giovedì 26 ottobre 2017

Pensioni: notizie false (fake news)




Pubblico la lettera che ho inviato oggi al GR-RAI e per conoscenza alla Professoressa Elsa Fornero, al Sen. Maurizio Sacconi, alla Segreteria del Governo e ad altri 69 destinatari, sulle false notizie che circolano sulle pensioni da sei anni e che hanno fatto, in Italia, quasi 60 milioni di vittime.

A: GRR (grr@rai.it)
p.c. elsa.fornero@unito.it, maurizio.sacconi@senato.it, segreteriausg@governo.it e altri 69 destinatari (Media e Sindacati, l'elenco è in calce, suscettibile di integrazione)

Buonasera,
In riferimento alle notizie da Voi diffuse oggi sulle pensioni, in particolare sull’adeguamento dell’età di pensionamento all’aspettativa di vita, in primo luogo, osservo che non avete intervistato il suo autore, che NON è la Professoressa Fornero, intervistata da tutti i media, incluso da Amerigo Mancini del GR3 delle 8:45 (io ascolto solo la radio), il cui lancio l'ha presentata come l'autrice (sic!), bensì l'attuale senatore SACCONI, che l'ha introdotto col comma 12bis, art. 12, DL 78 del 31.05.2010, convertito dalla L. 122 del 30.7.2010 http://www.dps.tesoro.it/documentazione/uval/DL_78_2010.pdf.
link non più attivo, sostituito da:
http://www.normattiva.it/uri-res/N2Ls?urn:nir:stato:decreto.legge:2010-5-31;78~art12!vig= 
oppure
In secondo luogo, rilevo che non è questa la sola misura che la professoressa “contrabbanda” come propria, poiché ella non si è limitata nella sua legge di riforma (DL 201/2011, L. 214/2011, art. 24), come si fa di solito, a modificare e/o integrare la normativa preesistente, ma ha anche confermato e ripetuto norme incisive della riforma SACCONI; il quale dal suo canto non denuncia pubblicamente il plagio e, anzi, lo asseconda di fatto da anni col suo silenzio (a parte la sua recente conferenza stampa tenuta assieme all’On. Cesare Damiano, peraltro anch’essa oggetto di deformazioni informative da parte di alcuni, incluso lo stesso On. Damiano nella sua newsletter, alimentando una DISINFORMAZIONE generale che dura da 6 anni e ha fatto – pare - quasi 60 milioni di vittime).
In terzo luogo, infatti, come si arguisce facilmente confrontando le misure delle due riforme, l’allungamento eccessivo dell’età di pensionamento è stato deciso molto più dalla riforma Sacconi (DL 78/2010, art. 12, + integrazioni con DL 98/2011 e DL 138/2011) che dalla riforma Fornero (DL 201/2011, art. 24):
– sia portando l’età di pensionamento per vecchiaia, senza gradualità, a 66 anni per tutti i lavoratori dipendenti e a 66 anni e 6 mesi per tutti i lavoratori autonomi, tranne le lavoratrici del settore privato, per le quali ha poi provveduto Fornero nel 2011, ma gradualmente entro il 2018;
– sia introducendo – sempre Sacconi e non Fornero – l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita (che dopo il 2019, in forza della riforma Fornero, diverrà biennale a decorrere dal 2022), che ha portato finora l’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi e la porterà a 67 nel 2021, o forse prima.
Anche il sistema contributivo l’ha introdotto la riforma Dini nel 1995, non la riforma Fornero nel 2011; quest’ultima ha solo incluso, col calcolo pro rata dal 1.1.2012, quelli esclusi dalla legge Dini, che all’epoca avevano già più di 18 anni di contributi, quindi nel 2012 tutti relativamente anziani, equiparando così i giovani e tutti gli altri.
In quarto luogo, rilevo che il dato fondamentale che va evidenziato è che la spesa pensionistica, pari al 31.12.2016 a 265 miliardi, che è il dato su cui TUTTI ragionano, inclusi i soloni interni e internazionali, tra cui l'UE e il FMI, al netto delle voci spurie (imposte - il peso fiscale è comparativamente maggiore in Italia che negli altri Paesi -  pari a quasi 50 mld, che per i conti pubblici sono una mera partita di giro, assistenza e TFR), scende di circa 90 mld e si attesta a 176,8 mld, che è la spesa pensionistica liquidata nel 2016 dall’INPS (cfr. INPS, Osservatorio sulle pensioni al 31.12.2016 https://www.inps.it/nuovoportaleinps/default.aspx?itemDir=50778), e la sua incidenza sul Pil passa dal 16% al 12% circa, che è inferiore al dato “lordo” previsto dalla RGS per il 2060, con ampio spazio quindi almeno per introdurre due correttivi compatibili col sistema vigente: (i) che l’adeguamento sia anche previsto in diminuzione in caso di riduzione dell’aspettativa di vita; e (ii) che esso resti a cadenza triennale anche dopo il 2019, quando (a decorrere dal 2022) dovrebbe diventare biennale.
In quinto luogo, un altro dato importante che va evidenziato è che la RGS ha quantificato in ben 900 mld il risparmio dalle riforme pensionistiche dal 2004 entro il 2060. E, tagliando istituzionalmente la testa al toro della DISINFORMAZIONE sulle pensioni, “Di questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi adottati prima del DL 201/2011 (convertito con L 214/2011) e circa un terzo agli interventi successivi, con particolare riguardo al pacchetto di misure previste con la riforma del 2011 (art. 24 della L 214/2011”) http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/Attivit--i/Spesa-soci/Attivita_di_previsione_RGS/2017/NARP2017-08.pdf.
In sesto luogo, un altro dato importante da sottolineare è la strana nuova evoluzione demografica dal 2020 al 2045 calcolata dall'ISTAT, che porta RGS, Bankitalia e Corte dei Conti a dire che la sostenibilità del nostro sistema pensionistico, secondo la Corte dei Conti ora all'avanguardia, sarebbe messo a rischio da un alleggerimento del meccanismo dell'adeguamento periodico all'aspettativa di vita.
In settimo luogo, infine, un altro dato importante da considerare è che, dopo le 7 riforme delle pensioni dal 1992, sia la Commissione Europea sia la BCE giudicano il sistema pensionistico italiano tra i più severi e sostenibili in UE28.
Per un'analisi completa e le altre prove documentali, segnalo il seguente articolo richiestomi da un giornale on-line dopo un mio commento rettificativo sulle pensioni (il titolo e alcune piccole modifiche utili alla polemica politica sono redazionali):
Pensioni: l’estremismo di Banca D’Italia e Corte dei Conti
Ad integrazione, riporto qua il post già inviatovi via e-mail:
Tre casi di DISINFORMAZIONE generale tra i più macroscopici della storia italiana
Cordiali saluti,
V.

