarLe l’articolo nel mio blog sul documento del corso del professor Alberto Zanardi, di UniBo, con grossi errori sulle pensioni.[5]
Mi auguro che Lei, nei Suoi prossimi articoli sulle pensioni, contribuisca a chiarire gli autori delle norme e ponga bene in rilievo che, sulla base delle norme, la riforma SACCONI è molto più severa e incisiva della tanto vituperata riforma Fornero.
Cordialissimi saluti
V.
 ______________________________

Note:
[1] Lettera n. 2 all’On. Matteo Salvini sulle sue notizie false-fake news-bufale sulla riforma delle pensioni Fornero
Lettera n. 2 all’on. Massimiliano Fedriga sulle sue fake news sulle pensioni e su Monti che avrebbe causato la recessione
Lettera a Deputati Lega Nord sulla loro proposta di legge con fake news sulla riforma delle pensioni Fornero
Lettera all'On. Giorgia Meloni sulle pensioni: propaganda o truffa politico-elettorale?
[2] I sette noti esperti, alcuni dei quali sono parlamentari o ex parlamentari, sono: Cazzola, Giannino, Boeri, Garibaldi, Ichino, Damiano e Sacconi. Vi si aggiungono ISTAT, EUROSTAT, UPB, INPS, OCSE.
Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero
[3] Questo articolo mi è stato chiesto da un sito, dopo una mia segnalazione rettificativa (il titolo e alcune piccole modifiche sono redazionali). Vi analizzo anche il risparmio stimato dalla RGS.
Pensioni: l’estremismo di Bankitalia e Corte dei Conti
di Vincesko - 27 October 2017
Qui sotto, c’è anche (migliorato qualitativamente) il grafico della RGS e altre mie osservazioni critiche sul risparmio calcolato dalla RGS.
Lettera a Davide Colombo del Sole 24 ore su un suo articolo con qualche fake news sulle pensioni
[4] Lettera a Luciana Patrizi, Ispettrice generale della RGS-IGESPES, sulla loro fake news sulle pensioni
[6] Lettera al Prof. Alberto Zanardi: documento di un corso universitario con errori marchiani sulle pensioni


Re: Lettera al Prof. Carlo Mazzaferro: fake news sulla riforma Fornero
Da:  Carlo Mazzaferro (carlo.mazzaferro@unibo.it)
10:07
A:  v   CC m.morciano@uea.ac.uk  

Salve di nuovo,
come lei ben immagina il titolo è di scelta redazionale. Quanto al fatto di essere cosciente che l'età di pensionamento è legata alle aspettative a partire dalla riforma Sacconi sono sicuro di saperlo perché l'ho scritto nel rapporto di finanza pubblica edito annualmente dal Mulino, quando la riforma venne approvata. A meno di un'anticipo di demenza senile ricordo ancora quello che è successo e quello che ho scritto nel passato recente.
Ribadisco comunque i miei due punti:
1. L'elemento chiave del mio articolo riguarda la proposta di abolizione del provvedimento (peraltro modificato dalla riforma Fornero in senso restrittivo rispetto a quanto fatto da Sacconi). Da un punto di vista strettamente (micro) economico poi quello che rileva è il momento in cui gli agenti (in questo caso gli occupati) percepiscono la modifica. Su questo proprio lei sostiene che nessuno (o pochi sanno della Scconi) e quindi è ragionevole immaginare che se qualche comportamento è cambiato a seguito della modifica, questo sia avvenuto dopo il 2011 e non tra il 2010 e il 2011.
2 Fake news lascia intendere che ci sia volontà di disinformare e questo, alla luce di quanto detto al punto 1, sopra mi sento negarlo
Sugli altri punti non saprei. Il prof Zanardi è molto più in gradi di me di difendere i suoi appunti. Io peraltro uso i miei.
Sul maggior peso della riforma Sacconi rispetto alla Fornero non ho risposte. Le uniche sono quelle di RGS ma su queste, unico elemento che mi trova parzialmente in accordo con lei, non ci metterei la mano sul fuoco.
Di nuovo cordialmente
Carlo Mazzaferro


Re: Lettera al Prof. Carlo Mazzaferro: fake news sulla riforma Fornero
Da:  v
20/2/2018  17:55

Salve,
Innanzitutto, Le esterno con molta franchezza la mia deduzione dopo aver letto questa Sua seconda risposta: Lei vuole convincere se stesso della Sua “innocenza”, selezionando ad arte le “prove”.
Tuttavia, quale uomo di scienza, Lei sa meglio di me che non contano le affermazioni, ma le prove documentali e una loro valutazione completa e il più possibile obiettiva. Vediamo in dettaglio.

