venerdì 29 maggio 2015

Le varie declinazioni di giustizia sociale che albergano nel PD


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 263 del 12-01-13 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
Le varie declinazioni di giustizia sociale che albergano nel PD


11 gennaio 2013
A chi giova se lo spread va giù e l’Europa scopre che serve la giustizia sociale
Mariantonietta Colimberti
link sostituito da:

Le cose affermate ieri dal presidente dell’Eurogruppo Juncker io le scrivo da quasi tre anni, fin dal varo del DL 78 del 31.5.2010, la manovra più scandalosamente iniqua, varata dal governo Berlusconi-Tremonti.
Basta aver letto su “Europa” articoli e commenti affetti da strabismo dei moderati del PD, in particolare dei filo-montiani, per sapere che non è vero affatto che tutto il PD è favorevole all’equità dei sacrifici ed al varo del salario minimo garantito.
Basta leggere l'editoriale di ieri del direttore Menichini (allegato in fondo), per accorgersi che nel quotidiano Europa è pronto a scattare un sovrappiù di riflesso condizionato contro SEL e in difesa dei ceti moderati e/o più abbienti 
Per il salario minimo garantito universale servono risorse, molte risorse, ed allora basta vedere l’idiosincrasia, non solo dei ricchi e dei loro UTILI IDIOTI ben retribuiti, ma di quelli che lo fanno gratis, sia a destra – il che è comprensibile – sia nel centrosinistra – il che è incomprensibile – al varo di misure fiscali straordinarie sui patrimoni, per sapere che non tutto il PD è favorevole all’equità nella distribuzione dei sacrifici.
Basta aver visto l’opposizione dei sindacati, per timore di perdere potere e sbilanciati verso gli occupati a tempo indeterminato, al varo del salario minimo garantito in sostituzione della CIG, per capire che esistono opposizioni potenti persino dove non te le aspetteresti.
Basta leggere il comunicato di ieri dell’on. PD Cesare Damiano, ex ministro del Lavoro del 2° Governo Prodi ed ex funzionario della CGIL, tesi non nuova dell’on. Damiano, per averne conferma:
Pubblicato il giovedì, 10 gennaio 2013 da Cesare Damiano

Col mio commento:

Lo ripropongo:
On. Damiano, anche per la CIG ci sono figli e figliastri”
On. Damiano,
Come Lei sa meglio di me, negli altri Paesi UE non esiste la CIG, ma gli ammortizzatori sociali universali (tranne in Grecia e in Ungheria), per cui i lavoratori di aziende decotte non vengono assistiti e classificati per anni come “occupati” (fittizi) ma come “disoccupati”.
Ne discendono alcune osservazioni.
1) il tasso di occupazione di questi Paesi non è sovrastimato ed il tasso di disoccupazione sottostimato per effetto dei lavoratori in CIG, come invece succede in Italia;
2) idem – ma al contrario -  per la quota di “inattivi” che, se ne hanno voglia, si iscrivono ai Centri per l’impiego, vengono classificati “disoccupati” (in Italia gli inattivi, cioè quelli che non hanno un lavoro e non lo cercano, non sono classificati né occupati né disoccupati) e riscuotono l’indennità di disoccupazione adeguatamente disciplinata;
3) assieme agli ammortizzatori sociali, esistono servizi attivi per l'impiego ed il reimpiego (non baracconi inefficienti come i nostri che servono soltanto a quelli che vi lavorano: soltanto il 5% trova lavoro tramite loro), che coinvolgono economicamente e operativamente le aziende che licenziano;
4) non si sussidiano posti di lavoro decotti, ma i lavoratori, sia con ammortizzatori sociali, sia con provvidenze per la casa, sia con formazione, sia con servizi attivi per il ricollocamento;
5) infine, si evita la terribile ed iniqua prassi italica dei figli (lavoratori dipendenti con certe caratteristiche) e dei figliastri (tutti gli altri), ai quali si dice: arrangiatevi!
PS: Se il PD vincerà, come è probabile, le prossime elezioni politiche, smetta la mentalità di ex funzionario CGIL e si conformi per la materia sopra illustrata, nell’arco della legislatura - come è già avvenuto per le pensioni - alle regole del “benchmark” UE.

