sabato 16 maggio 2015

La zavorra mentale che prolunga la crisi economica italiana


A causa delle avarie frequenti della piattaforma IlCannocchiale, dove - in 4 anni e 5 mesi - il mio blog Vincesko ha totalizzato 700.000 visualizzazioni, ho deciso di abbandonarla gradualmente. O, meglio, di tenermi pronto ad abbandonarla. Ripubblico qua i vecchi post a fini di archivio, alternandoli (orientativamente a gruppi di 5 al giorno) con quelli nuovi.

Post n. 209 del 06-11-2012 (trasmigrato da IlCannocchiale.it)
La zavorra mentale che prolunga la crisi economica italiana

Ecco un bell’articolo, chiaro, intelligente e concreto, che spiega bene i nessi tra profilo anagrafico (W la rottamazione!) ed intellettivo  dell’imprenditore e propensione all’innovazione anziché alla conservazione, alla valorizzazione del capitale umano anziché al suo sfruttamento giocando al ribasso, ed una politica industriale efficace che incentivi le produzioni a maggior valore aggiunto (che aumentano la “produttività” nella forma più virtuosa non con lo sfruttamento “cinese” delle risorse umane), per reagire alla crisi nella maniera più idonea.
La scuola che servirebbe è quella che, nelle sue varie articolazioni e con gli strumenti che le sono propri, partecipa a questo sforzo collettivo ed asseconda il processo di mutazione collettiva prima culturale, poi tecnica ed organizzativa.
Dobbiamo crescere come popolo, cioè un insieme di individui uniti da un patto sociale, che trascende l’ambito familiare, e certe volte le soluzioni sono più semplici di quel che sembra, ma purtroppo si è creata una zavorra mentale di conservazione e resistenza al cambiamento (è la famiglia il luogo del “delitto”, è lì che bisogna intervenire; cfr. i genitori che s’interrogano sul mistero dei figli, e poi si scopre che dipende – chessò – “semplicemente” dalla carenza di amore e/o di disciplina congrua e/o dalla repressione delle loro curiosità sessuali da piccoli) che c’impedisce di individuarle e metterle in pratica. E invece ci tocca soffrire, chissà per quanto tempo ancora...

Imprese da cambiare. Con la politica industriale 
Imprenditori più vecchi e meno istruiti che nel resto d’Europa, imprese più piccole e a bassa tecnologia, incentivi al precariato e non agli investimenti. La politica industriale dovrà fare i conti con queste ragioni del declino italiano


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