Un
mio interlocutore, il povero (nel senso di non ricco) silvestro001, protettore dei ricchi, vuole vincere facile e per
convincere se stesso e tutti noi che è giusto non amare la sinistra, sventola
il solito spauracchio del comunismo e della rivoluzione ed emette la sua
sentenza: “la sinistra ha fallito la sua
rivoluzione. Non avete né le idee, né le competenze e né gli uomini per poter
fare qualcosa di diverso”. Secondo lui, tutta la sinistra o è comunista e rivoluzionaria
o non è. Sembra un alias di Bertinotti
vecchia maniera. E’ una tesi, la sua, che porta acqua al gigantesco mulino dei ricchi - nell'ultimo trentennio i ricchi sono diventati sempre più ricchi e la disuguaglianza è aumentata - seminando paura e stravolgendo la realtà, che è questa.
Tranne nel cosiddetto “trentennio glorioso”, i ricchi hanno sempre fregato i poveri, piegando ai
loro interessi le leggi. Il padre del liberismo e filosofo morale Adam Smith scriveva nel 1700 che gli imprenditori riuscivano facilmente a coalizzarsi per
evitare l'aumento dei salari, mentre ai lavoratori era addirittura vietato per
legge.
“I padroni, essendo in numero minore, possono
coalizzarsi più facilmente; e la legge, del resto, autorizza o almeno non
proibisce le loro coalizioni, mentre proibisce quelle degli operai. Non
esistono leggi del parlamento contro le coalizioni volte ad abbassare il prezzo
del lavoro, mentre ne esistono molte contro le coalizioni volte ad elevarlo”. (Ricchezza delle Nazioni, Libro I,
VIII Del salario del lavoro).
Nel dialogo tra il prof. Francesco
Daveri e me (cfr. 1 oppure 2), che ha confermato che tra i 60 milioni di
Italiani che sono rimasti vittime della DISINFORMAZIONE berlusconiana su chi
veramente ha messo le mani nelle loro tasche ci sono - pare - anche tutti i
docenti di Economia, abbiamo avuto uno scambio in particolare sulla prima
manovra correttiva varata dal governo Berlusconi-Tremonti dopo la crisi della
Grecia, la più scandalosamente iniqua della storia repubblicana. Una manovra di
62 mld cumulati addossata sui ceti medio e basso e perfino sui poveri,
risparmiando del tutto i ricchi. Riporto un passo della mia lunga replica:
6. Prima manovra
correttiva dopo la crisi della Grecia (DL 78/2010)
Fu una manovra
scandalosamente iniqua che, da un lato, segnò un cambio di fase (la “osabilità”
delle misure, fino a poco prima ritenute dal governo impossibili, agevolata –
unico Paese in Europa - dalla quasi assenza di reazioni dei sindacati, tranne
pochissime iniziative della CGIL, e del popolo italiano in generale, cosa di
cui Tremonti menava vanto), sia a livello interno che europeo; dall’altro, fu
l’inizio di una serie di tagli miliardari sia della spesa sanitaria che della
spesa scolastica, controbilanciati dal taglio dell’ICI (ai più abbienti, 2,2
mld) o da sprechi come il “salvataggio” dell’ALITALIA (almeno 5 mld), o il doppio
G8 (almeno 0,5 mld) o il Trattato di amicizia Italia-Libia (su iniziativa di
Prodi, che però alla fine rifiutò di firmarlo perché troppo oneroso per
l’Italia: 250 mln $ all’anno per 20 anni) o non ottimali perché basati su tagli
lineari e non selettivi.
Per quanto
attiene alle misure decise da Tremonti nel 2010 (DL 78 del 31.05.2010,
convertito dalla legge 122/2010), accennate nel mio post Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti, riporto il
poscritto di uno dei tre commenti in calce all’articolo citato di HP:
PS:
I mutati
rapporti di forza tra le classi si sono fatti sentire anche sulla gestione
della crisi economica. In Italia, la distribuzione dei pesi del sesquipedale
consolidamento fiscale fu fortemente iniqua, segnatamente per le manovre correttive
del governo Berlusconi, mentre molto più eque furono quelle varate dal governo
Monti (vedi IMU, patrimonialina sui depositi, TTF).
Ad esempio, il
DL 78 del 31.5.2010, convertito dalla legge 122/2010, il più scandalosamente
iniquo, contemplò, tra l’altro, non soltanto il blocco del rinnovo del
contratto del pubblico impiego, ma anche il licenziamento del 50% dei
lavoratori precari pubblici, nonché il taglio del 75% della spesa sociale dei
Comuni e delle Regioni (cioè i poveri), poi tagliata di un ulteriore 15% col DL
98/2011, mentre ai percettori di redditi privati (ad eccezione dei produttori e
distributori di farmaci e dei farmacisti in quanto fornitori del SSN), anche
miliardari o milionari, non venne chiesto letteralmente neppure un centesimo (il
contributo di solidarietà, varato in 2 DL separati prima sulle retribuzioni
elevate pubbliche e poi su quelle private e sulle pensioni, fu presumibilmente
congegnato apposta male – infatti, sarebbe bastato metterli insieme - per farlo
cassare, come poi avvenne). Così successe per la tassazione delle stock option,
per le quali fu prevista una soglia troppo alta.
Come si vede, dal tempo di Adam Smith
non è cambiato nulla: pur essendo il nostro un regime democratico parlamentare,
i ricchi, capitanati da un PdC miliardario e da un ministro dell’Economia
milionario, dettano legge e, con una legge del parlamento, addossano (quasi)
tutto il peso del risanamento dei conti pubblici sulle spalle dei non ricchi ed
esentano se stessi. E, ciliegina sulla torta, riescono a nascondere il misfatto
e raccontano che non hanno mai messo le mani nelle tasche degli Italiani. E che
la colpa è stata di un altro, di nome Mario Monti. E 60 milioni di allocchi,
inclusi i docenti di Economia, se la bevono.
L’unica e vera rivoluzione sarebbe di
riuscire a far sì che i poveri non pagassero per i ricchi.
Post collegato:
Ricchi e poveri
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