PS: Sarebbe opportuno inoltrare questa e-mail ai redattori, pena la perpetuazione nei secoli della diffusione di false notizie (fake news) sulle pensioni, oltre che sulle manovre finanziarie correttive varate nella scorsa legislatura e sui poteri/doveri della BCE.


Destinatari:
26/10/2017
p.c.
N. 73 indirizzi; gli indirizzi in colore rosso risultano errati.
27/10/2017
(N. 49 indirizzi) reinviata a apolito@corriere.it
(N. 27 indirizzi)
(N. 48 indirizzi)
sd@repubblica.it (alla c.a. del Dott. Eugenio Scalfari)
05/11/2017: leggioggi@maggioli.it  
12/11/2017: PensioniOggi.it (tramite suo sito), sir@agensir.it, fra.abruzzo@live.com,  ilettoriciscrivono@tecnicadellascuola.it  


Appendice

#2 carlo 2017-10-28 20:27
A me risulta che prima della Fornero si poteva andare in pensione con 40 anni di anzianità di lavoro attendendo la finestra in uscita, posta di solito a 3 /6 mesi. Subito dopo la Fornero si è passati a 42 anni e 1 mese, per aumentare fino agli attuali 42 e 10 mesi. Tant'è che nella mia ditta diversi lavoratori si sono trovati la sorpresa di 2 anni in più di lavoro. Se queste mie affermazioni sono vere non si può minimizzare la Fornero rispetto alla precedente Sacconi: anche la Fornero ha penalizzato in modo sensibile noi lavoratori.

#3 Vincesko 2017-10-28 23:57
@carlo
Citazione1: “A me risulta che prima della Fornero si poteva andare in pensione con 40 anni di anzianità di lavoro attendendo la finestra in uscita, posta di solito a 3 /6 mesi”.
Questo valeva con la riforma DAMIANO (L. 247/2007), ossia prima della riforma Sacconi.

Citazione2: “Subito dopo la Fornero si è passati a 42 anni e 1 mese, per aumentare fino agli attuali 42 e 10 mesi. Tant'è che nella mia ditta diversi lavoratori si sono trovati la sorpresa di 2 anni in più di lavoro”.
Pensioni di anzianità (adesso “pensioni anticipate”)
SACCONI:
DL 78/2010: 40 anni + ‘finestra’ di 12 mesi per i lavoratori dip. o 18 mesi per i lavoratori aut.
DL 98/2011: + 1 mese per chi matura requisiti nel 2012, o +2 mesi per chi li matura nel 2013, o +3 mesi per chi li matura nel 2014.
Quindi siamo a 41 anni e 1 mese o 2 o 3 per i lav. dip. e 41 anni e 7 mesi o 8 o 9 per i lav. aut.
http://tuttoprevidenza.it/wp-content/uploads/2014/03/Numero-30-settembre-2011.pdf
FORNERO
Uomini 42 anni e 1 mese; donne 41 anni e 1 mese
Quindi la Fornero ha aumentato di 1 anno (come ha fatto Sacconi, che in più però ha aggiunto 1 mese o 2 o 3), non di 2 anni, e soltanto per gli uomini; e ha allineato (in diminuzione di 6 mesi) gli autonomi ai dipendenti.
In più, Sacconi ha introdotto il vero meccanismo infernale: l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita, che soltanto a decorrere dal 2022 diverrà biennale in forza della riforma Fornero.
Quindi, nell’esempio fatto degli attuali 42 anni e 10 mesi, 1 anno e 10 mesi sono ascrivibili a Sacconi e soltanto 1 anno a Fornero.
NB: Come si vede, l’aumento dell’età base di 1 anno operato da Fornero è solo formale (cfr. nell’articolo il periodo che comincia con “Si noti bene che la legge Fornero…”), poiché 1 anno è compensato dall’eliminazione della ‘finestra’.

Citazione3: “Se queste mie affermazioni sono vere non si può minimizzare la Fornero rispetto alla precedente Sacconi: anche la Fornero ha penalizzato in modo sensibile noi lavoratori”.

Come abbiamo visto, non sono vere; ma, a prescindere da questo, dove la vedi la minimizzazione della riforma Fornero? La vera questione da me sollevata (da 6 anni) è la vulgata (alimentata ad arte dalla potentissima propaganda berlusconiana e dalla stessa millantatrice professoressa Fornero) che in Italia ha fatto quasi 60 milioni di vittime – da ciò che scrivi, incluso te - che è (quasi) tutta opera (e colpa) della Fornero, incluso l’adeguamento automatico dell’età di pensionamento. Il che è falso.
La verità dimostrata dalle norme di legge e dai dati, in particolare RGS, è che, considerando soltanto le riforme delle pensioni dal 2004 (Maroni, il cui ‘scalone’ fu abrogato da Damiano, Damiano, Sacconi e Fornero), la riforma Fornero incide soltanto per meno di 1/3 del totale fino al 
2060.

Pensioni: l’estremismo di Bankitalia e Corte dei Conti
di Vincesko
Created: 27 October 2017
https://www.sinistrainrete.info/spesa-pubblica/10826-vincesko-pensioni-l-estremismo-di-bankitalia-e-corte-dei-conti.html  


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mercoledì 4 ottobre 2017

Tre casi di DISINFORMAZIONE generale tra i più macroscopici della storia italiana

  

Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità” (Joseph Goebbels).

Io ritengo, da sei anni, che ci troviamo di fronte a tre casi di DISINFORMAZIONE (lo scrivo quasi sempre in maiuscolo) tra i più macroscopici della storia italiana, tre veri casi di scuola:
1.     l’ammontare complessivo di 330 (trecentotrentamld€ delle manovre finanziarie correttive varate nella scorsa legislatura, costituite, secondo Il Sole 24 ore, per il 55% da maggiori tasse e per il 45% da minore spesa pubblica,[1] la quasi generalità delle vittime di tale DISINFORMAZIONE (quasi 60 milioni di Italiani, inclusi – pare – quasi tutti i docenti di Economia) e la sua ripartizione tra il governo Berlusconi (80%) e il governo Monti (20%), ma attribuendo tutto a Monti, o, almeno, non citando mai Berlusconi.
Assieme ai casi coevi de
2.     la riforma delle pensioni Fornero, alla quale, per varie responsabilità dei soggetti coinvolti, tra i quali sono inclusi – con un grado diverso di malafede - la stessa professoressa Fornero,[2] il prof. Monti, che per inciso io giudico una persona per solito molto sincera,[3] esperti di previdenza, come ad esempio Giuliano Cazzola, che essendo stato uno dei protagonisti (durante il governo Berlusconi era vicepresidente della Commissione Lavoro alla Camera) conosce benissimo la normativa pensionistica e i suoi autori,[4] o la strana coppia costituita dal senatore Sacconi e dall’onorevole Damiano,[5] vengono attribuite anche tutte le misure della ben più severa riforma delle pensioni Sacconi, 2010 e 2011[6], il quale, anziché denunciare pubblicamente il plagio e rivendicare la paternità e l’incisività della sua riforma, è stato per anni silenzioso assecondando la vulgata.
E, in ambito UE, per corresponsabilità anche della stessa BCE e della Commissione Europea,