Riporto il mio primo commento pubblicato su “Europa”, dopo il varo del DL 78 del 31.5.2010
da magnagrecia inviato il 3/6/2010 alle 16:33
Si discute di chi sia stato trattato peggio dalla manovra finanziaria correttiva. Io credo che, senza alcun dubbio, quelli trattati peggio sono i pensionandi di vecchiaia inoccupati o inattivi a qualunque titolo.
Per evidenziare l'iniquità della misura prevista dal DL 78 di un rinvio di 6-9 mesi per le pensioni di vecchiaia, che si aggiunge a quello prima vigente di 3 mesi (in media), che fu deciso dal governo Prodi con la legge 247/07, il cui combinato disposto porta quindi l'età pensionabile per vecchiaia da 65 a 66 anni (l'allungamento di 12 mesi vale anche per quelle di anzianità) basta dire che in soli 3 anni si è aumentato l'età pensionabile di 4 trimestri, mentre per l'aumento a 67 anni, cioè di altrettanti 4 trimestri, come prevede il regolamento emanato dal governo la settimana scorsa, ci vorranno ben 11 anni.
Essendo coinvolto come uno dei destinatari delle misure del DL, ho seguito quasi passo passo il suo iter e la sua evoluzione.
Il DL ora approvato ha visto succedersi varie stesure ed anche la parte relativa alla previdenza ha avuto – credo - quattro redazioni e subìto varie modifiche, ma mentre quelle riguardanti altri capitoli sono state migliorative per i destinatari, la quarta, quella definitiva, riguardante la previdenza è stata invece molto peggiorativa.
L'ultima versione è stata elaborata dal ministro Sacconi, sedicente socialista (presumo con la consulenza del presidente dell'INPS, Antonio Mastrapasqua – un signore che secondo Report cumula oltre allo stipendio di responsabile dell'INPS, numerosissimi emolumenti per ben 54 (cinquantaquattro) cariche societarie - visto che su Repubblica la nuova formulazione - cosiddetta “finestra mobile” - ha preso il nome altisonante di “lodo Mastrapasqua”).
Solo che, in un primo momento (come risultava dal testo del DL approvato dal Consiglio dei Ministri, diffuso dai principali quotidiani on-line e reperibile sul sito dello stesso ministero dell'Economia, Tesoro.it, prima che improvvisamente ne venisse tolto), questa “finestra” mobile era stata fissata a 6 mesi dalla maturazione del diritto (cioè a 65 anni e mezzo), poi, chissà perché e senza colpo ferire, a 12 mesi.
Se si analizza il testo del DL relativo alla previdenza (valido d'ora in poi permanentemente per tutti e perciò da considerare intervento strutturale) riepilogando, risulta quanto segue:
- il rinvio è di 12 mesi;
- il rinvio vale anche per chi ha maturato già 40 anni di anzianità (!);
- il rinvio non vale per i lavoratori in mobilità, ma fino al limite di 10.000 persone (!!);
- il rinvio vale anche per gli inoccupati o inattivi a qualunque titolo (!!!).
Ne discende che l'onere dell'aggiustamento dei conti pubblici (non dell'INPS, si badi, la cui gestione presenta un avanzo record di 7 miliardi, pari, detto per inciso, all'ammontare dei contributi versati dai lavoratori stranieri) ricadrà anche su categorie deboli o debolissime, a reddito basso, bassissimo o addirittura pari a zero – che perderanno introiti di migliaia o decine di migliaia di € -, mentre tutti i percettori di reddito privati, ad eccezione dei grossisti di farmaci e dei farmacisti e dei beneficiari di stock option, per la parte eccedente il triplo della retribuzione fissa [cioè praticamente nessuno, neppure Passera o Profumo o Montezemolo!], non pagheranno – letteralmente - neanche un centesimo.
Non pare esagerato, allora, definire la manovra finanziaria correttiva iniqua, anzi feroce (Curzio Malaparte, essendo gli autori uomini consapevoli e non bestie feroci, direbbe crudele) ed iniqua, anzi molto iniqua.
In tutto l'iter, formalmente ed informalmente, c'è stato il coinvolgimento e la partecipazione attiva dei sindacati UIL e CISL, mentre la CGIL - tranne l'incontro formale presso Palazzo Chigi con tutte le rappresentanze sociali - è stata completamente esclusa.
Ho contattato più volte la UIL e la CISL di Roma durante l'iter del DL: ne ho tratto l'impressione, anzi la convinzione, di una sostanziale acquiescenza alle decisioni del governo, peraltro riscontrabile anche sui loro siti (Angeletti, l'ho sentito io in tv, aveva preventivato un rinvio del pensionamento al massimo di 2 mesi), tant'è che nell'ultima telefonata ai rispettivi funzionari dell'Ufficio Previdenza, ho rivolto dure critiche al loro operato, che ho poi ribadito in 2 e-mail indirizzate ai rispettivi Segretari generali, Luigi Angeletti e Raffaele Bonanni.
Critiche severe – e giudizio negativo - che non posso che confermare qui ora.