Citazione1: “Quanto al fatto di essere cosciente che l'età di pensionamento è legata alle aspettative a partire dalla riforma Sacconi sono sicuro di saperlo perché l'ho scritto nel rapporto di finanza pubblica edito annualmente dal Mulino, quando la riforma venne approvata”.
Obiezioni: (i) chi legge non è in grado di verificarlo, a meno di non comprare il volume citato, o che Lei lo possa allegare; (ii) ove fosse vera, questa affermazione è teoricamente controproducente, poiché può essere considerata una prova a dimostrazione della malafede nell’omissione assoluta del nome SACCONI dal/i suoi articolo/i; (iii) omissione riscontrabile, infatti, non soltanto nell’ultimo articolo del 16 febbraio 2018 (quindi in data molto posteriore al varo della riforma SACCONI, 2010 e 2011, 2010 per l’introduzione dell’adeguamento automatico), ma anche in tutti gli articoli precedenti, fin dal dicembre 2011, dai quali emerge una focalizzazione sulla riforma Fornero e un’evidente (per me che conosco le norme e gli effetti, cfr. Appendice nella mia prima email) commistione degli effetti “della riforma” (Fornero) e di quelli delle altre riforme, in particolare di quella SACCONI, come conferma la chiusa della Sua email (vedi appresso); (iv) dall’articolo n. 4 del 01.07.14, scritto a sei mani da Massimo Baldini, Carlo Mazzaferro e Paolo Onofri, c’è un riferimento esplicito – l’unico - alla riforma del 2010 (SACCONI) “È proprio a partire dal 2010 che, surrettiziamente, il Governo allora in carica ha legato l’età di pensionamento alle aspettative di vita”, con lo strano uso dell’avverbio “surrettiziamente” e della locuzione errata “alle aspettative di vita, quando dovrebbe essere noto che il dato applicato è unico per tutti, iniquo proprio per questo (cfr. il mio dialogo con Stefano Scarpetta dell’OCSE);[2] (v) consapevolezza di chi è l’autore dell’adeguamento automatico purtroppo smentita dall’articolo n. 6, scritto soltanto da Lei, dal quale ricavo la prova documentale di una errata attribuzione della paternità del meccanismo: “L’incremento nei requisiti di età necessari per la maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, conseguenza degli automatismi introdotti dalla riforma del 2011 […] per riaffermare, con la riforma del 2011, una fittizia flessibilità ornata dalla presenza di vincoli sull’importo maturato (2,8 volte l’assegno sociale per un anticipo di tre anni e 1,5 volte l’assegno sociale al raggiungimento dell’età della pensione di vecchiaia) e dall’introduzione del legame automatico, e quindi non negoziabile, tra variazione nell’aspettativa di vita a 65 anni e requisiti di età e contributivi per l’accesso alla pensione.”; e (vi) smentito anche dall’altra prova documentale offerta dall’articolo n. 7 del 16.2.2018 “Il legislatore è stato dunque eccessivamente severo nel 2011?”. Se ne deduce senza ombra di dubbio che (i) o non lo sapeva; (ii) o lo sapeva, nel 2010, e l’ha dimenticato, nel 2011; (iii) o lo sapeva e ha attribuito in malafede l’adeguamento automatico alla riforma Fornero. Decida Lei.

Citazione2: “L'elemento chiave del mio articolo riguarda la proposta di abolizione del provvedimento (peraltro modificato dalla riforma Fornero in senso restrittivo rispetto a quanto fatto da Sacconi)”.
Obiezioni: (i) che io sappia, nessuno dei partiti o dei sindacati ha proposto l’abolizione del meccanismo, ma soltanto o un congelamento temporaneo o un alleggerimento (ad esempio il duo Damiano-Sacconi, cfr. nota 2 email precedente) o l’abolizione della riforma Fornero (Lega Nord, cfr. nota 1 prec.) e/o, successivamente, l’età massima a 41 anni di anzianità contributiva (Lega Nord e M5S), facendo finta di ignorare (Salvini) o forse ignorando (Di Maio) che per scendere a 41 anni è necessario abolire, almeno in parte, anche la riforma SACCONI, segnatamente l’adeguamento automatico; e (ii) appunto, la riforma Fornero ha solo accelerato il meccanismo introdotto da SACCONI, modificandolo da triennale a biennale, e che, a leggere la chiarissima norma (L. 214/2011, art. 24, comma 13), dovrebbe decorrere dal 2022 (anche se tutti, incluso il Parlamento e la RGS, dicono 2019, ma questo – ripeto – sarà oggetto di un mio prossimo documento).

