domenica 29 maggio 2016

Bersani con cattiveria all’attacco di Renzi


FUOCO AMICO
Bersani, ‘Renzi pensa ai suoi amici capitalisti e non agli italiani’
‘Abbiamo perso pezzi di industria, mancano milioni di posti di lavoro’

Bersani: “Pensiamo ai 6 milioni di posti di lavoro che mancano e poi al voto di ottobre”
L’ex segretario del Pd spiega al premier che non può dimenticare l’economia e pensare solo al referendum. Intervista di Giorgio Meletti, Il Fatto Quotidiano
Pubblicato il 27 maggio 2016 in Partito


Le ultime dichiarazioni di Pier Luigi Bersani su Renzi sono state pesantissime ed hanno prodotto, da una parte, un nutrito dibattito in rete, e, dall’altra, una reazione tiepida, anzi fredda, del resto della minoranza PD (Cuperlo e Speranza), che non se la sono sentita di seguire Bersani, rischiando di superare il punto di non ritorno che li avrebbe portati alla scissione.
Constato che troppo tardi il gentiluomo Bersani ha forse capito che una congrua dose di “cattiveria” è un elemento fondamentale di un leader politico, come gli avevo suggerito nel 2010:
“una leadership che negli ultimi due mesi è visibilmente cresciuta”
E’ vero, ma il miglioramento di Bersani non è soltanto degli ultimi 2 mesi, ma è stato un crescendo negli ultimi 2 anni, soprattutto in fatto di determinazione (io uso definirla "cattiveria", che in “PD-Obama” gli “suggerivo” 2 anni fa, con scandalo di qualche anima pia), che poi piano piano, mettendo gradualmente la sordina alla sua bonomia caratteriale, ha anche di conseguenza migliorato l'efficacia delle sue "performance" comunicative. (Cfr. L’esito fausto delle elezioni primarie del Centrosinistra).

La questione Bersani-Renzi è abbastanza chiara. Provo allora a spiegarla come la vedo io, nel merito e seguendo il filo delle critiche di Bersani a Renzi, in sintesi ma compiutamente, ché posso ulteriormente motivare quasi punto per punto (avendo tempo, ho scritto decine di articoli nel mio blog e centinaia di commenti in giro per il web).
Innanzitutto, dico che io non condivido la scelta del galantuomo Bersani di non lasciare il PD del destrorso Renzi, e di limitarsi a denunciare, stando all'interno del partito, che Renzi, essendo un destrorso, ha sposato ovviamente gli interessi dei Marchionne e degli Squinzi; ed essendo - pare - un massone, ha sposato gli interessi dell'élite finanziaria che gravita nei - e attorno ai - consessi latomistici; ed essendo un contaballe contrabbanda la misera e del tutto insufficiente flessibilità ottenuta dall’UE per un grosso e risolutivo successo; ed essendo un Edipo nato e pasciuto ha un'irrefrenabile pulsione a... rottamare chi gli si oppone; ed essendo sveglio e tosto ma di mediocre visione è incapace di erigere un piano con contenuti e respiro strategico.
Anche se - va detto - egli fece errori gravi nella gestione della campagna elettorale, che gli fecero perdere - pare - il 5% dei voti nell'ultima settimana prima delle elezioni, gli elettori non bocciarono Bersani, ma egli per coerenza con se stesso rifiutò di allearsi col pregiudicato Berlusconi e così, stante il divieto statutario di M5S di allearsi con chicchessia, rinunciò alla sua legittima ambizione di diventare PdC.
Che però ora gli dà almeno il diritto di dire la sua e criticare - oggettivamente, nel merito! - gli errori e le carenze delle scelte (o non scelte) di Renzi.
Lo spregiudicato Renzi non ebbe alcuna remora, invece, prima a defenestrare slealmente il debole Letta e poi ad allearsi col pregiudicato predetto per diventare, mai votato da nessuno, PdC e governare grazie ai voti guadagnati dalla coalizione di Bersani: alla Camera 345 seggi su 630, e una maggioranza relativa al Senato (cfr. http://www.ilpost.it/2013/02/26/seggi-camera-senato-elezioni-2013/), facendo per giunta cose spesso opposte al programma (“Italia bene comune”) su cui il PD ha preso i voti, incluso il mio, tradendo così il rapporto di lealtà col proprio elettorato.

Ad una disamina non superficiale dei provvedimenti del governo Renzi, c'è ben altro che il c.d. Jobs Act. Occorrerebbe a) quantificare la distribuzione dei pesi e dei vantaggi per le classi e i ceti di ciò che ha fatto e soprattutto di ciò che non ha fatto il governo dei due massoni Renzi-Padoan; e b) esaminare le differenze tra il programma elettorale col quale il PD (candidato Bersani) ha chiesto e ottenuto il voto e vinto - checché se ne dica - le elezioni e i provvedimenti di legge adottati dal governo Renzi.
Sotto entrambi i profili, con qualche eccezione per un paio di misure iniziali di Renzi, il bilancio è impietoso, e una persona onesta come Bersani, che per coerenza rifiutò l'alleanza con il pregiudicato Berlusconi e rinunciò così alla sua legittima aspirazione a diventare PdC, ha non solo il diritto ma anche il dovere di chiederne conto allo spregiudicato, sleale e destrorso Renzi.

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Sul costo delle decontribuzioni (a favore degli imprenditori) e sui loro effetti, ecco una stima:

Il Jobs Act e il costo della nuova occupazione: una stima
Marta Fana e Michele Raitano 4 maggio 2016
Marta Fana e Michele Raitano si propongono di stimare quanto inciderà sul bilancio pubblico la decontribuzione sul costo del lavoro prevista dalla Legge di Stabilità per il 2015. A questo scopo, essi formulano diverse ipotesi su variabili rilevanti fini del calcolo, come la durata media dei nuovi contratti e la distribuzione delle retribuzioni. La conclusione alla quale giungono è che il costo lordo per il bilancio pubblico nel triennio di sgravio oscillerà, a seconda delle ipotesi, tra i 22 e i 14 miliardi.

Sugli effetti delle cosiddette riforme strutturali, ecco un’analisi:

SONO LE RIFORME STRUTTURALI LA VERA SOLUZIONE?
Amedeo Panci 27 maggio 2016

Su uno dei modi in cui si estrinseca la cattiveria di Renzi, infine, ecco il giudizio di un esperto:

Marcello Foa sulle minacce di Renzi ai giornalisti (dal minuto 36:30 circa)


Post e articoli collegati:

Caro Pier Luigi Bersani

Bersani vs Renzi


1. Berlusconi-Renzi, interpretazione psicologica di un incontro scandaloso

2. Bersani vs Renzi, il competente e onesto segretario gentiluomo e lo sfidante coraggioso e tosto

3. Il tappo gerontocratico al naturale, fisiologico, salutare ricambio generazionale

4. I 700+1 conservatori dello status quo

5. Se vince Renzi…

6. Il probabile effetto-valanga della ‘rottamazione’ renziana

7. Bersani vs Renzi: economia mista o liberismo?

8. Tra Bersani e Renzi il gioco si fa duro

9. L’esito fausto delle elezioni primarie del Centrosinistra

RITRATTO
La metamorfosi di Pier Luigi Bersani: il mite ex segratario Pd ora è una furia
Chiede di abbassare i toni e di modificare l’Italicum. Si indigna, si dice stupito. E anche se i renziani non gli concedono nulla, l'esponente della minoranza dem non molla
DI LUCA SAPPINO
27 maggio 2016


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