Infine, rammento:
LE CIFRE: Le manovre correttive, dopo la crisi greca, sono state: • 2010, DL 78/2010 di 24,9 mld; • 2011 (a parte la legge di stabilità 2011), due del governo Berlusconi-Tremonti (DL 98/2011 e DL 138/2011, 80+60 mld), e una del governo Monti (DL 201/2011, c.d. decreto salva-Italia), che cifra 32 mld “lordi” (10 sono stati “restituiti” in sussidi e incentivi); • 2012, DL 95/2012 di circa 20 mld. Quindi in totale esse assommano, rispettivamente: - Governo Berlusconi: 25+80+60 = tot. 165 mld; - Governo Monti: 22+20 = tot. 42 mld. Se si considerano gli effetti cumulati da inizio legislatura (fonte: “Il Sole 24 ore”), sono: - Governo Berlusconi-Tremonti 266,3 mld; - Governo Monti 63,2 mld. Totale 329,5 mld. Cioè per i sacrifici imposti agli Italiani e gli effetti di risanamento recessivi Berlusconi batte Monti 4 a 1. Per l’equità e l’immagine è anche peggio.
Cfr. Il lavoro ‘sporco’ del governo Berlusconi-Tremonti
Dal quale traggo:
Nota sull’equità delle manovre correttive.
Se si esaminano in dettaglio le due prime manovre correttive del governo Berlusconi-Tremonti (ma lo stesso discorso vale anche per la legge di stabilità, il nuovo nome della legge finanziaria, e per le altre), si constata che a pagare sono quasi soltanto il ceto medio e basso e persino i poveri, mentre i ricchi la fanno quasi completamente franca. In particolare quella varata nel 2010 (L. 122/2010) di 24,9 mld per il biennio 2011-2012 (quella che, all’art. 12, ha portato la cosiddetta “finestra mobile” a 12 mesi per i lavoratori dipendenti e a 18 mesi per i lavoratori autonomi), che, tranne i produttori di farmaci ed i farmacisti in quanto fornitori del SSN, ha lasciato letteralmente indenni – cioè non stanno pagando neppure un centesimo – i ricchi ed i ricchissimi, a partire dai 3 uomini più ricchi d’Italia: nell’ordine (2010), Ferrero, Del Vecchio e Berlusconi; mentre ha colpito i precari, licenziati in decine di migliaia (il 50% di tutti quelli pubblici); i pensionandi inattivi a reddito zero, gli insegnanti e gli altri dipendenti pubblici; la spesa sociale delle Regioni e dei Comuni (disabili, disoccupati, anziani, minorenni a rischio, ragazze-madri, matti, ex drogati, ex carcerati, LSU, ecc.), tagliata di ben il 75% (un ulteriore 15% è stato tagliato dalla manovra successiva).
Per dire l’ipocrisia terribile del ministro Tremonti, sedicente socialista e Robin Hood alla rovescia: nella manovra correttiva 2010, a mo’ di equità, fu inserita la tassazione delle stock option, ma si pensò bene di aggiungere “limitatamente alla parte eccedente il triplo della retribuzione”, il che ha semplicemente significato che erano TUTTI esenti, persino Passera e Profumo (poi, in un accesso di tardiva resipiscenza, tale limitazione è stata cassata dalla manovra 2011-2014).


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