Citazione3: “Da un punto di vista strettamente (micro) economico poi quello che rileva è il momento in cui gli agenti (in questo caso gli occupati) percepiscono la modifica. Su questo proprio lei sostiene che nessuno (o pochi sanno della Scconi) e quindi è ragionevole immaginare che se qualche comportamento è cambiato a seguito della modifica, questo sia avvenuto dopo il 2011 e non tra il 2010 e il 2011”.
Obiezione: Per me ciò che ha scritto è quasi incomprensibile, a parte l’evidente lapsus calami “Scconi”. Quale comportamento? Qui stiamo discutendo la mia osservazione, che (i) riguarda la norma dell’adeguamento e chi sia il suo autore, e se Lei sapeva che è stato SACCONI a introdurla; e (ii) è stato SACCONI, e non Fornero, ad allungare molto di più l’età di pensionamento.

Citazione4: “Fake news lascia intendere che ci sia volontà di disinformare e questo, alla luce di quanto detto al punto 1, sopra mi sento negarlo”
Obiezione: Ho già spiegato che non è così, accludendo la voce del dizionario Treccani. Dal punto di vista psicologico, questo glissare sulle prove è per me indizio per solito di senso di colpa per coda di paglia. Infatti, sulla base delle prove documentali, è aperta la domanda se Lei lo abbia fatto per dimenticanza o in malafede. Ma, ripeto, lo faccio decidere a Lei.

Citazione5: “Sugli altri punti non saprei. Il prof Zanardi è molto più in gradi di me di difendere i suoi appunti. Io peraltro uso i miei”.
Obiezione: Era solo la segnalazione della obliterazione totale della riforma SACCONI da parte del professor Zanardi (emulo di tantissimi altri), che è docente ordinario della Sua stessa Università di Bologna, di cui ho ipotizzato fosse stato una vittima, ma prendo atto che Lei non lo è stato.

Citazione6: “Sul maggior peso della riforma Sacconi rispetto alla Fornero non ho risposte. Le uniche sono quelle di RGS ma su queste, unico elemento che mi trova parzialmente in accordo con lei, non ci metterei la mano sul fuoco.
Obiezione: Se non ha risposte vuol dire soltanto che Lei ammette di non conoscere bene la normativa pensionistica, vittima anche Lei della stessa Fornero, che s’intesta nel testo della sua legge misure di SACCONI (ad esempio, l’aumento dell’età a 66 anni e a 41 anni, in realtà decisa dalla “finestra” Damiano-SACCONI, cfr. Appendice), e quindi conferma la mia deduzione, leggendo i Suoi articoli, che Lei ha fatto “un’evidente commistione tra le varie riforme”, che attribuisce erroneamente alla riforma Fornero; (ii) basta leggere gli articoli di giornale del 2012 riportati alla nota 1 dell’articolo Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero per rendersi conto degli effetti della riforma SACCONI, eccone uno: Crollano le nuove pensioni. Nei primi nove mesi il 35,5% in meno (e la riforma Fornero non c'entra) di An. C. 21 ottobre 2012 http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2012-10-21/crollano-nuove-pensioni-primi-194003.shtml; ora può decidere di porre un’errata corrige a tutti i suoi articoli e libri, ma capisco che è una scelta difficile, oppure fare come ha fatto Tito Boeri e fare scrivere fake news anche dall’INPS (cfr. articolo appena citato); e (ii) il riferimento alla RGS, mi spiace, non smentisce ma conferma la mia deduzione, poiché RGS stima un risparmio complessivo di 1.000 mld (60 punti di Pil) al 2060 dalle quattro riforme dal 2004 (Maroni, 2004, il cui ‘scalone’ fu abrogato da Damiano; Damiano, 2007, le cui “quote” furono abolite da Fornero; SACCONI, 2010 e 2011; e Fornero, 2011) e (al lordo di errori di commistione e del blocco della perequazione, giudicato incostituzionale) ascrive soltanto un terzo alla riforma Fornero (chissà perché l’unica citata, anche dalla Corte dei Conti), pari a circa 330 mld, il che significa che i 2/3 residui, pari a quasi 700 mld, sono attribuibili alle altre 3 riforme, quindi il grosso dei 2/3 e più, molto maggiore del “un terzo” della riforma Fornero, è ascrivibile alla ben più severa riforma SACCONI, che essa non cita nominativamente. 
Onde evitare di rendere questo nostro un dialogo tra sordi (prescindendo dalla malafede, la “cattura” da parte delle nostre convinzioni errate, coltivate per molto tempo, è un meccanismo potente che riguarda tutti), se ha da obiettare (i) sull’adeguamento automatico, accluda le prove documentali; e (ii) sull’allungamento dell’età di pensionamento, lo faccia sulla base di ciò che ho riportato nell’Appendice, citando la norma.
Cordialmente,
V.
 ____________________________