3.     gli obiettivi statutari della BCE, che non è uno soltanto - la stabilità dei prezzi - come quasi tutti pensano; oggetto, oltre che di numerosi miei post e commenti, di una mia petizione al Parlamento Europeo, in corso di esame e attualmente in attesa della risposta della BCE (e della Commissione Europea) alla mia replica.[7]

Questo mio lungo articolo (che in gran parte mette insieme in un unico post dati e informazioni contenuti in vari altri) vuole essere un ulteriore, personale contributo all’opera di chiarificazione che porto avanti da 6 anni, contrastando la vulgata della versione (a) di chi ha messo le mani nelle tasche degli Italiani e causato la recessione, alimentata ad arte dalla potente propaganda berlusconiana ed anche agevolata dalle millanterie di fatto del Prof. Monti e della Prof.ssa Fornero, a cominciare già dal titolo del primo DL del governo Monti: “Salva-Italia”; (b) di chi ha portato l’età di pensionamento a 67 anni e messo in sicurezza i conti pensionistici; e (c) degli effettivi poteri-doveri della BCE. Ma, credetemi, è una fatica di Sisifo!
Spero perciò che anche altri (in particolare, media,[8] politici e docenti[9]) vorranno intraprendere quest’opera di chiarificazione, al loro ben più importante livello di autorevolezza, di influenza e di diffusione.

