lunedì 18 maggio 2015

L’Italia è stata fatta con il Sud, ma poi…


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 216 del 12-11-2012 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
L’Italia è stata fatta con  il Sud, ma poi…

10 novembre 2012   Saggistica   L’Italia è stata fatta con il Sud   Nicola Mirenzi
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“Ma davvero il Mezzogiorno è stato colonizzato dal Piemonte? L’Italia è stata fatta contro il Sud? I meridionali erano ostili all’Unità nazionale?”

Non sono un esperto. E se fossero vere entrambe le cose? L'Italia non è stata fatta contro il Sud, ma poi il Piemonte ne ha approfittato ed ha colonizzato il Sud (avendo conosciuto dei piemontesi, non faccio fatica a crederlo...). [1]
E una terza: nordisti polentoni hanno combattuto e sono morti per l'indipendenza del Sud e, viceversa, terroni sudisti per l'indipendenza del Nord.
Ed una quarta: purtroppo, dopo il '799 (è sufficiente leggere l'elenco dei giustiziati della rivoluzione napoletana [2] che il prof. Marotta ha fatto affiggere nell'atrio della Chiesa del Carmine in Piazza Mercato a Napoli, per rendersene conto), la nobiltà, il clero e la borghesia napoletani hanno smesso di fare gli eroi e, con qualche rarissima eccezione, via via, si sono dedicati esclusivamente e indefessamente ai fatti propri e alla bella vita.

[1] Banca d'Italia - Mezzogiorno e politiche regionali *
“Nel Mezzogiorno risiede un terzo della popolazione italiana; si produce solo un quarto del prodotto interno; si genera soltanto un decimo delle esportazioni italiane. Un innalzamento duraturo del tasso di crescita di tutto il Paese non può prescindere dal superamento del sottoutilizzo delle risorse al Sud” (pag. 7).
“A metà di questo decennio il PIL pro capite delle regioni meridionali non raggiungeva il 60 per cento di quello centro-settentrionale; alla metà degli anni sessanta tale ritardo era di dimensioni identiche.
La frattura territoriale nel nostro paese appare almeno altrettanto ampia, anche con riferimento ad indicatori di sviluppo più direttamente correlati alle condizioni materiali di vita delle popolazioni, come i tassi di occupazione, la diffusione della povertà, i livelli di istruzione o il funzionamento dei servizi pubblici locali. L’elevata ampiezza percepita dei trasferimenti di risorse effettuati nel corso dei decenni in favore delle aree meridionali acuisce il senso di insoddisfazione verso le attuali dimensioni del dualismo territoriale italiano” (pag. 427).
“Fino alla conclusione del XIX secolo, il PIL pro capite delle regioni meridionali non scese mai al di sotto del 90 per cento di quello centro-settentrionale” (pag. 427).
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Post collegato:

Lettera a Marco Demarco, direttore del “Corriere del Mezzogiorno” (“Terronismo”)


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