Note:
[1]
20.12.11
L’adozione pro rata del metodo contributivo per tutti i lavoratori dal 1° gennaio 2012 è un provvedimento apprezzabile sia per i suoi effetti sull’equità intergenerazionale, sia per le implicazioni, almeno nel medio termine, sul contenimento della spesa per pensioni. Se questa scelta fosse stata adottata nel 1995 con la riforma del sistema previdenziale, i risparmi per il bilancio del settore pubblico sarebbero stati crescenti nel tempo, per un ammontare complessivo pari a quasi due punti di Pil. E la riduzione sarebbe stata maggiore per le prestazioni elevate.
03.02.12
Nel breve periodo la riforma delle pensioni del governo Monti porterà a un aumento del 5 per cento circa della forza lavoro e a una riduzione dei pensionati compresa tra il 10 e il 15 per cento. Di conseguenza, la popolazione attiva sul mercato del lavoro nei prossimi decenni sarà progressivamente più anziana, in particolare fra le donne. La sostenibilità e l’adeguatezza del nostro sistema pensionistico si giocherà allora sugli effetti che questo avrà sulla produttività della nostra economia e sulla domanda di lavoro da parte delle imprese.
L’aumento dell’età di pensionamento è l’elemento caratterizzante della riforma delle pensioni approvata dal Parlamento in dicembre. [Bufala macroscopica, lo ha fatto molto meno della riforma SACCONI, ma viene attribuito a Fornero, v. grafico alla figura1, ndr].

20.03.12
Anche in futuro il sistema pensionistico pubblico italiano sembra capace di garantire prestazione adeguate. In base alle simulazioni, la riduzione attesa del tasso di sostituzione nel corso dei prossimi decenni non è drammatica, almeno rispetto a proiezioni elaborate prima della riforma. Tutto dipende dall’innalzamento dell’età media di pensionamento, destinata ad agganciarsi alla dinamica delle aspettative di vita. Ma per rendere perseguibile e realistica questa soluzione, occorrono cambiamenti importanti nel mercato del lavoro.
2) l’aumento dell’età di pensionamento, soprattutto dopo la riforma del 2011, [è una bufala macroscopica, ndr] è stato molto intenso ed è destinato a crescere ancora nei prossimi decenni.[…]. [sì, ma soprattutto a causa dell’adeguamento automatico SACCONI, ndr].
La musica inizierà a cambiare sensibilmente a partire dalla seconda metà del prossimo decennio: se da un lato l’età media di pensionamento continuerà ad aumentare, dall’altro le nostre proiezioni segnalano una riduzione prospettica del tasso di sostituzione, causata della progressiva entrata a regime del sistema contributivo. [bufala se ci riferisce alla riforma Fornero: il sistema contributivo è stato introdotto dalla riforma Dini nel 1995; coloro che ne erano esclusi, essendo tutti relativamente anziani, saranno già in pensione entro questo decennio, ndr].
01.07.14
I lavoratori di oggi sembrano consapevoli del fatto che andranno in pensione con regole di calcolo delle prestazioni meno generose e più avanti negli anni. Ma hanno davvero capito i cambiamenti intervenuti nel sistema pensionistico pubblico? 
È proprio a partire dal 2010 che, surrettiziamente, il Governo allora in carica ha legato l’età di pensionamento alle aspettative di vita, portando verso i 70 anni l’età di pensionamento di vecchiaia nel 2050. Questo non marginale cambiamento di prospettiva, riconfermato e reso ancora più rigido dalla riforma del 2011, non sembra ancora essere del tutto presente nella mente dei lavoratori italiani.
02.08.16
Nella lunga recessione dell’economia italiana l’aumento dell’età media di pensionamento ha finito per spostare sui giovani buona parte dei costi. Ecco perché ora si parla di flessibilità in uscita. Difficile però attuarla perché implica pensioni più basse e debiti da ripagare per molti anni.
L’analisi delle scelte di politica pensionistica operate a partire dal 2011 non lasciano pensare che lo strumento sarà usato per provare a risolvere le tensioni che si sono create sul mercato del lavoro a causa dell’interazione di una riforma restrittiva del sistema pensionistico e di una lunga recessione dell’economia.
La richiesta di flessibilità in uscita per i lavoratori che si trovano in prossimità dell’età pensionabile è una delle conseguenze della riforma Monti-Fornero, che ha realizzato un irrigidimento repentino nei criteri di eleggibilità per il pensionamento in un momento di grave crisi della finanza pubblica. L’inasprimento delle condizioni di uscita “ha congelato” per alcuni anni pensioni a prevalente contenuto retributivo e ha avuto un immediato effetto benefico sul contenimento dei saldi del bilancio pubblico. [gli effetti dell’abolizione delle “quote” sono stati esacerbati dalla riforma SACCONI, in particolare dall’adeguamento automatico, ndr].
16.01.18
In un vero sistema contributivo non esiste un’età di pensionamento. Ma in Italia alle ragioni di finanza pubblica si somma una questione demografica che potrebbe rendere insostenibile il sistema. E sulle deroghe per i lavori usuranti serve trasparenza.
L’incremento nei requisiti di età necessari per la maturazione del diritto alla pensione di vecchiaia, conseguenza degli automatismi introdotti dalla riforma del 2011. […] Dal 2005 al 2011 poi si è tornati all’età fissa per riaffermare, con la riforma del 2011, una fittizia flessibilità ornata dalla presenza di vincoli sull’importo maturato (2,8 volte l’assegno sociale per un anticipo di tre anni e 1,5 volte l’assegno sociale al raggiungimento dell’età della pensione di vecchiaia) e dall’introduzione del legame automatico, e quindi non negoziabile, tra variazione nell’aspettativa di vita a 65 anni e requisiti di età e contributivi per l’accesso alla pensione.
16.02.18
Vari partiti promettono di cancellare la riforma Fornero. Ma l’aggancio automatico dell’età della pensione alle aspettative di vita è una politica ragionevole se non si vuole mettere in discussione la stabilità finanziaria del sistema pensionistico.
Aumentare l’età di pensionamento nella stessa misura dell’aumento nell’aspettativa di vita (come fa la riforma Fornero) provoca una riduzione nel rapporto tra pensionati e occupati. Misure meno draconiane sono sufficienti a mantenerlo costante: nel nostro caso, basta l’aumento di un anno nell’età di pensionamento.
Il legislatore è stato dunque eccessivamente severo nel 2011?