1. Manovre finanziarie correttive varate nella scorsa legislatura
Premessa. L’attacco al debito sovrano italiano nel 2011, che aveva portato lo spread ad un picco di 574 punti base e faceva temere il default, causò le dimissioni del governo Berlusconi, ritenuto dall’UE (e forse dai mercati) inadeguato e renitente ad adottare i provvedimenti necessari suggeriti dalla stessa UE, e la sua sostituzione, quasi a furor di popolo e con la benedizione dell'UE, con il governo tecnico Monti, che appariva quindi, in quelle circostanze drammatiche, un salvatore dell’Italia. Questo duplice giudizio è sorretto da un’analisi obiettiva ex post dei dati? La risposta è in entrambi i casi negativa.
Berlusconi, non Monti. Le manovre finanziarie correttive del governo Berlusconi, in un quasi equivalente lasso di tempo (circa un anno e mezzo), infatti, sono state ben il quadruplo di quelle del governo Monti.[1]
Riepilogo delle manovre correttive (importi cumulati da inizio legislatura):
- governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld (80,8%);
- governo Monti 63,2 mld (19,2%);
Totale 329,5 mld (100,0%).
LE CIFRE. Le manovre correttive, dopo la crisi greca, sono state: • 2010, DL 78/2010 di 24,9 mld; • 2011 (a parte la legge di stabilità 2011), due del governo Berlusconi-Tremonti (DL 98/2011 e DL 138/2011, 80+60 mld), (con la scopertura di 15 mld, che Tremonti si riprometteva di coprire, la cosiddetta clausola di salvaguardia, con la delega fiscale, – cosa che ha poi dovuto fare Monti – aumentando l’IVA), e una del governo Monti (DL 201/2011, c.d. decreto salva-Italia), che cifra 32 mld “lordi” (10 sono stati “restituiti” in sussidi e incentivi); • 2012, DL 95/2012 di circa 20 mld.
Quindi in totale esse assommano, rispettivamente: - Governo Berlusconi: 25+80+60 = tot. 165 mld; - Governo Monti: 22+20 = tot. 42 mld. Se si considerano gli effetti cumulati da inizio legislatura (fonte: “Il Sole 24 ore”), sono: - Governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld; - Governo Monti 63,2 mld. Totale 329,5 mld. Cioè, per i sacrifici imposti agli Italiani e gli effetti recessivi Berlusconi batte Monti 4 a 1. Per l'iniquità e le variabili extra-tecnico-contabili (immagine e scandali), è anche peggio.
E’ tale la dimensione del rapporto quali-quantitativo tra i governi Berlusconi e Monti (267 mld cumulati contro 63, cioè 4 a 1, 80% contro 20%, anche per l’iniquità), che è del tutto infondato attribuire a Monti il risanamento dei conti pubblici, gli effetti recessivi, il calo del Pil (quasi -10%), la moria di imprese (-22% della capacità produttiva manifatturiera) ed il calo dell'occupazione, oltre ad alcune centinaia di morti, obliterando completamente Berlusconi, che, rammento, ha eseguito quasi tutte le imposizioni di UE e lettera BCE del 5.8.2011, tranne, per l'opposizione di Bossi, l'eliminazione delle pensioni di anzianità (concentrate soprattutto al Nord) e l'adeguamento a TUTTI gli altri delle lavoratrici dipendenti private.
Invece, sicuramente, i dati negativi sono in gran parte gli effetti delle mastodontiche manovre correttive molto inique e recessive del governo Berlusconi-Tremonti, fatte in gran parte di misure strutturali ( =permanenti, quindi che valgono tuttora), almeno in un rapporto di 4 a 1 rispetto al governo Monti, e che cominciarono a dispiegare i loro effetti dall’1.1.2011, ben prima che arrivasse Monti.
Fonti. Non ho ricavato le cifre dalle relazioni tecniche, ma (a) essendo io uno dei destinatari delle misure recate dal DL 78/2010 (mi riferisco in particolare all’art. 12/Pensioni), seguivo molto attentamente gli sviluppi normativi, ho promosso e partecipato a iniziative sul web (tra cui una lettera al presidente della Repubblica e una serie di email molto critiche ai segretari della CISL, Raffaele Bonanni, e della UIL, Luigi Angeletti,[10] coautori e “complici” del ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, del ministro del Lavoro e della Previdenza sociale, Maurizio Sacconi, e della presidentessa della Confindustria, Emma Marcegaglia, nella stesura delle scandalosamente inique misure recate dal DL; peraltro, recentemente è venuta fuori la notizia di stampa che Angeletti vi meditasse con i suoi collaboratori in una crociera apposita, a spese della UIL), ed ho fatto semplicemente la somma degli ammontari delle manovre (24,9 mld – valore non cumulato ricavato dagli organi di stampa - per il DL 78/2010 + 80 mld per il DL 98/2011 + 60 mld per il DL 138/2011: questi ultimi due dati li ascoltai direttamente dalla voce di Tremonti in tv, il quale, alla domanda di un giornalista, dopo il Consiglio dei Ministri, che gli chiedeva se i 60 mld della seconda manovra estiva 2011 (decisa e varata – rammento - pochissimi giorni dopo la famosa - o famigerata - lettera della BCE del 5.8.2011) appena approvata fossero un di cui della manovra di 80 mld decisa 40 giorni prima o si aggiungessero ad essa, rispose che si aggiungevano); poi, (b) ho letto e utilizzato come fonte l’articolo del Sole 24 ore del 2012 riportato in dettaglio nel post che ho già allegato Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti, con i valori cumulati, tra cui i ben 62 mld del DL 78/2010 (con, all’art. 12, la severa riforma delle pensioni Sacconi e, al comma 12bis, l’introduzione dell’adeguamento triennale all’aspettativa di vita). Solo successivamente, (c) ho trovato l’analisi della CGIA di Mestre riportata in calce al post qui sopra, che conferma (ma forse lo precede) l’articolo del Sole 24 ore.
DISINFORMAZIONE della potentissima propaganda berlusconiana. La DISINFORMAZIONE attuata dalla potentissima propaganda berlusconiana-tremontiana-sacconiana fu scandalosa e rappresenta – ripeto – un caso di scuola, che andrebbe analizzato e sviscerato approfonditamente in sede prima di tutto accademica, ma ciononostante le cose talvolta venivano dette, anche se in maniera effettualmente debole (vedi, ad esempio, questa dichiarazione eclatante di Bersani «Ma con una manovra che non chiede nulla ai ricchi come lui, non ha paura che qualche Dio lo fulmini?»[11], il quale Bersani, però, pure lui non si rese conto – vedi, ad esempio, il suo intervento ad Annozero su RAI3 – che la perdita subita dai dipendenti pubblici a causa del mancato rinnovo del contratto, circa 1.000€ all’anno, tanto sbandierata da tutti i media, fu notevolmente inferiore alla perdita subita dalle decine o forse centinaia di migliaia di pensionandi inattivi (in senso lato) a causa dell’allungamento di 12 mesi (13 mensilità) della cosiddetta “finestra” di erogazione della pensione o dell’allungamento senza gradualità fino a ben 6 anni (inclusa la “finestra”) dell’età di pensionamento di vecchiaia (escluse le dipendenti private), decisi dal medesimo DL 78/2010; o coltivò per qualche mese l’insana idea – per sostituire Berlusconi - di appoggiare la candidatura a PdC dell’incompetente, sleale e inaffidabile Tremonti[12]); o, sull’altro versante politico, in maniera strumentale, quando era necessario: vedi la polemica con il Commissario UE all’Economia, Olli Rehn, che aveva riaccusato il governo Berlusconi di aver fatto poco contro la crisi,[13] ricevendo la replica piccata dell’on. Renato Brunetta (il quale, si badi bene, aveva provveduto a redigere la prima lettera di chiarimenti all’UE - quella che Tremonti si rifiutò di firmare -, commettendo un errore di comunicazione che a mio avviso si rivelò esiziale, cfr. il post Ricostruzione del caso Berlusconi-Olli Rehn, alla nota13, e la voce Wikipedia, par. 4.3, riportata alla nota 6), che gli oppose proprio i dati dei 330 mld dell’articolo del Sole 24 ore, ma poi, contraddittoriamente, in una lettera di replica all’ex presidente Napolitano ad Huffington Post sul complotto contro Berlusconi, lo stesso Brunetta raccontò la grande bugia impunita che Berlusconi non aveva soggiaciuto ai diktat dell’UE e della BCE.[14]
Scopertura e clausola di salvaguardia. L’ho riportata nel post Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti.[1] A me risulta che furono 15 mld, poi coperti dal governo Monti aumentando l’IVA, misura già decisa dal governo precedente. Rileggendo recentemente un altro mio post del 2012, ho trovato che all’epoca scrissi che il problema della scopertura Tremonti se lo era creato da solo anticipando dal 2014 al 2013 il pareggio di bilancio, che nessuno gli aveva chiesto (all’epoca – 2011 -, cercava di crearsi benemerenze in ambito UE a trazione tedesca per poter costituire come candidato PdC un’alternativa al periclitante Berlusconi, col quale era ai ferri corti).
Prima manovra finanziaria correttiva dopo la crisi della Grecia (DL 78/2010). Fu una manovra scandalosamente iniqua che, da un lato, segnò un cambio di fase (la “osabilità” delle misure, fino a poco prima ritenute dal governo impossibili, agevolata – unico Paese in Europa - dalla quasi assenza di reazioni dei sindacati, tranne pochissime iniziative della CGIL, e del popolo italiano in generale, cosa di cui Tremonti menava vanto),[11] sia a livello interno che europeo; dall’altro, fu l’inizio di una serie di tagli miliardari sia della spesa sanitaria che della spesa scolastica, controbilanciati (si fa per dire, poiché i beneficiari furono altri, sia come fasce di reddito che come fasce di elettorato) dal taglio dell’ICI (ai più abbienti, 2,2 mld; a tutti gli altri aveva già provveduto, in due tranche, il governo Prodi)[15] o da sprechi come il “salvataggio” dell’ALITALIA (almeno 5 mld),[16] o il doppio G8 (0,5 mld)[17] o il Trattato di amicizia Italia-Libia (su iniziativa di Prodi, che però alla fine rifiutò di firmarlo perché troppo oneroso per l’Italia: 250 mln $ all’anno per 20 anni) o non ottimali perché basati su tagli lineari e non selettivi.
Per quanto attiene alle misure decise da Tremonti e Berlusconi nel 2010 (DL 78 del 31.05.2010, convertito dalla legge 122/2010), accennate nel mio post Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti,[1] i mutati rapporti di forza tra le classi rispetto al “trentennio glorioso” si fecero sentire anche sulla gestione della crisi economica. In Italia, la distribuzione dei pesi del sesquipedale consolidamento fiscale (330 mld cumulati) fu fortemente iniqua, segnatamente per le manovre correttive del governo Berlusconi, mentre molto più eque furono quelle varate dal governo Monti (vedi IMU, patrimonialina sui depositi, TTF, avendo dovuto rinunciare all’introduzione di un’imposta patrimoniale – che poi successivamente fu una delle proposte del suo programma elettorale Agenda Monti[18] - per l’opposizione del miliardario Berlusconi, il cui partito - il PDL - faceva parte della maggioranza di governo).
Il DL 78 del 31.5.2010, convertito dalla legge 122/2010, fu scandalosamente iniquo poiché contemplò, tra l’altro, non soltanto il blocco del rinnovo del contratto del pubblico impiego, ma anche il licenziamento del 50% dei lavoratori precari pubblici, nonché il taglio del 75% della spesa sociale dei Comuni e delle Regioni (destinata ai poveri), poi tagliata di un ulteriore 15% col DL 98/2011, mentre ai percettori di redditi privati (ad eccezione dei produttori e distributori di farmaci e dei farmacisti in quanto fornitori del SSN), anche miliardari o milionari, non venne chiesto letteralmente neppure un centesimo. Il contributo di solidarietà, varato in due DL separati prima sulle retribuzioni elevate pubbliche e poi su quelle private e sulle pensioni, fu presumibilmente congegnato apposta male – infatti, sarebbe bastato metterli insieme - per farlo cassare, come poi avvenne. Così successe per la tassazione delle stock option, per le quali fu prevista una soglia troppo alta.
2011. Nel 2011, il governo Berlusconi-Tremonti varò altre due manovre finanziarie correttive (oltre alla legge finanziaria) molto pesanti e inique: il DL 98 del 06.07.2011, di 80 mld cumulati, e (dopo la lettera del 5.08.2011 della BCE) il DL 138 del 13.08.2011, di 60 mld cumulati.