[2] Lettera a Stefano Scarpetta dell’OCSE sulla sua fake news sulla spesa pensionistica italiana, sua risposta e mia replica


Re: Lettera al Prof. Carlo Mazzaferro: fake news sulla riforma Fornero
Da:  Carlo Mazzaferro (carlo.mazzaferro@unibo.it)
20/2/2018  21:35
A:  v

Salve,
continuo sinceramente a non capire il suo accanimento. Il senso generale del mio articolo era di ragionare su cosa implichi abbandonare il meccanismo di adeguamento dell'età di pensionamento alle aspettative di vita, introdotto da Sacconi e irrigidito dalla Fornero. Su questo non trovo alcuna sua osservazione e sinceramente me ne dolgo.
Il tenore della sua mail mi lascia capire che, per ragioni che non conosco e sinceramente non mi interessano, lei si senta discriminato da chi si occupa di pensioni e che per altre ragioni che non mi sono ugualmente chiare, ritenga che la stessa riforma Sacconi rimanga discrminata rispetto alla Fornero. Io non so che dirle a riguardo. 
Io non cerco innocenza perché non mi sento colpevole e lei non è un giudice. Quando verrà chiamato ad essere referee dei miei lavori potrà decidere se questi siano o meno pubblicabili, naturalmente dopo essersi confrontato con l'editor della rivista che eventualmente la chiamerà a quel ruolo.
La ringrazio comunque delle precisazioni e la informo che non risponderò ad altre sue mail, primo perché in questi giorni sono molto impegnato nella didattica e secondo perché non mi pare che impiegare altro tempo in quello che lei chiama "dialogo tra sordi" abbia un qualche beneficio.
Potrei eventualmente inviarle le mie slides delle lezioni (anche se non si tratta di materia pensionistica in senso stretto) in modo che lei possa verificare se al loro interno ci siano imprecisioni. 
Quanto al capitolo del libro del Mulino potrebbe veedere in qualche biblioteca, oppure, se ha un po' di pazienza, mi posso impegnare a farne una copia in pdf ed inviarla, ma solo nella prossima settimana.
Carlo Mazzaferro


Re: Lettera al Prof. Carlo Mazzaferro: fake news sulla riforma Fornero
Da:  v
20/2/2018 22:51
A:  Carlo Mazzaferro

Salve,
Non proietti il Suo difetto, l’accanimento è tutto Suo: se avesse ammesso subito che aveva scritto delle… imprecisioni, il nostro dialogo sarebbe finito subito. Da parte mia, nulla di personale, io aborro solo le bufale, in particolare quelle intenzionali.
Non faccia supposizioni insensate. Lei scriva la verità, senza chiedersi cui prodest, la verità è un valore in sé, tranne beninteso per i bugiardi.
Io ho obiettato sulle cose sulle quali non ero d’accordo, sul resto sono d’accordo, in particolare sul fatto che, con l’estensione a tutti del sistema contributivo, andrebbe flessibilizzata l’uscita, piuttosto che allungare l’età di pensionamento ad libitum, per giunta prevedendo che l'età non cala in caso di diminuzione della speranza di vita (L. 122/2010, art. 12, comma 12ter SACCONI), anche se, a mio avviso, anche in questo caso, c'è un'errata interpretazione della norma; flessibilità che era prevista dalla riforma Dini (copiataci dalla Svezia), poi abolita dalla riforma Maroni.
Se scriviamo in Internet, tutti coloro che leggono sono dei giudici, l’importante è che i giudizi siano suffragati da prove.
No grazie, (i) io faccio debunking solo in tre materie: pensioni, manovre correttive della scorsa legislatura e statuto BCE, che hanno fatto centinaia di milioni di vittime; e (ii) non mi serve nessuna ulteriore prova, poi sarebbe peggio per Lei, poiché - ragionando in astratto - dimostrerebbe la Sua malafede.
Cordialmente,
V.


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mercoledì 21 febbraio 2018

Lettera al Prof. Roberto Perotti: errori sulle pensioni in due suoi articoli su Repubblica





Pubblico la lettera che ho inviato il 17.2 scorso al professor Roberto Perotti, dopo aver letto due suoi articoli pubblicati su Repubblica, contenenti alcuni errori sulle pensioni. Ad oggi, non ho ricevuto alcuna risposta.

Lettera al Prof. Roberto Perotti: errori sulle pensioni in due suoi articoli su Repubblica
Da:  v
17/2/2018 14:10
A:  roberto.perotti@unibocconi.it   CC pietro.grasso@senato.it   e altri 48+100

Egr. Prof. Perotti,
Traggo dal Suo articolo “Forza Italia e Lega, promesse impossibili fino a 310 miliardi” su Repubblica
Citazione: “Riguardo alla legge Fornero, la proposta della Lega (quota 41 e quota 100, e annullamento dell’adeguamento dell’età pensionabile alla speranza di vita)”.
E dal precedente articolo “Il programma del M5s porta un disavanzo di 63 miliardi”: 
Citazione2: “compreso il blocco dell'adeguamento dell'età pensionabile alle aspettative di vita. Tuttavia, quest'ultimo richiede di modificare anche tutte le riforme approvate dai governi di centrodestra dal 2004 in poi”.
  
Anche Lei, professor Perotti, nonostante le mie precedenti lettere sulle pensioni inviateLe p.c. (20/10/2017, 3/1/2018 e 16/1/2018), non conosce bene le norme pensionistiche. Mi permetto di rammentargliele.

Premessa
Dal 1992, le riforme delle pensioni, considerando un’unica riforma le norme emanate da Sacconi nel 2010 e 2011 (oltre che nel 2009, col DL 78/2009), sono state 7 (Amato, 1992; Dini, 1995; Prodi, 1997; Berlusconi/Maroni, 2004; Prodi/Damiano, 2007; Berlusconi/Sacconi, 2010 e 2011; Monti-Fornero, 2011).
La riforma delle pensioni Fornero (L. 214/2011, art. 24) è solo l’ultima delle sette e non la più severa. Ad essa, da sei anni, vengono attribuite erroneamente o furbescamente misure severe della riforma SACCONI (L. 122/2010, art. 12, nonché L. 111/2011 e L. 148/2011).

Tipi di pensione
Fino al 2011, esistevano tre modi o tipi di pensionamento ordinario: (i) quello di vecchiaia e (ii) quello di anzianità (anzianità contributiva, prescindendo dall’età anagrafica) e, nell’ambito di questo, (iii) quello delle “quote” (somma di età anagrafica e anzianità contributiva).
La riforma Fornero ha (i) ridenominate le pensioni di anzianità in pensioni anticipate e (ii) abolito le “quote”.