2. Pensioni
Una altrettanto grave DISINFORMAZIONE riguarda le riforme delle pensioni.
Riforme. Dal 1992, le riforme delle pensioni, considerando ununica riforma le norme emanate da Sacconi nel 2010 e 2011 (oltre che nel 2009, col DL 78/2009), sono state 7 (Amato, 1992; Dini, 1995; Prodi, 1997; Berlusconi/Maroni, 2004; Prodi/Damiano, 2007; Berlusconi/Sacconi, 2010 e 2011; Monti-Fornero, 2011).
Oltre a quella Dini che ha introdotto il metodo contributivo, le ultime tre riforme: Damiano (2007, in parte), Sacconi (2010 e 2011) e Fornero (2011) stanno producendo e produrranno risparmi fino al 2060 per centinaia di miliardi (ben 900, cfr. MEF). Dopo le riforme, il sistema pensionistico italiano, come riconosciuto dall’UE, è tra i più solidi e severi in UE28.[8] L’unico intervento ancora da fare è quello sulle cosiddette pensioni d’oro (>90.000€ l’anno), che sono circa 100.000 e costano 13 mld l’anno (e forse su quelle d’argento), intervenendo con modalità rispettose della pronuncia della Corte Costituzionale del 2013.
La riforma Sacconi (2010 e 2011, oltre a Damiano, 2007) è più corposa, immediata e recessiva di quella Fornero; in sintesi, essa ha introdotto:
• “finestra” (= differimento dell’erogazione) di 12 mesi per tutti i lavoratori dipendenti pubblici e privati o 18 mesi per tutti quelli autonomi;
• allungamento, senza gradualità, di 5 anni (+ “finestra”) dell’età di pensionamento di vecchiaia delle lavoratrici dipendenti pubbliche per equipararle a tutti gli altri a 65 anni (più ‘finestra’), tranne le lavoratrici private; e
• adeguamento triennale all’aspettativa di vita, che porterà l’età di pensionamento di vecchiaia a 67 anni nel 2020.[19]
La riforma Fornero (2011) ha stabilito, principalmente:
• metodo contributivo pro-rata per tutti, vale a dire per coloro che erano esclusi dalla riforma Dini (anzianità contributiva maggiore di 18 anni), a decorrere dall'1.1.2012;
• aumento di un anno delle pensioni di anzianità (ridenominate “anticipate”); e
• allungamento graduale entro il 2018 dell’età di pensionamento di vecchiaia delle dipendenti private da 60 anni a 65 (più ‘finestra’), per allinearle a tutti gli altri.
Gli effetti della riforma si avranno soprattutto a partire dal 2020.
NB: La legge Fornero ha opportunamente eliminato la “finestra” di 12 mesi (estesa anche ai lavoratori autonomi, in luogo di 18 mesi) sostituendola con un allungamento corrispondente dell’età base, ma l’allungamento (già recato dalla riforma Sacconi con la “finestra”) è solo formale.
Come si vede, l’allungamento eccessivo dell’età di pensionamento è stato deciso molto più da Sacconi (DL 78/2010, art. 12, + integrazioni con DL 98/2011 e DL 138/2011) che da Fornero (DL 201/2011, art. 24):
– sia portando l’età di pensionamento per vecchiaia, senza gradualità, a 66 anni per tutti i lavoratori dipendenti e a 66 anni e 6 mesi per tutti i lavoratori autonomi, tranne le lavoratrici dipendenti del settore privato, per le quali ha poi provveduto Fornero nel 2011, ma gradualmente entro il 2018;
– sia introducendo – sempre Sacconi e non Fornero – l’adeguamento triennale all’aspettativa di vita (che dopo il 2019, in forza della riforma Fornero, diverrà biennale), che ha portato finora l’età di pensionamento di vecchiaia a 66 anni e 7 mesi e la porterà a 67 nel 2020, o forse prima.
Anche il sistema contributivo l’ha introdotto Dini nel 1995, non la Fornero nel 2011; ella ha solo incluso, col calcolo pro rata dal 1.1.2012, quelli esclusi dalla legge Dini, che all’epoca avevano già 18 anni di contributi, quindi nel 2012 tutti relativamente anziani, equiparando così i giovani e tutti gli altri.
Traggo dalla Lettera all’On. Cesare Damiano e al Sen. Fabrizio Sacconi:[5]
Come è potuto succedere un caso così eclatante di DISINFORMAZIONE sulle pensioni, analogo a quelli coevi sul risanamento iniquo e recessivo dei conti pubblici nella scorsa legislatura, che sarebbe ascrivibile a Monti, quando invece Berlusconi lo ha battuto per 4 a 1 (267 mld cumulati contro 63), o sugli obiettivi statutari della BCE (art. 2/Obiettivi Statuto BCE)? I circa 60 milioni di Italiani sono stati vittime della vulgata diffusa ad arte dalla potentissima propaganda berlusconiana-leghista e simile; coadiuvata dalla stessa coraggiosa millantatrice professoressa Fornero (gliel’ho anche scritto recentemente Lettera alla Professoressa Elsa Fornero su pensioni e manovre correttive[2]), la quale, nella sua legge di riforma (DL 201/2011, art. 24), anziché limitarsi a modificare ed integrare la legislazione preesistente, ha ripetuto le misure della severissima riforma SACCONI (che, dal suo canto, non rivendica la paternità e smaschera il plagio ma lo asseconda) - è facile verificarlo confrontando i testi delle due leggi[6] -, e poi l’ha menata per anni, per vantarsi di aver salvato l’Italia dal default (cosa smentita nettamente dai numeri; peraltro, gli stessi risparmi derivanti dalla riforma Fornero ci saranno soprattutto dal 2020), prendendosi masochisticamente insulti e maledizioni, perfino dall’on. Matteo Salvini, il finto smemorato che votò assieme al suo partito - la Lega Nord - la severissima riforma delle pensioni Sacconi (la quale – essa sì – ha portato e porterà l’età di pensionamento a 67 anni e oltre) e promette, una volta al governo, di mandare in esilio la professoressa Fornero perché costringerebbe gli Italiani a lavorare fino a 70 anni.
Risparmi. Per quanto attiene alla spesa pensionistica (per le voci spurie nella spesa pensionistica e il confronto internazionale invito a leggere le mie Lettera a Carlo Cottarelli[20] Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli),[8] i risparmi di spesa dopo le varie riforme dal 2004 sono stati dalla RGS (a) quantificati in 900 mld fino al 2060 (cfr. il comunicato dell’on. Cesare Damiano nel mio post Lettera alla Professoressa Elsa Fornero su pensioni e manovre correttive[2]), e (b) ascritti, tagliando istituzionalmente la testa al toro della DISINFORMAZIONE sulle pensioni, solo per circa un terzo del totale alle riforme dal 2011 (modifiche della riforma Sacconi e riforma Fornero) e quindi per meno di un terzo ascrivibili alla riforma Fornero.[21]