Adeguamento automatico
L’adeguamento automatico dell’età di pensionamento alla speranza di vita, contrariamente a ciò che pensano quasi tutti, non è stato introdotto dalla riforma Fornero, come raccontano i bugiardi del centrodestra e i millanta ignoranti delle norme pensionistiche, ma, con un richiamo al DL 78/2009, art. 22ter, che lo prevedeva già, dalla riforma Sacconi (2010 e 2011), col comma 12bis dell’art. 12 della L. 122/2010

Situazione dell’età di pensionamento nel 2019 in base alle norme e agli autori
PENSIONI ANTICIPATE (ex anzianità)
- l'età di pensionamento degli uomini aumenterà (da 40 anni nel 2010) a 43 anni e 3 mesi, e, di questi 3 anni e 3 mesi in più, quasi 2 anni sono pertinenti a SACCONI, 4 mesi in media a Damiano (L. 247/2007) e soltanto 1 anno a Fornero [rectius: 1 anno e 3 mesi, o 1 anno e 9 mesi relativamente agli autonomi, sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 2 anni sono di Fornero o 1 anno e 6 mesi relativamente agli autonomi];
- l'età di pensionamento delle donne aumenterà a 42 anni e 3 mesi, e l’incremento di 2 anni e 3 mesi è interamente dovuto alla riforma SACCONI, tranne 4 mesi in media a Damiano, quindi la Fornero non c’entra [rectius: 1 anno e 3 mesi, o 1 anno e 9 mesi relativamente agli autonomi, sono di Sacconi (di cui 4 mesi in media di Damiano) e 1 anno o 6 mesi sono di Fornero].
Pertanto, non basta abolire la riforma Fornero - come chiedono Lega Nord e M5S - per scendere a 41 anni.
PENSIONI DI VECCHIAIA
L’età delle pensioni di vecchiaia:
- degli uomini, è aumentata dal 2010 finora di 1 anno e 7 mesi (da 65 a 66 anni e 7 mesi) e questo anno e 7 mesi in più sono dovuti quasi interamente alla riforma SACCONI, tranne 4 mesi in media alla riforma Damiano, quindi  la Fornero non c’entra;
- delle donne del settore pubblico, è aumentata di botto, senza gradualità, di 5 anni (in ottemperanza alla sentenza della CGUE del 2008, ma che poteva avvenire a qualunque età tra 60 e 65) più “finestra” di 12 mesi, e finora da 60 a 66 anni e 7 mesi, e i 6 anni e 7 mesi in più sono ascrivibili quasi interamente alla riforma SACCONI, tranne 4 mesi in media alla riforma Damiano, quindi  la Fornero non c’entra;
- delle donne del settore privato, è aumentata da 60 a 66 anni e 7 mesi, e l’allineamento a 65 anni, più “finestra” di 12 o 18 mesi a tutti gli altri, previsto dalla riforma SACCONI entro il 2026 (2023, incluso l’adeguamento automatico), è stato soltanto accelerato dalla riforma Fornero entro il 2018, ma in ogni caso un anno e 7 mesi (“finestra” di 12 mesi e adeguamento automatico di 7 mesi) sono di SACCONI;
- degli uomini e delle donne autonomi, la riforma Fornero ha eliminato il disallineamento di 6 mesi in più rispetto agli altri, che era contemplato dalla riforma SACCONI, quindi la  Fornero ha ridotto l’età di 6 (sei) mesi.
Dal 2019:
- l’età di pensionamento di tutti aumenterà a 67 anni, e questo ulteriore incremento di 5 mesi è dovuto interamente all’adeguamento automatico previsto dalla riforma SACCONI, quindi  la Fornero non c’entra.
Pertanto, l’abolizione della riforma Fornero cambierebbe poco, in meglio, soltanto per le donne del settore privato (dipendenti e autonome) e, per contro, aumenterebbe di 6 mesi l’età di pensionamento degli autonomi (uomini e donne).

Conclusione
Se ne deduce, senza ombra di dubbio, (i) che, in barba ai millanta disinformatori,  segnatamente i tre leader del centrodestra SALVINI,[2] BERLUSCONI E MELONI,[3] che ambiscono a governare di nuovo l’Italia, dopo avere sgovernato nella scorsa legislatura e massacrato il ceto medio-basso e i poveri cristi con l’81% dei 330 mld delle manovre correttive varate nella scorsa legislatura, distribuiti in maniera scandalosamente iniqua,[4] l’età di pensionamento è stata allungata molto più dalla riforma SACCONI che dalla riforma Fornero; (ii) che la professoressa Fornero è una coraggiosa millantatrice;[5] e (iii) che quasi 60 milioni di Italiani sono da sei anni disinformati, oltre che dal potentissimo sistema propagandistico berlusconiano e del centrodestra, dagli ignoranti delle norme pensionistiche, praticamente tutti i media, immemori di ciò che scrivevano nel 2012 sull’efficacia della riforma SACCONI (l’elenco dei giornalisti è troppo lungo, sopperisco in piccola parte con il mio blog http://vincesko.blogspot.it), e ingannati colpevolmente da politici come Salvini e Meloni e da esperti previdenziali, tra cui tre parlamentari e un ex parlamentare, nonché da ISTAT, EUROSTAT, UPB e INPS,[6] oltre a OCSE,[7] che – presumibilmente fuorviati dalla potente propaganda del centrodestra - ascrivono tutto alla riforma Fornero, obliterando la ben più severa riforma SACCONI.
Infine, anche in termini di risparmio al 2060, sul totale dei 1.000 mld stimato dalla RGS, si parla soltanto dei 300 mld dalla riforma Fornero, i cui effetti peraltro si esauriscono nel 2045, e sui quali, a mio avviso, pesano dubbi di commistione delle altre riforme e di interpretazione delle norme, ma questo sarà oggetto di un altro mio documento, che invierò anche al Presidente della Repubblica, poiché anche RGS, DG-Previdenza e il Parlamento ne interpretano male la chiarissima norma sulla decorrenza biennale, rispettivamente, nel decreto direttoriale, e, da ultimo, nella Legge di Bilancio 2018. Ma nessuno parla, neppure RGS, dei ben maggiori, residui 700 mld, la cui quota nettamente prevalente è dalla severissima riforma SACCONI, sulla quale è stata decretata da tutti una damnatio mamoriae, a scapito della riforma Fornero.[8]

Spero di essere stato utile e sufficientemente esauriente e che voglia in futuro contribuire a chiarire chi ha deciso che cosa in materia di pensioni, in particolare sulla riforma SACCONI.
Cordiali saluti
V.

_____________________________

Note:

[1] 12-bis. In attuazione dell'articolo 22-ter, comma 2, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, concernente l'adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, e tenuto anche conto delle esigenze di coordinamento degli istituti pensionistici e delle relative procedure di adeguamento dei parametri connessi agli andamenti demografici, a decorrere dal 1° gennaio 2013 i requisiti di eta' e i valori di somma di eta' anagrafica e di anzianita' contributiva di cui alla Tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, i requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia, il requisito anagrafico di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni, il requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 1, comma 20, e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni, e il requisito contributivo ai fini del conseguimento del diritto all'accesso al pensionamento indipendentemente dall'eta' anagrafica devono essere aggiornati a cadenza triennale con decreto direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento. La mancata emanazione del predetto decreto direttoriale comporta responsabilita' erariale. Il predetto aggiornamento e' effettuato sulla base del procedimento di cui al comma 12-ter.(20)(59)((77))
[2] Lettera n. 2 all’On. Matteo Salvini sulle sue notizie false-fake news-bufale sulla riforma delle pensioni Fornero
http://vincesko.blogspot.com/2018/01/lettera-n-2-allon-matteo-salvini-sulle.html 
[3] Lettera all'On. Giorgia Meloni sulle pensioni: propaganda o truffa politico-elettorale?
[4] In questo documento di 18 pagine ho ricostruito le vicende politico-economiche della scorsa legislatura, con notizie e nessi forse sorprendenti, anche in merito alle pensioni, contro le bufale sul governo Berlusconi e il governo Monti propalate da sette anni.
L'assassinio della verità, chi ha davvero messo le mani nelle tasche degli Italiani e causato la grande recessione
[5] Lettera alla Professoressa Elsa Fornero su pensioni e manovre correttive
[6] I sette noti esperti, alcuni dei quali sono parlamentari o ex parlamentari, sono: Cazzola, Giannino, Boeri, Garibaldi, Ichino, Damiano e Sacconi. Vi si aggiungono ISTAT, EUROSTAT, UPB, INPS.
Pensioni, la congiura del silenzio di sette noti esperti di previdenza contro Elsa Fornero
[7] Lettera a Stefano Scarpetta dell’OCSE sulla sua fake news sulla spesa pensionistica italiana, sua risposta e mia replica
[8] Questo articolo mi è stato chiesto da un sito, dopo una mia segnalazione rettificativa (il titolo e alcune piccole modifiche sono redazionali). Vi analizzo anche il risparmio stimato dalla RGS.
Pensioni: l’estremismo di Bankitalia e Corte dei Conti
di Vincesko - 27 October 2017
Qui sotto, c’è anche (migliorato qualitativamente) il grafico della RGS e altre mie osservazioni critiche sul risparmio calcolato dalla RGS.
Lettera a Davide Colombo del Sole 24 ore su un suo articolo con qualche fake news sulle pensioni