3. BCE
Infine, per quanto riguarda la BCE, il suo statuto e il giudizio a mio avviso in gran parte immeritato sul “salvatore” Draghi, osservo quanto segue.
Obiettivi. Lo statuto della Bce stabilisce due obiettivi, non uno soltanto, ma, a differenza della FED, essi sono in rapporto duale-gerarchico tra loro (tale clausola fu imposta dalla Germania come condizione per aderire all'Euro[22]). Il primo è la stabilità dei prezzi, “sotto, ma vicino, al 2%”. Il secondo obiettivo è stabilito nello stesso articolo 2 dello statuto: “Fatto salvo lobiettivo della stabilità dei prezzi”, la Bce “sostiene le politiche economiche generali dell’Unione al fine di contribuire alla realizzazione degli obiettivi dell’Unione definiti nell'articolo 3 del Trattato sull'Unione europea”. Tra questi, una “crescita economica equilibrata”; la “piena occupazione”; “la solidarietà tra Stati membri”.[23]
POLITICA MONETARIA DELLA BCE
BCE e deflazione
Il compito statutario principale della BCE è la stabilità dei prezzi ( = tasso d’inflazione EUZ poco sotto il 2% nel medio periodo[24, nota53]; per i vari step circa le varie deliberazioni del Consiglio direttivo della BCE, vedi, qui sotto, il post alla nota 23, quasi al termine dell’appendice). Un tasso d’inflazione sensibilmente inferiore al target (diff.%) attesta che la BCE non ha saputo svolgere il suo compito statutario. Ancor più se si sconfina in deflazione, cioè in territorio negativo, che – come afferma la stessa BCE[24, nota89] - esige necessariamente un’opera di prevenzione. Nell’indagarne le cause, direi che occorre accertare se la BCE ha attivato le sue leve monetarie per evitare la deflazione o è stata troppo attendista o perfino inerte.
Cave peiora (guardati dal peggio)
Prescindendo dalla considerazione che ci poteva andare peggio con un altro al posto di Draghi, dall’analisi delle decisioni durante la crisi, risulta oggettivamente (aumento del tasso di riferimento in piena crisi economica – Trichet -, interventi non convenzionali insufficienti e/o tardivi) che la politica monetaria della BCE è stata inadeguata o inesistente.
Sostegno alla politica economica
A questo va aggiunta la sua influenza negativa (vedi la sua lettera del 5/8/2011 al Governo italiano e i vari interventi pubblici con valenza politica) sulle scelte di politica economica degli Stati, che per obbligo statutario deve sostenere: consolidamento fiscale, taglio degli organici e blocco dei salari pubblici, riforme strutturali (lavoro e pensioni, in particolare) con effetti recessivi-deflattivi.
Conclusione
Quindi, la BCE o è intervenuta nel modo sbagliato (tasso d’interesse) o è intervenuta in maniera insufficiente (SMP) e sbagliata (contestuale sterilizzazione) o è intervenuta tardi (“whatever it takes”) o troppo tardi (QE) e, dato il ritardo, in maniera insufficiente (Athanasios Orphanides, 2015, v. sua intervista nell’Allegato alla Petizione contro la BCE, aggiornamenti[23]). Ed ha influenzato i decisori politici in senso recessivo, aggravando e prolungando la crisi. Mentre una banca centrale, anche al di là della lettera dello statuto, deve avere come stella polare il benessere del popolo (come è scritto nel sito della BoE), che include in primo luogo la difesa dei titoli sovrani dagli attacchi della speculazione finanziaria, che perciò non è una gentile concessione o peggio ancora una moneta di scambio o ancor peggio un’arma di ricatto (vedi governo Berlusconi), ma un obbligo consustanziale al suo ruolo.[25]
Va anche notato che gli acquisti da parte della BCE dei titoli di Stato italiani sono cominciati il 22 agosto del 2011, dopo circa 20 giorni dalla già citata lettera del 5 agosto della BCE al Governo italiano e il varo da parte di quest'ultimo della seconda, pesante manovra finanziaria correttiva nell'arco di appena 40 giorni (il DL 138 del 13 agosto 2011, di 60 mld cumulati, dopo il DL 98 del 6 luglio 2011, di 80 mld cumulati, che erano stati preceduti dal DL 78 del 31 maggio 2010, di 62 mld cumulati).[24]
In deflazione o con tasso d’inflazione sensibilmente inferiore al target (poco sotto il 2%), la condizione sospensiva (“fatto salvo” - “without prejudice”, nella versione inglese - ), costituita dal raggiungimento dell’obiettivo principale, è (più che) soddisfatta, quindi il rapporto duale-gerarchico tra i due obiettivi si modifica e diventa, come per la FED, paritario: pertanto, la BCE è obbligata dal suo statuto (art. 2) a sostenere il raggiungimento del secondo obiettivo - “crescita economica” e “piena occupazione” -, che – stante l’inflazione dell’Eurozona prossima allo zero, che rende necessaria una politica monetaria espansiva – è del tutto concordante, convergente e complementare con l’obiettivo principale, che è quello di riportare l’inflazione da sotto zero o quasi zero a poco sotto il 2%.
_______________________________________

Note:

[1] Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti
[2] Lettera alla Professoressa Elsa Fornero su pensioni e manovre correttive
[3] Lettera al Prof. Sen. Mario Monti sulle manovre correttive, le pensioni e lo statuto della BCE
[4] Sacconi vs Fornero, qual è stato il ministro che ha riformato di più le pensioni
[5] Lettera all’On. Cesare Damiano e al Sen. Fabrizio Sacconi
[6] Ho provveduto a modificare la voce Wikipedia Riforma delle pensioni Fornero introducendo il capitolo 4 Legislazione pensionistica dal 2010: Riforme Sacconi e Fornero, ma tale modifica è stata in buona parte eliminata da un volontario-amministratore, poiché, a suo avviso, i paragrafi Analisi comparativa riforma Sacconi vs riforma Fornero e Comunicazioni tra il Governo italiano e l'Unione europea non erano conformi alle “strane” regole di Wikipedia (che non ammette né contributi originali, ma soltanto di seconda o, ancor meglio, di terza mano, né verità se condivise da una minoranza, ed invece – incredibile ma vero - bugie se condivise dalla maggioranza).
Cap. 4 Legislazione pensionistica dal 2010: Riforme Sacconi e Fornero
[7] Replica alla risposta della BCE alla petizione sulla BCE
[8] Lettera ai media, al Governo, al PD e ai sindacati: le pensioni e Carlo Cottarelli
[9] Ad esempio:
Lettera al Prof. Francesco Daveri su Monti e le manovre correttive della scorsa legislatura, sua risposta e mia replica
Lettera al Prof. Giulio Sapelli su Monti, le manovre correttive e le pensioni
[10] Lettera a Carmelo Barbagallo, segretario generale della UIL
[11] La capacità comunicativa ed empatica di Pierluigi Bersani
[12] Il Sig. Giulio T. ed il principio di Peter/8/Lettera
[13] Ricostruzione del caso Berlusconi-Olli Rehn
[14] Lettera a redazione@eguaglianzaeliberta.it sul complotto contro Berlusconi
[15] Analisi quali-quantitative/2/Abolizione dellICI
[18] Agenda Monti
IMPOSTA PATRIMONIALE
“Per la prossima legislatura occorre un impegno, non appena le condizioni generali lo consentiranno, a ridurre il prelievo fiscale complessivo, dando la precedenza alla riduzione del carico fiscale gravante su lavoro e impresa. Questa va comunque perseguita anche trasferendo il carico corrispondente su grandi patrimoni e sui consumi che non impattano sui più deboli e sul ceto medio. Servono meccanismi di Misurazione della Ricchezza oggettivi e tali da non causare fughe di capitali. In questo modo il fisco diventa strumento per perseguire anche obiettivi di maggiore equità nella distribuzione del peso dell’aggiustamento”.
[19] DL 78 del 31.5.2010, convertito dalla legge 122 del 30.7.2010, art. 12, comma 12bis:
(( 12-bis. In attuazione dell'articolo 22-ter, comma 2, del decreto-legge 1o luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, concernente l'adeguamento dei requisiti di accesso al sistema pensionistico agli incrementi della speranza di vita, e tenuto anche conto delle esigenze di coordinamento degli istituti pensionistici e delle relative procedure di adeguamento dei parametri connessi agli andamenti demografici, a decorrere dal 1° gennaio 2015 i requisiti di età e i valori di somma di età anagrafica e di anzianità contributiva di cui alla Tabella B allegata alla legge 23 agosto 2004, n. 243, e successive modificazioni, i requisiti anagrafici di 65 anni e di 60 anni per il conseguimento della pensione di vecchiaia, il requisito anagrafico di cui all'articolo 22-ter, comma 1, del decreto-legge 1° luglio 2009, n. 78, convertito, con modificazioni, dalla legge 3 agosto 2009, n. 102, e successive modificazioni, il requisito anagrafico di 65 anni di cui all'articolo 1, comma 20, e all'articolo 3, comma 6, della legge 8 agosto 1995, n. 335, e successive modificazioni, devono essere aggiornati a cadenza triennale, salvo quanto indicato al comma 12-ter, con decreto direttoriale del Ministero dell'economia e delle finanze di concerto con il Ministero del lavoro e delle politiche sociali, da emanare almeno dodici mesi prima della data di decorrenza di ogni aggiornamento. La mancata emanazione del predetto decreto direttoriale comporta responsabilità erariale. Il predetto aggiornamento e' effettuato sulla base del procedimento di cui al comma 12-ter.
[20] Lettera a Carlo Cottarelli, direttore esecutivo del FMI, sua risposta e mia replica
[21] LE TENDENZE DI MEDIO-LUNGO PERIODO DEL SISTEMA PENSIONISTICO E SOCIO-SANITARIO Previsioni elaborate con i modelli della Ragioneria Generale dello Stato aggiornati al 2017 – Rapporto n. 18
Box 2.3 - Effetti finanziari del complessivo ciclo di riforme adottate dal 2004 (pag. 76)
Considerando l’insieme degli interventi di riforma approvati a partire dal 2004 (L 243/2004), si evidenzia che, complessivamente, essi hanno generato una riduzione dell’incidenza della spesa pensionistica in rapporto al PIL pari a circa 60 punti percentuali di PIL, cumulati al 2060. Di questi, circa due terzi sono dovuti agli interventi adottati prima del DL 201/2011 (convertito con L 214/2011) e circa un terzo agli interventi successivi, con particolare riguardo al pacchetto di misure previste con la riforma del 2011 (art. 24 della L 214/2011).
[22] Le regole statutarie della BCE sono mutuate dai Trattati (ad esempio gli obiettivi, art. 2, dagli artt. 127 e 282 del TFUE), perciò hanno valore cogente sia per la BCE che per tutti gli altri membri e organi dell’UE. Esse sono, storicamente, il frutto di un compromesso sull’adozione della moneta unica, prima politico tra la Francia e la Germania, e poi tecnico, impostato abilmente dalla Commissione europea Delors, gestito dal comitato dei governatori delle banche centrali, che suggerirono di adottare le regole più severe, quelle della Bundesbank (vedi l’interessante ricostruzione fatta dal politico ed economista Giorgio La Malfa (“DEFICIT - Il punto sull'Europa tra sogno e realtà” Seconda parte https://www.youtube.com/watch?v=Y9fGPNOQHW0&t=3210s).
Bisogna, però, anche dire che per fortuna non riuscirono del tutto a copiare il testo dello statuto della Bundesbank e a incollarlo su quello della BCE.
[23] Allegato alla Petizione al Parlamento europeo: la Bce non rispetta il suo statuto
http://vincesko.blogspot.com/2015/03/allegato-alla-petizione-al-parlamento.html
[24] Anche per la BCE ho provveduto a redigere una modifica alla relativa voce di Wikipedia, molto carente (poi è stata in parte cancellata, inclusi gli strafalcioni, dopo la mia modifica, cfr. Cronologia), inserendo il capitolo 8, inclusa un’analisi dell’attività della BCE durante la crisi economica, e corredata di 100 note (ma mi è stata integralmente eliminata per i motivi anzidetti, cfr. nota 6); la riporto, desumendola dalla Cronologia della voce.
8. Attività della BCE dopo il trattato di Lisbona: analisi critica https://it.wikipedia.org/w/index.php?title=Banca_centrale_europea&diff=83520825&oldid=835061#Attivit.C3.A0_della_BCE_dopo_il_trattato_di_Lisbona:_analisi_critica     
[25] Questo dell’indipendenza delle banche centrali è un principio presente in tutti gli statuti delle banche centrali principali, ma declinato da alcune con intelligenza e saggezza.
Anche tra il Tesoro inglese e la BoE vige il divorzio ( = indipendenza della BoE), ma la BoE persegue l’interesse nazionale (come è scritto nel suo sito: “Promoting the good of the people”) e, quando è necessario, acquista massicciamente titoli pubblici e controlla il tasso d’interesse passivo, che infatti è basso.
Anche tra il Tesoro USA e la FED vige il divorzio e il divieto per la FED di acquistare titoli del Tesoro sul mercato primario, ma la FED persegue l’interesse nazionale e non solo controlla il tasso d’interesse passivo, che infatti è basso, ma “orchestra” anche gli acquisti di titoli del Tesoro sul mercato aperto in accordo con i dealer, che sono gli unici abilitati ad acquistarli sul mercato primario.
Anche tra il Tesoro giapponese e la BoJ vige il divorzio, nel senso che è indipendente (art. 3 Statuto), ma la BoJ persegue l’interesse nazionale e deve coordinarsi col Governo (art. 4) e acquista massicciamente titoli pubblici e controlla il tasso d’interesse passivo, che infatti è basso.
Anche la BCE è formalmente e sostanzialmente indipendente dal potere politico (art. 7 Statuto) e, se e quando vuole, a sua completa discrezione, acquista titoli pubblici sul mercato aperto e controlla il tasso d’interesse passivo, che comunque è differenziato per Paese.
La Banca d’Italia, in quanto membro del SEBC, segue le regole ed esegue le disposizioni della BCE.
Il divorzio Tesoro-Banca d’Italia del 1981 e l’indipendenza delle banche centrali


Appendice

La Commissione Europea, durante la crisi, ha applicato le regole con 2 pesi e 2 misure (come attestato dalla Corte dei Conti UE, cfr. Commissione UE, due pesi e due misure http://vincesko.ilcannocchiale.it/post/2843442.html  oppure  http://vincesko.blogspot.com/2016/02/commissione-ue-due-pesi-e-due-misure.html), ed ha concesso all'Italia soltanto una piccola flessibilità, peraltro sprecata in buona parte in mance elettorali, e pretende di applicare all’Italia – attraverso formule cervellotiche ritenute inaffidabili dalla stessa Commissione Europea, oltre che dalla BCE (vedi il Pil strutturale)[24, note 74 e 76] - lo stupido e nefasto fiscal compact, che va oltre il limite del 3% e prescrive l’equilibrio strutturale di bilancio, e che a fine 2017 si dovrà decidere (all’unanimità) se inserire o non nei trattati UE. 
EUROSTAT – Deficit/Pil
...................2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Italia...........-1,5..-2,7...-5,3..-4,2…-3,5..-2,9...-2,9...-3,0..-2,6...-2,4
Francia…...-2,5..-3,2...-7,2...-6,8...-5,1..-4,8...-4,0...-4,0..-3,5...-3,4
Spagna…...+2,0..-4,4.-11,0..-9.4…-9,6.-10,4..-6,9...-5,9..-5,1...-4,5
Gran Br…...-3,0..-5,0.-10,7..-9,6...-7,7...-8,3...-5,6...-5,6..-4,4..-3,0
Germania...+0,2..-0,2..-3,2...-4,2...-1,0...-0,1...-0,1...+0,3.+0,7.+0,8
Olanda …..+0,2..+0,2..-5,4..-5.0...-4,3…-3,9..-2,4...-2,3..-2,1..+0,4
Grecia…….-6,7.-10,2.-15,1.-11,2.-10,3..-8,9.-13,1..-3,7...-5,9..+0,7
Irlanda.......+0,3..-7,0..-13,8.-32,1.-12,6.-8,0..-5,7…-3,7..-2,0..-0,6
Portogallo..-3,0..-3,8…-9,8..-11,2..-7,4.-5,7..-4,8…-7,2...-4,4..-2,0
http://ec.europa.eu/eurostat/tgm/table.do?tab=table&plugin=1&language=en&pcode=teina200     
Le differenze di crescita tra l'Italia e altri Paesi UE sono motivate anche dalle differenti politiche economiche implementate consentite dalla Commissione Europea.

Va anche notato che, escluso il Portogallo, l’Italia col 4% nel 2016 (che per fortuna è calato dal 5,2% del 2012 per effetto del calo dei tassi grazie alla politica monetaria finalmente espansiva della BCE) ha il primato in UE28 dell’incidenza della spesa degli interessi passivi sul Pil, che aumenta il deficit/Pil.
BANCA D’ITALIA – Statistiche di finanza pubblica nei paesi dell’Unione europea - Spesa per interessi (in percentuale del PIL) Tav. 16
...................2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016
Italia............4,8…4,9…4,4...4,3…4,7…5,2…4,8…4,6…4,1…4,0
Francia…....2,6…2,8…2,4…2,4…2,6…2,6…2,3…2,2…2,0…1,9
Spagna…....1,6…1,5…1,7…1,9…2,5…3,0…3,5…3,5…3,1…2,8
Gran Br…...2,2…2,2…1,9…2,9…3,2…2,9…2,9…2,7…2,3…2,5
Germania....2,7…2,7…2,6…2,5…2,5…2,3…2,0…1,8…1,6…1,4
Olanda….…2,0…2,0…2,0…1,8…1,8…1,6…1,5…1,4…1,3…1,1
Grecia…….4,5…4,8…5,0...5,9…7,3….5,1…4,0…4,0…3,6…3,2
Portogallo...2,9…3,1…3,0...3,0…2,9....4,3….4,9…4,9…4,6…4,2
https://www.bancaditalia.it/pubblicazioni/finanza-pubblica-ue/   


Post collegati:

Anche gli economisti sono stati vittime del pifferaio magico Berlusconi

Di solito, i miei commenti sui tre casi, o tipologie simili, ricevono reazioni negative e talvolta vengono censurati (vedi il post qui sopra). E’ comprensibile avvenga questo, poiché risulta da studi fatti in materia che ciascuno di noi è “catturato” dalle proprie tesi precostituite o fatte proprie dopo anni di bombardamento mediatico, e che, per un periodo più o meno lungo a seconda del livello di resistenza ad ammettere la propria ignoranza, quasi sempre resistono a qualunque prova contraria, che viene o negata o, semplicemente, cancellata. Invece…
Un mio commento critico è stato considerato un regalo di Natale
http://vincesko.blogspot.com/2016/12/un-mio-commento-critico-e-stato.html  


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